Capitolo
5 – Amici di penna?
Lettera
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Allora,
cerchiamo bene di stabilire una serie di linee guida,
d’accordo? Non ti aspettare nomignoli deficienti o incipit
particolarmente
melensi. Sono del tutto inutili. La nostra è una
collaborazione, niente di più
e niente di meno. Non ritengo opportuno rivelare a voce tutte le
strategie e
teorie su cui sto meditando; la mia Corte di derelitti è pur
sempre un manipolo
di tagliagole, dico bene? Non mi fido eccessivamente neanche delle
guardie: i
secondini dei sotterranei non vengono scelti personalmente da Odino o
dai
vertici dell’esercito Asi. Controlla sempre che il sigillo
sia intatto. Altra
cosa che ti ordino di fare: una volta lette, brucia tutte le mie
missive.
Niente nascondigli sotto al cuscino. Capito, Sigyn? Cerca di
interrogare i
parenti delle vittime e vedi se esisteva un legame, qualsiasi legame,
con tua
sorella o Heimdall. Potrebbe essere una vendetta nei suoi confronti, ma
questa
soluzione troppo semplice non mi soddisfa. Sbrigati.
Lettera
32
Credo
che la questione con gli Elfi Chiari sia stata gestita
in maniera tutto sommato soddisfacente. Non potevamo fare di
più. Ti pregherei
anche di mantenere uno stretto riserbo – molto stretto
– sulla diagnosi. Anche
se non condividi la mia scelta, è doveroso che almeno tu la rispetti. Non ho intenzione
di prostrarmi di fronte a
nostro padre piagnucolando che non riesco a sopportare la prigionia.
Qui
nessuno ha manifestato problemi del genere, e molti sono rinchiusi da
più tempo
di me. Strano che tu mi chieda di approfittare
dell’occasione: Thor, il nobile
erede di Odino, che suggerisce all’opportunista dio degli
inganni di tramare e
supplicare affinché mi sia concesso cosa, fratello? Un pezzo
di cielo? Una
stanza più grande? Ricordati del lupo che quel cacciatore
regalò a nostro
padre, quando ti vengono in mente queste brillanti idee. La
cattività lo aveva
reso pazzo e triste e rifiutava persino il cibo che mi ostinavo a
portargli:
era una bestia bellissima e fiera, ma non riesco a ricordare come
morì. Non ti
sembra strano, fratello? Ricordo che la notte ci intrufolavamo nel
giardino
dove era stata eretta la sua gabbia e ci avvicinavamo terrorizzati per
vedere i
suoi occhi scintillanti nel buio; mi torna in mente l’odore
dell’erba umida, la
paura, la sensazione della stoffa che si inumidisce a contatto con la
terra e
il rumore dell’animale nervoso che ci fiutava oltre le
sbarre, eppure non
riesco a ricordare l’ultima volta che lo vedemmo vivo e come
lasciò questo
mondo. (1)
Lettera
33
Suvvia,
ma ti pare davvero che avrei iniziato la nostra
corrispondenza con uno sdolcinato Cara
Sigyn? Le nostre non sono lettere d’amore piene di
sospiri: trattano temi
orrendi, soddisfano la curiosa morbosità di due spiriti che
hanno deciso di
interrogarsi su perché esiste il Male. Non possiamo
chiamarci “Caro” l’un
l’altra. Collaboriamo per un fine più grande
– trovare chi mi ha rubato il
primato di signore del Caos, ad esempio. Andiamo con ordine, esaminiamo
i
fatti, guardiamo gli indizi, cerchiamo il filo comune, Sigyn. Non si
uccide in
quel modo in maniera casuale: c’è un piano sotto.
Noi
siamo i cacciatori che devono inseguire una preda che a
sua volta caccia. È ironica la sorte, non trovi?
L’altro giorno ti ho detto che
dovevi trovare dei legami e ti ho indicato gli indizi che gli stolti
non hanno
visto. Le mani, le hai guardate? Osserva le unghie, le labbra i
polpastrelli.
