Ti prego, resta con me
Suo marito non poteva comprendere la sofferenza che stava patendo in quel momento a causa di quei forti dolori al ventre e nemmeno aveva la forza di spiegarglielo. Ma lui era lì con lei, Rose era stata provvidenziale, almeno quello. In tutta la sofferenza fisica che stava patendo, doveva riconoscere quel barlume di gioia, perché Ron in quello stato non si sarebbe di certo allontanato da loro.
La accompagnò con cura fuori dal Ministero, ma, appena all’uscita, si rese conto che non potevano Smaterializzarsi per raggiungere il Ministero, non certo con Hermione in procinto di dare alla luce la loro bambina.
La ragazza però non sembrava così propensa a lasciarlo andare, teneva ben salda la presa sulla sua divisa, aumentando in quel momento l'ansia in lui.
A lei però in quel momento importava ben poco della titubanza del ragazzo e nemmeno aveva il tempo per colmarla.
Gli aveva gridato quelle parole tra gemiti di sofferenza e aveva accentuato la presa su di lui per incoraggiarlo a darsi una mossa. Gli lanciava qualche faticosa occhiata di incoraggiamento, benché il dolore che provava fosse lancinante.
Chiuse gli occhi per essere sicuro di non sbagliare nulla in quell’urgente teletrasporto, Hermione gli stava mettendo una responsabilità enorme sulle spalle, ma di certo non poteva abbandonarla e deluderla quando aveva più bisogno di lui. Strinse la mano che lei teneva posata sul suo petto e tentò di visualizzare nella mente la loro destinazione, ma non era per nulla semplice mantenere invariata la concentrazione con i fremiti della ragazza al suo fianco. Pregò di riuscirci, non gli era mai sembrata più difficile una Smaterializzazione in vita sua, quando invece era un’abitudine giornaliera.
Si ripromise di non aprire gli occhi finché non fossero giunti in ospedale, non era così smanioso di scoprire i danni che la sua agitazione aveva causato. La sua mano, intrecciata a quella della moglie, tremava ancora e solo la voce di Hermione, benché flebile, riuscì a far diminuire quegli involontari tremori.
Ma lui non fece in tempo ad aprire gli occhi, che lo stesso contatto che lo aveva rincuorato ora si stava allentando. Il ragazzo si spaventò, Hermione stava perdendo le forze, ma lui riuscì prontamente a reggerla.
Lo sguardo della ragazza rivolto verso il basso preannunciava il parto imminente. Ron, anche se era inesperto, interpretò correttamente ciò che Hermione voleva lasciargli intendere, visto che il lago ai suoi piedi era inequivocabile. Lui però diede la precedenza allo stato di salute della moglie.
Una guaritrice la soccorse, la ragazza non riusciva a reggersi in piedi, così decise di accompagnarla in sala parto servendosi di un lettino. Hermione si tirò dietro anche il ragazzo, non aveva alcuna intenzione di lasciare la sua mano, la paura di svenire e non ritrovarlo al suo fianco era grande, almeno tanto quanto il timore di perdere la loro bambina. La guaritrice proseguì nel suo cammino senza badare alla presenza di Ron.
Le loro mani intrecciate si allentarono improvvisamente ed Hermione ebbe un nuovo sussulto al cuore. Intuì le intenzioni del marito, ma non aveva la facoltà di trattenerlo ancora a lungo, lui le stava inesorabilmente scivolando dalle mani.
Lo guardava tra i pochi spiragli di lucidità supplicandolo di non farlo, di non lasciarla. Non le offriva nemmeno la possibilità di trattenerlo, in altre circostanze lo avrebbe sicuramente stretto a sé, così forte da impedirgli di muovere un solo passo lontano da lei. Evidentemente questo Ron lo sapeva e sapeva anche che avrebbe ceduto alle sue amorevoli braccia, perché l’aveva presa totalmente alla sprovvista, proprio quando quell’ultimo tentativo le era tristemente precluso.
Le porse un ultimo bacio sulla mano, prima di arrestare il suo passo nel mezzo del corridoio e sciogliere quel dolce contatto. La guaritrice non poteva attendere e cessare il cammino, così la ragazza non poté fermarlo e subito un terribile senso di impotenza la pervase.
Era inutile divincolarsi per cercarlo con gli occhi, sapeva già che non l’avrebbe ascoltata, nonostante le sue grida di rabbia e di dolore fossero rimbombate per tutto l’edificio, aveva preso la sua decisione e niente avrebbe potuto fargli cambiare idea. Le sue lacrime di dolore fisico si mischiarono a quelle dell’anima … l’aveva ferita, delusa e abbandonata con quel gesto, non credeva che sarebbe arrivato a tanto, a lasciarla da sola in quello stato.
Ed ora lei dove avrebbe potuto mai trovare la forza per far nascere Rose? Solo le mani potevano coprire il suo amareggiato volto e tentare di donarle l’incentivo necessario per riuscirci.
Solo un ultimo sussurro rivolse a sua moglie, mentre disperata si allontanava. Non era stato per nulla facile nemmeno per lui prendere una simile drastica decisione, sicuramente le aveva inferto una pugnalata dritta al cuore con quel gesto. Sapeva però che erano in buone mani ora, le aveva affidate ai medici del San Mungo, quindi, anche senza di lui, tutto sarebbe andato per il meglio.
Era stato un vigliacco a volersi allontanare da quel bambino, proprio quando sapeva che salvarlo sarebbe stata la scelta migliore. Eppure quella scelta faceva mancare le forze anche a lui, tanto che dovette sedersi e riprendere il poco fiato che gli era rimasto.
In tutto quello, lui per primo era diventato vittima inconsapevole, perché ogni passo mosso da ora in poi lo avrebbe sicuramente ferito. Hermione non poteva comprendere, non riusciva ad essere più felice con lei sapendo che quel bambino rischiava di morire a causa sua, si sentiva maledettamente responsabile per le sue sorti. Eppure la sofferenza che stava provando per la sua famiglia era indescrivibile, probabilmente non avrebbe mai visto Rose, perché, fosse stato necessario avrebbe rischiato la vita per Sebastian e in automatico avrebbe anche rinunciato alla sua famiglia.
