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Autore: Bianca92    07/06/2018    0 recensioni
Settimo anno ad Hogwarts, storia rivisitata ma in parte fedele all'ultimo libro.
Sottratte a forza dalla confortevole ignoranza che circondava le loro vite da Purosangue, le sorelle Clarissa e Victoria saranno coinvolte nella ricerca dell'ormai famigerato Harry Potter. Draco e Memphis sono intenzionati ad usare tutti i mezzi a loro disposizione per raggiungere i loro obbiettivi, e purtroppo per le sorelle questo riguarda anche loro.
- Tratto dal capitolo 2:
“Severus, anche se non ti ho rivelato i miei progetti per Draco so bene che tu già li conosci… Infatti sei qui, a un torneo del quale non ti potrebbe importare di meno. Apprezzo molto il fatto che ci lasci usare le ragazze, e se il piano va come deve, entro pochi mesi sapremo anche dove Potter si nasconde”
“Sono progetti molto ambiziosi, le mie figlie non hanno contatti con Potter”
“Ma hanno relazioni con i grifondoro, ed è molto più di quanto possiamo ottenere da chiunque altro nella casata Serpeverde”
[...] Il commentatore riprese la cronaca del torneo, segnando che la pausa era finita. Tutti ripresero posto e così fece anche Piton, senza riuscire a smettere di chiedersi che ruolo avrebbe avuto Memphis Verkom in questo gioco di inganni.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Erano passati quattro mesi dalla morte di Harry Potter. Il Signore Oscuro era asceso al potere più potente che mai, distruggendo tutto ciò che poteva considerarsi “buono” nell’intero mondo magico. I mangiamorte occupavano le cariche più importanti al Ministero della Magia e Lord Voldemort si era auto proclamato Ministro senza alcuna votazione formale. Il clima era passato dal terrore a passiva rassegnazione, soprattutto dal momento in cui l’Ordine della Fenice era stato brutalmente smantellato. I membri sopravvissuti erano fuggiti lontano da Londra, dislocandosi in diverse parti del mondo per non essere catturati.

Nonostante quella presa di potere, vi era ancora una strega che non aveva intenzione di arrendersi. Clarissa era sempre stata una ragazza tenace, determinata e per questo sapeva che avrebbe portato a termine la missione che si era prefissata mesi prima: ricongiungersi a sua sorella, strappandola dalle grinfie dei mangiamorte. Da quando aveva lasciato il Maniero Malfoy, non aveva più visto o sentito Victoria fatta eccezione per alcune fugaci notizie che le arrivavano da articoli di giornale. Victoria era entrata a tutti gli effetti una seguace di Voldemort, aveva terminato la scuola e conseguito i MAGO con ottimi voti, benchè non si fosse impegnata minimamente nello studio tanti erano i pensieri che si arrovellavano sotto la sua chioma bruna. Per fortuna, l’essere dalla parte del mago più forte e oscuro di sempre dava i suoi frutti e tutti i professori avevano un occhio di riguardo per lei. Da qualche giorno aveva cominciato la sua brillante carriera all’interno del Wizengamot, supportata dalla vasta esperienza di Lucius Malfoy, ormai Inquisitore Supremo, e diventando una dei giudici. Il vecchio consiglio che processava i maghi oscuri aveva mutato i suoi obiettivi, perseguitando tutti coloro che osavano intralciare il cammino del Signore Oscuro. Kessy aveva letto le notizie sulla Gazzetta del Profeta, tra le quali spiccavano i nomi dei nuovi membri della giuria, e non aveva potuto fare a meno di vedere quello della sorella. Felice per lei? Lo sarebbe stata, se solo non fosse che le era ormai chiara la profonda oscurità che stava avvolgendo Vicky giorno dopo giorno

Clarissa si calò sugli occhi la visiera del cappello bianco che la stava proteggendo dai caldi raggi estivi così inopportuni; non solo stonavano con il clima in cui era stato avvolto il mondo magico, ma per di più rivelavano troppo di un viso che voleva solo passare nell’indifferenza generale. Proseguì con passo spedito per le vie londinesi, nella speranza di raggiungere al più presto possibile l’abitazione dei Verkom che occupava ormai da mesi. Ogni volta che era costretta a fermarsi, vuoi per un semaforo rosso o per un attimo di indecisione, le sembrava che i passanti la fissassero con insistenza, come sapessero chi fosse e cosa facesse lì. Allora riprendeva a camminare, più veloce di prima.

