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Autore: gigliofucsia    05/06/2018    2 recensioni
Io mi chiamo Eco Rondòn, è la prima volta che ti scrivo in tutti i vent'anni della mia vita e sono molto nervoso. Qualche mese fa non avrei potuto nemmeno provandoci. Vedi; è proprio di questo che vorrei scriverti. Vorrei confidarti cosa è cambiato in un mese. So che forse non mi crederai visto quanto è incredibile; ma so che non mi negherai la tua attenzione. Sono felice di parlare con te, o meglio, di scriverti in questo caso.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per lunghi secondi non riusci a sentire altro che il mio respiro che rimbombava. Ero come una corda di violino. Qualcosa sarebbe successo entro poco, pensavo, e così accadde.

All'improvviso sentii rimbombare un'altra voce oltre alla mia. La sentii arrivare alle mie orecchie da tutte le direzioni, era come trovarsi in mezzo ad una folla.

– Salve giovane viaggiatore, Io sono Inkontracto, dalla tua gente chiamato “il demone dell'inchiostro” – la sentii almeno cinque volte, una voce così non l'avevo mai sentita. Non sembrava nemmeno una vera e propria “voce” mi ricordava, il sospirare degli alberi, qualcosa di oltre il mondo.

Io spostavo la testa ovunque, non riuscivo a capire da dove veniva la voce. Mi stringevo al mio bastone quasi preso dal panico. Mai mi ero sentito in quel modo, mai.

– Stai tremando giovane viaggiatore, non temere la mia presenza – quella frase, riuscì a calmarmi solo un minimo. Ma solo quello che ci voleva per pronunciare qualche parola

– S-scusate io... non so come dovrei rivolgermi a lei – borbottai preso dall'agitazione, sapere come mi dovevo rivolgere mi avrebbe aiutato a sopportare la situazione.

– Non vi preoccupate di questo, piuttosto... lascia che ti spieghi, perché le richieste siano così sporadiche – un silenzio che durò pochi istanti si riaccese, poi una sola voce arrivò alle mie orecchie. Finalmente sapevo che c''era una entità davanti a me che mi parlava, forse a distanza di qualche metro. Ma sapere che quell'entità non era un essere umano come me, mi trasmetteva l'impulso di retrocedere.

– Io, nonostante il mio stato, non posso sottrarre o aggiungere nulla al mondo, perché questo rovinerebbe il suo equilibrio e anche il più piccolo cambiamento potrebbe portare a conseguenze catastrofiche. Quindi, io non posso darti ciò che chiedi, senza avere qualcosa in cambio –

Il mio cuore, cominciò a colpire la cassa toracica sempre più velocemente. Ora capivo perché le persone non chiedevano spesso favori a lui. Dovevo fare uno scambio, e non sapevo di cosa.

– Quando quel soldato è venuto a chiedermi la sua gamba, disse di essere disposto anche a scambiarla con un braccio e così il contratto è stato fatto. Le persone non vengono da me per motivi futili perché se possono ottenerlo in altri modi non c'é motivo di stipulare un contratto con me. Ma tu sei diverso proprio perché io sono la tua unica tua speranza di realizzare i tuoi sogni, sapevo che prima o poi saresti venuto da me – Lui scandiva ogni parola, tutto ciò dava l'impressione di dare inizio ad un rito.

la sua voce si faceva man mano più vicina e più corporea. La mia testa era un uragano di pensieri e dubbi. Non ne sarei uscito fuori finché non avrei saputo i termini del contratto. Ma intorno a tutta quella confusione una cosa sola mi pareva chiara: la mia volontà, avrei scambiato la vista con qualunque cosa in mio possesso. A meno che...

– So cosa stai pensando, – disse – io posso dare qualcosa in cambio di un'altra cosa che abbia la stessa funzionalità. Barattare una vita per una altrui, posso farlo, ma non posso chiedere la vita di qualcuno per la vista di qualcun altro. Non chiederò niente che non sia in tuo possesso.

Quindi, Se vuoi vedere, è necessario che tu mi dia uno dei tuoi altri sensi, personalmente, scelgo quello che servirà meno al tuo scopo... per la vista, per vedere ciò che ti circonda e leggere, non chiederò l'udito, che ti permette di ascoltare le altre persone, Non il tatto che ti permette di aiutare e trasmettere quello che senti, quello che ti chiedo, è la tua voce – La mia voce voleva.

Il mio respiro si fermò... e poi riprese.

  
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