Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: JosephineStories    03/06/2018    1 recensioni
La vita di Amy Davies scorre tranquilla: tra studio, amici e lavoro sembra non avere problemi.
Eppure le sue notti sono tormentate da un incubo, che col passare del tempo diventa sempre più reale.
Un incubo dagli occhi di ghiaccio.
Quegli occhi saranno la sua rovina o la sua salvezza?
Presto si renderà conto che non si può fuggire da ciò che la perseguita...
Copyright © 2015, Josephine-C
Questa opera letteraria è coperta da diritto d'autore e, in rif. alla Legge 22 Aprile 1941, n. 633 ogni tentativo di plagio,
in questo e altri luoghi, è punibile a norma di legge e pertanto verrà segnalato alle autorità competenti.
La parziale o totale copia del contenuto è punibile penalmente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
AIDEN

Usciamo dalla camera di Amy ancora infuriati con lei.
Jess è fuori di sé e la capisco benissimo, non posso credere che abbia pensato di poterci allontanare; dobbiamo tenerla sotto controllo, si metterà nei guai.

La mia ragazza sbuffa sonoramente, attirando la mia attenzione. Quando poso nuovamente gli occhi su di lei mi dedica un'occhiataccia.

-Che c'è?- chiedo esasperato, ma so già dove vuole andare a parare...

Si ferma di fronte a me, incrociando le braccia al petto. -Non possiamo starcene qui senza fare nulla. Ha cacciato via l'unico ragazzo per cui abbia mai provato qualcosa. Sai anche tu che è sbagliato!- alza un sopracciglio eloquentemente.

-No! Jess, non ci immischieremo. Non possiamo decidere al suo posto, se non vuole stare con lui? Cosa ne puoi sapere?- provo a convincerla.

Lei inarca le sopracciglia -non ci credi nemmeno tu. Dobbiamo parlare con David, ma non mi crederà se lo farò io! Dovrai andare tu, sa che non vuoi che stia con Amy. Crederà che dici la verità.-

Sbuffo allontanandomi -non andrò a dare spiegazioni al pallone gonfiato, Jessica- rispondo severamente.

Lei corre di fronte a me per bloccarmi di nuovo -non hai scelta, Aiden- quello sguardo determinato lo conosco bene e mi fa capire che se non andrò mi darà il tormento. La mia caparbia e irremovibile ragazza, ottiene sempre quello che vuole.

Dopo un sospiro di frustrazione, scendo di sotto, deciso stavolta a non dargliela comunque vinta.

Arrivati nel salone, siamo costretti a subire un altro interrogatorio dagli agenti della Sicurezza e discutiamo molto, per rimandare l'ulteriore interrogatorio di Amy. Alla fine, almeno su questo, ce la danno vinta e diamo disposizioni a Josette e Danielle affinché, dopo le indagini, puliscano l'entrata. Amy non dovrà vedere quel sangue di nuovo.

-Ho bisogno di riposare. Questa mattinata è stata la peggiore della mia vita- borbotto, salendo le scale per dirigermi in camera.

-Fermo dove sei! Hai un compito. Andrai da David e gli dirai perché Amy si è comportata così. Non ci sono ma che tengano- mi volto e vedo la sua espressione minacciosa.

So che per quanto protesti lei non la smetterà e alla fine sarò costretto a cedere, tanto vale cedere ora ma ottenere qualcosa in cambio...

-Sei un osso duro- alzo un angolo della bocca in un mezzo sorriso -potrei anche accettare, dipende tutto da te- mi avvicino, cingendole il fianco con un braccio e sfiorando le sue labbra morbide con il pollice.

Lei mi guarda sorpresa e poi divertita. -Sai che non te ne pentirai- sorride maliziosamente.

Questa ragazza mi fa perdere la testa. -Affare fatto, allora- le sussurro all'orecchio, facendola rabbrividire. Amo il modo in cui risponde al mio tocco.

Non credevo di poter essere così felice.
Un po' mi sento in colpa... pensare a noi due e al nostro rapporto, e poi vedere Amy e tutto ciò che le sta succedendo... Vorrei poterle donare un po' della mia felicità.
Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, David è l'unico che la rende felice; per quanto sia stronzo, spocchioso e irritante, è l'unica persona che le permetterà di non andare in pezzi.
So bene che ha fatto un madornale errore ad allontanarlo, ma per quanto mi sforzi non riesco a tollerarlo; non è ciò che avevo immaginato per Amy...
Bacio la mia ragazza, mordendole quelle meravigliose labbra carnose e poi la fisso scoraggiato. Riesce sempre ad averla vinta.

-Dovrai impegnarti parecchio, Jessica- la guardo allusivamente facendola arrossire, prima di voltarmi e dirigermi verso l'uscita.

Giro tutta la parte moderna e antica del paese, ma del pallone gonfiato non c'è traccia.
Dove sarà finito? Starà sicuramente rovinando la giornata a qualcuno, sfogando la sua frustrazione per ciò che è successo con Amy.

Decido di andare alla tenuta dei Van Dalen e spero di non trovarlo; così potrò tornarmene a casa...

Il vigilante mi blocca, guardandomi dalla testa ai piedi. -Prego?- inarca le sopracciglia incuriosito.

-Cerco David Van Dalen, sono Aiden, un suo amico e devo parlargli- definirmi suo amico già mi innervosisce parecchio ma cerco di glissare.

L'uomo mi guarda poco convinto -attenda- fa una breve telefonata e poi riporta lo sguardo su di me -il signor Van Dalen al momento non può riceverla, torni un altro giorno.-

Mi irrigidisco infuriato. È sempre di più sulla mia lista nera.

-Dica al pa...- mi correggo in tempo -a David, che non mi muoverò di qui finché non accetterà di incontrarmi!- lo guardo minacciosamente.