Soffermati sui dettagli, chiediti qual è il fine,
l’obiettivo. Chi caccia ha
l’abitudine di riservarsi un trofeo e sceglie le proprie
vittime: non punta
l’arco a caso. Seleziona un posto, osserva, aspetta e poi,
quando il momento è
propizio, incocca la freccia e mira. Ma come fa il nostro a sapere che
Heimdall
guarderà inevitabilmente da un’altra parte mentre
lui agisce? Come riesce a
celare le intenzioni del suo cuore, oltre che della sua mano? Lo sa
perché non
è un vagabondo come si vocifera persino qui nei sotterranei,
ma qualcuno che ha
accesso ai piani alti del potere, che sa o intuisce il momento in cui
quel
pedante del Guardiano ha gli occhi puntati altrove. Allora, agisce. Se
fosse un
pazzo senza criterio le guardie lo avrebbero già trovato,
invece lui studia e
attende paziente che le sue vittime si trovino nell’esatto
punto in cui sa che
potrà prenderle. Che fantastico intreccio! Che mente
geniale, oltre che
crudele! Mi dispiace, dolce Sigyn: spiava Astrid da tempo.
Asciugati
le lacrime che so stai versando, contieni il
dolore: c’è una cosa cattiva che devo dirti. So
che sei carica di ansia per
quella ragazzina, ma lascia che ti ripeta la verità, per
quanto insopportabile:
arriverai tardi, questa volta. Non ti illudere che la salverai, non
giocare una
partita persa in partenza. Non c’è già
più niente da fare, lo abbiamo visto le
scorse volte. Stringi i denti piuttosto, prendi questa tragedia come
una sfida
delle Norne, trasformala in un’occasione: così ho
vinto molte delle mie
battaglie. Quand’ero libero manipolavo gli eventi a mio
piacimento, dicevano,
ma questa definizione io l’ho sempre trovata in un certo qual
modo scorretta,
ingiusta. Non lo dico per vanità o vanagloria, né
per rievocare il tempo
perduto, ma per aiutarti. Hai detto che saresti stata le mie mani e i
miei
occhi, mi hai guardato con gentilezza in mezzo alle ombre dove tutti mi
temono.
Te lo devo, piccola leale Sigyn. A un altro non farei questi discorsi
perché
non mi è mai importato nulla di spiegare, ma tu sei
coraggiosa e non nascondi
la tua dolcezza: ne vai fiera, e io l’apprezzo.
L’unica boccata d’aria fresca
che rischiara una prigionia che durerà per troppo tempo. (2)
Quand’ero
libero, dicevo, sfruttavo ogni occasione cercando
di cogliere, in ogni evento, l’opportunità.
Bisogna avere una coscienza fluida,
una forte dose di spavalderia e un pizzico di sarcasmo per far crollare
un
impero intero da soli, senz’altra arma che la propria testa.
Così feci in uno
dei Regni che confinavano con le estreme propaggini della terra dei
Nani.
Furono loro a vendermi ai miei nemici: c’è uno
strano rapporto tra me e quel
popolo di abili fabbri e gioiellieri: entrambi amiamo costruire
macchine e
forgiare oggetti di grande valore, eppure c’è
qualcosa che li disturba, di me,
e viceversa. Ci capiamo solo di fronte a un progetto o davanti alla
fucina, ma
dopo tutto è complicato. Forse è
perché i loro maestri sono taciturni e
scostanti e temono che rubi con gli occhi la loro perizia,
l’abilità nascosta
nelle loro mani grandi e nodose. Non lo nego, l’ho fatto
– ma questa è un’altra
storia. (3) Mi vendettero, ma li pregai io di farlo: la mossa brillante
di un
piano geniale. Senza altre difese oltre alle mie parole e a un pugnale
nascosto,
scalzai il tiranno. Così l’ho sempre raccontata,
persino a mio padre e a mio fratello,
ma non ti ingannare. Il piano mutò infinite volte, rischiai
la pelle
altrettante. Il sovrano voleva uccidermi e mancò
l’obiettivo per un soffio. Il
terrore non mi abbandonò mai, anche se lo mascherai
più o meno bene dietro a un
sorriso sicuro, protervo.
