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Autore: Fisico92    03/06/2018    1 recensioni
In un prossimo futuro grazie ad un avanzato dispositivo tecnologico impiantato alla base del cervello la memoria non è più un problema per nessun essere umano. È infatti possibile salvare e accumulare una quantità di dati tali da superare abbondantemente quelli memorizzabili in una intera vita. Tuttavia questi straordinari dispositivi non sono infallibili, come avrà modo di scoprire una ragazza durante una giornata qualunque mentre è alle prese con un gelato e un ragazzo un po' troppo invadente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I due ragazzi uscirono dal locale, Sharfa prese a seguire Ealy verso la sua moto, parcheggiata a qualche metro dall’uscita del locale, incastrata e bloccata dentro un apposito sistema antifurto.

“Faremo presto per il centro assistenza, sì?” fece lei apprensiva, tanto per dar sfogo alle sue preoccupazioni, “d'altronde si trova a” fece una lunga pausa, “vicino a… accidenti, sono sicura di saperlo, un luogo importante, dai vicino a…” continuò a farfugliare lei, provando la strana sensazione di sapere esattamente come proseguire quella frase, ma di non essere in grado di farlo. Il suo cervello sapeva di sapere e messo di fronte all’evidenza faticava ad accettare quella mancanza.
“Vicino al Municipio, su Musk boulevard” fece lui, impietosito dalla difficoltà dell’altra.

“Si, certo, oddio grazie, non sai che tortura fosse per me non ricordarmelo” chiosò mestamente lei subito prima di acchiappare al volo un casco lanciatole da Ealy.

“Su mettitelo, faremo in cinque minuti” disse un attimo prima di salire sulla moto, lei si mise dietro di lui e, un po’ controvoglia, gli cinse la vita con le braccia. “Imposto la velocità massima” fece ancora Ealy.

La moto prese a sfrecciare con i due a bordo. Ealy teneva le mani sul manubrio che però esisteva solo per meri motivi estetici. Quella moto infatti, come ogni altro mezzo cittadino, si guidava da sola: un tempo simile all’età dei due ragazzi era passato da quando era ancora consentito possedere mezzi che non avessero il pilota automatico.


Con manovre precise e abilmente calcolate, che ad un occhio di una persona poco al passo con i tempi potevano sembrare spericolati slalom tra le auto ma che in realtà erano totalmente sicure, giunsero in poco tempo a destinazione e Ealy dimostrò di aver azzeccato la sua previsione, in cinque minuti esatti furono davanti al luogo selezionato come arrivo sul computer del mezzo. Appena questo fu fermo Sharfa si tolse in fretta e furia il casco e corse via verso il locale, senza badare tanto ad Ealy, ancora intento a fermare e sistemare la moto.

Questi non fece nemmeno in tempo a finire che vide la ragazza tornare indietro sconsolata. “Niente, hanno chiuso mezz’ora prima oggi, c’era un avviso sulla porta” fece lei frustrata.

“Mi spiace”

“Accidenti, che rabbia. La cosa che mi dà più fastidio è che sento di avere la risposta a portata di mano, ma proprio non la ricordo” disse picchiettandosi nervosamente sulla testa, poi rivolgendosi ad Ealy aggiunse mortificata “scusami sai, di solito non sono così, è che questa situazione mi sta snervando parecchio. Comunque vai pure, non è un affare che ti riguardi, vedrò di risolvere da sola la situazione.”

“Senti non hai qualcuno da chiamare, che possa sapere qual è questa cosa così importante?” fece Ealy con tono conciliante, ancora intento a sistemare la moto e senza dare l’impressione di volersene andare.

“Buona idea, chiamerò mia madre” fece Sharfa prendendo di scatto il telefono e facendo partire in un attimo la chiamata.


Ealy rimase seduto sul suo mezzo mentre la ragazza si allontanava di qualche metro mentre telefonava. Forse in effetti avrebbe fatto meglio a lasciarla lì ed andarsene, non sembrava nemmeno molto contenta della sua presenza, e poi era evidentemente preoccupata a pensare ad altro. Quell’idiota di Gamit lo avrebbe canzonato per mesi per il due di picche che stava per prendersi, soprattutto perché avrebbe dovuto rendergli il fatto di averlo lasciato solo quel pomeriggio.

“Mia madre non si ricorda nulla di importante che avevo da fare oggi.”

“Le hai detto del tuo problema?”

“No, si sarebbe preoccupata per nulla, lei pensa sempre al peggio! Le ho solo chiesto se sapeva di qualche appuntamento importante per oggi, ma non sa nulla”

“Forse dovresti chiamare qualcun altro…”

“Io, ecco, no, non voglio disturbare tutti quelli che conosco per una cavolata del genere.”

“Tuo padre magari, o il tuo ragazzo?” tentò Ealy.

“Non ho un ragazzo, furbacchione, e non ho nemmeno un padre.”

“Scusa io…”

“Lascia stare, non potevi saperlo.”