Il vigilante pare davvero sorpreso e irritato dal mio atteggiamento e ritorna a chiamare.
Quando termina la telefonata dice soltanto -entri...-

Mi allontano senza rivolgergli la parola, entrando nel lungo viale circondato da immensi e rigogliosi giardini. Alla faccia delle normative contro gli sprechi d'acqua.
Quando arrivo all'entrata della tenuta la porta è aperta, giusto per darmi un assaggio dello spettacolo disgustoso al suo interno: Valerie Gardiner, ai piedi delle scale, sta baciando David ardentemente. Dopo un minuto buono si staccano e la vedo tirarsi più giù il vestitino.

Sto per vomitare.

-Chiamami presto, tesoro- sussurra lei con un tono mellifluo che mi dà ulteriormente il voltastomaco, prima di voltarsi soddisfatta.

Ha il rossetto sbavato e i capelli spettinati, dai suoi abiti si capisce che deve essersi rivestita in fretta. Signore dammi la forza di non spaccargli la faccia, penso ancora più irritato di quando sono entrato.

Prima uscire, la ragazza mi dedica uno sguardo compiaciuto -oh! Ma guarda chi si vede, Dan, giusto? Salutami la tua amica- sorride perfidamente allontanandosi.

Le dedico un'occhiataccia e non mi sforzo nemmeno di risponderle; Questi due si meritano a vicenda.

Riporto il mio sguardo sul pallone gonfiato: ha i capelli spettinati, i vestiti nelle stesse condizioni di quelli della strega e in più, una traccia di rossetto sulla labbra. Incrocio le braccia al petto, guardandolo dalla testa ai piedi schifato mentre si avvicina.

-Dio. Sei proprio un coglione!- sbotto sprezzante, non riesco a trattenermi.

-Sei venuto qui solo per insultarmi?- chiede con tono annoiato.

-Sono venuto qui per dirti la verità e dopo che ho visto quella uscire dalla tua stanza, ne farei volentieri a meno. Ti terrei a un minimo di dieci chilometri di distanza da Amy- lo guardo freddamente.

-In realtà non è uscita dalla mia stanza, ne ho una apposita per divertirmi- mi fissa con quella faccia da schiaffi e mi ritrovo a stringere i pugni e pensare a isole felici e cieli azzurri, pur di non scattare. Gli strizzacervelli e i loro metodi zen!

-E comunque puoi stare più che tranquillo. Non ho intenzione di avvicinarmi alla tua amica. Credevo sarebbe venuta la tua ragazza a implorarmi di tornare da lei, non smettete mai di sorprendermi, di cosa avete bisogno? Qualcosa nella mia biblioteca? Documenti dei Van Dalen? Puoi dirlo senza tutte queste stronzate ma la risposta è no. Non vi aiuterò nella vostra patetica caccia al tesoro- mi guarda spocchioso e ancora annoiato.

Mi mordo la guancia, continuando a pensare a quelle fottutissime isole felici e cieli azzurri. È per il bene di Amy; e vorrei esserne davvero convinto.

-Ascoltami, non sono venuto a implorarti di tornare da lei, anzi. Ma è giusto che tu sappia la verità, non so cosa ti abbia detto ma mentiva... Ti ha cacciato per proteggerti, è convinta che tutti coloro che le stanno introno moriranno. Ha cercato di fare la stessa cosa con noi, ma io conosco quella ragazza meglio delle mie tasche e non mi sono fatto ingannare da quattro stupide offese, a differenza tua- il mio sguardo è penetrante e per un momento vedo l'ombra di un dubbio attraversare il suo volto.

-Sei l'unica persona per cui abbia mai provato qualcosa, a parte noi, e per quanto detesti tutto questo, lei è felice quando le sei accanto. In questi giorni vi ho osservato, comprendi meglio di tutti noi questa situazione e riesci anche a gestire i suoi incubi. Non capisco e non voglio nemmeno sforzarmi di capire cosa lega la mia perfetta migliore amica a te, sono solo venuto a dirti che lei ha bisogno di te. Non ti chiederò di tornare, sinceramente preferirei che non lo facessi ma la scelta è tua. Puoi startene qui a scopare a destra e a manca con ragazze vuote come Valerie, oppure puoi decidere di andare a prenderti la persona che vuoi davvero, anche se non la meriti minimamente. Sappi che lei ha me, io e Jess siamo la sua famiglia e se deciderai di non tornare, ti assicuro che non resterà sola. A te la scelta, Van Dalen, ma ti avviso, qualunque essa sia, non voglio vedere una sola lacrima causata da te sul suo volto, mai!-

Lui rimane in silenzio a guardarmi, mantenendo un'espressione dura. Il mio sguardo serio e penetrante non ammette repliche, lo sfido a dire qualsiasi cosa che possa innervosirmi ma per sua fortuna resta in silenzio.

Mi volto e vado via. Ho fatto ciò per cui sono stato costretto a venire qui senza nemmeno una piccola rissa. Alla fine dovrò ringraziare lo strizzacervelli, i suoi stupidi metodi di rilassamento funzionano sul serio! Certo, se mi prendo un minuto per pensarci... cosa molto rara.

Dal momento che non mi ha seguito, posso dedurre qual è la sua scelta. Ho già detto che è un coglione? Poco male, ripeterlo mi fa sentire meglio.

Adesso la mia ragazza mi aspetta, penso soddisfatto, mentre nella mia mente cominciano a farsi strada pensieri davvero poco casti.

****

Arrivo alla tenuta Deveraux in mezz'ora circa. Gli agenti sono andati via, anche se so che torneranno presto.
Josette e Danielle per fortuna hanno ripulito l'ingresso da tutto quel sangue nel frattempo...
Cerco Jess ma al primo piano non c'è e quando sto per salire le scale, la vedo correre verso di me.
La sua espressione però non è quella che mi aspettavo: ha il viso tirato e preoccupato; credo che i miei pensieri resteranno solo pensieri alla fine...

Mi avvicino a lei e quando scruto i suoi occhi, inizio anche io a preoccuparmi.