Capii
come avrei fatto a liberarmi quando in cella qualcuno
nominò il labirinto. Allora domandai e chiesi e mi fu
risposto, e con quel
mucchio di informazioni stantie buone solo per non far dormire i
bambini la
notte (4), pensai che la via di fuga e la salvezza erano a portata di
mano.
Ecco quello che devi fare. Getta la lettera nel camino non appena
finirai di
leggerla.
Lettera
34
Io
vorrei davvero capire con che faccia mi hai fatto
recapitare qui sotto quattro dolcetti e uno stinco di prosciutto.
È stato uno
dei momenti più brutti della mia esistenza, te lo giuro.
Umiliante, persino più
di tutti i “chiamate aiuto” in cui mi hai lanciato
come un sacco di patate facendomi
sfracellare contro guardie idiote, soldati distratti, balordi ubriachi
e
puzzolenti, persino (4). Bjorn, quel deficiente nato, ha intonato una
canzone
di auguri e si è fermato solo quando l’ho
minacciato brutalmente. Ti concedo
che l’idromele era buono, ma posso giurarti che la prossima
volta spaccherò
questo vetro a calci e ti prenderò a badilate sui denti. Tra
l’altro, se eri
qui e ci tenevi così tanto al mio genetliaco potevi pure
alzare le chiappe,
lasciare il banchetto e portarmeli di persona. Ma il grande e possente
Thor si
mortifica, all’idea di scendere nelle segrete buie e
puzzolenti di Asgard per
vedere il fratellino preferito rinchiuso come un animale, vero?
Però
ti compiaci nel descrivermi la festa. Non sei un bravo
scrittore e le tue battute sono goffe e altalenanti come la tua prosa,
ma una
cosa te la devo riconoscere, fratello. Sai descrivere. Che posso dire?
Che devo
dire? Se fossi stato al tuo fianco, con un corno stretto tra le dita,
avrei
riso delle tue battute e tu delle mie come in mille altre occasioni; ci
saremmo
beffati del volgare Theoric con lo spirito tronfio e crudele di chi si
creda
padrone del mondo. Ma noi non siamo più così, non
è vero? Noi abbiamo visto la
dignità e la fierezza negli occhi del lupo ormai pazzo che
si lasciava morire,
e un soldato strapparsi una lancia dal petto per dare da bere a un
cavallo
ferito (5). Conosciamo la pietà e la tragedia, la caduta e
l’ascesa, e non
possiamo più divertirci come dei ragazzini viziati e troppo
sicuri di se
stessi. Il tuo ritratto di Theoric è rozzo e giusto in una
maniera singolare, e
mi amareggia leggerlo. In una delle tue passate lettere, mi hai
ricoperto di
insulti per aver immaginato una tua relazione con Sigyn.
L’hai definita la mia
ragazza in un modo che, francamente, qua sotto mi ha fatto sorridere
non per il
senso delle parole in se stesse – non è mia
né mai lo sarà, e lo sai, ma per la
loro funzione colloquiale, quotidiana. Avresti potuto dirmelo mentre
strigliavamo i nostri cavalli o tornando da una taverna, invece lo hai
dovuto
scrivere perché mi hai fatto rinchiudere qui sotto, e questo
è crudele e fa
male, ma mai quanto le tue parole. Non sapevo che avesse
quell’aspetto né che
fosse così tanto più vecchio, e se fossi stato
presente certo gli avrei fatto
passare la voglia di dar fastidio a una ragazza con un bel pugnale
piantato sotto
la cintura.