“Mi scusi, non l’avevo vista” disse la ragazza al passante che aveva accidentalmente urtato.

“Mph, stupida babbana…” rispose a mezzavoce l’uomo senza nemmeno voltarsi.

Kessy riconobbe la voce e le si gelò il sangue nelle vene. Aveva appena incontrato Goyle, mangiamorte conclamato, al seguito di un altro pericolosissimo individuo, Rodolphus Lestrange, che a differenza del ragazzo si girò dando una breve e poco interessata occhiata alla fonte di tanto trambusto. Non appena si rigirò, Clarissa riprese il controllo di sé e si voltò di scatto, pronta a correre se necessario. Per un attimo sembrò che tutto andasse bene, ma ad un certo punto Lestrange si fermò così repentinamente che quasi fu la volta di Goyle andargli addosso. Sguainò la bacchetta e si girò alla ricerca della strega, memore di aver già visto quel viso una sera al Molfoy Manor, quando la suddetta era diventata a tutti gli effetti una mangiamorte. La trovò a correre a perdifiato tra la folla cercando di raggiungere il vicolo più vicino per potersi smaterializzare.

“Goyle, prendi contatti con il Ministero e ordina di tenere d’occhio qualsiasi magia rilevata in quest’area” urlò mentre stava già correndo, lasciando un Goyle solo e disorientato che aveva capito ben poco di tutta quella faccenda. Stette fermo qualche secondo e poi si riprese con un sussulto, pronto a fare ciò che il suo supervisore gli aveva ordinato.

Intanto Kessy non smetteva di correre, urtare e cercare la sua bacchetta nascosta tra le pieghe dell’abito. Non riusciva a pensare lucidamente, si stava facendo travolgere dal panico e per poco anche da una macchina. Il quasi-incidente le permise di sviare momentaneamente il mangiamorte, che la perse di vista mentre l’automobilista si fermava a imprecare contro la ragazza, nascondendola dalla visuale. La strega si nascose dietro una cabina telefonica dopo aver scartato l’idea di smaterializzarsi per paura di essere rintracciata tramite l’utilizzo della magia. Chiuse gli occhi, prese due respiri a pieni polmoni e riacquisì il controllo, sapendo bene di dover giocare d’astuzia dal momento che la magia le era proibita. Buttò il cappello, troppo appariscente in quella marea di teste, così come i tacchi per mimetizzarsi meglio tra la folla. Storse il naso nel farlo, amava quelle scarpe, ma le lanciò via ugualmente.

“Non mi bastava già tutto quello che sto passando… Ci devo rimettere pure le mie scarpe preferite!” disse a denti stretti girando l’angolo e catapultandosi nella metropolitana più vicina.

Passò i tornelli e prese a correre verso il treno che stava aprendo le porte, noncurante degli sguardi allucinati dei passanti alla vista della ragazza scalza. Salì proprio quando le porte si stavano richiudendo e solo allora si permise di guardarsi alle spalle. Non vide nessuno, tirò un sospiro di sollievo e si sedette nello spazio vuoto tra due babbani piuttosto anziani.