-Che diavolo è successo adesso?!- chiedo frustrato e impaurito dalla risposta.

-Non riusciamo a trovare Amy, è scomparsa- risponde affannata.

Il mio cuore si ferma, il mio viso perde colore. Quella ragazza, prima o poi, mi farà venire un colpo.

Iniziamo a cercarla dappertutto: nella grande sala da ballo, in quelle da pranzo, in tutte le camere degli ospiti e nei giardini, ma di lei non c'è traccia; poi ci dedichiamo al piano inferiore, perlustrando le cucine, l'atrio e la biblioteca, ma anche qui niente.
La mia ansia aumenta sempre di più, comincio a pensare al peggio...

Arriviamo allo studio e Jess resta imbambolata di fronte alla porta.

-Che c'è? Che hai visto?- domando agitato; concentro lo sguardo dietro di lei e noto anche io la libreria spostata e una porta aperta che dà su un buio corridoio.

Ci scommetto qualsiasi cosa che quell'incosciente é entrata lì dentro. Dalla faccia di Jess capisco che sta pensando la stessa cosa.
Prima di entrare ci procuriamo delle torce, abbiamo detto solo a Nora della scomparsa di Amy; non volevamo creare il panico con gli agenti in giro, non sarebbe vista di buon occhio una fuga in questo momento.

-Ecco le torce, sicuri di voler entrare?- chiede Nora, osservando il buio corridoio.

-La troveremo. Se ti fanno domande, dirai che siamo andati a prendere una boccata d'aria, visti i recenti avvenimenti è comprensibile- dice Jess.

Nora annuisce, uscendo dallo studio.

-Posso andare da solo, Jess, resta qui- so che è un tentativo inutile ma voglio almeno provarci.

Lei inarca le sopracciglia, guardandomi come se avessi detto un'assurdità.
Sospirando entro per primo, facendomi luce con la torcia: il corridoio è stretto e puzza di muffa, non deve essere stato aperto per moltissimi anni.
Arriviamo in una grande sala dall'architettura medievale e dinanzi a noi, notiamo una porta molto grande che è socchiusa. Punto la torcia verso Jess con aria interrogativa.

-Sì, credo sia lì dentro. Dobbiamo entrare, Aiden- ormai non abbiamo nemmeno bisogno di parole: un gesto, uno sguardo e ci capiamo immediatamente.

Quando entriamo nella seconda sala, vediamo un grosso tavolo al centro e sulle pareti ci sono numerosi arazzi e armi, c'è anche una teca isolata in un angolo.

Sotto uno di questi arazzi, dove sono appesi alla parete una serie di pugnali di diversa grandezza, c'è Amy.
È bianca come un cencio e i suoi occhi sono chiusi, ha una mano stretta sul ventre.

Restiamo paralizzati per un attimo, prima di correre da lei terrorizzati. Non ho il coraggio di spostare la sua mano, ho paura di ciò che potrei trovare; Jess è dietro di me e la guarda immobile.
Con il cuore in gola, decido di farmi forza e con delicatezza sposto il suo braccio: noto una piccola chiazza rossa sulla maglia.

Sgrano gli occhi e prego con tutto me stesso, prego che non sia grave. Se davvero esisti, Dio, in questo mondo distrutto e decimato, ti prego con tutto il mio cuore... non mi portarmi via colei che considero mia sorella. L'unica famiglia che io abbia mai avuto...
Sposto leggermente la maglia con un groppo in gola, ricordando il suo incubo: la morte di quella ragazza e i lividi nello stesso punto.

Non posso fare a meno di emettere un enorme sospiro di sollievo: è soltanto un graffio; prendo il suo viso tra le mani cercando di svegliarla.

-Amy! Amy sono Aiden, svegliati!- le do qualche schiaffetto, per farle riprendere conoscenza.

Lentamente la vedo stringere gli occhi e aprirli; il mio cuore riprende a battere regolarmente e il respiro si calma.
Grazie...

-Aiden- sussurra con un filo di voce.

AMY

Busso con forza, colpendo le grandi porte della tenuta.
Non posso credere che Frederick sia tornato da un giorno e ancora non mi abbia contattata. Continuo a bussare con forza, finché una cameriera non viene ad aprirmi.

-Contessina Deveraux- si inchina formalmente -cosa desiderate?-

-Sono qui per vedere Frederick, vi prego, lasciatemi passare.-

Lei mi guarda mortificata. -Mi dispiace, contessina, per adesso non può ricevere visite. È spossato per il viaggio e ancora impegnato nelle cure per suo padre- si scusa.

-Per favore, fategli sapere che sono qui, sicuramente mi riceverà- cerco di convincerla.

-Sapete che non è buona educazione insistere per essere ricevuti, quando ciò non è possibile?- Sento una voce alle spalle della cameriera: una donna avvolta in un ampio abito vaporoso di colore scuro, si sta avvicinando.

La riconosco immediatamente: è la madre di Frederick; non riesco a vedere il suo viso, mi appare sfocato.

-Contessa Eleonore- mi inchino formalmente -perdonatemi, non volevo essere scortese. Ero solo in ansia per vostro figlio e volevo accertarmi del suo stato.-

-Mio figlio sta bene e mi ha pregata di comunicarvi che verrà a farvi visita nel pomeriggio. Arrivederci, contessina Anita- senza nemmeno aspettare una risposta, chiude la porta di scatto.
Direi che non sono molto simpatica a sua madre...

Quando finalmente arrivo a casa, Marie mi consegna subito un messaggio: è di Frederick, mi chiede di vederci al lago.
Corro alle stalle e dopo che uno stalliere si è occupato di sellare Tulla, procediamo spedite verso il bosco.