Riconosco
che la tua delicatezza mi ha stupito. Se fossi
intervenuto tu sarebbe stato come se lo avessi fatto io, e Sigyn non ha
bisogno
di questo, ma lasciare che la trascinasse fuori per ballare
è stato comunque
sgradevole e non mi consola che Sif sia andata cautamente ad accertarsi
che tutto
fosse a posto. Stasera va meglio e non ho visto tracce. Ti invito a
essere
discreto con chiunque.
Lettera
35
Mia
dolcissima Sigyn, forse mi stai seducendo? Quel
riferimento allusivo a te che leggi le mie lettere immersa nella vasca
mi ha veramente
colpito, stupito, sorpreso. Sii sincera, era un inganno: la piccola
trappola
che hai messo appunto in modo tale che iniziassi con un incipit
più sfacciato,
la vendetta gustosa per le confessioni che ti ho strappato, il colpo di
grazia
per la proposta indecente che ti ho fatto? O un regalo tardivo,
l’unico che
puoi farmi qui sotto? L’immaginazione ci lega:
l’ipotesi di un futuro che non
c’è né ci può essere, la
frenesia per un passato in cui ci siamo sfiorati senza
incontrarci. In un mondo parallelo a questo siamo stati amanti e io non
sono
rinchiuso in una prigione finché l’ultimo respiro
non mi sarà uscito dal petto.
Così hanno predetto le Norne. Sono andato fino ai confini
del regno di Hela,
per scoprirlo.
Noi
saremmo diventati amanti, cara Sigyn, ma conosco la mia
indole e le mie ambizioni. Se fossi ancora libero, ti corteggerei in
maniera
serrata e, dopo averti avuta una notte o forse due, ti lascerei non
perché tu
non sia degna di me, ma perché solo se si è
liberi e senza legami si può
giocare come faccio io con il destino e le parole. Te l’ho
detto a voce spezzandoti
il cuore e te lo scrivo affinché tu non ti lasci mai
incantare dalla mia voce.
Sono rinchiuso nei sotterranei di Asgard, Sigyn. Non uscirò
mai e, se lo
facessi, dovrei fuggire lontano e tu non saresti comunque con me.
So quanto deve
essere
stato difficile interrogare e domandare alle famiglie stremate dal
dolore
dettagli e particolari della morte dei loro cari; Odino mi ha rinchiuso
nel suo
serraglio, nascondendomi come fa con tutto ciò che offende
la sua vista, e alle
volte devo confessare che la sua punizione non è del tutto
priva di fondamento,
anche se è sproporzionata alle colpe, ma non mi manca
l’empatia come non difetta
a te. È grazie a questa capacità di comprendere
le persone che lo prenderemo:
una brava ragazza di buona famiglia, la prima ritrovata ma la terza
vittima, un
mercante con problemi finanziari, un marinaio beone senza legame
alcuno,
un’altra ragazzina – una povera lavandaia,
stavolta. Tu non vedi ancora il
filo, ma c’è.
Soddisfa un
bisogno, Sigyn,
perché vedi, quello che è terribile dei mostri
è che alla fine desiderano e
odiano e amano esattamente come noi. Desiderano, sì.
Catturare l’attenzione,
compiere una vendetta, realizzare ciò che per loro
è un sogno e per gli altri
un incubo. Gli sfregi che lascia, ad esempio, non sono casuali: fanno
parte di
un disegno – sono antiche lettere, Sigyn. Il che ci riporta
immediatamente a
un’altra considerazione. Non è mentre giri per le
strade sudicie del porto che
devi avere paura, ma quando passeggi nei giardini assolati che
circondano
Asgard e i quartieri dei ricchi. La nostra preda è colta, ha
studiato,
frequenta la biblioteca persino. Quando andrai a prendere altri libri
per me,
consulta il registro e appunta i nomi di coloro che la visitano
abitualmente.
