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Autore: Pleasance Carroll    05/07/2009    3 recensioni
ciao a tutti!questa è la 2 storia che scrivo su Twilight abbiate pietà di me non sono molto brava...comunque mi è venuta in mente rileggendo BD...Didyme,la moglie di Marcus,mentre è a caccia trova una bambina che decide di chiamare Erice,in onore del luogo dove si è cibata dei suoi genitori,ed in effetti,portata agli anziani è questo il destino che decidono anche per lei una volta cresciuta ma... possibile che un'umana possa diventare "discendente"dei Volturi?leggete e fatemi sapere!a proposito mi dispiace per il rating,non sono molto pratica ma spero di avrci azzeccato...
Genere: Romantico, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I

ERICE

 

Una misteriosa figura incappucciata correva con grazia, mentre lo scuro mantello si sollevava svolazzante attorno alle sue gambe, per via del vento innaturale causato dalla corsa.

Di colpo, dinnanzi alla sua vista acuta si parò un maestoso spettacolo e quella smise di respirare: come fossero abbracciate dai monti, delle affascinanti torri bianche si stagliavano nel cielo di velluto blu, simili a stelle, in quella notte.

Attorno alle torri sembravano esserci i resti diroccati di una cinta muraria forse risalente al medioevo e, poco distante, qualche colonna probabilmente appartenente ad un antichissimo tempio, stava ancora dignitosamente in piedi, come fosse un anziano che avesse visto molti secoli passare dinnanzi ai suoi occhi.

Quel luogo era così bello da sembrare appena uscito da una fiaba, la figura tremò rispettosamente, doveva aver perso la concezione di ogni luogo e tempo, alla vista di quel posto antico quanto lei. Restò ferma, senza respirare; quasi le dispiaceva esser giunta fin lì alla ricerca di qualcosa da mangiare, se avesse placato la sua fame, quel paese si sarebbe per sempre ricordato di lei con terrore…

Cosa doveva fare dunque?

Voltarsi, e tornare indietro?

Oppure perseverare nella sua ricerca?

D’un tratto una folata di vento l’investì in pieno viso, portando con sé il profumo di sangue umano, pulsante di vita,proveniente dalla città…

Quel profumo era così invitante che in un attimo, simile ad uno squalo in frenesia alimentare, la figura mandò all’aria tutti i suoi buoni propositi e riprese a correre con rinnovata energia: in breve rese nulla la considerevole distanza che la divideva da quel piccolo borgo; attorno a lei le sagome degli alberi,delle rocciose montagne sfrecciavano veloci,diventando solo una massa indistinta di colore. Ma la sconosciuta non ci badava perché ormai il veleno le inondava la bocca, la sete le bruciava ardente in gola, ed i suoi occhi cremisi scintillavano minacciosi nel buio, esaminando veloci e precisi ogni cosa la circondasse.

Favorita dalle tenebre,avanzava indisturbata e silenziosa come un fantasma danzante tra le strade ciottolose del centro abitato, alle sue orecchie attente giungevano i battiti cardiaci degli umani,che dormivano al sicuro nelle loro case.

La figura abbassò il cappuccio ridendo beffarda:era sicura che avrebbe potuto uccidere tutti in pochissimo tempo, e nessuno se ne sarebbe accorto, avrebbe lasciato dietro di sé una città fantasma che al sorgere del sole non si sarebbe più svegliata…

Un’altra folata di vento la colpì, ed i capelli,che aveva accuratamente raccolto in una crocchia si sciolsero, riversandosi in una fluida cascata d’argento sulle sue spalle e rivelando la sua femminilità.

Quel sospiro d’aria aveva portato alle narici della donna l’ancora più intenso profumo di sangue, distinse il pulsare di due cuori, uno batteva più frenetico rispetto all’altro…

Era vicina. La sete stava diventando insostenibile, ma quella donna era un’esperta cacciatrice e sapeva essere paziente.

Finalmente,dopo aver oltrepassato l’ennesimo vicolo giunse ad una graziosa piazza e li vide:ad un metro da lei un uomo con i capelli color nocciola le dava le spalle,fissando una donna, il cui cuore batteva frenetico e spaventato, la cui schiena era schiacciata contro un muro e sembrava sul punto di piangere.

-         dammi la bambina…-sussurrò lui, ma alle orecchie della donna ammantata quelle parole velate di minaccia,giunsero come se fossero state urlate.

La donna costretta al muro, scosse piano la testa ed una massa di riccioli bruni ondeggiò con lei;strinse con decisione al petto un involto di coperte canute,con fare protettivo.

La donna incappucciata, protetta dalle tenebre, seguiva la scena in silenzio simile ad uno spettro notando ogni minimo particolare: l’uomo ripeté una seconda volta ciò che aveva detto,e dinnanzi ad un nuovo rifiuto estrasse fulmineo un oggetto di metallo nero,ed uno sparo ruppe il silenzio,straziante come un urlo.