Da lontano noto Frederick di spalle, è intento a fissare l'acqua.
Cosa può averlo trattenuto tanto da non venire a salutarmi? È passata più di una settimana dalla sua partenza e non ho ricevuto nemmeno una lettera in quei giorni. Ho continuato a chiedermi incessantemente se stesse bene.
Ogni volta che mi recavo alla tenuta, le cameriere si rifiutavano di darmi informazioni e sua madre non mi ha mai ricevuta con benevolenza.
Io davvero non capisco... la notizia della miracolosa guarigione di suo padre mi è arrivata proprio ieri; se non fosse stato per questo non avrei saputo del ritorno di Frederick: è stato lui a portare la cura.

Nonostante questo, quando lo vedo voltarsi il mio cuore accelera e non posso fare a meno di corrergli incontro felice.

-Frederick!- esclamo, gettandomi tra le sue braccia.

-Anita- mi riponde, stringendomi freddamente.

Subito mi stacco interdetta, guardandolo incuriosita. Non mi ha mai salutata così... c'è qualcosa che non mi torna.
Lo guardo ed è sempre lui, ma ha qualcosa di strano... non so spiegare bene cosa, è soltanto una sensazione.

-Finalmente sei tornato! Perché non mi hai scritto? Forse non vuoi stare più con me?- chiedo intimorita.

-Certo che voglio stare con te. Sono solo stanco per il viaggio- si siede sul prato e mi invita a fare lo stesso.

-Allora, cos'è questa cura miracolosa che hai trovato? Potevi dirmelo prima di partire, non capisco perché hai voluto tenere segreta la cosa anche con me- dico un po' delusa.

-Hai ragione. In fondo non dovrebbero esserci segreti in una coppia prossima al matrimonio, giusto?- il suo tono è allusivo. Punta i suoi occhi di ghiaccio su di me e sussulto, sentendomi in colpa immediatamente. Di istinto stringo il mio amuleto tra le mani e Frederick per un momento lo guarda, poi ritorna a scrutarmi.

-G... giusto- balbetto.

-Prometto che non ci saranno più segreti tra noi. D'altronde anche tu mi diresti tutto, vero?- mi prende la mano e il suo tono continua a essere strano.

Non so cosa rispondere... non ne ho nemmeno il tempo, perché improvvisamente sento Frederick stringermi il polso con forza -e questo chi te l'ha dato?! Sei stata con un altro durante la mia assenza?!-

Resto sconvolta e ammutolisco. Sta guardando con odio il mio braccialetto nuovo; è un regalo di mio padre. Stringe ancora di più, facendomi sgranare gli occhi dalla sorpresa.

-Allora?!-

-Frederick- deglutisco -è un regalo di mio padre. Ha notato la mia tristezza di questi giorni e voleva rimediare!- Cerco di spiegarmi quasi con le lacrime agli occhi.

Dai suoi occhi invece vedo trasudare soltanto odio e rabbia, e giurerei di aver visto qualcos'altro: come un'ombra attraversarli, solo per un istante.

-Menti!!- stringe ancora più forte, facendomi male e avvicinandomi con violenza al suo viso.

Una lacrima scivola sulla mia guancia. Cosa gli succede?!

-Fredrick! Mi fai male! Ho detto la verità, non ti tradirei mai! Ti prego, credimi- lo imploro.

Quando alzo la voce sembra riscuotersi. Abbassa gli occhi sulla sua mano, che chiude il mio polso in una stretta ferrea.

Sussulta, lasciandolo immediatamente.

-Sc...scusami, non so cosa mi sia preso! Sono così stressato e stanco per il viaggio che ho perso il controllo.-

Mi ritrovo a singhiozzare sconvolta e lui mi asciuga il viso, stringendomi a sé delicatamente.

-Non ho giustificazioni, sono stato imperdonabile. Scusami, ti prego- leggo sul suo viso reale pentimento e sgomento per ciò che ha appena fatto. Soprattutto però, riconosco il mio Frederick.
Deve aver passato davvero dei brutti momenti, Frederick non si arrabbia mai...

-Non preoccuparti, dimentichiamo ciò che è appena accaduto. Mi sei mancato così tanto...-  mi stringo nuovamente a lui e finalmente risponde all'abbraccio, con la sua stretta decisa e dolce come sempre. Respiro il suo profumo che tanto mi è mancato e mi sento di nuovo tranquilla.

-Amy! Amy sono Aiden svegliati!-

Sento qualcosa di strano... una voce richiamarmi alla realtà e tutto intorno a me scompare.

Stringo gli occhi, sento il calore di due mani che mi stringono il viso e dei leggeri colpi sulle guance. Quando finalmente riesco ad aprire le palpebre, due occhi verdi mi fissano con apprensione.

-Aiden- sussurro.

-Oh grazie al cielo!- esclama lui.

Cerco di alzarmi ma mi blocca. -No, no! Piano, ti aiuto io!- mi blocca contrariato, aiutandomi ad alzarmi con calma.

-Si può sapere che ti è saltato in mente?! Sei forse impazzita?!- urla Jess immediatamente.

-Jess non urlare! Mi scoppia la testa- mi lamento e lei sbuffa.

-Perché sei scesa qui sotto da sola?- domanda il mio amico, sovrastando i suoi rimproveri.

-I... io non lo so. Ho sentito che dovevo venire qui. Questa è la camera che ho sognato e quando ho toccato quel pugnale... un dolore fortissimo mi ha colpita, credo di essere svenuta. Sono abbastanza sicura che quello sia il pugnale con cui Anita si è tolta la vita- mi sfioro la maglia spostandola, trovo un ampio e abbastanza profondo graffio sul mio ventre; così sussulto dalla sorpresa e dalla paura.

Prima un livido... ora un graffio e se la prossima volta comparisse una ferita? Dallo sguardo dei miei amici capisco che stanno pensando la stessa cosa...

-E tu, dopo tutto quello che ti è successo in quella dannata chiesa, tocchi il pugnale?! Hai forse istinti suicidi?!- adesso anche Aiden è fuori di sé dalla rabbia.

-Ok, forse non è stata un'idea brillante. Mi dispiace!- mi mordo il labbro impacciata.

Mi guadagno due occhiatacce assassine e meritate.

