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Autore: Dyanne    09/06/2018    4 recensioni
STORIA INTERATTIVA - SOSPESA
Ambientata durante gli anni dei Malandrini.
Siamo al settimo anno e Hogwarts sembra più movimentata che mai. Dopo il famoso mago Oscuro Gellert Grindelwald sembrava che le acque si fossero calmate. Quanto di più sbagliato. Corrono voci in corridoio che bisbigliano di una nuova figura che ha preso il posto del rinomato mago.
Si creano alleanze, crepe, coppie tra le mura della scuola.
Chi sopravvivrebbe indenne?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Domenica, 3 Settembre

Il campo di Quidditch era il luogo preferito di Lucille da quando aveva memoria.
Lo spazio enorme a disposizione, gli anelli alti che stagliavano contro il cielo ai lati del campo, le grandi tribune ai margini, tutto le dava un senso di sicurezza e di casa. Ma soprattutto la rendeva gaia.
Lucille era appena uscita dagli spogliatoi, vestita con la divisa verde da gioco, e ora ispezionava con occhi luccicanti quello che aveva davanti. Era pronta per le selezioni della squadra di Quidditch, che erano state rimandate di un giorno. Sospirò felice.
I suoi compagni la raggiunsero poco dopo e con sorpresa notò anche alcuni coraggiosi studenti del primo anno, che impugnavano la scopa come un mestolo.
«Bene. Nelle prossime ore mi dedicherò a osservare, testare e a far faticare ognuno di voi. Non sarà una passeggiata, ve lo dico subito. Chi non sarà in grado di dimostrare di valere qualcosa verrà eliminato senza tanti preamboli» la voce sicura e forte di Dorian raggiunse i Serpeverde dall'alto.
Il ragazzo era sospeso in aria sulla scopa, un ghigno sul viso e una Pluffa sotto il braccio.
«Non voglio sentire lamentele, né insulti, né proteste! Voglio che diate il meglio di voi perché solo i migliori faranno parte della squadra. Ci addestreremo con il sole cocente, sotto le pioggie, anche con il gelo invernale. Chi è in grado di reggere, rimanga, gli altri abbandonino il campo ora. »
Lucille si congratulò mentalmente con l'amico. Il discorso era stato detto con una freddezza sorprendente, ma aveva fatto capire ai partecipanti la realtà dei fatti. Da perfetto Serpeverde.
Molti di loro tornarono indietro negli spogliatoi, quelli che rimasero erano più o meno una ventina. Tra di loro c'era, ovviamente, Luvi.
«Bene. Possiamo cominciare» disse Dorian guardando ognuno negli occhi.
Lucille, dal suo posto sull'erba, gli mostrò i pollici all'insù, sorridendo soddisfatta. Dorian trattenne un sorrisso.
«Iniziamo con un test di base: dividetevi in due gruppi e fate un giro di volo sul campo.»
I Serpeverde si issarono sulle scope e poi si alzarono in aria.
Lucille si diede una spinta particolarmente forte e sorpassò di circa due metri il suo gruppo. Si libró in aria con le mani allungate ai suoi lati e ispirò a pieno aria pulita. Finalmente si sentiva in pace con tutto. Lei e il vento condividevano, adesso, la stessa natura.
«Quante arie ti dai, Björk?» chiese una voce maschile dietro di lei.
Luvi voltò di poco la testa. Il ragazzo che aveva parlato era Rosier, vicino a lui volavano le figure di Mulciber e Nott. Quelli sghignazzarono e persero per un attimo l'equilibrio.
La Serpeverde non rispose, volando più veloce in avanti.
Non le erano mai parsi simpatici quei tre e non voleva di certo immischiarsi in qualche discussione proprio ora! Avrebbe avuto tempo dopo di discutere e, perché no, di duellare contro di loro. Era sicura che Dorian le avrebbe dato man forte.
Dopo il giro sulla scopa, Dorian chiese a due primini di uscire dal campo, siccome il loro volo era stato alquanto lento e incerto.
Poi cominciò la selezione per i Battitori.
Gli altri candidati rimasero seduti sull'erba a guardare in disparte, con Dorian che volava da una parte all'altra per raccogliere la Pluffa che veniva lanciata.
Alla fine vennero scelti Nott e Lestrange come nuovi Battitori.
La selezione per i Caccaitori fu quella più lunga. I ragazzi, che erano quasi metà dei candidati, dovettero rubarsi a vicenda la palla, cercare di mandarla dentro i cerchi e allo stesso tempo schivare i Bolidi.
''E' un gioco di strategia e agilità. Si tratta di non stare mai fermi", pensò Lucille. Amava quella prospettiva, l'adrenalina, difatti diede il meglio di sé.
Con le guance rosse e accaldate, rubò la palla alla Black in un secondo, dirigendosi verso la porta più vicina e facendo punto. Bellatrix imprecó a voce alta nella sua direzione, non amava essere fregata in quel modo.
Con somma sorpresa di Lucille anche Lucius se la cavò alla grande, schivando Bolidi con abilità e grazia, meglio di qualsiasi altra ragazza.
Lucille fece novanta punti, che le garantirono l'ammissione nella squadra, posizionandosi prima sulla lista. Anche Malfoy e la Black entrarono come vecchi Cacciatori.
Le selezioni finirono verso mezzogiorno, dopo che la prova per il Portiere fu conclusa, giusto in tempo per il pranzo, e i ragazzi che non erano riusciti a superare i test se ne andarono correndo verso la Scuola.
«Complimenti a tutti! Ai nuovi e ai vecchi giocatori» disse Dorian quando rimase solo con la squadra.
«Il primo allenamento lo facciamo mercoledì, dopo le lezioni. Va bene a tutti?»
I ragazzi annuirono contenti battendosi il cinque.
Lucille, seduta ancora sulla sua nuova ScopaLinda e ansante, sorrise felice e soddisfatta. Quel anno avrebbero fatto faville in campo.


