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Autore: Colarose    06/06/2018    3 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Il caos di Capodanno

 
Il 31 dicembre arrivò in un batter d’occhio a detta di James. Tra tre giorni il castello sarebbe stato di nuovo  invaso dagli studenti, i Malandrini sarebbero tornati. La Evans, sarebbe tornata. James ghignò malandrino. Inoltre, a mezzanotte, James avrebbe scatenato l’inferno, insieme al suo fedele compare.
“Cos’hai da ghignare, James?” chiese Marlene curiosa, mentre si dirigevano in Sala Grande per il pranzo.
“Oh, niente di che. Stavo pensando al miglior modo per far arrabbiare la Evans senza morire.” Mentì James con nonchalance.
“E immagino anche il modo per resistere a non guardarla per 10 minuti buoni” rispose Marlene sorridendo canzonatoria.
“Io non la guardo affatto!” ribattè James arrossendo leggermente mentre Harry seguiva il battibecco divertito.
“Oh, certo. Hai solo puntati gli occhi su di lei, non la guardi. Oh, questo, mai nella vita!  Neanche per sogno per l’amor di Morgana “rispose Marlene fintamente scandalizzata.
“E sentiamo, perché dovrei guardarla?” chiese James alzando un sopracciglio.
“La guardi perché la trovi straordinariamente bella! Perché sei cotto di lei James!” James non arrossì come un pomodoro maturo solo perché era James Potter. Si limitò a un rossore leggero.
“Io non sono cotto della Evans! È isterica, insopportabile e acida! Di certo non mi piace una come lei!” ribattè James convinto, Harry ebbe l’impressione che cercasse di convincere più se stesso “E poi, McKinnon  non mi venire proprio tu a parlare di cotte! Quando tu tieni gli occhi fissi su Harry!” continuò, tirando il ragazzino in ballo. Marlene divenne paonazza.
“Come?!” esclamò Marlene mentre Harry si sentiva leggermente accaldato sulle guance, capendo cosa intendeva James  “Io non lo guardo!”
“Ma sei hai gli occhi a cuoricino!” ribattè James ghignando.
“Ehm, scusate. Sapete, sono ancora qui” intervenne  Harry, poiché sembrava proprio che si fossero dimenticati di lui. I due si voltarono di scatto. Marlene spalancò gli occhi diventando più rossa degli stendardi di Grifondoro mentre James sghignazzava indicando la faccia della biondina.
“H-Harry” balbettò Marlene imbarazzata per poi girarsi di scatto verso James.
“Tu razza di demente!” esclamò arrabbiata e imbarazzata dando un pugno sul braccio di James facendolo gemere di dolore “Quando ti renderai conto di essere cotto a puntino di Lily non smetterò di rinfacciartelo per anni” sibilò con una scintilla pericolosa negli occhi, per poi prendere a camminare velocemente, superandoli di gran carriera cercando di mettere più distanza possibile tra loro e lei. Soprattutto da Harry.  Seguirono alcuni istanti di silenzi.
“Comunque” esordì James d’un tratto “Stasera, a mezzanotte, sarà Capodanno”
“Davvero? “ chiese Harry ironicamente.
“E noi, due rispettabili malandrini, non possiamo rimanercene con le mani in mano” continuò James ignorandolo.
“Cos’hai intenzione di fare, James?” chiese Harry guardandolo
“Mio caro clone” iniziò James carezzevole, Harry sbuffò. Dopo Natale James aveva ideato quello stupido soprannome. “è ovvio che faremo caos” continuò l’occhialuto.
“Hai già pensato a cosa fare?” chiese Harry con una luce malandrina negli occhi.
“No, solo alcune cose. Il resto lo ideeremo insieme” rispose James. I due allora presero a confabulare, cambiando direzione e dirigendosi in Sala Comune.
 Il pranzo fu completamente dimenticato.
 
