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Autore: Robigna88    08/06/2018    1 recensioni
Gli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, dopo una battaglia. Ma le cose, forse stanno per cambiare, almeno per uno di loro. Il più schivo e onesto tra tutti, il Capitano Rogers, si ritroverà investito da un sentimento che non conosce per niente bene e che non sa come gestire. Sarà tentato di spingerlo via ma sarà in grado di resistere all'emozione che Lidya Abel sa offrirgli anche solo sorridendo?
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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6.

 

 

 

 

 

Lidya aveva trovato quella specie di cimice che le avevano messo sulla giacca. L’aveva trovata quando si era rifugiata in quella stanza di motel e aveva deciso che era il caso di farsi una doccia. Lungo la strada che l’avrebbe portata lì si era comprata dei vestiti nuovi, aveva noleggiato un’auto usando uno dei tanti nomi falsi di cui disponeva e si era procurata un cellulare usa e getta.

Quando aveva trovato quel piccolo dispositivo sulla giacca, proprio sopra il gomito, aveva maledetto la tecnologia di Tony per un istante, e poi si era data della stupida perché avrebbe dovuto immaginarlo. A dirla tutta, credeva che fosse stato Rogers a piazzarglielo a dosso, era l’unico che si era avvicinato a sufficienza per farlo senza destare sospetto.

In fondo era con lui che aveva scambiato un bacio e un contatto fisico ravvicinato. Era stato solo un istante ma comunque, a quanto sembrava, era bastato.

Respirò a fondo e si sfiorò le labbra con la punta delle dita; scacciò subito quel pensiero però. Non aveva tempo per le distrazioni e il Capitano di certo lo era. E poi, onestamente credeva che quell’uomo si meritasse molto di più. Lei era danneggiata a un livello così profondo che tornare indietro era praticamente impossibile. E non ne sarebbe valsa la pena nemmeno se farlo fosse stato possibile.

Il piccolo marchingegno di Tony probabilmente aveva permesso loro di rintracciarla, e questo significava che avrebbe dovuto accelerare un po’ i tempi. Non era un problema ma non era neppure una buona cosa: potendo fare tutto con il tempo necessario forse sarebbe riuscita ad uscirne viva, così invece... poco male, non sarebbe mancata a molte persone e le poche che avrebbero pianto la sua perdita si sarebbero riprese presto.

Prese il cellulare e digitò un numero che non componeva da tanto e che nonostante questo le era rimasto impresso nella mente. Dall’altro lato risposero dopo due squilli ma non era la voce che si aspettava. “Sono l’Agente Lidya Abel. Di’ a Morton che ho quello che vuole. Digli che sono già a Berlino e digli che ci vediamo fra due ore.”

“Dove?”

“Lui lo sa.” Riattaccò e compose un altro numero. Non avrebbe parlato molto, solo il tempo necessario a indossare armi e armatura. Il tempo necessario a dire addio.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Sul Queen Jet si respirava un’aria pesante. Non c’era posto per le battute e onestamente nessuno era in vena di scherzare. Tony stava sistemando alcune cose nella sua armatura quando il segnale dato dal dispositivo sulla giacca di Lidya aveva smesso di funzionare. Le ipotesi erano due, si disse mentre provava a rintracciarlo di nuovo, lei lo aveva trovato e distrutto oppure... la seconda non gli piaceva affatto, ma era una possibilità e tutti, su quel jet, lo sapevano. Il Capitano aveva un’espressione più seria del solito, fissava fuori dall’abitacolo e non aveva detto una parola da quando erano partiti. Con le braccia incrociate sul petto se ne stava perso nei suoi pensieri e a Tony dispiacque per lui. Non si lasciava mai coinvolgere con le donne, forse per una specie di forma di rispetto per il suo amore mai consumato con Peggy Carter, ma con Lidya si era aperto un po’ e di colpo lei aveva fatto la sua mossa impulsiva lasciandolo con il timore di un’altra perdita.

“Hey Cap” gli disse Natasha avvicinandosi. “Come te la passi?”

“Sto bene. Questa è semplicemente una missione come le altre in fondo.”

La Romanoff annuì. “Sappiamo entrambi che non lo è. Ma se pensarla così ti permette di rimanere concentrato...”

“Voglio solo” sospirò lui. “Solo che non si faccia male nessuno. Ho perso fin troppa gente, tutti noi ne abbiamo persa fin troppa.”

Natasha scambiò una rapida occhiata con Tony, alla ricerca di un cenno positivo che però non arrivò. Infine si concentrò di nuovo su Steve. “Non essere troppo duro con lei quando la rivedremo” gli disse guadagnandosi uno sguardo perplesso. “La vita lo è già stata abbastanza.”

“Signore” intervenne Jarvis. “Ho una telefonata da un numero non identificato.”

“Passala pure!” gli disse Tony.

“È in linea, signore.”

“Pronto?” domandò lui cauto. E la voce di Lidya arrivò chiara attraverso gli altoparlanti.

“Se ho capito anche solo un po’ di voi Avengers” disse la donna con tono stanco. “Sarete già a metà strada per raggiungermi.”

“Ci fa piacere sapere che capisci così bene le persone, Abel!” le disse Clint, dal posto di comando.

“Sì beh, tornate indietro. Me la cavo da sola.”

“Sul serio?” domandò Tony digitando qualcosa sul computer.

“Sul serio, e smetti di provare a rintracciare questa telefonata” replicò lei, dimostrando di conoscerlo fin troppo bene. “Questo telefono non ha neppure una fotocamera.”