Sperare e pregare però gli era ancora concesso. Pregò che stessero bene, confidava nella forza di Hermione, e sperò che quella bambina assomigliasse a sua madre, perché, anche se lui non l’avrebbe vista nascere e crescere, era un desiderio che serbava nel cuore prima ancora che sua moglie gli comunicasse quella lieta notizia.
Aveva ancora in tasca quell’ecografia che la ragazza gli aveva donato, la prese tra le mani un po’ stropicciata per via delle innumerevoli ore di lavoro in cui l'aveva custodita nella sua divisa. Eppure gli era sempre parso di averle accanto a sé, anche quando chilometri lo dividevano da loro, perché forse in fondo era il cuore a renderli così vicini. Era esattamente ciò che provava in quel momento, da solo su quella triste e scomoda sedia d’ospedale – o forse era la sua posizione ad essere scomoda? -, le sentiva accanto, gli parve di essere accanto ad Hermione, mentre metteva al mondo la loro bambina. Non avrebbe mai creduto un giorno che quel suo sogno si sarebbe realizzato, sposarla era stata la scelta migliore della sua vita e Rose era semplicemente la prova concreta dell’amore che si professavano. Amarla fu tutto tranne che uno sbaglio.
Quell’ecografia era l’unica cosa che poteva permettersi di sua figlia, perché anche prendendosi un solo istante per vederla, non sarebbe poi riuscito a dirle addio, con il rischio di non rivederla mai più. Preferì congedarsi così, non concedendo a sua moglie la facoltà di fermarlo, anche se le preghiere di non abbandonarla continuavano a rimbombargli nella mente.
Guardava l’ecografia di Rose e non poté evitare di maledirsi, se solo avesse respinto Lavanda, la sua bambina avrebbe avuto un padre. La sua stupidità lo aveva portato a quel punto, ma, forse, sua figlia se ne faceva poco di un padre come lui, di uno propenso a commettere uno sbaglio così grande.
Un’ultima cosa per lei poteva ancora farla però. Prese il telefono e compose il numero del suo migliore amico, schiarendosi prudentemente la voce. Furono infiniti quegli squilli e lui non aveva tempo di attendere così a lungo. Quando cessarono anticipò il suo interlocutore.
Harry sentiva la voce nervosa del cognato, ma attribuì quel comportamento alle tempistiche del parto.
Le leggere battute del ragazzo non sortirono in lui alcun effetto, anzi la voce di Ron continuava ad essere profonda e grave.
Riattaccò senza nemmeno dargli il tempo di ribattere.
Era entrata in travaglio, ma sua figlia non ne voleva proprio sapere di nascere. Le era rimasto tra le mani il regalo di Ron per la loro bambina e lo stringeva forte, sperando che da un momento all’altro, come in uno dei suoi sogni migliori, suo marito entrasse dalla porta incoraggiandola in quell’importante momento per la loro famiglia.
Quel sonaglino scandiva il ritmo delle sue spinte, ma non riusciva a placare la sua ansia, benché non la lasciasse del tutto indifferente quel dolce suono. Non sapeva come definire ciò che aveva fatto loro, ma si ritrovò a stringere gelosamente quell’ultimo pensiero del ragazzo per Rose per trovare la forza di sopportare il dolore. Non riusciva a credere che aveva fatto sul serio ciò che lei mai si sarebbe aspettata, non riusciva a giustificarlo e la sua lucidità, compromessa in un momento tanto doloroso, non voleva proprio saperne di comprendere le ragioni che lo avevano spinto ad un tale gesto.
Non riusciva a non essere preoccupata per Ron. Proprio in quel momento, quando lo stava intensamente pensando, la porta della sala si spalancò ed Hermione sperò in un miracolo. Con quel poco fiato che le era rimasto riuscì a gridare quel nome che le era rimasto fisso all’altezza del cuore, appena prima che l’identità di quell’ospite fosse del tutto svelata.
Harry entrò nella sala parto con aria mortificata, dispiaciuto per non aver potuto realizzare il desiderio dell’amica.
La ragazza tentò di riconcentrarsi su quelle spinte e sulla sua respirazione per lenire le sofferenze.
Il ragazzo non sapeva perché Ron l’avesse abbandonata proprio in quel momento, ma sicuramente non poteva trattarsi di una cosa di poco conto, tanto da perdersi la nascita di sua figlia. L’affiancò e le strinse la mano con un sorriso.
Lo ascoltò, lasciando cadere il discorso con grande sollievo dell’amico, e diede una forte spinta, stringendogli la mano.
Non poteva più aspettare, doveva riscoprire tutto il suo coraggio per affrontare quella decisione. Si alzò da quel suo angolo di meditazione, ripose l’ecografia della sua bambina nella tasca della divisa e si avviò verso l’uscita del San Mungo.
Dovette fermarsi però quando un acuto suono preannunciò un codice rosso dirigersi verso di lui. La barella con un familiare bambino gli frecciò accanto, seguita da una giovane ragazza in lacrime.
All’udire la sorpresa voce di Ron si bloccò e voltò verso di lui. Probabilmente era la provvidenza che gli voleva far sapere di stare compiendo la scelta giusta.
Era disperata e inaspettatamente fu lui a tentare di consolarla, attirando verso sé per abbracciarla.
A quelle parole i singhiozzi della ragazza si affievolirono e si staccò da lui per poterlo guardare negli occhi.
Fece tutti gli esami possibili e immaginabili per ricevere quell’impaziente verdetto, ma evidentemente anche con la magia i tempi di attesa erano piuttosto lunghi. La magia non sarebbe nemmeno riuscita a rendere meno rischiosa quell’operazione, motivo per cui il San Mungo si sgravò da ogni possibile responsabilità e la fece ricadere totalmente su Ron per qualsiasi drammatica eventualità, ma date le sue continue insistenze, era almeno riuscito a giungere a quel compromesso.
