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Autore: gigliofucsia    07/06/2018    1 recensioni
Io mi chiamo Eco Rondòn, è la prima volta che ti scrivo in tutti i vent'anni della mia vita e sono molto nervoso. Qualche mese fa non avrei potuto nemmeno provandoci. Vedi; è proprio di questo che vorrei scriverti. Vorrei confidarti cosa è cambiato in un mese. So che forse non mi crederai visto quanto è incredibile; ma so che non mi negherai la tua attenzione. Sono felice di parlare con te, o meglio, di scriverti in questo caso.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarei diventato muto per il resto della mia esistenza? Ebbene, sì... avrei dato volentieri tutte le mie corde vocali pur di vedere qualcosa. Non era così importante. Una volta realizzato, di essere così disperato da accettare il compromesso, pronunciai le ultime parole della mia vita:

– La mia voce non è così importante, sono disposto a cederla, in cambio della vista –

La voce di Inkontracto era vicinissima, si era palesata in forma umana perché sentivo il suo fiato, che sapeva di polvere e pergamene.

– Allora... che il contratto venga stipulato – pronunciò

Sentì delle mani fredde e scheletriche sfiorarmi le tempie. E la stoffa... Lui non mi chiese nulla in proposito perché sapeva. Quella benda, era un modo per accettare la mia cecità, un atto simbolico che mi aveva sempre contraddistinto, per questo chiunque mi avrebbe riconosciuto subito solo vedendola.

– Lo so che il mio nome, le mie capacità e il mio aspetto non ispirano gli altri a considerarmi come un salvatore, ma questo è il mio scopo e lo porterò a termine. Adesso preparati, perché tra poco il tuo desiderio diverrà realtà dopo tanto soffrire –

Dei mignoli ruvidi sfiorarono il mio collo e i pollici le tempie. Il mio cuore ricominciò a battere forte. Io strinsi forte il bastone. Respirai in modo molto lento. Il silenzio si protrasse per lunghi secondi e più andava avanti e più cominciavo a sentirmi strano.

Sentii i miei sensi farsi confusi, la mia testa riempirsi di suoni e pensieri come se un'inondazione si stesse verificando dentro il mio cervello. Qualcosa che scombussola ogni cosa. Dopo lunghi secondi cominciai a “vederci” chiaro. Mi sentivo diverso. Mi calmai un momento poi sentì le sue mani ritirarsi. Lo sentii indietreggiare di pochi passi.

Dovevo aver finito. La cosa mi agitò ancora di più. Davanti a me era ancora nero perché non avevo ancora aperto gli occhi. Per qualche motivo l'idea di aprire gli occhi mi spaventava. Ma sapevo che sarebbe stato solo l'inizio.

– Apri gli occhi giovane viaggiatore –

Tutti i miei amici e parenti mi riconoscevano per quella benda . Un pezzo di un vestito che ho legato. Non sapevo di preciso il perché io l'abbia fatto, ma ora posso dare una risposta. Anche se aprivo gli occhi non cambiava niente, che io li tenessi chiusi o aperti l'oscurità era comunque presente. Per questo ho voluto coprirmi gli occhi per convincere me stesso che non ci vedevo perché semplicemente, tenevo gli occhi coperti e chiusi, volevo convincermi che ero io ad aver deciso di non vedere per non dare al destino un motivo per deridermi. Quando avrei “deciso” di ricominciare a vedere me la sarei tolta. Era rimasta legata al mio viso per più di quattordici anni, ed ora stavo per toglierla davvero.

Il pensiero di vedere dopo averla tolta mi sembrava così fuori dalla realtà che per un attimo ebbi il timore di farlo. Ma dopo un respiro profondo...

Appoggiai il bastone a terra. Tenni la schiena dritta e avanzai, con calma rituale, le dita verso il nodo dietro a testa. Allungai il dito nel primo nodo e lo sciolsi. Poi sciolsi il secondo e afferrai i due lembi di esso. Tolsi la benda dagli occhi ancora chiusi. La tenni stretta in una mano che lasciai cadere accanto alla gonna della tunica. A questo punto era giunto il momento; alzai di poco le palpebre e una luce debole mi apparve chiara alle mie pupille. Il mio cuore moltiplicò i batti dalla gioia. Alzai le palpebre ancora un po' finché non riuscii a vedere chi avevo davanti.

  
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