Molto tempo e molte fermate dopo si decise ad alzarsi e a riprendere il treno che l’avrebbe riportata nella via dove aveva incontrato Goyle, ma non prima di essere passata in un negozio a comprare un altro paio di scarpe, un foulard e degli occhiali da sole. Mentre era da sola davanti al suo riflesso nelle porte della metropolitana si soffermò sul suo look da spia televisiva e quasi riuscì a sorridere. Era da tanto che non sorrideva… Ricacciò indietro i pensieri insistenti che stavano per farle venire gli occhi lucidi, primi fra tutti i possibili commenti che la sorella le avrebbe riservato se l’avesse vista in questo momento, con tanto di occhialoni e la scritta “FUGGITIVA” stampato in fronte. Se solo fosse stata lì con lei, avrebbe avuto qualcuno con cui spartire la solitudine di quei quattro, lunghi mesi…


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Victoria prese il braccio del suo ragazzo per richiamarlo all’ordine, mentre il biondo purosangue riportava l’attenzione sulla sua adorabile quanto indispettita fidanzata.

“Draco per favore ascoltami, non mi va di parlare al muro. Ti ho detto mille volte che non ho intenzione di sedere di fianco a Piton nella riunione di domani, di a tua madre di cambiarmi di posto!”

“Non se ne parla Vic, non è qualcosa che possiamo decidere noi per capricci personali! Tutte le disposizioni al tavolo sono stabilite dalla gerarchia” rispose pazientemente il ragazzo, memore del nervosismo che ultimamente accompagnava Victoria. Da quando si era macchiata della morte di Harry Potter non era più stata la stessa, ma era diventata sempre più cupa e imbronciata.

“Non mi interessa della gerarchia! Posso anche sedermi accanto a Lord Voldemort, ma tienimi Severus lontano” chiuse il discorso lei.

Draco sbuffò affranto pronto a scrivere una lettera alla madre per esaudire le richieste insistenti della ragazza, quando il patronus di Gregory Goyle gli comparve davanti agli occhi.

“Registrare ogni attività magica nella zona di Mayfair. Possibile elemento sovversivo di disturbo alla sovranità magica.”

Draco alzò visibilmente gli occhi al cielo, sempre più seccato. Chi era quel babbeo che non riusciva nemmeno stabilire la gravità della situazione? O si trattava di un elemento sovversivo o di disturbo, per la miseria! Spazientito ma allarmato dal messaggio, il ragazzo si allontanò di gran fretta da Victoria per andare a riferire l’ordine all’Ispettorato di Individuazione della Magia. Una volta fatto si diresse verso la voliera per aggiornare la madre sulla nuova disposizione dei tavoli per l’indomani sera. Mentre guardava Finnick volare via il suo sguardo si rabbuiò al pensiero dell’imminente riunione a cui erano costretti a partecipare. Il ghiaccio dei suoi occhi sembrò sciogliersi al pensiero di Victoria che era rimasta al suo fianco pur di non lasciarlo solo, che aveva rinunciato a tutto per seguire il suo cuore. Si sistemò con un gesto della mano un ciuffo ribelle e finalmente sorrise riprendendo a ritroso il tragitto appena fatto.

“Lastrange, cosa vorresti insinuare?!” Draco potè chiaramente sentire Victoria ribattere piccata mentre Draco avvicinava al gruppetto.

 “Nulla di che, solo che tua sorella è stata avvistata a Londra e forse tu potevi sapere il perché. Dopotutto la conosci bene, possibile che non riesci ad esserci nemmeno un po' d’aiuto?” insinuò Rodolphus, ancora leggermente affannato per via della corsa appena fatta. La verità è che si sentiva uno stupido a essersi fatto sfuggire così Kessy, ma ad un certo punto si era ritrovato in un vicolo cieco senza alcuna traccia della ragazza. Aveva dovuto fare dietro-front verso il Ministero, sperando di avere notizie dall’Ispettorato di Individuazione della Magia. Ma non era stato accolto da buone nuove. “Beh se mai ti venisse in mente qualcosa, sai dove trovarci” finì la discussione secco, andandosene con un fruscio di mantello.