Dopo aver raccontato ai miei amici ciò che è successo e mostrato loro la pergamena, decidiamo di risalire in camera. Così da poter mostrare il libro a entrambi.

-Credi che sia tutto vero?- chiede Jess dubbiosa.

-Sì, è l'unica spiegazione plausibile. Anche per il fatto che sentivo quel particolare richiamo, verso il luogo in cui l'amuleto era custodito. Per adesso non voglio ancora leggere il resto, troppe rivelazioni in un solo giorno mi faranno dare di matto!-

Sentiamo bussare alla porta: è Nora ed è abbastanza infuriata.

-Quegli agenti della Sicurezza non hanno rispetto per nulla! Vogliono interrogarti di nuovo. Ho cercato di fargli capire che sei sconvolta ma non è servito a nulla, sono di sotto. Quando avranno finito servirò la cena, hai bisogno di mangiare qualcosa... non hai praticamente toccato cibo- anche lei pare sconvolta e stanca, credo che cerchi di nascondere il dolore per la morte di Corinne.

L'interrogatorio dura più di un'ora: mi costringono a ripercorrere nuovamente quei dolorosi momenti, nonostante le proteste di Aiden.
Mi assicurano che si impegneranno a scoprire la verità.

-Sua madre ha infranto la legge, ma non facciamo distinzione tra i cittadini. Anche lei avrà giustizia- afferma l'uomo vestito di nero, prima di andare via.

Nonostante il dolore che provo e l'enorme stanchezza, mi costringo a mangiare. Nora mi fissa per assicurarsi che lo faccia e non voglio deluderla.

-Nora, se vuoi qualche giorno di pausa, puoi assentarti quando vuoi. Dillo anche a Josette e Danielle, so che erano legate a Corinne- lei annuisce, senza aggiungere altro.

La cena è silenziosa e triste; quando finiamo di mangiare non ho il coraggio di recarmi in camera.

Come affronterò una notte da sola, dopo tutto ciò che è successo? Come farò a dormire senza le braccia di David che mi stringono e le sue parole di consolazione dopo i miei incubi?
Non mi ero accorta di quanto la sua presenza fosse divenuta indispensabile per me in questi giorni.

-Per adesso non mi va di andare a letto, credo che me ne starò un po' in giardino- avviso Jess e Aiden che si scambiano un'occhiata.

-Non allontanarti troppo, Amy- mi avverte Aiden.

Esco dalla sala da pranzo e percorro velocemente l'atrio e l'uscita, senza guardarmi troppo intorno. Respiro l'aria della sera e decido di sedermi su una panchina, non troppo lontano dalla tenuta.

Quando fisso quelle porte, non posso fare a meno di risentire quello sparo e vedere Corinne crollare davanti a me.
Ripenso al fatto che abbia sussurrato il nome di Cristopher; l'ha visto davvero?
Forse per questo ho allontanato David, non volevo provare ciò che lei ha provato alla sua morte... non volevo vedere morire la persona a cui tengo di più.
Posso solo immaginare l'immenso dolore che deve aver provato e quel velo di tristezza che accompagnava sempre il suo sguardo, ne era la prova. L' ho visto scomparire solo oggi, quando credeva di averlo visto.

-Che ci fai qui fuori?- una voce profonda mi fa sussultare.

Mi volto con estrema lentezza, cercando di ignorare i battiti del mio cuore impazzito. Cerco di mantenere un'espressione neutra: David è in piedi di fronte a me.

-E tu cosa ci fai qui? Credevo ci fossimo già detti tutto- dico freddamente.

Lui si avvicina e vedo tutta la rabbia e la frustrazione scaturire dai suoi occhi.

-Basta con le cazzate, Amy, come hai potuto? Stava a me decidere- sibila.

Non si metto molto a capire: sa tutto, sa perché gli ho detto quelle cose orribili.

-Jess?- domando soltanto.

-Aiden- risponde.

Non riesco a celare la mia sorpresa, Aiden lo detesta eppure gli ha rivelato tutto...

-Mi dispiace...- sussurro, abbassando lo sguardo.

-Ti dispiace?! Hai deciso tu per me, quando poco tempo fa tu stessa mi hai chiesto di lasciarti libera di fare le tue scelte! Di non allontanarti solo per proteggerti! Come hai potuto negare a me la stessa cosa?!- leggo la delusione nel suo sguardo e mi sento morire. -Perché mi hai permesso di rovinare tutto?-domanda infinitamente triste.

A quel punto mi alzo, scrutando il suo viso; quanto mi è mancato... come ho potuto pensare di poter stare senza di lui.

-Ho sbagliato. Ora ho capito... ma possiamo ancora recuperare! torna da me, dimentichiamo questo giorno orribile- la mia voce è implorante e il mio sguardo è speranzoso. Patetica, mi rimbecca la mia fastidiosa vocina.

Sorride amaramente -dimenticare? È troppo tardi.-

A quelle parole mi gelo.

-Non è tardi, David! Siamo stati separati solo per un giorno. Supereremo tutto, insieme!- cerco di avvicinarmi ma indietreggia.

Vedo il dolore e il rammarico attraversare il suo volto.

-Sono andato a letto con Valerie- confessa di getto, non distogliendo lo sguardo dal mio e inchiodandomi con quelle lame d'argento.

Quelle parole mi trafiggono il cuore, sono come un pugno nello stomaco. Resto immobile, paralizzata e non sono in grado di dire nulla; lo fisso con occhi sgranati e sento una lacrima solitaria scivolarmi sul viso.

-Perché?- riesco a sussurrare, dopo parecchi minuti.

Anche lui è immobile e vedo la colpa non dargli tregua.

-Lo sai perché. Sono un bastardo senza cuore, ti avevo avvisata. Ti avevo detto che ti avrei fatto soffrire. Basta un minimo, per darmi una scusa qualsiasi e distruggere chi mi sta troppo vicino. Io non so amare. Sono stato cresciuto così- le sue parole sono fredde e implacabili.