••• ••• •••
 


«Non mi piace quel tipo» disse Astra bevendo un sorso di succo di zucca.
Il pranzo era quasi finito ma i Tassorosso si erano già alzati dalla loro tavola per dirigersi a passi lenti fuori dalla Sala.
C'era decisamente una tetraggine da fine-delle-vacanze nell'aria quella domenica. La maggior parte degli studenti sbadigliavano, altri avevano la testa sepolta nelle braccia, altri che sembravano dormire in piedi.
«Di chi stai parlando?» chiese Coco vicino a lei, intenta a finire la sua torta.
«Lupin» fu la risposta secca della rossa.
Coco girò la testa da una parte e dall'altra per cercare con gli occhi il ragazzo in questione.
Il Corvonero era seduto al margine del loro tavolo, e parlava con un James e Sirius ridenti.
«A me sembra a posto» disse scrollando le spalle.
Astra fece una smorfia negando con la testa, un dito a picchiettare sul mento.
«Nasconde qualcosa, è da un anno che lo osservo,ma non ho ancora capito cosa... insomma, guardalo!»
La sua amica agrottó le sopracciglia, guardando a lungo nella direzione dei tre ragazzi.
I due Grifondoro e il Corvonero avevano legato molto nell'arco dell'ultimo anno, dimostrando a tutta la scuola che si potevano creare solide amicizie anche al di fuori della propria casa.
A Coco Remus sembrava una brava persona, per quanto poco ci aveva parlato. Gentile e disponibile, molto studioso. Da quando avevano cominciato a trascorrere tempo con Remus, Potter e Black avevano migliorato, oltre che al comportamento, anche i voti a scuola, constató Coco.
«Non sarà che sei gelosa, Lira?» chiese voltandosi verso la ragazza con un sorrisino sulle labbra.
«Io?! E perché?»
«Perché il tuo caro fidanzato sta trascorrendo molto più tempo con lui che con te»
Astra sbuffó irritata. Da una parte Coco aveva ragione, però le cose sarebbero cambiate, d'altronde erano passati solo pochi giorni dall'inizio della scuola. James avrebbe rimediato, ne era sicura.
I sospetti su Lupin, però, erano ancora ben saldi nella propria testa. La sua faccia da cucciolo bastonato non la intenerivano di certo!
«Senti, possiamo andare a fare un giro vicino al lago? Devo calmarmi.»
Coco annuí ancora dubbiosa. Conosceva l'amica e non avrebbe mollato così facilmente il discorso.


