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Autore: Harry Fine    04/06/2018    4 recensioni
[Anime/manga fantasy]
Al mondo ci sono tantissimi ragazzi che soffrono. Oppressi dai bulli, soggetti a violenze e che annegano nella loro disperazione. E in cambio tutti loro ottengono qualcosa di molto speciale. Gli Stick. Oggetti venduti da uno strano sito che dona poteri che gli concederanno la loro vendetta. Almeno fino al giorno dell'arrivo di Tempest, il cataclisma che distruggerà e ricostruirà il mondo da zero. Riusciranno i protagonisti a svelare il mistero dietro il sito per maghi prima che ciò accada?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: OC
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Midori non aveva osato uscire dalla sua camera per tutti i dieci giorni seguenti a ciò che le era successo se non per lavarsi e prendere del cibo. Aveva ancora troppa paura di fare brutti incontri.
Non voleva essere di nuovo puntata da Subaru e i suoi amici e non avrebbe permesso ad anima viva di vedere i segni che quei mostri le avevano lasciato addosso per l’ennesima volta.
Non le importava niente neanche delle troppe assenze scolastiche, non l'avrebbero bocciata in ogni caso. E anche se lo avessero fatto non le importava niente. Non aveva più la forza mentale per resistere all'ennesima violenza da parte loro.
Ed era arrabbiata con sé stessa per questo. Era una debole incapace di difendersi o anche solo di scappare decentemente e che non poteva fare altro se non sentire un'infinita tristezza verso la propria condizione di giocattolo.

Non aveva neanche capito come lo fosse diventato esattamente, ma era successo. Quei ragazzi si erano accaniti su di lei senza apparente motivo i una spiegazione, portandosi via la sua virginità e avevano continuato ad usarla senza remora, cercando di renderla “più ubbidiente”.

Lei non si era ancora arresa del tutto, forse grazie alla sua testardaggine, Ma era stanca di opporsi. A che serviva tentare di ribellarsi se ogni volta loro la usavano come più gli pareva e gli piaceva anche se li prendeva a calci!?
Trattenne di nuovo le lacrime, vedendo i segni dei morsi e dei succhiotti sul suo corpo.
Era davvero patetica. Come poteva definirsi una persona, se era praticamente diventata la schiava delle voglie di quei mostri ormai da mesi!?

Non era minimamente capace di ribellarsi. E non era abbastanza coraggiosa per farla finita. E sapeva che denunciare non le sarebbe servito a niente, dato che Subaru era il figlio della direttrice. E quindi lei poteva solo starsene rintanata come un topo.

Ma un altro motivo per cui non era uscita quasi mai dalla sua stanza era perché in quei giorni stava male. Davvero davvero male.
Una mattina si era svegliata, sentendosi un po' strana, e dopo aver mangiato un sandwich per colazione era stata assalita da una nausea tale che era aveva dovuto correre subito nei bagni, rimettendo tutto ciò che c'era nel suo stomaco.

Ed era successo altre volte. Nausee tremende e capogiri erano all'ordine del giorno ormai, insieme ad una stanchezza decisamente bizzarra, visto che aveva passato il novanta per cento del suo tempo sdraiata sul suo letto.
Dormire, poi, era diventato sempre più inutile, visto che al risveglio era solo più fiacca di prima.

Aveva pensato di andare all'infermeria dell'Orfanotrofio per chiedere una medicina per calmare quei sintomi, ma ci aveva rinunciato, visto che aveva più volte sentito dei passi pesanti oltre la porta sbarrata.
Quindi aveva sopportato il dolore, la nausea e tutto il resto. Non le importava se sarebbe peggiorata o se avrebbe avuto problemi o se quello era un modo di fare da codarda. In quel momento Voleva solo essere lasciata stare.

Non poteva più subire quel trattamento da quei tre ragazzi. Incontrarli ormai era il suo incubo. Soprattutto perché, adesso che lei si era “ribellata”, loro non ci sarebbero andati leggeri. 
Trattenne un brivido di paura all'idea. Non doveva pensare a cose del genere, lì dentro era al sicuro. Solo che aveva una sensazione strana.
Come se stesse per succedere qualcosa di nuovo, anche se non sapeva cosa.
E continuò ad ignorarlo per tutta la settimana successiva. 