“A che ora lo facciamo lo scherzo?” chiese Harry.
“A mezzanotte, mentre tutti dormono” rispose James “Che tristezza, qui se ne fregano altamente di Capodanno” continuò.
“Ma noi glielo faremo ricordare” rispose Harry sorridendo.
“Dobbiamo svegliare tutti!” esclamò James.
“Che dici se facciamo partire dei piccoli razzi per il castello? Magari facendoli entrare nei quartieri dei professori?” chiese Harry, sinceramente non sapeva come gli era venuta in mente quella pazzia.
“Si! Devo avere una scatola intera nel baule!” esclamò James, totalmente incredulo e euforico per l’idea del compagno. “Facciamo quello di Vitious, McGranitt e Lumacorno” continuò. Harry annuì, cercando di ignorare l’immagine nella sua mente di una McGranitt imbufalita che urlava contro di loro. Guardò James, che se ne stava a osservare il vuoto.
“James?” lo chiamò Harry sventolando la mano davanti agli occhi ‘del suo clone’. Quest’ultimo si voltò lentamente verso di lui.
“Harry… non hai idea di cosa mi è venuto in mente” disse, mentre un sorriso tremendamente malandrino gli si dipingeva in faccia lentamente.
“Cosa?”
“Noi dobbiamo fare caos, giusto?” chiese James sorridendo, Harry annuì.
“E perché non farci aiutare da colui che adora il caos? Qualcuno che vive per fare caos?” continuò. Harry lo guardò stupito, mentre realizzava. Si scambiarono uno sguardo d’intesa, prima di correre fuori dal ritratto cercando Pix, il Poltergeist.
 
“Pix!” lo chiamò James affaticato, trovandolo dopo quasi due piani. Il Poltergeist si voltò stupito, per poi ghignare.
“Due pivellini! Ma ciao! Perché non siete a pranzo? Non vorrete mica, destare sospetti?” disse, capovolgendosi e guardandoli malevolo con la testa all’ingiù.
“No affatto Pix. Vorremmo chiedere un tuo aiuto” esordì Harry guardandolo.
“E perchè dovrei aiutarvi? “ chiese Pix vagamente interessato, ritornando in posizione eretta  e sporgendosi verso di loro.
“Perché abbiamo lo stesso obbiettivo” disse James ghignando.
“ E sarebbe?” chiese Pix curioso.
“Fare caos” rispose James prontamente. Pix lo guardò, studiandolo.
“Due pivellini vogliono fare caos, e perché mai? “ chiese guardandoli con un ghigno “aaah” disse ad un tratto come ricordandosi di qualcosa “Ma voi non fate parte di quel gruppo di cinque mostriciattoli? Mi pare i Malandrini, si fanno chiamare” disse pensieroso, mettendosi in una posizione alquanto buffa.
“Esatto Pix. I Malandrini fanno scherzi, creano scompiglio” rispose Harry, ghignando anche lui, cercando di fare il ghigno in questione più malandrino possibile.
“Quindi avete voglia di fare uno scherzetto, eh?”esordì il poltergeist.
“Esatto” rispose James “vogliamo svegliare tutti a mezzanotte, poiché sarà Capodanno” continuò. Pix li guardò assottigliando gli occhi
“Cosa volete da me?” chiese infine interessato.
“Vogliamo che inizi a fare il conto alla rovescia, dieci secondi prima della mezzanotte. Urla più forte che puoi. Infine, quando scoccherà, cerca di far cadere più armature possibili e non lo so, fai del tuo meglio” disse James. A Pix brillarono gli occhi
“E voi? Che farete? “ chiese.
“Noi faremo partire dei razzi nei quartieri dei professori, forse anche per i corridoi. “disse Harry. Pix sorrise, sfregandosi le mani eccitato.
“Quindi, vuoi aiutarci?” chiese Harry.
“Consideratemi vostro alleato” disse Pix ghignando, per poi superarli velocemente sghignazzando.
 
Harry e James passarono la giornata ad entrare di nascosto nei quartieri dei professori per nascondere, negli angoli più nascosti, alcuni razzi Filibuster. Fu estremamente difficile, poiché era raro che uscissero fuori. Ma Pix, inaspettatamente, li avvisava ogni volta che un professore stava camminando per il castello, o che comunque non era nei suoi quartieri. Poi li misero alcuni nelle armature, soprattutto quelle nel corridoio dove stava l’ufficio del Preside poiché non avevano alcuna intenzione di entrare nei quartieri di Silente. Tutti i razzi, erano stati programmati per scattare alle 00:00. Alla fine, verso l’ora di cena, avevano finito.
 