••• ••• •••
 


Bree osservava con poco interesse i suoi compagni di casa volare sopra il campo.
Non andava pazza per il Quidditch come per gli Scacchi Magici, ma neanche lo disprezzava.
Le selezioni però erano davvero noiose, perciò aveva trascinato con sé Hanneke e Edith a tenerle compagnia. La prima sembrava indifferente come lei, mentre Edith faceva il tifo per ogni componente, alzandosi e battendo le mani.
«Ti mancano i pon-pon, ma saresti un'ottima cheerleader» fù il commento sarcastico della ragazza con la frangia.
«Una chee-cosa?»
«Chiedilo alla prossima lezione di Babbanologia» rispose ridendo Hanneke, sapendo che l'amica stava morendo di curiosità.
Ad Edith le si illuminarono gli occhi e rispose con enfasi: «Certo!»
Amava quella materia e tutto ciò che aveva a che fare con il mondo esterno.
A volte desiderava essere nata in una famiglia babbana, come Hanneke, e conoscere tutti i segreti e le scoperte di cui non tutto il Mondo Magico era a conoscenza. L'automobile, la macchina da scrivere, i lampadari che funzionavano ad elettricità!
Edith scosse il capo sconsolata, decidendo di concentrarsi sulla partita e non struggersi di curiosità.
Bree, che non aveva seguito il discorso delle due, aveva cambiato la sua posizione sulla tribuna. Ora era seduta a pancia in giù, le gambe per aria, di fronte a sé una scacchiera da gioco e canticchiava una canzone.
Hanneke la guardò stranita: Bree stava giocando da sola, con se stessa, girando il gioco quando era il turno dell'altro colore.
E poi... La canzoncina sembrava così familiare, eppure non ricordava dove l'avesse già sentita.
Quando Bree cominciò a cantare anche le parole Hanneke capì di cosa si trattava.
«Ti piacciono i Rolling Stones?» chiese, difatti, curiosa.
La rossa girò di poco la testa sorridendo.
«Oh sì! Li adoro! In genere amo il rock!» rispose muovendo la torre nere di qualche casella in avanti.
«Ma... È babbano» disse a voce bassa.
«E allora?» chiese Bree senza scomporsi guardando di sottecchi la Corvonero.
Hanneke non disse nulla, lo sguardo basso.
Nel ultimo periodo le discriminazioni verso i Nati Babbani erano aumentate tantissimo, e lei aveva cercato di mantenere un profilo basso per non attirare su di sé le cattiverie degli altri.
Notando il silenzio dell'amica Bree si alzò a sedere e mise una mano sopra quelle incrociate di Hanneke.
«Non c'è nulla di male, Hannie. Il mondo la fuori è pieno di pregiudizi solo perché ha cominciato a provare paura e terrore. Ma non per quelli speciali, come te. »
Le parole della Tassorosso fecero spuntare un sorriso sulle labbra di Hanneke.
Bree aveva dato per scontato che le voci in corridoio le fossero indifferenti, ma a quanto pareva non era proprio così.
Forse dietro quell'indifferenza che ostinava a mostrare si nascondevano mille dubbi e incertezze, un cuore fragile da proteggere.
«Ragazze, Faye è stata appena scelta come Portiere» la voce alta di Edith raggiunse le due ragazze.
Edith saltellava e batteva le mani, urlando complimenti alla Tassorosso, attirando tutta l'attenzione su di sé.
«Ha solo passato la Selezione, non è una vera partita, Edith!» disse Bree tornando a pancia in giù.
«Ma è stata davvero brava! Ha parato tutte le Pluffe e diciamo che quel giocatore con i capelli rossi non tirava mica piano!»
«Faremo i complimenti a Faye appena tornerà con i piedi per terra, tranquilla» rispose Hanneke dirigendosi in campo.