Mi domandi come
mi
liberai quando i Nani mi vendettero. I miei aguzzini si vantavano di
aver
rinchiuso dentro il labirinto intricato un mostro dalle orride fattezze
che,
tempo prima, aveva seminato panico e morte. Quando fui giudicato,
sputai in
faccia all’altezzoso re e ottenni come premio di essere
condotto immediatamente
dall’essere. Fui calato in un pozzo profondo e oscuro:
lì c’era la bestia. La
ammansii con la promessa di una libertà immediata e la
possibilità di
vendicarsi e quella mi credette: assunse la forma bestiale con cui
aveva
soggiogato il regno e spezzò grazie al mio aiuto le catene.
Invece di sbranare
me, come doveva, mise a ferro e fuoco la patria che lo aveva rinchiuso.
Thor e
le sue armate giunsero poco dopo. Brucia la lettera, dopo che
l’avrai letta.
Lettera
36
Le
missive di Balder sono un’accozzaglia mal scritta di
idiozie di stampo bucolico, buonismo di pessimo gusto e considerazioni
politiche miopi e degne di un bambino di cinque anni. Anche se qui
dentro il
tempo di leggere mi avanza, non voglio rendere più gravosa
la mia prigionia
mortificandomi con una lettura tanto ignobile. Asgard trema e lui mi
parla
della primavera che colora i campi. Io dico, è deficiente?
A
nessuno frega della piccola lavandaia, del marinaio
ubriacone e del mercante fallito, ma la ragazza di buona famiglia li ha
sconvolti. Eppure hanno già dimenticato tutto, presi come
sono dalle loro vite
indaffarate. Considera se non avevo ragione, quando ti dicevo che non
volevo
immischiarmi in questa faccenda: molte rogne e nessun beneficio. La
gentile Sif
non ha mancato di farmi sapere che Odino vuole interrogarmi di nuovo,
perché è
ovviamente girata la voce che mi sto interessando di tutto questo o
forse i
corvi che gli defecano sulla spalla e imbrattano di guano la sala del
trono gli
hanno mormorato che Sigyn va in giro facendo domande (6). Il fatto che
mi
interessi dei delitti senza la sua plateale approvazione deve averlo
irritato
mortalmente, motivo per cui potrei non essere in grado di scrivere nei
prossimi
giorni. La nostra guerriera preferita ha anche sentito il bisogno di
darmi una
notizia che certo tu avrai ritenuto troppo insignificante
perché mi fosse riferita
e questi smidollati dei secondini non hanno avuto il coraggio di darmi:
bene,
adesso lo so.
Non
ho intenzione di commentare in altro modo qualcosa che,
a ben pensarci, era inevitabile e scontato, data la situazione. Avevo
compreso
che c’era qualcosa che non andava: Sigyn non mi ha scritto
né detto nulla del
ballo e l’altro giorno, quando è scesa qui sotto,
l’ho vista tesa e poco loquace.
Il nostro gioco si è svolto sul filo del rasoio e io non ho
voluto infierire: è
nei miei sogni necessari Thor, ma non come pensi tu o spera lei. La
desidero
perché è l’unica che vedo. Sigyn si
sforza di ricordarselo, ma alle volte nei
suoi occhi grigi scorgo uno smarrimento nuovo che certo non le fa bene.
Colpa
mia. Mi prendo la responsabilità delle sue illusioni e delle
false speranze che
mio malgrado instillo; quando le scrivo, la penna nella mia mano
traccia frasi
eloquenti e accorate: così sfogo il desiderio che ho di lei,
ma Sigyn con le
dita tremanti si sforza, nella solitudine della sua stanzetta, di
separare il
grano dal loglio, la verità dalla finzione. Colpa mia, che
anche ieri l’ho
guardata diritto negli occhi per farle quella proposta assurda ma
necessaria
proprio perché irrealizzabile. Ho avvicinato il naso al
vetro, le ho sorriso
appena col più affascinante e obliquo dei miei ghigni
studiati e, sfiorando la
lastra come se fosse la sua guancia senz’altro morbida
l’ho fatto, gliel’ho
chiesto. Ti lasceresti baciare, Sigyn?