Aveva ripreso ad andare alle lezioni, cercando di resistere quanto possibile alla nausea e al mal di testa, ma era difficile.  
Ogni giorno la paura si faceva più forte. Sentiva Subaru e i suoi amici guardarla. Guardarla con rabbia, desiderio e quasi follia, però ormai era prevenuta. Passava la giornata spostandosi dalla stanza al bagno delle ragazze, chiudendo sempre tutto a doppia mandata per tenerli fuori.
Non era mai stata divorata tanto dal terrore per la loro presenza, nemmeno durante quegli amplessi forzati a cui l'avevano ripetutamente sottoposta. Ma doveva ammettere di sentirsi fiera di se stessa in un certo senso. Forse stava iniziando a farsi crescere un coraggio.... o magari era semplicemente pazza.

Non era mai riuscita a sfuggirgli tanto a lungo. I segni sul suo corpo infatti erano completamente svaniti. E questo la faceva sentire molto bene, come se avesse vinto una lotta.
Affrontò la giornata con quel pensiero in mente e continuò a sorridere per tutta la durata delle lezioni, cosa altamente strana per una come lei, ma non le importava in quel momento.
Solo che il suo buonumore venne bruscamente interrotto quando sentì due ragazze mormorare qualcosa accanto alla sua porta sbarrata.

《Hai sentito l'ultima notizia? Sembra che Sazuki Huishida sia incinta.》 Borbottò la prima.
《Cosa!? Sei sicura!?》 Chiese l'altra.

L’altra annuì. 《Aveva un ritardo, molti vomiti e il test che ha fatto è risultato positivo.》
《Oh mamma. E adesso come farà? Si sa chi è il padre?》

Midori si era di colpo bloccata, ignorando il resto del discorso. La parola “incinta” aveva fatto scattare qualcosa nella sua testa, portando i suoi occhi a sgranarsi. Ma di sicuro la sua intuizione doveva essere una stupidaggine.
Quello che aveva pensato non poteva essere vero. No, non poteva. Nonostante fosse perfettamente logico, pregava seriamente che non lo fosse!

Subaru non aveva mai usato protezioni. Era sempre violento e la tortura a cui lui e i suoi amici l'avevano sottoposta era diventata quasi giornaliera prima della sua autoreclusione. E lei in quei giorni stava sempre male. Aveva mal di testa, nausee, stanchezza perenne e tanti altri piccoli indizi che il suo corpo le aveva dato. 
E tutti erano sintomi riconducibili effettivamente ad una gravidanza!

Il suo respiro si fece pesante. No, non anche quello. Non poteva accadere proprio a lei!
Cercò di fare un rapido calcolo, contando i giorni lentamente, cercando di calmarsi. Non avrebbe potuto sopportare anche una cosa del genere.
Ma poi se ne rese conto. Aveva un ritardo. Un grosso ritardo. E questo la mandò nel panico.

Corse immediatamente verso l'infermeria. Non le importava se la vedevano. Aveva bisogno di una conferma al 100%! Finché non avesse avuto la totale sicurezza, non si sarebbe arresa. 
Lei non poteva essere in attesa. Non del figlio di quel mostro!
Aprì la porta della stanza, scivolando veloce fino all'armadio dove tenevano medicinali, garze e vari unguenti medici, e prese un paio di test, per poi dirigersi nel bagno. 

E a quel punto, dopo aver eseguito i test, fu tutto reale. Era incinta.
Continuò a fissare quel test per vari minuti con gli occhi sgranati, non sapendo esattamente come reagire.
Si limitò semplicemente ad alzarsi e dirigersi di nuovo verso la sua stanza, mentre quella consapevolezza continuava a rimbombare nella sua testa.
Stava per diventare madre.

L'albina non sapeva come doveva sentirsi. Era terrorizzata, persa, felice, sorpresa e angosciata tutto insieme.
Lei era solo una ragazzina! Non aveva soldi, non aveva completato gli studi e viveva in un Orfanotrofio fatiscente, dunque non poteva prendersi cura di un bambino, ma sentiva una specie di calore provenire dal suo addome. Un calore che la faceva sentire felice.

Quel bambino era suo. Era qualcosa che aveva creato lei e non le importava chi fosse il padre. Si chiedeva già come sarebbe stato, se maschio o femmina, e se le avrebbe voluto bene, perché lei già lo amava. 
Sapeva che nella sua situazione era sconsiderato ed idiota volerlo tenere, considerando anche il modo in cui lo aveva concepito… ma lei non poteva fare a meno di sentire quel dolce sentimento nel suo petto.
Non aveva il coraggio o la crudeltà per abortire. Non poteva togliere la vita a quella creaturina innocente prima ancora che nascesse, visto che non era neanche colpa sua se adesso stava crescendo dentro di lei.