••• ••• •••
 


Astrid stava finendo di leggere le ultime pagine del suo romanzo quando le sedie vicino alla sua destra vennero spostate, e due figure avvolte nei mantelli neri presero posto.
La ragazza pregò Merlino che non fossero quello disgraziato di Lestrange insieme alla Black, perché dubitava che nella sua amata biblioteca avrebbe avuto il coraggio di intraprendere un duello con le bacchette.
Quando alzò la testa e vide il volto sorridente di Lucius e quello di marmo di Severus, tirò un sospiro di sollievo.
«Come mai qui?» chiese a Lucius. Astrid aveva imparato che Severus non apriva mai bocca per parlare normalmente con lei, solo per punzecchiarla. E adesso non era proprio in vena di certe cose, doveva assolutamente sapere come sarebbe finito il romanzo!
Il biondo tese una mano in avanti, porgendole una busta chiara. Astrid la prese e lesse subito la lettera.
«È un invito di Lumacorno. A quanto pare la prossima domenica vuole organizzare un picnic» disse lei finendo di leggere, alzando gli occhi e guardando i due Serpeverde.
Hanneke le aveva già parlato quella mattina dell'imminente uscita con il professore di Pozioni, perciò non la sorprese il fatto che l'insegnante avesse prestabilito l'attività così di fretta.
«Voi ci andate?» domandò.
Severus e Lucius si guardarono per alcuni momenti, sembravano indecisi. Quest'ultimo fece una smorfia.
«Beh, volevamo sapere prima chi ha intenzione di venire. Poi decideremo» fu Severus a rispondere con un tono freddo nella voce.
Le braccia incrociate al petto, i primi due bottoni sbottonati e gli occhi scuri che brillavano di divertimento.
Astrid gli guardò ancora dubbiosa. Sapeva cosa voleva sapere Lucius, ma Severus... Era ancora un'incognita.
«Hanneke non mancherà di certo» disse notando come gli occhi grigi del suo compagno di casa cambiassero espressione.
Beccato, pensò Astrid.
«Non posso che accettare. Non lascerò Hannie da sola.»


••• ••• •••
 


Era già calata la sera quando nella Sala Comune dei Serpeverde la porta sbattè per l'ennesima volta. C'era un via vai di ragazzi dei primi anni, che cercavano di uscire dalla Sala per sgattaiolare in giro per il Castello, ma come da manuale venivano cacciati indietro dai Prefetti che facevano il loro solito giro.
Lucille, appollaiata sul divano di fronte al camino, osservava con indifferenza ciò che accadeva intorno a se.
Sulle gambe era poggiato un quaderno rilegato in pelle, dall'aria molto costosa.
Immergendo la penna d'oca nell'inchiostro Luvi scrisse altre parole in una calligrafia ordinata.
Dentro quel oggetto c'erano i suoi più profondi pensieri, quelli che non aveva mai condiviso con nessuno, i suoi più intimi segreti.
«Posso?» domandò una voce femminile.
Lucille voltò la testa incrociando gli occhi con quelli di Astrid, in piedi di fronte a lei che indicava il posto sul divano vicino a lei.
Annuí ancora persa nella sua testa.
Astrid sprofondó tra i morbidi cuscini, portandosi le gambe al petto e aprì il romanzo, che non era riuscita più a leggere da quando era stata interrotta da Malfoy e Piton, con l'intenzione di finirlo.
A parte il basso brusio di voci, nella Sala governava la tranquillità.
Astrid non vide Bellatrix né qualche suo strambo amico all'orizzonte, perciò, più rilassata si dedicò interamente alla lettura.
A qualche metro più in là Narcissa giocherellava con i capelli di Dorian, seduta sulle sue gambe.
Il ragazzo sembrava apprezzare il massaggio; l'aveva calmato e rilassato mentre pensava alla giornata appena trascorsa.
Quella domenica era passata alquanto in fretta ed era stata piuttosto tranquilla, iniziando dalla selezione della squadra che era andata una meraviglia. Troppo tranquilla, per i suoi gusti.
Dorian non era un Veggente però sentiva che, presto, qualcosa sarebbe cambiato. In bene o in male, non sapeva ancora dirlo, dipendeva da che pulpito vedeva la situazione.
Le carezze di Narcissa gli solleticavano la guancia, così prese la mano di lei e ci poggió sopra le labbra, in un bacio morbido.
Narcissa sospiró, indecisa e infelice allo stesso tempo. Dorian fece finta di nulla: aveva già abbastanza problemi, non voleva immischiarsi anche nei suoi.
Fece per aprire bocca e dire qualcosa quando si accorse che, dallo stipite della porta che dava sul dormitorio femminile, una ragazza dai capelli biondi lo osservava con espressione dura.
Gli sembrava di conoscerla, il suo nome gli stava sulla punta della lingua, ma per quanto si sforzasse di ricordare la sua memoria era confusa. Quei occhi, quei tratti del viso così simili a...non ricordava. Dorian sbuffó, irritato.
«C'è qualcosa che non va?» chiese la bionda ancora seduta sulle sue gambe.
Il ragazzo scosse la testa, facendo un sorriso storto.
Non si sarebbe mai confidata con lei, per quanto avessero passato dei bei momenti insieme, non si fidava ancora di Narcissa Black.
«Devo andare in bagno» rispose alzandosi e scompigliandole i capelli.
Ma quando raggiunse il corridoio che andava verso camere, la ragazza non c'era più.