La donna bruna si  accasciò a terra senza un suono,il respiro affannoso e gli occhi scintillanti d’odio mentre fissava l’uomo avvolgendo con le braccia la neonata, che iniziò a piangere.

La figura ammantata chiuse gli occhi,riconoscendo la musica prodotta dal lento flusso di sangue che fuoriusciva dal corpo della donna per poi toccare terra;si leccò le labbra desiderosa di assaporarlo ma fu distolta dai propri pensieri avvertendo il respiro calmo dell’uomo che disse ancora:

-         dammi la bambina…- lo si udì sollevare il braccio e la cacciatrice si mosse con un unico scatto, per impedirgli di sparare.

La pistola infatti si disintegrò subito nella sua mano affusolata e bianca,dura come roccia:

-e se non volesse?-gli domandò,con un ringhio minaccioso mentre vedeva la paura animare i suoi occhi.

Per un attimo lei incontrò lo sguardo smeraldino della donna riversa a terra,poi tutto avvenne in pochissimo tempo:la sconosciuta cacciatrice gettò lontano la pistola, ormai ridotta ad una piccola sfera di metallo nero, afferrò l’uomo per il colletto del giubbotto di pelle,sollevandolo da terra,e mentre questo si dibatteva terrorizzato,alla vista dei suoi occhi rossi,lei gli spezzò il collo,ponendo fine alla sua vita.

Calato il silenzio,la donna resistette a stento all’animalesco impulso di avventarsi su di lui e bere il sangue che sgorgava dalla morbida carotide,ma se lo impose poiché poteva ancora sentire il respiro agitato di quella donna,l’unica testimone di quanto era appena successo,l’unica testimone della natura vampiresca di quella cacciatrice che l’aveva appena salvata.

La donna ringhiò ancora,poi cercò di darsi un contegno e si avvicinò con passo eccessivamente lento alla vittima,ferita.

-come…come vi chiamate?-chiese la donna,parlando per la prima volta, con voce roca ed affaticata,rivolta alla sua salvatrice ammantata.

- Didyme…-bisbigliò lei quando si fu inginocchiata a terra;era sicura che nessuno oltre quella donna morente l’avrebbe sentita,ed inoltre non aveva nulla da temere poiché quella vittima non sarebbe sopravvissuta a lungo.

-dove ci troviamo?-continuò la donna chiamata Didyme,ricordando di aver perso la concezione spazio-temporale.

-Erice…-sibilò la donna,con una smorfia,si strinse la pancia rabbrividendo.

-non temere…ti farò smettere di soffrire…- la rassicurò Didyme mentre le sollevava la testa con forza.

La donna rabbrividì per la paura,ma suo malgrado sorrise,perché sentiva che la morte stava per sopraggiungere.

Lo sentì anche Didyme,ma prima di spezzarle il collo,fu fermata dalla mano della donna che sfiorò timorosa la sua pelle gelida e, raccogliendo le ultime forze supplicò,con voce strozzata:

-         Vi prego Didyme…prendetevi cura di mia figlia- spinse la neonata piangente verso la sua salvatrice,ed osservò sollevata mentre questa prendeva in braccio il piccolo fagotto con aria perplessa;quindi stremata dalla ferita al ventre,si lasciò spezzare il collo dal bellissimo angelo della morte che le stava davanti.

Alla fine la fascinosa vampira dalla pelle di gesso, si godé il silenzio e quando respirò a pieni polmoni l’odore del sangue, si scagliò sui due cadaveri, dedicandosi alla sua cena:prosciugò entrambi i corpi sin dall’ultima goccia di sangue, succhiando avidamente il liquido vitale persino da terra per non lasciare tracce,sembrava simile ad un gatto che beve il latte, agì velocissima con estrema maestria.

Quando fu finalmente sazia, i suoi occhi si accesero di un intenso color rubino, e si sollevò da terra lentamente mentre si inumidiva le labbra con la lingua…

Sorrise, nel momento in cui il suo sguardo si posò sulla bambina:se ne era completamente dimenticata. L’aveva abbandonata a  terra,ed ora quella stava in silenzio.

Didyme quindi si avvicinò a quella neonata:sarebbe stata un perfetto coronamento di quella cena,simile ad un dolce paffuto. Ma quando la prese tra le braccia,lei sorrise e delle dolcissime fossette le comparvero sulle guance.

La vampira rimase interdetta per un secondo, ma, solerte si chinò sul suo collo senza farsi troppi scrupoli, eppure,nel momento in cui comprese che non era abbastanza buona da mangiare perché ancora troppo piccola,disse rivolta alla bambina:

- vieni piccola,ti chiamerò Erice…attenderò che tu cresca per onorarti di essere il mio cibo…- la neonata rise,udendo quella voce melodiosa come un’eco di campane, ed allungò una manina piccola e grassoccia verso la donna dalla pelle bianca come neve,poi insieme, quello spirito puro e quell’angelo della morte scomparvero nel buio.

  
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