Quattro
parole che valgono uno scherzo, cui avrebbe dovuto
rispondere alzando le spalle e ridendo. E invece, Thor, ha sgranato gli
occhi
e, confusa, si è affrettata a dire che non potevo amarla e
la mettevo a disagio
e, e, e.
Che
senso ha questo gioco? So che te lo stai chiedendo.
Scuoti la testa credendo che io menta, sperando forse in cuor tuo che
l’interesse sia vero o valutando se hai il campo libero. Non
è il tuo genere di
ragazza, lo hai già detto, ma quando gareggiavamo per il
trono ci siamo contesi
qualsiasi cosa, anche le donne, e non mi stupirebbe se me la portassi
via, né
potrei avercela con lei per questo, ma che sia una simile
nullità, a farlo,
questo no. Dici che è una questione di debiti, di affari, di
accordi pregressi,
ma ciò non toglie che sia comunque qualcosa di squallido. Ha
il doppio dei suoi
anni, per le Norne, se non di più. Non devo spiegarti che su
questo fronte non
possiamo fare assolutamente niente. Offrirle aiuto e sostegno non
sarebbe
impossibile, dato che non mi sono stati tolti i miei beni, ma
l’offenderebbe di
certo e io questo non lo voglio. Il suo sguardo è sempre
stato libero dalla
pietà e dalle costrizioni, quando è scesa qui
sotto, e le devo il rispetto che
mi ha sempre portato. Potremmo provare a convincere il padre,
però. Verrà da
te, prima o poi, o chiederà udienza presso il nostro. Ha
già perso una figlia,
non vorrà perderne un’altra. Potrebbe essere una
buona occasione per fornirgli
i mezzi per liberarsi di Theoric senza dover cedere Sigyn.
Per
quanto concerne l’ultima questione di cui mi scrivi,
come già sai non ci sono stati che sporadici miglioramenti.
Tento di nascondere
segni e fazzoletti, in modo tale che nemmeno le guardie sappiano con
esattezza,
ma a volte la tosse mi sconquassa e mi sveglia nel sonno. Il rimedio
del tuo
ciarlatano elfico, come immaginavo, vale il tempo di addormentarmi e
basta; il
suo effetto si affievolisce nel giro di poche ore. Non ho intenzione di
assumerne dosi più massicce: sarebbe del tutto inutile.
Lettera
37
Non
piangere, Sigyn. Non è colpa tua. Non c’era niente
da
fare. Ha infierito, stavolta. Era un messaggio per noi, per me. Non
è più una
beffa verso Heimdall, se mai lo è stata, ma nei confronti di
Asgard in generale
e mia, persino. Mi propone una sfida di intelligenza e intanto ti
offende. So
che è stato terribile stavolta, entrare nello studio del
guaritore, sollevare
il lenzuolo e guardare. La pietà, il dolore,
l’orrore persino, non sono
sentimenti estranei al mio spirito: non si nasce guerrieri nemmeno tra
gli Asi,
neanche alla corte di Odino. Ci si illude di allenarsi per tutta la
vita fino
al giorno in cui, quando ancora non si è altro che ragazzini
senza barba e col
moccio al naso, si viene spediti su un campo di battaglia. Quello che
tu hai
visto oggi io l’ho osservato nelle tende allestite sul campo
dai guaritori al
seguito dell’esercito, ci sono inciampato in mezzo durante
gli assalti e le
ritirate. Soldati più abili e forti e grandi di me morivano
falciati dalle armi
nemiche e io, sperduto e incapace, sopravvivevo alle loro spalle grazie
alla
benevolenza momentanea delle Norne. Dicono che ci si abitui, alla fine.