Chissà se la sua bambina era già nata e stava bene, dopotutto stava nascendo due mesi prima rispetto alla scadenza. Sperò non fosse dovuta a quella sconosciuta malattia ereditaria, perché lui non se lo sarebbe mai perdonato, ma forse nemmeno avrebbe avuto il tempo di sentirsi in colpa.
Un medimago interruppe i suoi pensieri, facendo il suo ingresso con l’esito delle analisi tra le mani. Ron trattenne il respiro in attese che il medico aprisse bocca.
Ron si sentì mancare la terra sotto i piedi. Tutte le sue accortezze per non ferire quel bambino si stavano disintegrando. Non seppe valutare se fosse una bella o una brutta notizia.
Il medimago gli porse il foglio come prova e il ragazzo, dopo qualche istante di titubanza, lo lesse sconvolto. Il pensiero di sua moglie gli diede la grinta necessaria per alzarsi da quella sedia e correre verso il reparto maternità.
Lasciò il dottore confuso davanti alla sua reazione. Appena fuori dalla stanza incrociò Lavanda, ma non la degnò nemmeno di uno sguardo, la sua mente era concentrata su altro.
Forse però un minuto poteva dedicarlo alla donna che negli ultimi mesi aveva reso un inferno la sua vita.
Le lanciò il foglio con rabbia e lei lo legge allibita, risedendosi lentamente. Ogni singola parola di quelle analisi era totalmente assurda per lei e ogni speranza di poter salvare Sebastian volò via come cenere al vento.
Lavanda non sapeva in che altre parole spiegarglielo che quella era stata una terribile sorpresa anche per lei, ma forse la mente del ragazzo in quel momento era impegnata su altro.
Rose non ne voleva proprio sapere di nascere, Hermione era troppo tesa e quel suo stato non le conferiva la giusta forza.
La ragazza era sfinita fisicamente e psicologicamente, ma l’amico non sapeva come aiutarla. Hermione si irrigidì improvvisamente, stringendogli più forte la mano senza un apparente motivo.
Si voltò verso di lui, ma il suo sguardo non era affatto concentrato sul ragazzo. Lascò Harry totalmente disorientato, quando, in silenzio e trattenendo il fiato, spostò gli occhi verso la porta.
L’amico la guardò confuso per un istante, ma lei sembrava piuttosto convinta di ciò che affermava, così l’assecondò e andò a vedere. Appena spalancata la porta, vide sul serio Ron, mentre tentava di spiegare che dentro la sala parto c’era sua moglie. Peccato però che la guaritrice continuasse a negargli l’ingresso.
Quando si accorse della presenza dell’amico, bloccò quella piccola discussione iniziata con l’infermeria.
Il ragazzo si voltò verso la levatrice, pregandola di avere il suo permesso e l’anziana signora alzò gli occhi al cielo per la sua insistenza.
Ron le rivolse un grande sorriso e si affrettò ad entrare prima che lei cambiasse idea. Harry gli cedette volentieri il posto, sapeva quanto Hermione necessitasse della presenza di suo marito.
Lei non si era affatto sbagliata, la sua sensazione, prima che il suo udito, non l’aveva affatto tradita. Il sollievo che la invase quando lo vide entrare le dipinse sul viso un enorme sorriso. Lo chiamò con un filo di voce per la commozione che le aveva provocato quell’incontro.
Lui ricambiò subito quella gioia e si avvicinò alla ragazza, porgendole un dolce bacio tra i capelli, per poi scostarglieli dalla fronte imperlata di sudore.
La sussurrata voce di Ron che la incoraggiava le infuse la forza necessaria per prendere un respiro e tornare a spingere più forte che potesse, afferrando velocemente la mano del marito. Anche la levatrice sembrava entusiasta dei risultati.
Hermione gli sorrise, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Ricambiò quel sorriso per nulla offeso dalle giocose parole della moglie, poteva intuire il motivo che l’aveva impedita e aveva ritardato la nascita di Rose.
Il ragazzo le strinse la mano per incoraggiarla, anticipandola. Hermione chiuse gli occhi e diede un’altra forte spinta. Aveva ancora il fiato corto per quell’ulteriore sforzo, ma non attese molto a cercare di dissipare i suoi dubbi.
Non sapeva fosse il momento migliore per darle la notizia, ma infondo per loro era una lieta notizia.
Hermione si voltò di scatto verso di lui perplessa.
La ragazza lo ascoltò e, nonostante le mille domande che le frullavano per la mente, diede un’altra forte spinta.
L’euforica voce dell’ostetrica le annunciò la notizia più bella dopo tutta quella fatica.
Un’ultima spinta e un pianto non le diedero modo di ribattere all’insistenza del marito. Ron trattenne il fiato ed Hermione non dovette nemmeno, tanto lo aveva esaurito tutto per partorire.
Il marito si era incantato a guardare la piccola bambolina che ora le ostetriche si stavano impegnando a soccorrere, ma quella pressione lo disincantò.
Sicuramente non aveva alcuna malattia ereditaria e benché fosse nata in anticipo sembrava respirare bene. Hermione tirò un sospiro di sollievo e le lacrime non tardarono a scendere nuovamente, quando una delle levatrici si avvicinò a lei con un fagottino avvolto in una coperta bianca.
La ragazza non indugiò e accolse la sua bambina tra le braccia, era piccola, ma sembrava davvero stare bene. La ammirò con orgoglio e commozione.
Quando si girò verso di lui, anche suo marito sembrava essere stato ammaliato dalla loro figlia.
Le accarezzò delicatamente una manina e Hermione non poté proprio evitare di intenerirsi davanti a quella scena.
Gli sorrise, ma lui non sembrava così convinto di volersi allontanare dalla sua famiglia di nuovo e continuava a guardare Rose, scrutando ogni suo più piccolo dettaglio.
Ricordare quel bambino, a cui davvero si era affezionato, lo rattristò.
Lo zittì velocemente con un leggero bacio per non sentire quelle scuse, di cui in quel momento proprio non necessitava.
Porse un piccolo bacio alla manina della sua piccola ancora tra le sue dita. Stava per andare, quando la voce di Hermione lo richiamò indietro.