Ma poi il ricordo di Subaru la colpì in pieno. Come aveva potuto dimenticarsene? Quel mostro era la sua condanna. Anche se fosse fuggita, appena lui avesse scoperto l'esistenza di suo figlio, lei non avrebbe avuto scampo. 
Come avrebbe potuto evitare che quel mostro trasformasse il suo piccolo in un essere senza cuore!? Lei che non riusciva a ribellarsi a lui in prima persona! Non c'era proprio limite al peggio!

Quando ritornò nella sua stanza, chiudendo di nuovo a doppia mandata l'entrata, trattenne a stento un gemito disperato, ma la luce del vecchio computer poggiato sulla sua scrivania si accese di colpo e attirò la sua attenzione.
Non lo usava da anni, eppure ora si era messo in funzione da solo. 

Incuriosita, si avvicinò e sullo schermo comparve una strana figura alquanto bizzarra. Sembrava una ragazzina, solo che aveva un viso fin troppo innaturale. 
Era esageratamente tondeggiante, gli zigomi in eccessivo rilievo e la bocca era stirata in un inquietante sorriso. I suoi occhi neri erano immobili e i capelli scuri erano legati in due codini. 
Infine, sotto il suo collo c'era una scritta che recitava “Sito per maghi”.

《Oh. Povera anima sfortunata, povera anima sfortunata.》 Disse la figura con voce roca.
《La tua sfortuna ci ha convinto tutti a volerti donare… poteri magici. Il nostro sito ti invierà uno stick, che tu potrai scegliere quando usare a piacimento.》
Sullo schermo comparve l'immagine di un pacco regalo.

《Lo stick ti sarà recapitato al più presto. Goditi la tua nuova vita da maga.》 Disse di nuovo la figura ridente, mentre lo schermo si spegneva.

Midori batté le palpebre perplessa. Ma che cosa era quello? Uno scherzo? Chi era quel tipo inquietante? Cosa era uno stick? E soprattutto, cosa voleva dire “la tua vita da maga”?
Continuò ad arrovellarsi sulle molteplici spiegazioni, pensando perlopiù a scherzi dei suoi compagni, ma qualcosa le diceva che era tutto vero.
O forse era solo lei che stava diventando completamente pazza.

Ma non sapeva che, mentre lei stava ancora riflettendo su tutta quella situazione, in una zona piena di container dall'altra parte della città, una melodia di tromba e un'esplosione avessero risuonato con forza, scaraventando in aria vari materiali, mentre tre figure si alzavano fiere in mezzo al fumo.


Due erano femminili, mentre la terza era maschile. Solo che nel debole baluginio del fuoco, i loro capelli erano tutto quello che si notava di loro.
La più bassa aveva capelli neri e lisci, lunghi fino alle spalle, l’altra giovane donna aveva i capelli biondi e lo shatush nero, nonostante ci fosse anche una ricrescita nera, mentre il ragazzo aveva dei lunghissimi capelli rossi stretti in una treccia e delle lunghe ciocche ai lati del viso.

Tutti e tre videro una ragazza dai codini castani e gli occhi spiritati avvicinarsi veloce, brandendo una specie di tromba in mano.
《Io non morirò! Voi morirete! Voi morirete! Vi farò a brandelli!》 Urlò.
Un attimo dopo, iniziò a suonare il suo strumento, mentre i capelli diventavano arancioni, e creando l'ennesima ondata esplosiva.

Il trio in ombra lo evitò per un pelo, mentre il rosso si rivolgeva alle sue compagne.
《Non c'è scelta, stiamo andando avanti da troppo tempo. È chiaro che non ci darà mai retta. Dobbiamo colpire con tutta la nostra forza.》
《Cosa!? Non di nuovo!》 Protestò la bionda.

《Non piace nemmeno a me, e lo sai, ma non vuole esserci alleata e non riusciremo a togliercela dai piedi sennò.》
La mora annuì, mettendosi subito in posizione d’attacco. 《Lo farò io, voi state indietro.》

Non le piaceva quello che stava per fare, ma il suo amico aveva ragione, dovevano fare in fretta. Dunque attinse al suo potere.
Sentì il suo corpo riempirsi di energia e forza, mentre i suoi capelli si tingevano rapidamente d'argento.

La giovane scattò verso la ragazza con la tromba, che si stava nuovamente accostando allo strumento, ma non ebbe il tempo di suonarlo.
L'altra ragazza colpì con forza sovrumana il suo petto, affondando di vari centimetri e facendo risuonare un rumore raccapricciante di costole rotte e un fiotto di sangue uscì dalla bocca dell'altra, che si accasciò a terra senza più respiro in un attimo.

A quel punto, il ragazzo dai capelli rossi raccolse la tromba, chiudendo poi con rammarico gli occhi alla povera ragazza. 
《Ora andiamo a cercare la nuova.》 Commentò.
   
 
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