“Odio il fatto che tu mi conosca così bene. Diventa irritante dopo un po’.”

“Lidya” le disse Natasha. “Dicci dove sei, vogliamo solo darti una mano.”

“Sapete già dove sono, Nat. Il fatto che Berlino sia troppo generica come indicazione non è di certo un mio problema” ci fu silenzio per un attimo, infine Lidya respirò a fondo. “Steve” disse. “Mi dispiace, sul serio. Stavi iniziando a fidarti di me e io ho fatto una delle mie solite scelte impulsive e sconsiderate. In fondo però, credo che tu sia l’unico che possa davvero capire perché lo faccio.”

“Mi hai promesso una cena per dirmi ogni cosa di te, ma se non ci dici dove sei potresti non avere l’occasione di farlo. Potresti dover infrangere la tua promessa” le disse Steve. “Hai detto che siamo amici, giusto? Beh gli amici mantengono le promesse.”

“Suppongo allora che non siamo amici” la voce di Lidya sembrò tremare, se la schiarì prima di continuare. “Devo andare ora. Tony” esitò un attimo. “Qualunque cosa accadrà, non è colpa tua.”

Riattaccò e l’intero jet ricadde nel silenzio. Un silenzio soffocante.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Lidya aveva sistemato ogni cosa al proprio posto, poi si era seduta in attesa. La pazienza non era mai stata una delle sue caratteristiche più forti, al contrario di Thierry che invece aveva fatto di la pazienza è la virtù dei forti il suo motto. Con un sorriso si ricordò gli appostamenti, le missioni che sembravano infinite, lei che sbuffava ogni cinque minuti, lui che faceva le parole crociate guardandola di sottecchi di tanto in tanto.

Se fosse stato lì, Lidya sapeva esattamente cosa le avrebbe detto: “che cazzo ci fai qui dentro da sola? Gli Avengers vogliono aiutarti e tu dici di no? Hai il complesso dell’eroe martire, Abel. Sei una folle” e anche se solo lui sapeva cosa fosse il complesso dell’eroe martire, avrebbe avuto ragione. Lei lo sapeva, in fondo.

Sentì un rumore provenire da destra e nel modo più silenzioso possibile si mise in piedi e impugnò la pistola. Non era Morton, il passo era troppo delicato. Le sembrava quasi di conoscerlo.

“Dannazione!” sibilò quando Natasha comparve davanti ai suoi occhi. “Che cavolo ci fai qui? Come mi avete trovata?”

“Abbiamo fatto visita al tizio che ti ha venduto le armi e l’esplosivo.”

“Lui non aveva idea di quale fosse il mio piano.”

“No, ma dentro la pistola che hai in mano c’è un microchip localizzatore. Ha detto che gli è capitato che gli rubassero le cose e così si è dovuto ingegnare per evitare di perderle” le spiegò la sua amica. “Non era molto propenso a darci le informazioni che volevamo, all’inizio, ma poi Steve gli ha mostrato lo scudo molto da vicino e il suo ginocchio destro ha incontrato il martello di Thor e così... A ogni modo” Natasha le sorrise appena. “Che ne dici se ora ce ne andiamo da qui?”

Lidya scosse il capo. “Tu devi di certo andare via, io resto.”

“Perdonami” Natasha la prese per il polso. “La mia sembrava una domanda, ma non lo era. Ce ne andiamo. Gli atri ci aspettano fuori, stanno dando un’occhiata in giro.”

“Natasha!” esclamò Lidya. “Devi uscire da qui e dovete allontanarvi, tutti quanti. C’è dell’esplosivo ovunque. Questo posto salterà in aria non appena Morton sarà qui.”

“È questo il tuo grande piano? Far saltare in aria questo posto con Morton dentro? È ridicolo, non appena arriverà qui chiederà ai suoi di controllare l’intero isolato.”

“Sì e loro ci metteranno un po’ a trovare l’esplosivo che ho piazzato. Nel frattempo lui sarà entrato dentro perché io sarò qui ad aspettarlo e crederà, che visto che io sono all’interno, allora entrare è sicuro. Non penserà di certo che sarei disposta a saltare in aria insieme a lui.”

“E non lo farai!” le disse l’altra. “Senti, so che vuoi combattere questa battaglia da sola, per Thierry e tutto il resto, ma stai sbagliando tutto. Non pensi a me, a Clint, a Tony. Non pensi a Steve?”

Lidya sentì gli occhi pizzicarle: sì, ci pensava eccome. Pensava a tutti loro. Sentì la voce di Morton dare ordini ai suoi uomini, fece un grosso respiro e abbracciò Natasha. “Mi dispiace Nat” le disse. “Ti voglio bene, ma devi andare” chiuse gli occhi e quando li riaprì Nat era sparita, Morton si avvicinava e tutto era allestito. Innescò la bomba e fu pronta.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Natasha si ritrovò fuori dall’edificio. Si guardò intorno smarrita, sentì la voce di Tony chiamare il suo nome ma non le importò. Steve e gli altri erano troppo vicini a quel posto, Lidya era ancora dentro... era come un incubo, un brutto incubo dal quale voleva svegliarsi. Doveva avvertirli, subito, ma quando aprì la bocca la voce faticò ad uscire. L’edificio saltò in aria due secondi dopo e l’esplosione fu talmente violenta che lei perse i sensi. L’ultima cosa che vide fu Tony che veniva sbalzato in aria. Per fortuna indossava la sua armatura.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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