Non è
del tutto vero, anzi non lo è affatto. È come una
cicatrice rimarginata che
talvolta prude: ti chiedi perché non è toccato a
te, ti svegli la notte zuppo
di sudore credendo che, da un momento all’altro, le trombe ti
sveglieranno. Non
è facile essere un guerriero Asi, e anche se la promessa per
taluni è il
Valhalla, la verità che nessuno ammette è che ci
impegniamo tutta la vita per
creare una corazza abbastanza spessa da proteggerci dagli incubi che ci
tormentano e, alla prima occasione, scopriamo che i nostri sforzi sono
stati
vani ed esistono crepe troppo evidenti e profonde per essere riparate.
A
te, però, non deve rimanere addosso alcun senso di colpa.
Stai seguendo le mie direttive in maniera pedissequa, seria, compita.
Sei stata
brava, Sigyn, davvero. Non preoccuparti per due colpi di tosse:
è solo l’aria
viziata di questo schifo di cella.
Lettera
38
Sono
davvero curioso di sapere come intendi procedere, dato
che è arrivato a quattro. Aspetterai che massacri mezza
Asgard? Non ho i mezzi
per poter indagare come vorrei, e sinceramente non vedo
perché dovrei
impegnarmi più di quanto faccia. Sigyn ha stilato una lista
di tutte le persone
che leggono in biblioteca resoconti di medicina o politica. Per il
momento,
sono gli unici indizi che abbiamo. Il nostro pazzo squilibrato, il Cacciatore, mentre noi siamo qui a
mandarci inutili bigliettini, si fa beffe di noi. Da un lato, credo
fermamente
che sia un bene: nel delirio di onnipotenza che lo pervaderà
a breve – che
forse già lo consuma –, senz’altro
commetterà l’errore fatale che ce lo
farà
prendere. Dall’altro, mi inquieta la sua precisione e la sua
morbosità. Sigyn è
stata male, dopo l’ultimo ritrovamento. Ho pensato di
esonerarla da questo
compito, ma avrei avuto l’effetto contrario: avrebbe
continuato a indagare per
suo conto, di nascosto.
Come
stai facendo tu su un’altra questione. Sono pochi i
campi di battaglia che non abbiamo attraversato insieme, fianco a
fianco, per
cui immagino che tu non sia rimasto affatto stupito, nel vedere e
nell’osservare cosa è rimasto di quelli che hanno
provato a opporsi al Titano.
E a me. Mi hanno trovato in una taverna in preda al delirio, scosso
dalla
febbre, ferito e ammaccato. Raccontavo le storie degli Asi, spiegavo i
molti
inganni di Odino: come fece a far erigere le mura di Asgard dai Giganti
di
Ghiaccio, come sottrasse lo Scrigno degli Antichi Inverni agli stessi,
come
rapì l’erede di Laufey che doveva morire
abbandonato nella neve per farne il
proprio burattino. La gente, incantata, mi stava a sentire senza poter
discernere la realtà dalla finzione. Ho dipinto te come un
arrogante sbruffone,
Freya come la baldracca che è, Odino come il viscido sovrano
bugiardo e crudele
che ha schiacciato la libertà di Otto Regni sotto la vuota
parola pace. E tu
chi eri, Loki? Il principe offeso e pieno d’orgoglio ferito o
il buffone di
corte, il delinquente bandito ma fiero o il disgraziato che sputa nel
piatto
dove ha mangiato e si discolpa da ogni accusa? (7)
Thanos
mi guardò con disgusto e mi chiese perché la
compagnia di teatranti cui certo appartenevo mi aveva abbandonato
lì, a
racimolare elemosina e a ubriacarmi. Risposi che ero sobrio e i denari
ai miei
piedi rappresentavano i tributi versati dai miei sudditi. Dissi di
essere un
principe di sangue e di aver perso il mio trono. Non si rese conto,
mentre
parlavo e mi ascoltava, che gli avevo sottratto un’arma a lui
molto cara.