A mezzanotte meno due minuti, i due si trovavano nel dormitorio, perfettamente svegli ma a letto. Non avevano nessuna intenzione di dormire, in verità erano lì per sembrare dei semplici studenti come tutti. Che naturalmente, erano stati svegliati di Pix. Se si fossero fatti trovare fuori dal dormitorio, aveva fatto notare Harry, i sospetti sarebbero subito ricaduti su di loro.
“Harry” sussurrò James sorridendo, guardando la sveglia sul comodino.“Tra dieci secondi, il conto avrà inizio” disse ghignando. Infatti, dopo dieci secondi, sentirono la voce di Pix, chiara e forte anche se si trovava al secondo piano.
“10!” urlò il poltergeist, a cinque piani di distanza spalancando le braccia “9” continuò, mettendosi a testa in giù mentre sentiva dei passi affrettarsi verso di lui. Intanto, i professori rimasti sobbalzarono nel proprio letto “8!” esordì Pix cambiando di nuovo posizione, ammiccando verso il custode.
“STA ZITTO PIX! STUPIDA CANAGLIA!” urlò Gazza
“7!” continuò imperterrito ghignando, mentre tutti gli abitanti si alzavano dal letto.
“6… 5…4…3…2…1…” urlò a squarciagola “AUGURO UN BRUTTO ANNO A TUTTI” strillò, avventandosi sulle armature, facendone cadere una dopo l’altra sotto gli strilli di Gazza. Nello stesso momento, esattamente 23 razzi scoppiarono. La McGranitt spalancò gli occhi scioccata quando vide quattro razzi, spuntati dal comodino, sotto il letto, dal soffitto e dall’armadio partire per le stanze. Lumacorno urlò invece, quando tre razzi spuntarono dal nulla e presero a distruggere e colpire tutto, mentre il professore si nascondeva dietro una poltrona. Vitious, riuscì a malapena a schivare tre razzi che si dirigevano verso di lui,mentre due razzi si avventavano su libri, divano e camino. Quattro razzi uscirono da delle armature che ancora dovevano essere investite da Pix, nel corridoio, vicino al gargoyle dell’ufficio del Preside, mentre proprio questi usciva, proteggendosi con uno scudo. Sette razzi in totale esplosero negli altri corridoi. Inutile dire che il chiasso fu davvero ma davvero tanto. Tra un Gazza urlante, tra studenti che urlavano e che si precipitavano fuori dalle Sale Comuni, tra la McGranitt che spalancava imbufalita la porta delle sue stanze (con una vestaglia scozzese e i capelli disordinati), tra Lumacorno che strillava incantesimi cercando di centrare i razzi, tra Vitious che correva ad aiutare il professore di pozioni, tra la Sprinte che si aggiungeva, correndo per i corridoi cercando i responsabili, tra l’abbaiare di Thor, il cane di Hagrid, che era uscito di corsa dalla capanna, dove anche lì si era sentito tutto il chiasso, tra il fracasso continuo delle armature, accompagnato da una canzoncina volgare e oscena di Pix e i continui razzi che andavano a sbattere contro le pareti, non si capiva più niente.
“PIX!” urlò rossa in viso la McGranitt.
“COSA STA SUCCEDENDO?!” strillò una bambina di Tassorosso del secondo anno impaurita.
“È GIUNTA L’APOCALISSE! METTETEVI AL RIPARO!” urlò un ragazzo di Grifondoro del quarto anno.
“AIUTOOOOO” Urlò un Corvonero del settimo anno, rincorso da un razzo.
“CHE CAZZO SONO STI COSI?!” strillò un Serpeverde del quinto anno.
“MODERI IL LINGUAGGIO SIGNOR VOTLEY!” urlò la McGranitt per farsi sentire sopra quel chiasso, mentre invano cercava di mettere ordine. James e Harry giunsero fingendo di essere scandalizzati.
“OH PER LE SCARPE NUMERO 42 GIALLE E VERDI DI MORGANA! LO SAPEVO! LO SAPEVO! MI VOGLIONO MORTO!” urlò James mettendosi le mani fra i capelli, drammatico “PROTEGGIMI, OH MIO CORAGGIOSO CLONE!” Continuò rivolto a Harry.
 “SILENZIO!” Urlò Silente con un Sonorus ben piazzato. “MANTENETE LA CALMA! I RAZZI SI SCARICHERANNO ENTRO POCHI MINUTI, E QUANDO LO FARANNO, RICHIEDO LA VOSTRA PRESENZA NEL SALONE D’INGRESSO! E PREGHEREI PIX DI DIRIGERSI ANCHE LUI!” continuò.
A James venne da pensare a quanto sarebbe stato bello se nella scuola ci fossero stati tutti gli studenti invece di solo 12. Intanto Marlene, che si stava dirigendo verso di loro, sembrava cercasse a malapena di nascondere un sorrisetto.  A pochi centimetri tra loro, schivò per un pelo un razzo ma nel farlo inciampò cadendo verso Harry.
“Aaa!” esclamò Harry quando Marlene gli si abbatté addosso, cercò invano di mantenere l’equilibro, ma alla fine fallì, cadendo a terra con la biondina mentre James scoppiava a ridere.
“Ehi!” esclamò Harry indispettito guardando l’altro malandrino.