••• ••• •••
 


Nella Sala Comune dei Grifondoro il caos governava sovrano.
I più rumorosi erano i ragazzi più giovani, che avevano deciso di giocare al gioco della bottiglia, divertendosi e gridando a gran voce.
Coco aveva cercato più volte di riportare il silenzio e l'ordine ma il suo viso dolce e la voce pacata non l'aiutavano a sembrare autoritaria.
Avrebbe avuto il turno di sorveglianza nel castello tra qualche minuto, così aproffittó del fatto che le poltrone fossero vuote per stendersi su una di esse.
Astra, dall'altra parte della stanza era in compagnia di Sephir, il suo gatto, appollaiato in grembo alla ragazza che lo accarezzava sul dorso.
Gli occhi di Astra a tratti mandavano lampi, altre sembravano rassegnati.
La Grifondoro osservava il suo ragazzo dall'altra parte della stanza.
James e Sirius, insieme ad un altro ragazzo, il fratello maggiore di Molly, erano seduti accanto al muro, le teste vicine, le penne in mano, chini sullo stesso rotolo di pergamena usato.
Era decisamente insolito vedere quei due ragazzi appartati in un angolo a lavorare in silenzio; di solito amavano stare nel bel mezzo della mischia, a richiamare rumorosamente l'attenzione.
C'era qualcosa di misterioso nel modo in cui lavoravano, e ad Astra ricordava il modo in cui confabulavano per combinare qualche scherzo o guaio.
Si chiese se ciò che facevano avesse qualcosa a che vedere con i Serpeverde.
Mentre la ragazza li osservava, Sirius scosse la testa, scarabocchió qualcosa e disse qualcosa che ad Astra, che leggeva il labbiale, sembrava significare: «No... Così sembrerà ovvio. Dobbiamo andare cauti...»
Astra non capì e voltò la testa irritata: James l'aveva evitata per tutto il giorno.
Neanche le sue ramanzine sembravano fare più effetto.
Sperò che non combinasse un'altra delle sue, altrimenti le avrebbe davvero sentite, e le punizioni della McGranitt sarebbero state niente in confronto alla sua collera.


••• ••• •••
 


Sulla amata Scacchiera di Bree erano rimasti pochi pedoni, il suo Re ancora intatto e al sicuro.
Non si poteva dire lo stesso della Regina e il cavallo, ai quali mancavano un pezzo della corona e dello zoccolo sinistro.
Bree studiò attentamente la sua mossa, buttando un'occhiata a Benjamin. Si era dimostrato molto più arguto e intelligente di quanto pensava, e la partita era momentaneamente in parità.
«Ma non vi stancate mai, voi due?» chiese Faye seduta sul tappetto leggendo il Settimanale delle Streghe e mangiando della cioccolata. «È da tre giorni che va avanti! Finitela una volta per tutte.»
Bree scrolló le spalle. Lei si divertiva moltissimo ed erano anni che non giocava contro un avversario così bravo.
«Quanto capirai la sottile arte degli Scacchi, allora potrai parlare. Fin ad allora stai zitta, e torna a leggere le tue riviste da quattro falci» disse mostrando la lingua.
Faye le scoccó un'occhiata lunga. «Siete così noiosi!»
E così dicendo si alzò da terra per dirigersi nel dormitorio.
Benjamin rise, chiedendo al suo Re di spostarsi indietro.
«Secondo te ha ragione?» domandò invece lei.
«Ma figurati. Secondo Faye, se non fai qualche pazzia o giochi a Quidditch, non sai divertirti. È lei quella esagerata qui.»
«Forse hai ragione» disse languida lei. «Senti Ben, hai qualche fratello o sorella?»
Benjamin alzò il sopracciglio, poi andò a prendere la cioccolata che Faye non aveva finito di mangiare.
«Come mai questa domanda?» chiese curioso.
«Beh» cominciò in imbarazzo «vorrei conoscerti meglio, e poi sono curiosa di sapere se avrò mai l'opportunità di sfidare qualche altro bravo giocatore di Scacchi!»
Il Tassorosso rise dinuovo, portandosi una mano tra i capelli scuri e scompigliandoli.
«Ho tre sorelle più grandi.»
Bree strabuzzó gli occhi.
«Beato te!» disse con un pizzico di tristezza. «Io sono figlia unica.»
L'alfiere bianco di Benjamin distrusse il cavallo nero di Breve, e la ragazza sussultó.
«Ehi, non è giusto! Ero distratta!» disse puntandogli il dito contro.
Ben nascose un sorriso dietro la mano con un'espressione innocente sul volto.
«Eh, la vita» disse solo.
Alle spalle di Bree comparve Lily, i capelli rossi raccolti una coda alta.
«Scusate se interrompo, ma devo consegnare questa a Bree» e le allungó una lettera.
Dopo averla letta Bree ringrazió l'amica che scomparve così com'era venuta.
«È solo Lumacorno. Organizza un picnic per la prossima settimana» disse sbuffando.
«E ci andrai?» domandò di rimando lui.
«Non lo so.»
Di solito gli incontri erano assai noiosi, si parlavano solo delle imprese dei loro genitori e di scuola. Però un picnic all'aria aperta...ci stava.
«Regina in G4» disse la Tassorosso. «Scacco matto, Ben!»
Alzandosi in piedi, Bree iniziò un'imbarazzante balletto di vittoria canticchiando una canzone dei Queen.