Me lo aspettavo, sapevo che dicendogli quelle cose mi avrebbe ferita il doppio di quanto io avrei ferito lui, che non si sarebbe limitato alle parole.

Allunga una mano, come a volermi asciugare la lacrima ma lascia il braccio a mezz'aria, ritirandolo subito dopo; come se non si sentisse nemmeno degno di sfiorarmi.
Mi guarda un'ultima volta e vedo il profondo senso di colpa e il rammarico che lo attanagliano.
Poi si volta e va via; lasciandomi lì, colma di sentimenti che non credevo di poter provare, che mi mozzano il respiro e mi bruciano da dentro.

Corro in camera mia, sbattendo la porta alle spalle. "Sono andato a letto con Valerie" questa frase mi rimbomba in testa durante il tragitto.

Perché l'ho allontanato da me? Perché gli ho permesso di farmi questo!

Mi siedo sul bordo del letto, tenendomi la testa tra le mani.
Stupida, stupita, stupida! Mi stringo le tempie singhiozzando.
Credevi di cambiarlo? Credevi che il tuo amore l'avrebbe salvato, o che avrebbe salvato entrambi, dal tormento a cui state andando incontro? Continua a deridermi la vocina dentro me beffarda.

Cerco di addormentarmi in tutti i modi ma nulla... riesco soltanto a pensare a lui.
No, non volevo cambiarlo, volevo soltanto provare a essere felice e rendere felice lui... invece ho rovinato tutto. Abbiamo rovinato tutto.
Ripenso a ciò che abbiamo passato insieme: ai baci ardenti, alle promesse sussurrate.
Sapevo che sarebbe stato difficile, sapevo che avremmo sofferto, ma non riesco ad allontanare questa spiacevole sensazione... mi sento come se non avessi lottato abbastanza, come se mi fossi arresa al primo ostacolo.

Mi ha fatto male, è vero, anche io però l'ho ferito.
Tutti i suoi avvertimenti...
"Sono un bastardo senza cuore, distruggo tutto ciò che tocco".
Lui l'ha sempre saputo, credeva fermamente che avrebbe fatto qualcosa di irreparabile...

"Sono stato cresciuto così" è stato cresciuto tra l'odio e principi sbagliati.
Io so che non è così, indossa una maschera di freddezza e indifferenza per tenere lontani gli altri.
Mi ha lasciato entrare nel suo cuore e ho visto la gentilezza, l'amore che può provare; tutte quelle frasi che mi ha detto dopo l'aggressione e il suo modo di proteggermi...
Quando gli ho detto quelle cose, ho confermato ciò che lui ha sempre pensato: sentirselo dire da me l'ha reso ancora più reale, per questo l'ha fatto, ora riesco a capirlo. Ha fatto ciò che sa fare meglio: autodistruggersi.

Non può finire così... lui è migliore di così, non può credere alle mie parole! Non può convincersene e comportarsi di conseguenza!

Mi alzo di scatto dal letto e inizio a rivestirmi in fetta e furia.
Non posso rinunciare, nonostante ciò che ha fatto, nonostante l'infelicità che sembra pendere come una costante sulle nostre teste, devo riprovarci.
Prendo la borsa in fretta e furia, riponendo il libro di Corinne; non ho intenzione di lasciarlo qui.

Guardo i due cellulari sulla scrivania e li prendo entrambi, riponendone uno nella tasca posteriore dei jeans e l'altro in borsa.
Non posso non nascondere un amaro sorriso, per un solo momento sento la tristezza invadermi ripensando a mia madre, alla sua assurda fissa. Ogni cosa mi ricorda di lei, cerco di fare sempre ciò che mi diceva, credo che sia un buon modo per ricordarla e per tenere vivo il suo ricordo. Basta, non è il momento di pensare a queste cose.

Scrivo velocemente un biglietto a Jess e Aiden e corro fuori dalla tenuta; attraverso di corsa le stradine buie di Albanuova, impaurita da ciò che è successo l'ultima volta, ma motivata a non fermarmi.

Dopo una buona mezz'ora, arrivo ai cancelli della tenuta Van Dalen. Credevo che il vigilante mi avrebbe impedito di entrare, invece si è limitato solo ad un cenno di saluto. David deve aver detto loro della nostra relazione, cosicché potessi sempre andare da lui liberamente. Inizio a bussare alla porta ma niente.
Dopo una decina di minuti, viene aperta e con mia grande sorpresa mi ritrovo Albert Van Dalen di fronte, vestito di tutto punto come sempre.

-Signorina Deveraux, è successo qualcosa?- mi guarda sorpreso.

Lo fisso imbarazzata, non avevo pensato a questo. Devo sembrare una pazza, presentarmi a quest'ora, col fiatone e i capelli scompigliati.

-M... mi dispiace, signor Van Dalen, i... io devo assolutamente vedere David, non volevo svegliarla- cerco di scusarmi.

Lui sorride comprensivo, invitandomi a entrare.

-Non si preoccupi, non mi ha svegliato, ero nel mio studio. Lavoro fino a tarda notte e tutto il personale a quest'ora si è già ritirato, per questo ho aperto io la porta. Mio figlio è in camera sua, immagino conosca già la strada...- non c'è rabbia o fastidio nella sua voce, solo gentilezza. Gli sorrido, ringraziandolo e correndo di sopra.

Percorro di corsa il corridoio, arrivando di fronte alla sua stanza; il cuore mi batte fortissimo e non solo per la corsa.

Busso due, tre, quattro volte, finché non apre la porta: ha i capelli più scompigliati del solito e indossa solo i pantaloni scuri del pigiama, ma non sembra assonnato. Credo che anche lui, come me, non sia riuscito a chiudere occhio.

Non appena si rende conto che sono io, resta a bocca aperta, sorpreso. -Amy? cosa ci fai qui?- pare non credere ai propri occhi.