“Oh… voi non… avete idea… di come siete… buffi” riuscì a formulare James tra una risata e l’altra. Harry cercò di trattenersi, ma alla fine scoppiò a ridere anche lui. Marlene si unì poco dopo.
Quando tutti e tre si furono calmati, si fermarono a riprendere fiato con ancora i sorrisi stampati sui volti.
“Ehm… Marlene” la chiamò incerto Harry, solo allora la McKinnon si accorse di essere ancora addosso a lui, stesi a terra. Arrossì e si tolse immediatamente.
“Scusa, Harry” disse accennando un sorrisetto.
Si guardarono intorno, e notarono che ‘L’Apocalisse’ si era calmata e che ora tutti si dirigevano verso il Salone d’Ingresso, anche Pix con al fianco il Barone Sanguinario. Il poltergeist non faceva altro che fargli i complimenti con una faccia da leccapiedi.
“C’entrate qualcosa con tutto questo, vero?” sussurrò Marlene.
“Forse sì, forse no” rispose Harry con un ghigno facendo spallucce “Ah, e buon 1972” continuò.
“Buon 1972” rispose Marlene.
Giunsero al Salone d’Ingresso, dove li aspettava già Silente, davanti al portone principale.
“È stato Pix, Preside! Quella canaglia inutile! Quell’essere dobbiamo cacciarlo!” inveì Gazza facendosi avanti, con Mrs Purr in braccio.
“Lo so già, Mastro Gazza.” Disse pacato il Preside.
“Prima di tutto, auguro un felice anno nuovo a tutti. Pix ci ha voluto ricordare che stanotte è iniziato un nuovo anno, ma suppongo, che lui non ha fatto tutto questo da solo. Giusto?” chiese rivolto al poltergeist.
“Oh, preside. Può essere che qualche studentello mi abbia dato una mano, ma niente di cui preoccuparsi” rispose Pix ghignando, mentre James gli gettava di sottecchi un’ occhiataccia. La McGranitt puntò immediatamente gli occhi sui due malandrini, con le narici che fremevano pericolosamente.
“Beh, Albus, me pare piuttosto ovvio chi siano stati questi studenti” disse Lumacorno, gettando occhiate anche lui ai Potter.
“ Voi Potter! Se scopro che avete fatto una cosa simile nessuno vi toglie quattro mesi di punizione” sibilò la McGranitt.
“Che cosa?! Professoressa ma noi stavamo dormendo!” esclamò indignato James.
“Pix, sono stati loro?” chiese la Sprinte al poltergeist.
“Oh, Pomona, Pomona” cominciò Pix cantilenante “possono essere stati loro come non possono essere stati loro. Ora, se non vi dispiace, tolgo il disturbo” continuò Pix ghignando per poi andarsene alla velocità della luce.
“Certo Preside! Sono stati senza dubbio questi due!” disse Gazza convinto.
“Non potete accusarci se non avete prove!” esclamò Harry.
“Se non abbiamo prove, le troveremo” disse la McGranitt risoluta, prendendo a camminare spedita.
“Professoressa, dove sta andando?” chiese James seguendola con Harry.
 “Alla Torre di Grifondoro” rispose la McGranitt.
“Cosa? E perché?” chiese Harry cercando di non apparire troppo impanicato.
 “ Per trovare prove” rispose semplicemente.
Dopo sei piani raggiunsero il quadro della Signora Grassa, stupita per quello strano trio.
“Stelle di Capodanno” disse la McGranitt, il quadro si aprì. Si diresse verso le scale dei dormitori maschili di Grifondoro.
“Come?! Questa è invasione della privacy! Non può farlo!” esclamò James scandalizzato e incredulo. 
“Sono la tua Capocasa, Potter, posso farlo” rispose ferma la Professoressa.
La Vicepreside spalancò la porta del dormitorio dei Malandrini e tirò fuori la bacchetta.
“Accio scatola razzi Filibuster!” disse e immediatamente, la scatola saettò nelle sue mani. Era piuttosto piccola, non sembrava potesse contenere 23 razzi, ma d’altronde, c’è sempre un trucchetto .Si girò verso di loro, contemplando la scatola.
“Questa è una prova” disse guardandoli severamente. Harry notò le narici che fremevano e le labbra strette all’inverosimile.
Dopo di che li portò dal Preside, che stava ancora al Salone d’Ingresso insieme a tutti gli studenti e gli insegnanti in attesa. Silente diede libera scelta alla McGranitt per la punizione e davanti a tutti (cosa che non importava a James ma che a Harry importava) tolse 120 punti a Grifondoro, assegnò  4 mesi di punizione e disse che avrebbero dovuto aiutare Gazza a mettere in ordine il castello e a pulirlo. Dopo inutili proteste da parte di James (“Ma professoressa! Grifondoro è la sua Casa!  Così non vinceremo la Coppa della Case!” e “Ma non c’entriamo niente con le armature! Quella è stata opera di Pix!”) Silente spedì tutti gli studenti a letto. Comunque, nonostante la punizione e i punti tolti, James e Harry non poterono non concordare su una cosa: era stato fantastico.
                                                                         