Ascoltò sua moglie, ma dopo quello che aveva urlato contro Lavanda e la furia con cui l’aveva abbandonata al suo dolore, non sapeva proprio come affrontarla. La raggiunse, ma come era prevedibile, la trovò accanto a Sebastian a piangere per la sua triste sorte. Ron temeva di essere indelicato, così entrò in punta di piedi e la chiamò con un filo di voce.
La ragazza si voltò lentamente con lo sguardo rigato da abbondanti lacrime.
Ron non sapeva cosa rispondere davanti ad un tale dolore, il bambino era immobile e il sonno in cui era sprofondato era davvero molto pesante, lui aveva paura a chiedere se si sarebbe mai risvegliato. Anche i suoi occhi iniziarono a pizzicare davanti a quella scena, così si avvicinò alla ragazza e tentò di concentrarsi solo su di lei.
La ragazza avrebbe davvero voluto fosse suo figlio, ma, ora che guardava bene Sebastian, da Ron aveva ereditato ben poco.
Lo bloccò d’istinto per un braccio, si sentì in dovere di metterlo in guardia, di certo non lo avrebbe fatto finire nei guai a causa dei suoi errori.
Stava per uscire rapidamente dalla stanza, sapeva che il tempo a sua disposizione stava esaurendo, ma la ragazza lo richiamò un istante indietro.
Sapeva che era riduttivo ringraziarlo per ciò che stava facendo per loro, ma forse un sorriso di gratitudine lo avrebbe avvalorato. Ron ricambiò e si avviò velocemente verso quella ricerca, che sapeva già sarebbe stata ardua.
Ciao ragazzi!
Come sempre il mio ritardo è immenso, ma almeno ho potuto pubblicare, per cercare di farmi perdonare, un capitolo per certi versi un po’ più lieto del solito 😊
Non so se il colpo di scena ci sia stato, ma qualcuno di voi aveva già intuito qualcosa 😉
Vi ringrazio di cuore per continuare a seguirmi e per pazientare i miei aggiornamenti! <3
Alla prossima 😊
Baci
-Vale
La accompagnò con cura fuori dal Ministero, ma, appena all’uscita, si rese conto che non potevano Smaterializzarsi per raggiungere il Ministero, non certo con Hermione in procinto di dare alla luce la loro bambina.
Tesoro, attendi un momento, volo un istante nel tuo ufficio a prendere le chiavi dell’auto
La ragazza però non sembrava così propensa a lasciarlo andare, teneva ben salda la presa sulla sua divisa, aumentando in quel momento l'ansia in lui.
R-Ron, non mi lasciare, sto troppo male
Hermione, ci impiego un attimo, altrimenti non possiamo raggiungere il San Mungo
N-non c’è tempo per le chiavi, dovremo rischiare Smaterializzandoci
Hermione, sono troppo nervoso, non mi posso Smaterializzare
A lei però in quel momento importava ben poco della titubanza del ragazzo e nemmeno aveva il tempo per colmarla.
Ron, concentrati e sbrigati!
Gli aveva gridato quelle parole tra gemiti di sofferenza e aveva accentuato la presa su di lui per incoraggiarlo a darsi una mossa. Gli lanciava qualche faticosa occhiata di incoraggiamento, benché il dolore che provava fosse lancinante.
Ok, va bene, ho capito
Chiuse gli occhi per essere sicuro di non sbagliare nulla in quell’urgente teletrasporto, Hermione gli stava mettendo una responsabilità enorme sulle spalle, ma di certo non poteva abbandonarla e deluderla quando aveva più bisogno di lui. Strinse la mano che lei teneva posata sul suo petto e tentò di visualizzare nella mente la loro destinazione, ma non era per nulla semplice mantenere invariata la concentrazione con i fremiti della ragazza al suo fianco. Pregò di riuscirci, non gli era mai sembrata più difficile una Smaterializzazione in vita sua, quando invece era un’abitudine giornaliera.
Si ripromise di non aprire gli occhi finché non fossero giunti in ospedale, non era così smanioso di scoprire i danni che la sua agitazione aveva causato. La sua mano, intrecciata a quella della moglie, tremava ancora e solo la voce di Hermione, benché flebile, riuscì a far diminuire quegli involontari tremori.
Ron, ci sei riuscito
Ma lui non fece in tempo ad aprire gli occhi, che lo stesso contatto che lo aveva rincuorato ora si stava allentando. Il ragazzo si spaventò, Hermione stava perdendo le forze, ma lui riuscì prontamente a reggerla.
Tesoro!
R-Ron, sta per nascere, ma temo non stia bene
Lo sguardo della ragazza rivolto verso il basso preannunciava il parto imminente. Ron, anche se era inesperto, interpretò correttamente ciò che Hermione voleva lasciargli intendere, visto che il lago ai suoi piedi era inequivocabile. Lui però diede la precedenza allo stato di salute della moglie.
Neanche tu se è per questo
Una guaritrice la soccorse, la ragazza non riusciva a reggersi in piedi, così decise di accompagnarla in sala parto servendosi di un lettino. Hermione si tirò dietro anche il ragazzo, non aveva alcuna intenzione di lasciare la sua mano, la paura di svenire e non ritrovarlo al suo fianco era grande, almeno tanto quanto il timore di perdere la loro bambina. La guaritrice proseguì nel suo cammino senza badare alla presenza di Ron.
Le loro mani intrecciate si allentarono improvvisamente ed Hermione ebbe un nuovo sussulto al cuore. Intuì le intenzioni del marito, ma non aveva la facoltà di trattenerlo ancora a lungo, lui le stava inesorabilmente scivolando dalle mani.
Ron, non … no, ti prego
Lo guardava tra i pochi spiragli di lucidità supplicandolo di non farlo, di non lasciarla. Non le offriva nemmeno la possibilità di trattenerlo, in altre circostanze lo avrebbe sicuramente stretto a sé, così forte da impedirgli di muovere un solo passo lontano da lei. Evidentemente questo Ron lo sapeva e sapeva anche che avrebbe ceduto alle sue amorevoli braccia, perché l’aveva presa totalmente alla sprovvista, proprio quando quell’ultimo tentativo le era tristemente precluso.