Victoria vibrava di rabbia e Draco le accarezzò la mano per cercare di calmarla.

“Tutti quegli stupidi non si fidano di me, ma se prova a parlarmi ancora in quel modo…” lasciò in sospeso la frase mentre il ragazzo la guardò preoccupato. Le prese il mento tra due dita e la costrinse a guardarlo negli occhi.

“Stai calma Vic, così fai solo il loro gioco”

“Forse.. Ma mi chiedo cosa devo fare per ancora per dimostrare la mia lealtà.” i suoi occhi smisero di lanciare saette e rivelarono semplicemente una sincerità disarmante. Victoria, dopo mesi di convivenza forzata, aveva subito un indottrinamento massiccio che l’aveva resa più docile nei confronti del volere di Lord Voldemort. La sua millantata lealtà, in realtà, era diretta solamente alla famiglia Malfoy, ma spesso gli interessi dell’attuale capo della comunità magica divenivano la priorità assoluta. “Sono rimasta qui, ho il Marchio Nero ed ho intrapreso la carriera al Winzegamont come mi ha consigliato tuo padre. Perché dovrei sapere qualcosa di Clarissa?” Victoria si sedette su una delle panche del corridoio del seminterrato, prima che Draco la sollevasse per un braccio spingendola gentilmente verso il suo ufficio, lontano da orecchie indiscrete.  E lì Victoria proseguì, questa volta guardandolo dritto negli occhi “Mia sorella si è comportata da codarda e mi ha abbandonata, io la odio”. Un commento piuttosto forte per due persone che avevano condiviso tutto fin dal primo istante della loro vita, ma Victoria Piton non era più la ragazza di una volta. Le idee del Signore Oscuro si erano attaccate alla sua mente, mentre il pensiero di Clarissa rappresentava solo ciò che Vic avrebbe voluto avere. Ma non le era concesso provarepietà nei confronti della sorella, non quando tutti i mangiamorte continuavano a sottolineare i suoi comportamenti scorretti. Clarissa sarebbe potuta rimanere insieme a lei, a Maniero, sopravvivendo proprio come aveva fatto Vicky. Invece aveva preferito fuggire, lasciando semplicemente la sorella indietro. E così Victoria aveva trasformato la nostalgia in rabbia e quel senso di abbandono nel desiderio di vendetta.

Draco osservò la sua ragazza, così cambiata dagli eventi che l’avevano vista come protagonista. Allungò una mano verso di lei, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Devi avere pazienza, vedrai che ti adoreranno” Disse con un piccolo sorriso, evitando parole troppo sdolcinate. Victoria gli lasciò un piccolo bacio sulle labbra, annuendo piano alle sue parole. 


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Kessy continuava a sentirsi osservata, benchè la carrozza della metropolitana londinese non fosse poi così affollata. Davanti a lei una studentessa sonnecchiava rilassata ascoltando della musica ad alto volume, con enormi cuffie che le ricoprivano le orecchie. Clarissa accavallò le gambe, percependo la sensazione di stanchezza appropriarsi di lei ad ogni fermata. Decise di scendere a Covent Garden, qualche fermata prima di quella più vicina alla sua meta, in modo che chiunque la stesse seguendo non avrebbe potuto scoprire il suo nascondiglio. Sentii l’ansia espandersi da un punto imprecisato al centro del petto: e se fosse di nuovo Lestrange? Se l’avesse trovata? Lungo le scale mobili superò un paio di babbani, intenti a maneggiare con una cartina cartacea. Cercò di non guardarsi indietro, ma sfortunatamente fu più forte di lei voltare lo sguardo un paio di volte. Quando inspirò l’aria fresca di Londra si rese conto che il meteo stava cambiando, poiché il cielo sembrava minacciare pioggia. Le nuvole scure si spostavano velocemente, tuonando di tanto in tanto.
Clarissa iniziò a camminare velocemente, finchè non sentii due paia di braccia prenderla all’altezza delle ascelle. Non fece in tempo a dire nulla che la nauseante sensazione della smaterializzazione la obbligò a chiudere gli occhi. Atterrò malamente su un tappeto consunto di colore rossastro, ferendosi leggermente al ginocchio quando lo appoggiò male a terra.