••• ••• •••
 


Edith si era chiusa in camera da quando la cena era finita.
Agguerrita di pennelli e tela, aveva cominciato a dipingere dimenticandosi di tutto il mondo fuori da quelle quattro mura.
Dipingere era una delle cose che amava fare di più, dopo il mangiare, ovviamente.
Di fronte a sé la tela, non più bianca, mostrava un paesaggio di campagna dal prato fiorito. In mezzo a quei colori vivaci stagliava una figura femminile con volto nascosto dal violino che teneva in mano.
Ammiró il suo lavoro, soddisfatta di se stessa.
Stava per dare un ultimo ritocco al cielo rosa pallido quando la porta del dormitorio si aprì, e Hanneke avanzò nella stanza a passo deciso.
«Ti stavo cercando!» le disse e si soffermó a osservare il quadro a bocca spalancata. «È davvero molto bello, Edi! Sei bravissima.»
Edith accettò i complimenti con le guance rosse, ma fiera di quello che era uscito.
«Volevo dirti che ho trovato soluzione al tuo problema» disse la ragazza voltandosi a guardarla in faccia.
Hanneke cercò di trattenere un sorriso: il volto di Edith era tutto colorato, così come le dita e la veste.
«Ehm... Problema? Quale problema?» le chiese agrottando le sopracciglia.
«Quel problema grosso, e peloso che fa meow» rise Hannie.
Edith si sbattè una mano sulla fronte, spargendo ancora di più il colore.
«Quel problema! Si si, dimmi tutto!» rispose prendendo le mani dell'altra e stringendosele al petto.
«Ecco... Vedi, oggi parlavo con Remus a proposito dell'uscita a Hogsmeade. Mi diceva del nuovo magazzino che è stato aperto, Zonko, della vasta scelta di caramelle che c'è a Mielandia e di quanto la Testa di Porco attirasse più randagi che abitanti. È stato allora che ho capito.»
Edith che aveva ascoltato il discorso con attenzione e aspettativa, fece una faccia strana, non capendo dove volesse arrivare l'amica.
«Cosa? Cos'hai capito? Parla, donna!»
«Puoi trovare un gatto lì!» spiegò la ragazza con la frangia.
«Lì!? Lì dove?» domandò Edith con trepidazione e ansia.
«Alla Testa di Porco, ovviamente!»
Edith lasciò le mani pallide di Hanneke e guardò l'amica prima con indifferenza, poi quando l'informazione arrivò al cervello il suo viso si illuminó come una lampadina.
«Oh! Sì! Sì sì sì!» Edith si mise a saltellare per la stanza, battendo le mani e improvvisando un piccolo balletto scordinato.
Poi saltò al collo della compagna di Casa, ringraziandola a gran voce.
«Di nulla. A questo punto ho anche chiesto a Remus di anticipare la data dell'uscita, che sarà il prossimo sabato. Così non dovrai inventare bugie e scuse a lungo, che, a proposito, sono davvero pessime!»
Hanneke aveva pensato proprio a tutto.
«Non so come ringraziarti, Han, davvero!» disse Edith staccandosi da lei e girandosi a finire il quadro. «Anzi, ci sono! Ti farò un ritratto, vuoi?»
Hannie annuí, felice di aver aiutato l'amica.
«Ora devo andare, ho da fare il turno al secondo piano. Buonanotte Edith!» e così dicendo sparì fuori dalla stanza, lasciando l'amica a vedersela con i colori.