Mi dispiace. Dì a Rose che mi dispiace tanto, quando sarà abbastanza grande per capirlo. Hermione, starete bene entrambe … tesoro, credo in te
Ron, non lasciarmi, abbiamo bisogno di te
Le porse un ultimo bacio sulla mano, prima di arrestare il suo passo nel mezzo del corridoio e sciogliere quel dolce contatto. La guaritrice non poteva attendere e cessare il cammino, così la ragazza non poté fermarlo e subito un terribile senso di impotenza la pervase.
La prego, aspetti un istante
Mi dispiace, Ministro, ma deve raggiungere urgentemente la sala parto. Vedrà dopo suo marito
Non c’è un dopo per noi … Ron!
Era inutile divincolarsi per cercarlo con gli occhi, sapeva già che non l’avrebbe ascoltata, nonostante le sue grida di rabbia e di dolore fossero rimbombate per tutto l’edificio, aveva preso la sua decisione e niente avrebbe potuto fargli cambiare idea. Le sue lacrime di dolore fisico si mischiarono a quelle dell’anima … l’aveva ferita, delusa e abbandonata con quel gesto, non credeva che sarebbe arrivato a tanto, a lasciarla da sola in quello stato.
Ed ora lei dove avrebbe potuto mai trovare la forza per far nascere Rose? Solo le mani potevano coprire il suo amareggiato volto e tentare di donarle l’incentivo necessario per riuscirci.
∞∞∞
Perdonami, Hermione
Solo un ultimo sussurro rivolse a sua moglie, mentre disperata si allontanava. Non era stato per nulla facile nemmeno per lui prendere una simile drastica decisione, sicuramente le aveva inferto una pugnalata dritta al cuore con quel gesto. Sapeva però che erano in buone mani ora, le aveva affidate ai medici del San Mungo, quindi, anche senza di lui, tutto sarebbe andato per il meglio.
Era stato un vigliacco a volersi allontanare da quel bambino, proprio quando sapeva che salvarlo sarebbe stata la scelta migliore. Eppure quella scelta faceva mancare le forze anche a lui, tanto che dovette sedersi e riprendere il poco fiato che gli era rimasto.
In tutto quello, lui per primo era diventato vittima inconsapevole, perché ogni passo mosso da ora in poi lo avrebbe sicuramente ferito. Hermione non poteva comprendere, non riusciva ad essere più felice con lei sapendo che quel bambino rischiava di morire a causa sua, si sentiva maledettamente responsabile per le sue sorti. Eppure la sofferenza che stava provando per la sua famiglia era indescrivibile, probabilmente non avrebbe mai visto Rose, perché, fosse stato necessario avrebbe rischiato la vita per Sebastian e in automatico avrebbe anche rinunciato alla sua famiglia.
Sperare e pregare però gli era ancora concesso. Pregò che stessero bene, confidava nella forza di Hermione, e sperò che quella bambina assomigliasse a sua madre, perché, anche se lui non l’avrebbe vista nascere e crescere, era un desiderio che serbava nel cuore prima ancora che sua moglie gli comunicasse quella lieta notizia.
Aveva ancora in tasca quell’ecografia che la ragazza gli aveva donato, la prese tra le mani un po’ stropicciata per via delle innumerevoli ore di lavoro in cui l'aveva custodita nella sua divisa. Eppure gli era sempre parso di averle accanto a sé, anche quando chilometri lo dividevano da loro, perché forse in fondo era il cuore a renderli così vicini. Era esattamente ciò che provava in quel momento, da solo su quella triste e scomoda sedia d’ospedale – o forse era la sua posizione ad essere scomoda? -, le sentiva accanto, gli parve di essere accanto ad Hermione, mentre metteva al mondo la loro bambina. Non avrebbe mai creduto un giorno che quel suo sogno si sarebbe realizzato, sposarla era stata la scelta migliore della sua vita e Rose era semplicemente la prova concreta dell’amore che si professavano. Amarla fu tutto tranne che uno sbaglio.
Quell’ecografia era l’unica cosa che poteva permettersi di sua figlia, perché anche prendendosi un solo istante per vederla, non sarebbe poi riuscito a dirle addio, con il rischio di non rivederla mai più. Preferì congedarsi così, non concedendo a sua moglie la facoltà di fermarlo, anche se le preghiere di non abbandonarla continuavano a rimbombargli nella mente.
Guardava l’ecografia di Rose e non poté evitare di maledirsi, se solo avesse respinto Lavanda, la sua bambina avrebbe avuto un padre. La sua stupidità lo aveva portato a quel punto, ma, forse, sua figlia se ne faceva poco di un padre come lui, di uno propenso a commettere uno sbaglio così grande.
Un’ultima cosa per lei poteva ancora farla però. Prese il telefono e compose il numero del suo migliore amico, schiarendosi prudentemente la voce. Furono infiniti quegli squilli e lui non aveva tempo di attendere così a lungo. Quando cessarono anticipò il suo interlocutore.
Harry
Ron. Dove sei? Tu ed Hermione siete spariti, dove siete?
Al San Mungo, Hermione sta per partorire … puoi liberarti e raggiungerla, per favore?
Harry sentiva la voce nervosa del cognato, ma attribuì quel comportamento alle tempistiche del parto.
R-Ron, non capisco … non può già partorire … e poi tu sei più che sufficiente. Non dirmi che hai paura di assistere al parto, forza, amico, non è così terribile. Raggiungila, altrimenti non vorrei essere in te quando uscirà da quella sala
Harry, credimi, non te lo chiederei se non fossi veramente impossibilitato ad esserci
Le leggere battute del ragazzo non sortirono in lui alcun effetto, anzi la voce di Ron continuava ad essere profonda e grave.
Ron, che succede?
Non ho tempo di spiegarti e nemmeno Hermione può aspettare. Ti prego, ti chiedo solo quest’ultimo favore. Sei un buon amico, Harry, sta loro accanto
Ron, aspetta, dimmi …
Riattaccò senza nemmeno dargli il tempo di ribattere.