Lo spingo all'interno della camera, chiudendo la porta alle mie spalle; la penombra in cui è immersa mi aiuta a dire ciò che sto per dire.

-Non mi importa- lo guardo negli occhi; in quegli occhi magnetici, tristi e colpevoli, quegli occhi che mi hanno sempre incantata e trasmesso emozioni contrastanti.

-Di cosa? Io non capisco... è notte fonda, sei venuta qui da sola, a quest'ora?- mi interrompe preoccupato.

-Devi starmi a sentire, David! Ho detto che non mi importa, di nulla. Non mi importa dell'ora, non mi importa dei pericoli che ho corso venendo qui sola, non mi importa di quello che ci siamo detti o di ciò che hai fatto. Non mi importa di quello che dicono le persone, del destino che sembra essere contro di noi. Mi importa solo di te!- esclamo col fiatone, incredibilmente imbarazzata dalla mia confessione; ho le guance in fiamme.

Nonostante sembri sorpreso dalle mie parole, non pare darci peso, come se non sapessi ciò che sto dicendo.

-Non lo pensi sul serio. Non puoi davvero volere uno come me, non dopo tutto ciò che è successo. Torna a casa, ragazzina, ti farai di nuovo del male- il suo viso è freddo e distante, la sua voce amara e carica di colpa. Non mi guarda nemmeno ormai...

-Smettila!- Prendo il suo viso tra le mani, costringendolo a riportare il suo sguardo nel mio.

-Usare questo tono non mi convincerà, insultarmi e cercare di farmi del male, non mi allontanerà, David, non questa volta. Io voglio esattamente uno come te. Io non voglio cambiarti, mi piacciono i tuoi pregi, ma amo ancor di più i tuoi difetti. Ci sarà un motivo se l'unica persona che sia riuscita a farmi provare qualcosa sei tu, soltanto tu. Perché io sono tua David, lo sono sempre stata, dal mio primo respiro io ti appartengo e credo di averlo sempre saputo- non lascio per un momento il suo viso e lui mi guarda, ma la colpa non abbandona i suoi occhi.

-Non posso stare con te, tu meriti di meglio- sussurra.

-Ma io non voglio di meglio! Io voglio soltanto te! Non ho bisogno di nessun cambiamento! Non voglio che mi porti a ballare, a cena, che cambi te stesso per me... io ti desidero dal primo istante in cui ti ho visto, non lo capisci?- Sgrana gli occhi interdetto, poi si allontana, come se non potesse credere alle mie parole.

Mi avvicino a lui, non distogliendo lo sguardo dal suo.

-Mi sono innamorata di te- dico tutto d'un fiato con voce tremante, poi cerco di mettere ancora più sicurezza nel mio tono. -Io ti amo, David Van Dalen, e nulla... nulla di ciò che dirai o farai, potrà farmi cambiare idea.-

Le ho dette... quelle parole... quelle da cui non si può tornare indietro.

Trattiene il fiato sconvolto, è combattuto. So cosa sta pensando: crede di essere un mostro e di non poter essere amato; è convinto di non saper amare, non sa quanto si sbaglia.

Il suo viso è tormentato, sembra in totale confusione.

-I... io non so che fare- dice con voce spezzata.

Lui, sempre sicuro e deciso, ora appare insicuro e spaventato.

Mi avvicino ancora di più, sono a un centimetro dal suo viso. -Baciami, David, stringimi tra le tue braccia, stringimi a te. Baciami fino a farmi dimenticare tutto, il dolore, la disperazione, l'amarezza. Baciami finché non restiamo soltanto noi due- cerco di mettere tutta la sicurezza possibile nelle mie parole, di trasmettergli la certezza e l'assoluta mancanza di dubbi che ho in questo momento.

Quando si accorge del mio sguardo, so di essere riuscita a farglielo capire.

Avvicina le sue mani al mio volto, sfiora con il pollice le mie labbra. Socchiudo gli occhi, godendomi il suo tocco e rabbrividendo.

Poi finalmente sento la pressione delle sue labbra morbide come il velluto sulle mie: sento il suo profumo circondarmi e il suo sapore, unico e perfetto.
Affondo le mie dita nei suoi sottili capelli, stringendolo ancora di più a me, stringendomi al suo solido corpo.
Mi avvolge in una stretta calda e protettiva e mi bacia disperatamente, fino a togliermi il fiato e farmi perdere la ragione.
Mi spinge a indietreggiare, adagiandomi sul suo letto poco distante, senza mai smettere di baciarmi e mi sposta una ciocca di capelli dal viso.

Scruta i miei occhi, cercando l'ombra di un dubbio, di una paura o di una insicurezza, ma io prendo la sua mano, dandogli una muta risposta. Senza indugiare oltre, convinto dal mio sguardo si avvicina, salendo sul mio corpo, ricoprendolo di dolci carezze che mi danno ulteriori e deliziosi brividi. Le sue mani si insinuano sotto la mia camicetta, mentre le mie non smettono di cercare e percorrere il suo corpo, gli addominali scolpiti, la pelle liscia sotto le mie dita...

Sento un nodo alla gola e il cuore sembra volermi uscire dal petto; i miei pensieri si affollano e non mi danno tregua, le mie stupide paure stanno iniziando ad accavallarsi, facendo vacillare la mia iniziale sicurezza.
Voglio farlo? Voglio arrivare a questo punto? Sì, è l'unica mia certezza.
Ma per il resto non so cosa fare, mi sento infantile e inadeguata. Sono stupida e inesperta.

Mi scruta con quegli occhi di ghiaccio che mi tolgono il fiato, spostando le sue mani sul mio viso e stringendolo, mi costringe a guardarlo.

-Ho paura- rispondo alla sua muta domanda e al suo sguardo indagatore.

-Amy, mi basta averti qui tra le mie braccia. Se non ti senti pronta possiamo aspettare, non dobbiamo per forza...-

Poggio una mano sulle sue labbra, interrompendolo. -Non è questo, sono sicura di questo- confesso, abbassando gli occhi imbarazzata, solo a quelle parole divento viola.