“Non vi conviene toccarmi!” disse immediatamente, cercando di apparire molto più minacciosa che spaventata. Due figure la sovrastavano, già in piedi per via di un atterraggio più composto.

“E’ davvero lei, Neville...” la voce soave di Luna Lovegood arrivò alle orecchie di Clarissa come una pioggia fresca. Il cielo tuonò ancora, ma nessuno sembrò accorgersene. Kessy alzò lo sguardo riconoscendo all’istante i profili dei suoi amici. Da un lato vi era Luna, che appariva sempre con quel suo sorriso sognante. Accanto a lei Neville aveva un’espressione a metà tra lo sconcertato e il sollevato. Il ragazzo, però, allungo comunque una mano verso la Piton per aiutarla a rimettersi in piedi.

“Ragazzi, siete voi!” esclamò Kessy, lanciandosi in un abbraccio. Dopo quattro mesi di solitudine e fughe, vedere dei visi amici era piuttosto confortante. Gli occhi divennero lucidi, mentre l’anima di Clarissa era popolata da emozioni contrastanti: da un lato vi era il sollievo nel vederli in salute, dall’altra la vergogna per ciò che era successo con Harry Potter.

“Pensavamo fossi morta. Eravamo convinte che tu e tua sorella foste state uccise finchè non abbiamo visto la foto di Victoria sulla Gazzetta del Profeta” spiegò Neville, staccandosi da quell’abbraccio. Neville, nonostante il risentimento che poteva provare per Kessy, si rese conto che rivederla viva era molto più importante di qualsiasi sentimenti negativo. Luna, in un momento di assoluta razionalità, gli aveva fatto capire che non era certo colpa delle sorelle Piton se Harry Potter non ce l’aveva fatta. Difficile da ammettere ad alta voce, ma Neville aveva tutta l’intenzione di lavorarci sopra. Calò uno strano silenzio, parlare di Victoria era sempre piuttosto strano da quattro mesi a quella parte. “Abbiamo immaginato che non saresti stata tanto lontana da Vicky...” concluse Luna, rompendo il silenzio.

Clarissa non resse a lungo e scoppiò a piangere, sentendosi finalmente al sicuro.

“Neville, io… mi dispiace, non pensavo… non lo sapevo vi giuro” Kessy singhiozzava incontrollabilmente, mentre il ragazzo le accarezzava la schiena sperando di riuscire a calmarla.

““Non piangere, Kessy” disse Luna, scuotendo appena il capo.

“Non è piangendo che si fanno le rivoluzioni!” proseguì la bionda, sorridendo sorniona. “Noi non ci siamo arresi, Clarissa. Ora più che mai, dobbiamo essere uniti” da quando Luna Lovegood aveva tutto quel potere persuasivo? Clarissa smise di chiederselo quando intravide la speranza. Intravide la possibilità di costituire di nuovo una resistenza.

”Anche io non mi sono arresa” affermò, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Il tempo della solitudine era finito e presto Clarissa avrebbe portato a compimento i suoi piani.






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ANGOLO DELLE AUTRICI

Ciao ragazzi, che bello vedervi qui!! Grazie per aver seguito la nostra storia fino alla fine, speriamo che abbiate apprezzato le nostre doti (molto) amatoriali.
Mi raccomando, lasciate una recensione per opinioni, consigli o commenti di varia natura... Ne faremo tesoro!
E, ultima nota, a brevissimo comincerà la seconda saga... Inutile dire che sarebbe FANTASTICO trovarvi anche li :)
Grazie ancora e tante care cose!



 
   
 
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