∞∞∞
Era entrata in travaglio, ma sua figlia non ne voleva proprio sapere di nascere. Le era rimasto tra le mani il regalo di Ron per la loro bambina e lo stringeva forte, sperando che da un momento all’altro, come in uno dei suoi sogni migliori, suo marito entrasse dalla porta incoraggiandola in quell’importante momento per la loro famiglia.
Quel sonaglino scandiva il ritmo delle sue spinte, ma non riusciva a placare la sua ansia, benché non la lasciasse del tutto indifferente quel dolce suono. Non sapeva come definire ciò che aveva fatto loro, ma si ritrovò a stringere gelosamente quell’ultimo pensiero del ragazzo per Rose per trovare la forza di sopportare il dolore. Non riusciva a credere che aveva fatto sul serio ciò che lei mai si sarebbe aspettata, non riusciva a giustificarlo e la sua lucidità, compromessa in un momento tanto doloroso, non voleva proprio saperne di comprendere le ragioni che lo avevano spinto ad un tale gesto.
Signora Weasley, deve spingere più forte, altrimenti la bambina non nasce e dovremo optare per il cesareo
P-preferisco che nasca naturalmente
Allora si deve concentrare. Coraggio, sua figlia è pronta per nascere
Non riusciva a non essere preoccupata per Ron. Proprio in quel momento, quando lo stava intensamente pensando, la porta della sala si spalancò ed Hermione sperò in un miracolo. Con quel poco fiato che le era rimasto riuscì a gridare quel nome che le era rimasto fisso all’altezza del cuore, appena prima che l’identità di quell’ospite fosse del tutto svelata.
Ron!
Sono io, Hermione
Harry entrò nella sala parto con aria mortificata, dispiaciuto per non aver potuto realizzare il desiderio dell’amica.
D-dov’è quell’idiota?
La ragazza tentò di riconcentrarsi su quelle spinte e sulla sua respirazione per lenire le sofferenze.
Non lo so, mi ha solo detto di raggiungerti in ospedale … Hermione, stai tranquilla presto starai meglio
Harry, sta nascendo troppo presto … e Ron non è qui con me
Il ragazzo non sapeva perché Ron l’avesse abbandonata proprio in quel momento, ma sicuramente non poteva trattarsi di una cosa di poco conto, tanto da perdersi la nascita di sua figlia. L’affiancò e le strinse la mano con un sorriso.
Ma ci sono io e Ginny mi dice sempre che sono bravo a sostenerla in questi momenti. Così faccio un po’ di pratica anche per la prossima volta
Prossima volta?
Eh già, Ginny aspetta il nostro secondogenito
Non state correndo un po’ troppo? James è ancora piccolo
Lo so, è stato un piccolo incidente … ma Hermione, non parlare e spingi, altrimenti la bambina non nasce
Lo ascoltò, lasciando cadere il discorso con grande sollievo dell’amico, e diede una forte spinta, stringendogli la mano.
H-Harry, lo devi fermare, io me la cavo. Ron vuole fare una follia
Che cosa vuole fare?
Sebastian è malato e lo vuole salvare. Cercalo, Harry … ti prego
∞∞∞
Non poteva più aspettare, doveva riscoprire tutto il suo coraggio per affrontare quella decisione. Si alzò da quel suo angolo di meditazione, ripose l’ecografia della sua bambina nella tasca della divisa e si avviò verso l’uscita del San Mungo.
Dovette fermarsi però quando un acuto suono preannunciò un codice rosso dirigersi verso di lui. La barella con un familiare bambino gli frecciò accanto, seguita da una giovane ragazza in lacrime.
Lavanda
All’udire la sorpresa voce di Ron si bloccò e voltò verso di lui. Probabilmente era la provvidenza che gli voleva far sapere di stare compiendo la scelta giusta.
R-Ron
Lavanda, che ci fate qui?
Sebastian … è stato male all’improvviso, sta peggiorando. Ron … non so se ce la farà stavolta
Era disperata e inaspettatamente fu lui a tentare di consolarla, attirando verso sé per abbracciarla.
Stai tranquilla, non lascerò che muoia
A quelle parole i singhiozzi della ragazza si affievolirono e si staccò da lui per poterlo guardare negli occhi.
Cos’hai intenzione di fare?
È colpa mia se sta male, quindi significa che io posso aiutarlo
Fece tutti gli esami possibili e immaginabili per ricevere quell’impaziente verdetto, ma evidentemente anche con la magia i tempi di attesa erano piuttosto lunghi. La magia non sarebbe nemmeno riuscita a rendere meno rischiosa quell’operazione, motivo per cui il San Mungo si sgravò da ogni possibile responsabilità e la fece ricadere totalmente su Ron per qualsiasi drammatica eventualità, ma date le sue continue insistenze, era almeno riuscito a giungere a quel compromesso.
Chissà se la sua bambina era già nata e stava bene, dopotutto stava nascendo due mesi prima rispetto alla scadenza. Sperò non fosse dovuta a quella sconosciuta malattia ereditaria, perché lui non se lo sarebbe mai perdonato, ma forse nemmeno avrebbe avuto il tempo di sentirsi in colpa.
Un medimago interruppe i suoi pensieri, facendo il suo ingresso con l’esito delle analisi tra le mani. Ron trattenne il respiro in attese che il medico aprisse bocca.
Signor Weasley?
Sì. La prego, mi dica che posso aiutarlo
Ci dispiace comunicarle che Sebastian non è suo figlio
Come??
Ron si sentì mancare la terra sotto i piedi. Tutte le sue accortezze per non ferire quel bambino si stavano disintegrando. Non seppe valutare se fosse una bella o una brutta notizia.
Non c’è ombra di compatibilità, siete totalmente estranei, quindi lei non può aiutarlo. Mi dispiace
Il medimago gli porse il foglio come prova e il ragazzo, dopo qualche istante di titubanza, lo lesse sconvolto. Il pensiero di sua moglie gli diede la grinta necessaria per alzarsi da quella sedia e correre verso il reparto maternità.
Hermione!
Lasciò il dottore confuso davanti alla sua reazione. Appena fuori dalla stanza incrociò Lavanda, ma non la degnò nemmeno di uno sguardo, la sua mente era concentrata su altro.
