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Autore: gigliofucsia    03/06/2018    1 recensioni
Io mi chiamo Eco Rondòn, è la prima volta che ti scrivo in tutti i vent'anni della mia vita e sono molto nervoso. Qualche mese fa non avrei potuto nemmeno provandoci. Vedi; è proprio di questo che vorrei scriverti. Vorrei confidarti cosa è cambiato in un mese. So che forse non mi crederai visto quanto è incredibile; ma so che non mi negherai la tua attenzione. Sono felice di parlare con te, o meglio, di scriverti in questo caso.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quella disavventura, non mi preoccupai della mia ferita al braccio, perché non era niente di profondo. Continuai per la mia strada facendo attenzione. Cominciai a scalare il sentiero della montagna. Era poco inclinato, il viaggio fu quasi rilassante. Anche se non vedevo niente mi piacevano i suoni della natura.

Capii di essere arrivato al tempio quando sentii chiacchiere sommesse, quel tipo di chiacchiere mi ricordavano i monaci. Solo i monaci parlavano in modo così basso e complice.

Mi avvicinai con calma verso di loro, sentendo le loro voci diventare sempre più sonore. Poi si fermarono. A quel punto, anche io mi fermai, senza dire niente.

– tu devi essere Eco Rondòn,... ti stavamo aspettando – mormorò uno di loro con tono amabile.

Sentì il mio respiro mozzarsi per un secondo, per lo stupore. So cosa state pensando: Che Marianne li avesse avvertiti? No, non poteva essere sicura che ci sarei andato.

– Chi vi ha avvertito? se posso chiedere – borbottai, non mi aspettavo una risposta razionale, solo una risposta.

– Il sommo Demone dell'Inchiostro ci ha avvertito della tua venuta, ci ha detto perché sei venuto come ti sei procurato quella ferita... sei stato molto abile e coraggioso, giovane viaggiatore –

– Sapete proprio tutto – mormorai – quindi non c'é bisogno che io... –

– No, Lui ti sta aspettando, ma non possiamo presentarti con il braccio che gocciola sangue, prima cuciremo e puliremo il tuo taglio, Poi ti condurremo da lui – lo disse come se fosse una regola fondamentale.

Così fecero. Mi fecero sedere su una roccia. sentì la ferita venire inondata da acqua fredda, se possibile la fece bruciare ancora di più. Poi venne la parte peggiore, la mia pelle venne punta e trapassata e tirata da qualcosa. Fu lungo e anche doloroso. Quando ebbero finito temevo di muovere il braccio. L'unica cosa che mi diede sollievo, fu la loro cura nel pulire il mio braccio dal sangue che era colato lungo il braccio fino alle dita e gocciolando lungo il sentiero. Dovettero passarmi lo straccio lungo tutto il braccio, strofinarono a lungo come a voler togliere ogni traccia di sporcizia. Subito dopo strinsero la ferita, già di per se dolorante, con delle bende.

Tutto venne fatto con una cura e precisione che mi ricordarono una preparazione per un rito. La cosa mi fece piacere.

Mi spinsero in avanti, lungo un sentiero sassoso. Sentì un suono particolare, che non avevo mai sentito. Come qualcosa di pesante che veniva trascinato. Un suono che mi rimbombò lungo tutto il torace.

Il mio cuore cominciò a correre. Stavo per incontrare una divinità. Mai mi ero sentito più indegno, piccolo ed insignificante. Per un attimo preferii tornare indietro, ma era troppo tardi per tornare indietro. Avrei sopportato la pressione.

Mi guidarono in un luogo, molto più freddo e asciutto dell'esterno. Mi sembrava di essere entrato in un altro mondo. I miei passi rimbombavano, amplificandone il suono, che mi ritornava alle orecchie. Percepii un senso di confusione ai sensi. Non sapevo se quelli che sentivo erano solo i miei di passi o se c'erano altre persone. Cominciai a sentirmi molto nervoso, mi strinsi al mio bastone.

Quel suono trascinato si fece risentire. Quando sentii lo scatto capii che ero chiuso dentro.

  
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