Sposta due dita sotto il mio mento, costringendomi ad alzare lo sguardo; cerca di capire i motivi del mio turbamento, poi alza un angolo della bocca in un mezzo sorriso.

-Non pensare a nulla, è normale essere spaventati o imbarazzati- mi fissa con dolcezza, lasciandomi una leggera e rassicurante carezza sul viso. -Ma voglio che tu sappia che in questo momento ho più paura di te. Perché non mi sento degno nemmeno di toccarti e ho paura di fare qualcos'altro di sbagliato.... Perché tu sei perfetta, dentro e fuori. Ora sento che mi appartieni, credo che fossimo destinati a stare insieme. Ma non devi dubitare nemmeno per un momento che anche io ti appartenga, Amy. Il mio cuore, la mia anima, sono tuoi.-

Poggia la fronte sulla mia, intrappolandomi nei suoi laghi immensi d'argento -io ti amo.-

Sbarro gli occhi a quelle parole, il mio cuore manca di un battito e mi si spezza del tutto il respiro. Finalmente abbiamo espresso i nostri sentimenti, finalmente tra noi due c'è solo chiarezza.

-Non è solo la tua prima volta, è anche la mia prima volta. Mai prima di adesso ho donato a qualcuna tutto me stesso - la totale sicurezza e sincerità nelle sue parole, quasi mi fa sciogliere sotto il suo sguardo. Fa svanire le mie paure, mi fa sentire amata e desiderata.

Lentamente inizia a sbottonare la camicetta, con fare esperto e sicuro. Mi trema il cuore ogni volta che i suoi occhi si posano su una porzione scoperta di pelle.
Prima di sfilarla completamente, mi dedica un ultimo sguardo interrogativo e ricevendo un cenno di assenso sorride, gettandola definitamente sul pavimento.

Mi guarda come se fossi la cosa più bella su cui abbia mai posato gli occhi.

Inizialmente sono imbarazzata... non ero mai stata senza maglia di fronte a un ragazzo, ma non appena mi bacia, sfiorando lentamente il mio collo, dimentico tutto: l'imbarazzo e l'ansia svaniscono.
Con con maggiore intensità, inizia a baciare ogni centimetro del mio corpo.
Sento le sue morbide e bollenti labbra sulla spalla, per poi spostarsi sul petto, scendendo giù fino all'ombelico; facendomi impazzire e rabbrividire sempre di più, a ogni secondo che passa.

Ho il respiro accelerato e il cuore sembra volermi uscire dal petto. Ogni volta che sta per sfilare via un indumento, mi fissa con aria interrogativa, cercando l'ombra di ripensamenti e ogni volta riceve un mio cenno d'assenso; finché tutti i vestiti finiscono sul pavimento.
Non ci sono più barriere tra di noi: sento ogni centimetro della sua pelle sfiorare la mia e il mio corpo aderire al suo, ed è una sensazione unica.

Improvvisamente qualcosa solletica la mia mente: un ricordo passato e lontano, qualcosa che dovrebbe spingermi a provare paura, a fuggire...
No, stavolta nulla rovinerà ciò che sto provando. Questo momento non sarà macchiato dal passato, da ricordi altrui, è solo nostro.
Soffoco tutte queste sensazioni, concentrandomi solo sul viso meraviglioso del ragazzo che amo.

-Tremi?- sussurro sorpresa, godendomi il calore e il suo profumo avvolgente, abbandonandomi alla sua stretta rassicurante... ho la pelle d'oca.

-Anche tu- mi fissa con un'intensità unica.

Quello sguardo potrebbe perforare la carne, affonda dritto nel mio cuore; non credo potrò mai dimenticarlo.

-Come potrei non tremare? Sto assaporando il primo vero momento di felicità della mia vita- dice, baciandomi con passione.

Non credevo che si potesse provare un vortice di emozioni tanto forti, essere così intimamente vicini a qualcuno, quasi diventando parte dell'altra persona.
L'iniziale dolore mi ha quasi mozzato il respiro, facendomi trasalire, ma subito è stato sostituito da altre sensazioni che mi hanno sconvolta e hanno scavato dentro di me, sommergendomi completamente. È accorto ed attento a qualsiasi mia reazione, forse ha davvero paura quanto me...

Sono sopraffatta da ciò che provo: dolore, piacere e soprattutto amore, mi invadono completamente mentre David mi stringe a sé,  appropriandosi del mio corpo, di tutta me stessa e facendomi fremere sotto le sue bollenti carezze, i baci dolci e ardenti allo stesso tempo.

Ricordo le sue parole e ora so che aveva ragione: fare l'amore con la persona che ami, ti spinge a donarti completamente.
Sento che ogni cellula del mio corpo è completamente sua: le nostre anime, i nostri cuori, danzano e si fondono insieme; i nostri respiri si uniscono con i nostri corpi e gli sguardi esprimono tutte le parole che mai ci siamo detti.
Sembra che aspettassimo questo momento da sempre, da molto più tempo di quanto io possa solo immaginare.
Non so se il nostro amore è davvero maledetto, se siamo destinati alla sofferenza ma se dovessi scegliere, sceglierei la dannazione piuttosto che stare lontana da lui.



 

**Angolo me**
Ciaoo!
Spero di essermi fatta perdonare per il capitolo precedente, che dite ci sono riuscita? :)
Come già molti sapranno, la storia sta arrivando alla fine.
Per chi non lo sapesse, il mio libro avrà un sequel, quindi non vi abbandonerò del tutto (suona come una minaccia 😂 ) cercherò però di creare un finale che non lasci troppo in bilico chi legge, tranquilli sono buona in fondo XD ❤️
Voglio ringraziarvi ancora una volta e credo non smetterò mai di farlo, per tutti i complimenti e i consigli, siete fantastici! Alla prossima per il gran finale <3<3
JosephineC <3

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: JosephineStories