Quando se ne accorse, fratello, mi volle tra i suoi. È una
bella storia, non
trovi?
L’angolo di
Shilyss
Cari Lettori, bentrovati con il
nostro consueto appuntamento
settimanale. Come forse ricorderete, nel primo capitolo annunciavo che
le
lettere di Loki erano indirizzate a Thor e
a una ristretta cerchia. Eccola, finalmente. Il fatto che il
dio degli
inganni scriva talvolta anche a Sigyn, vi permetterà di
capire meglio il modus
operandi del nostro e individuare i suoi piani. Questo capitolo
è un po’ di
transizione, ma se lo avessi fatto più lungo o avessi
inserito la lettera 39 avrei messo
troppa carne al
fuoco, davvero.
Sono lieta di presentarvi Loki in
modalità primo incontro
con Thanos. Il suddetto non avviene in un giorno di pioggia, ma per
caso con
Andrea e Giul… no, ok, questa è
un’altra storia anche se Thanos per me aveva i
capelli come quello dei Bee Hive, Satomi. Ve lo dico: Loki straccione e
derelitto lo ritroverete in altri lidi, un po’
perché l’unica serie che sto
seguendo al momento è Shameless, un po’
perché ho trovato un fumetto dove dorme
dentro un cartone, un po’ perché prendere
quell’arrogante sbruffone e coprirlo
di stracci mi emoziona come una bimbetta. Vedrete anche una versione
alternativa di codesto incontro in Giochi
Pericolosi, che ha subìto una momentanea pausa
post Infinity War ma tornerà
sui vostri schermi.
Come sempre, grazie per essere giunti
fin qui e per avermi
dedicato parte del vostro tempo. Fatemi sapere se volete che le lettere
indirizzate a Sigyn siano segnate in qualche modo e… donate
un po’ di luce e
gioia alla Fatina dell’Ispirazione
lasciandomi un vostro pensiero. Io rispondo sempre con grande
celerità e
partecipazione perché il vostro pensiero vale!
Recensioni are a writer’s best friend!
Pure i diamanti, ma
penso vi costi meno, nevvero? Oh, se poi avete questo brillocco da
millemila
carati che vi fa schifo, io e la Fatina ce lo facciamo bastare! XD
A giovedì e domenica!
1 Per maggiori info su questa storia,
come sempre vi rimando
alla mia fic Sposami,
Sigyn.
2 Il cambio di registro di Loki
potrebbe apparire forzato:
si tratta, tuttavia, di una lettera consolatoria che
l’ingannatore offre alla
sua “dipendente/galoppina” in un momento
particolare (una bambina è stata
rapita e Loki, brutalmente, le sta dicendo che le ricerche sono
inutili). L’arte
manipolatoria del nostro antieroe si manifesta a mio avviso anche con una sporadica e studiata
gentilezza.
È la tecnica del bastone e della carota, praticamente.
3 Nell’Edda, il testo
mitologico dei norreni, viene
raccontato come Loki si fece costruire dai Nani numerosi artefatti
magici da
donare agli Asi e ai Vani. Uno dei Nani, Brokk, pretese la testa
dell’Ase e
ottenne di cucirgli le labbra per punirlo.
4 Citazione dai film.
5 Citazione di Robin Hood, principe
dei ladri. Quello con
Kevin prima che facesse lo spot del tonno.
6 Huginn e Muninn, i corvi di Odino
che gli riferiscono
quello che succede nei Nove Regni.
7 Di nuovo torna Loki come narratore,
come in Sposami,
Sigyn: alcune delle cose che il nostro eroe
racconta sono volutamente distorte:
nel mito è Loki a imbrogliare per far erigere le mura. Altre
sono vere e prese
dalla Lokasenna (Edda poetica) e dai film (Ragnarok e il primo Thor, di
nuovo
in maniera distorta).
Shilyss