                                                                                                        *

Si sentì un bussare alla porta, Sirius si  alzò dal letto e guardò per un attimo la porta.
“Avanti” disse, la porta si aprì e nella camera entrò Regulus facendo rilassare Sirius. Pensava fosse sua madre.
Regulus si guardò intorno, notando il baule chiuso ai piedi del letto.  Guardò Sirius, domani sarebbe tornato a Hogwarts.
“Reg” lo salutò sorridendo Sirius “Come mai qui?” Regulus fece spallucce.
“Volevo salutarti” rispose avvicinandosi e sedendosi affianco al primogenito. Non era per niente felice, e questo Sirius lo notò, anche se cercava di non darlo a vedere.
“E… domani torni a Hogwarts. Te ne andrai da questo inferno. Sei felice, suppongo” disse Regulus a disagio rompendo il silenzio tombale.
“Ho sempre pensato che l’inferno fosse rosso, con tutte le fiamme intorno. Ma non pensavo che l’inferno può avere tante forme e tanti aspetti e neanche che lo si può conoscere senza diventare cattivi e morire” rispose Sirius, accennando un sorrisetto “Lo so che sei insicuro, Reg. Inutile che me lo nascondi, la facciata Black con me non funziona” continuò guardando il fratellino.
“Non sono insicuro” ribatté Regulus aggrottando le sopracciglia.
“Certo e io sono un Black esemplare” rispose Sirius ironico.
“È che insomma… te ne andrai… poi mamma e papà… e se riuscissero a farmi cambiare idea? E se riprendo a far finta di disprezzarti?” si sfogò Regulus.
“Allora, una vocina nella tua testa, che sarà molto ma molto simile alla mia, ti dirà che sei stupido e che devi ragionare con il tuo cervello” rispose tranquillamente Sir “Ti dirà di cacciare fuori la tua grinta e di far vedere chi è davvero Regulus Black. E se sarai indeciso, ti risponderà che ci sarò sempre, e che ci sono anche quando non sono presente fisicamente”  continuò.
“Ti rendi conto che stiamo parlando di una vocina nella mia testa? Non è un po’ da matti?” chiese divertito Regulus, si vedeva che si era un po’ rilassato.
“Vabbè, non ha importanza. Meglio essere un po’ matti che tremendamente e noiosamente sani di mente. Pensa a me, che quando ho discusso con te avevo ben 4 vocine nella mia testa, che erano uguali a quelle dei miei amici” rispose Sirius sorridendo “Poi se non ce la farai più a sentire solo la mia voce, perché ti manca tremendamente il mio viso affascinante (e non avrai tutti i torti) hai sempre lo specchietto, basta che non mi chiami durante le lezioni a meno che non sia urgente” continuò Sirius, facendosi serio alle ultime parole.  Regulus tirò fuori dalla tasca lo specchietto, osservandolo.
“Portalo sempre con te, i nostri genitori non dovranno mai vederlo” disse Sirius. Reg annuì.
“Sembra che stia andando a combattere la guerra” ironizzò Regulus sorridendo.
“Sei tu che sei venuto in camera mia per essere rassicurato!” ribattè Sirius corrucciato.
“Ma volevo solo salutarti!” esclamò Regulus sorridendo.
“Bugiardo!”
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
                                                                                                   
                                                                                                       *

Se ne stavano per andare, suo padre portava il baule e ormai avevano aperto la porta per andarsene. Petunia non veniva, restava a casa dove tra poco sarebbe arrivata una sua amichetta. La sorella maggiore se ne stava lì, vicino alla porta che dava al salone. Lily si voltò verso Petunia, che la guardava sprezzante. Lily non fece un piccolo sorriso, nè gli rivolse uno sguardo triste. Ma la guardò fieramente, gettandole un’ occhiata gelida. E con questo, Lily voleva far capire che ormai non gliene importava più di sua sorella, tantomeno del suo giudizio. Che la disprezzasse, che la invidiasse, che la ripudiasse ma a Lily, non importava più.

 






Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie!
   
 
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