Ron. Dove stai andando?
Forse però un minuto poteva dedicarlo alla donna che negli ultimi mesi aveva reso un inferno la sua vita.
Lavanda, non credevo potessi essere così perfida
Ma di cosa stai parlando? Dove stai andando, hai cambiato idea? Ron, non ti biasimo se così fosse, hai la tua famiglia e ...
Di questo! Avrei dato la mia vita per quel bambino, ma non è mio figlio, io non lo posso aiutare, anche volendo
Le lanciò il foglio con rabbia e lei lo legge allibita, risedendosi lentamente. Ogni singola parola di quelle analisi era totalmente assurda per lei e ogni speranza di poter salvare Sebastian volò via come cenere al vento.
C-che significa che non è tuo figlio?
Perché non me lo dici tu, piuttosto?
Ron, devi credermi, io ero convinta che lo fosse. Non ti avrei mai coinvolto in tutto questo, se solo avessi saputo e ti ero davvero grata per aver deciso di salvarlo
Sei una bugiarda, Lavanda, ma ora non ho proprio tempo di stare dietro a te e alle tue bugie, mia figlia sta nascendo
Lavanda non sapeva in che altre parole spiegarglielo che quella era stata una terribile sorpresa anche per lei, ma forse la mente del ragazzo in quel momento era impegnata su altro.
Ma non è un po’ troppo presto?
Già, e indovina di chi è la colpa
∞∞∞
Rose non ne voleva proprio sapere di nascere, Hermione era troppo tesa e quel suo stato non le conferiva la giusta forza.
Signora Weasley, noi non la possiamo aiutare se non spinge più forte
Harry, non ci riesco
La ragazza era sfinita fisicamente e psicologicamente, ma l’amico non sapeva come aiutarla. Hermione si irrigidì improvvisamente, stringendogli più forte la mano senza un apparente motivo.
Harry!
Che c’è? Hermione, non mollare, ci sei quasi, dai
Si voltò verso di lui, ma il suo sguardo non era affatto concentrato sul ragazzo. Lascò Harry totalmente disorientato, quando, in silenzio e trattenendo il fiato, spostò gli occhi verso la porta.
Ron è qui fuori
Io non …
Harry, ti dico che sento la voce di Ron qui fuori e non la confonderei con nient’altro
L’amico la guardò confuso per un istante, ma lei sembrava piuttosto convinta di ciò che affermava, così l’assecondò e andò a vedere. Appena spalancata la porta, vide sul serio Ron, mentre tentava di spiegare che dentro la sala parto c’era sua moglie. Peccato però che la guaritrice continuasse a negargli l’ingresso.
Signor Weasley, la sala parto non è un porto di mare, non si può entrare e uscire quando se ne ha voglia
Ma se io non ci ho ancora messo piede … lì dentro c’è mio cognato e … Harry
Quando si accorse della presenza dell’amico, bloccò quella piccola discussione iniziata con l’infermeria.
Datti una mossa, Ron, tua figlia non vuole nascere senza di te
Il ragazzo si voltò verso la levatrice, pregandola di avere il suo permesso e l’anziana signora alzò gli occhi al cielo per la sua insistenza.
Eh va bene
Ron le rivolse un grande sorriso e si affrettò ad entrare prima che lei cambiasse idea. Harry gli cedette volentieri il posto, sapeva quanto Hermione necessitasse della presenza di suo marito.
Lei non si era affatto sbagliata, la sua sensazione, prima che il suo udito, non l’aveva affatto tradita. Il sollievo che la invase quando lo vide entrare le dipinse sul viso un enorme sorriso. Lo chiamò con un filo di voce per la commozione che le aveva provocato quell’incontro.
Ron
Lui ricambiò subito quella gioia e si avvicinò alla ragazza, porgendole un dolce bacio tra i capelli, per poi scostarglieli dalla fronte imperlata di sudore.
Hermione, sono qui. Forza, non è nella tua natura mollare
La sussurrata voce di Ron che la incoraggiava le infuse la forza necessaria per prendere un respiro e tornare a spingere più forte che potesse, afferrando velocemente la mano del marito. Anche la levatrice sembrava entusiasta dei risultati.
Grazie al cielo è arrivato, signor Weasley, pare che senza di lei qui non si vada proprio da nessuna parte
Mi hai aspettato?
Hermione gli sorrise, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Ti piacerebbe essere indispensabile, vero, Ronald?
Ricambiò quel sorriso per nulla offeso dalle giocose parole della moglie, poteva intuire il motivo che l’aveva impedita e aveva ritardato la nascita di Rose.
Ora sono qui, amore, quindi concentrati sulla nostra bambina
Il ragazzo le strinse la mano per incoraggiarla, anticipandola. Hermione chiuse gli occhi e diede un’altra forte spinta. Aveva ancora il fiato corto per quell’ulteriore sforzo, ma non attese molto a cercare di dissipare i suoi dubbi.
R-Ron, perché sei qui?
Non è il momento, pensa solo a spingere
Ron
Non sapeva fosse il momento migliore per darle la notizia, ma infondo per loro era una lieta notizia.
Tesoro, non è mio figlio … Sebastian non è mio figlio
Hermione si voltò di scatto verso di lui perplessa.
Cosa?
Signora Weasley, non manca molto, spinga, altrimenti, se la distrae, dovrò fare uscire suo marito
Hermione, spingi, non mi voglio perdere la nascita di Rose
La ragazza lo ascoltò e, nonostante le mille domande che le frullavano per la mente, diede un’altra forte spinta.
R-Ron, devi scoprire chi è il padre di Sebastian, devi aiutarlo
Ora non è il momento. Hermione, la mia famiglia ha la precedenza
L’euforica voce dell’ostetrica le annunciò la notizia più bella dopo tutta quella fatica.
È quasi fatta!
Un’ultima spinta e un pianto non le diedero modo di ribattere all’insistenza del marito. Ron trattenne il fiato ed Hermione non dovette nemmeno, tanto lo aveva esaurito tutto per partorire.