Non ne stava facendo una giusta. Ora non poteva certo andarsene, si sarebbe sentito troppo in colpa “senti, perché non facciamo due passi e magari mi racconti della tua giornata di oggi? Così forse ti torna in mente cosa dovevi fare di tanto importante.”

“Be, perché no, se non hai da fare, mi dispiace farti perdere tempo.”

“Ma no figurati” fece il ragazzo mettendo la sicura antifurto alla moto prima di cominciare a camminare “su, dimmi pure”

“Be, prima di venire alla gelateria dove ci siamo incontrati ho fatto spese” fece Sharfa accennando a tirar fuori un paio di bustine dalla borsa “nella via, sai, la via dove si va sempre a fare spese, quella… oh che irritazione, non mi viene…”

“Second Street?”

“Esatto quella” fece lei intristendosi un po’, “prima ancora ero a pranzo a casa mia con mia madre, anche se non mi ricordo cosa abbiamo mangiato…”

“Be, in questo non posso darti suggerimenti” fece Ealy sorridendole.

“Si, non credo sia importante cosa stessimo mangiando, comunque sono sicura che fosse un piatto squisito, mia madre prepara sempre cose buonissime” fece Sharfa giusto per concludere la frase, mentre un largo sorriso appariva sulla sua bocca.


“Le vuoi molto bene vero? A tua madre intendo.”

Sharfa si irrigidì, cercando di riassumere un’espressione neutra. Non le andava di parlare di cose così intime con quello sconosciuto, però d'altronde lui finora si era comportato molto bene con lei. “Beh sì. Sai com’è, da un po’ di tempo mi sono trasferita a vivere per conto mio e quindi non ho più molte occasioni di vederla. Sembra brutto ma a volte serve staccarsi un po’ dalle persone per renderci conto di quanto ci stanno a cuore. Solo che ecco, vorrei riuscire a farle capire più spesso quanto tengo a lei…”

“Sono sicuro che lo sa già” fece Ealy condiscendente

“Questo non puoi saperlo, non conosci né me né lei” fece Sharfa, pentendosi subito di essere stata così aggressiva “forse dovrei andare al mio appartamento, magari lì c’è qualche indizio che mi aiuti a ricordare.”

“E dove abiti?”

“Si, ecco, io…”

“Non lo ricordi?”

“Tu che ne dici?” fece lei aspramente “accidenti, non mi viene. Dai quella zona per ragazzi giovani, con quel largo parco”

“Dovrebbe essere…”

“No, no, ti prego non aiutarmi, voglio ricordarlo da me. Olster, Easter… accidenti… Eastern qualcosa… dai su, perché quello stupido aggeggino si è dovuto scassare. Che fastidio, è come se fossi totalmente inutile senza” fece arrivando a mordersi una
mano per la rabbia “su avanti, dimmelo!” fece rassegnata alla fine.

“East Village?”

“Esatto, proprio quello, accidenti! Che senso ha? Non sono più nemmeno io, non mi ricordo niente di me stessa. Senti io allora andrei…”

“Vuoi un passaggio?”

“Sicuro, mi sembra di approfittarne…”

“No tranquilla, è abbastanza vicino, piuttosto, ti ricorderai dove si trova l’appartamento una volta che saremo arrivati in zona?”

“Portami lì e vediamo” fece lei ormai rassegnata a quella inedita condizione di handicap.


Ripresa la moto ci vollero appena quindici minuti per raggiungere il luogo in questione, il tempo di prendere la strada principale, passare sul ponte che attraversava il fiume cittadino, poi uscire verso est. Ealy impostò allora la velocità minima, e cominciarono a girarlo molto lentamente in moto.

“Ecco, è quello” fece Sharfa quando i due passarono davanti ad una palazzina “Oddio, menomale, me lo sono ricordata.”

Ealy non se lo fece ripetere e impostò subito la procedura di fermata sul suo mezzo. Sharfa si levò il casco e lo ridiede all’altro. “Ok, allora io vado” fece lui titubante a quel gesto.

“Si, e grazie di tutto” fece lei “ecco, a meno che tu non abbia ancora un po’ di tempo da sprecare e non voglia salire?”

“Be, forse in effetti credo di avere ancora un po’ di tempo…” bofonchiò lui scendendo a sua volta dalla moto.

I due si avviarono all’ingresso “sì, la chiave gira!” Esultò Sharfa subito prima di entrare nel palazzo “terzo piano, questo me lo ricordo” disse correndo su per le scale.

Anche la porta dell’appartamento si aprì. “Scusa il disordine” fece lei entrando “sai, non sono abituata a dover badare ad una casa mia.”


Terzo capitolo, prometto a chi mi segue (molang in primis, sempre molto gentile a recensirmi) che siamo a metà storia, e penso di finire entro un paio di settimane. Come sempre mi farebbe molto piacere riceve da chi ha letto fin qui un commento e/o una critica costruttiva. Ciao e alla prossima.
   
 
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