Ron, dimmi come staquando vide che il ragazzo non la degnava di uno sguardo, ma continuava a fissare le levatrici indaffarate, gli strinse più forte la mano per attirare la sua attenzione
Ron!
Il marito si era incantato a guardare la piccola bambolina che ora le ostetriche si stavano impegnando a soccorrere, ma quella pressione lo disincantò.
H-ha … ha qualche capello rossiccio
Che grande novità, Ron, è tua figlia. Mi dici qualcosa che non so? Io da qua non la vedo
Sembra stare bene
Sicuramente non aveva alcuna malattia ereditaria e benché fosse nata in anticipo sembrava respirare bene. Hermione tirò un sospiro di sollievo e le lacrime non tardarono a scendere nuovamente, quando una delle levatrici si avvicinò a lei con un fagottino avvolto in una coperta bianca.
Ministro, la tenga un istante, le prepariamo l’incubatrice, necessita di cure, ma potrete portarla presto a casa, non presenta problemi rilevanti
La ragazza non indugiò e accolse la sua bambina tra le braccia, era piccola, ma sembrava davvero stare bene. La ammirò con orgoglio e commozione.
Ron
Quando si girò verso di lui, anche suo marito sembrava essere stato ammaliato dalla loro figlia.
È bellissima, tesoro. Sei stata bravissima
Le accarezzò delicatamente una manina e Hermione non poté proprio evitare di intenerirsi davanti a quella scena.
Ron, vai da Sebastian, noi stiamo bene
Lasciami godere questo momento
Ronald, anche Rose te lo sta dicendo … forza papà ora vai, tua figlia te la godi dopo
Gli sorrise, ma lui non sembrava così convinto di volersi allontanare dalla sua famiglia di nuovo e continuava a guardare Rose, scrutando ogni suo più piccolo dettaglio.
Ron, non ci stiamo dicendo addio. Amore, vai, stiamo bene, trova il padre di Sebastian, puoi ancora salvarlo
Hermione, lo hanno ricoverato d’urgenza, non sono sicuro di fare in tempo
Ricordare quel bambino, a cui davvero si era affezionato, lo rattristò.
Tesoro, ce la fai. Io credo in te
Hermione, ti amo, lo sai? Mi dispiace di aver preso quella decisione pr …
Lo zittì velocemente con un leggero bacio per non sentire quelle scuse, di cui in quel momento proprio non necessitava.
Ti amo anch’io e ti sei già fatto perdonare donandomi Rose
Porse un piccolo bacio alla manina della sua piccola ancora tra le sue dita. Stava per andare, quando la voce di Hermione lo richiamò indietro.
Ron. Alla fine siamo diventati genitori insieme
Sei stata tu a rendermi padre, sì, amore
∞∞∞
Ascoltò sua moglie, ma dopo quello che aveva urlato contro Lavanda e la furia con cui l’aveva abbandonata al suo dolore, non sapeva proprio come affrontarla. La raggiunse, ma come era prevedibile, la trovò accanto a Sebastian a piangere per la sua triste sorte. Ron temeva di essere indelicato, così entrò in punta di piedi e la chiamò con un filo di voce.
Lavanda
La ragazza si voltò lentamente con lo sguardo rigato da abbondanti lacrime.
C-come sta tua figlia?
Ron non sapeva cosa rispondere davanti ad un tale dolore, il bambino era immobile e il sonno in cui era sprofondato era davvero molto pesante, lui aveva paura a chiedere se si sarebbe mai risvegliato. Anche i suoi occhi iniziarono a pizzicare davanti a quella scena, così si avvicinò alla ragazza e tentò di concentrarsi solo su di lei.
Lavanda … chi è il padre di Sebastian?
Ron, mi dispiace, io non volevo fare del male a nessuno
Lavanda, stai tranquilla, Rose ed Hermione stanno bene. Tu ora calmati, perché Sebastian lo possiamo ancora salvare, devi solo dirmi chi è suo padre
Non ti piacerà saperlo … a lui non ci ho nemmeno più pensato, non mi è passato nemmeno un istante per la mente che potesse essere suo figlio
Lavanda, chiunque sia non mi importa se mi hai tradito, voglio solo salvare Sebastian … mi sono affezionato a lui
La ragazza avrebbe davvero voluto fosse suo figlio, ma, ora che guardava bene Sebastian, da Ron aveva ereditato ben poco.
Cormac … Cormac McLaggen
McLaggen?? Lo stesso che voleva portarmi via Hermione? Vado a cercarlo
Per fare che? Ron …
Lavanda, lo convinco solo ad aiutare Sebastian … perché mai dovrei avercela con lui? Dopotutto ha solo messo incinta la mia fidanzata e voleva soffiarmi Hermione da sotto il naso
Lo bloccò d’istinto per un braccio, si sentì in dovere di metterlo in guardia, di certo non lo avrebbe fatto finire nei guai a causa dei suoi errori.
Ricordati che sei un Auror e hai una figlia
Non lo dimentico, tranquilla. Testo solo il suo coraggio e vedo se ha il fegato di aiutare quel bambino
Stava per uscire rapidamente dalla stanza, sapeva che il tempo a sua disposizione stava esaurendo, ma la ragazza lo richiamò un istante indietro.
Ron! Non ti ho tradito … è successo dopo che mi hai lasciata, per questo ho creduto fosse tuo
Tranquilla, ora pensiamo solo a salvarlo, ok?
Grazie
Sapeva che era riduttivo ringraziarlo per ciò che stava facendo per loro, ma forse un sorriso di gratitudine lo avrebbe avvalorato. Ron ricambiò e si avviò velocemente verso quella ricerca, che sapeva già sarebbe stata ardua.
Ciao ragazzi!
Come sempre il mio ritardo è immenso, ma almeno ho potuto pubblicare, per cercare di farmi perdonare, un capitolo per certi versi un po’ più lieto del solito 😊
Non so se il colpo di scena ci sia stato, ma qualcuno di voi aveva già intuito qualcosa 😉
Vi ringrazio di cuore per continuare a seguirmi e per pazientare i miei aggiornamenti! <3
Alla prossima 😊
Baci
-Vale