••• ••• •••
 


Astra era riuscita finalmente a catturare quel combina guai del suo fidanzato, e si erano appartati dietro una colonna al terzo piano.
Le labbra di James avvolgevano dolcemente quelle di Astra, facendola sospirare di felicità.
La sua grande mano le avvolgeva il fianco, stringendola a se in modo protettivo ma per quanto passionale poteva essere, Astra capì che il Grifondoro era con la testa da un'altra parte.
Si staccò piano, la spensieratezza ormai un ricordo lontano.
Astra pensò che mancava solo che li beccassero qualcuno, Sirius con ogni probabilità, per rovinare in grande la giornata.
Non fece in tempo a finire di parlare, che si sentì il rumore di passi in avvicinamento.
«Chi c'è lì?»
Astra si avvicinò piano all'orecchio di James per sussurrargli di andare via, di sbrigarsi ad abottonare la camicia.
La testa bionda di Malfoy spuntó da dietro l'angolo, trovando gli altri due ancora stretti in un abbraccio.
«Bene, bene. Due Grifondoro fuori dal letto, eh. Non imparerete mai a rispettare le regole voi?» chiese con un ghigno senza spettare risposta. «Dieci punti in meno, a testa.»
James borbottó qualche insulto a voce non troppo bassa, facendosi sentire da entrambi.
«Cos'è, Potter? Non basta toglierti punti? Non ti prendo a botte solo per rispetto di questo pomodoro qui» e indicò Astra con il mento.
La Grifondoro era diventata dapprima rossa di vergogna, ora era livida di rabbia.
«Pomodoro a chi? Brutto cafone arrogante e viziato!» cominciò a urlare lei, colpendo la spalla del Serpeverde con il pugno.
«Altri dieci punti in meno, anzi facciamo venti, per l'indolenza e l'aggressione contro un Prefetto» continuò il biondo, senza lamentarsi dei colpi ricevuti.
In effetti non gli avevano fatto alcun male.
«Ti faccio vedere io...»
James sollevò le maniche della camicia, preparandosi a caricare un pugno ma venne interrotto da un incantesimo non verbale che fece allontanare i due ragazzi.
«Cosa state pensando di fare?» la voce calma di Hanneke squarció l'aria.
La ragazza avanzava con le mani incrociate al petto, gli occhi a due fessure e un'aria minacciosa in volto.
Nessuno rispose. Non c'era bisogno.
«Tornate nei dormitoi. E non fatevi più beccare fuori» intimó ai due Grifondoro.
James scambió un'ultima furiosa occhiata con Lucius, poi prese per mano Astra e s'incamminarono verso la Torre. Rimasti soli, i sue si guardarono di sottecchi.
Hanneke era più bassa di una decina di centimetri, eppure con quello sguardo sembrava più imponente di un gigante.
«Non si risolve nulla con una rissa o un duello» gli fece notare.
Lucius trattenere un sorriso.
«Lo so. Ma almeno ho avuto la soddisfazione di toglire qualche punto» e il sorriso si allargò sulle sue labbra sottili.
Hanneke non disse più nulla,  disinteressata delle scarmaglie tra le due Case.
La ragazza girò il volto da una parte, decisa ad allontanarsi e finire il suo turno, ma la mano di Lucius le trattenne il polso sottile.
Con sorpresa la vide dirigersi poi verso la sua guancia e aspettò una carezza che non arrivò mai. Luciu sfregó il pollice con delicatezza sullo zigomo di Hanneke.
«Avevi del colore, qui» disse piano mostrando la macchia di colore viola apparsa sul dito.
Poi si ricompose, e l'elettricità nell'aria si placó, permettendo a Hannie di respirare dinuovo.
«Vado a... Sì, vado» fu l'unica cosa che riuscì a dire la corvonero prima di girare i tacchi e tornando al suo incarico.



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Angolo del Panda Gigante

Sono in ritardo, lo ammetto e mi dispiace.
Ma a mia discolpa posso dire che è l'ultimo periodo di scuola per tutti (beh, tranne per quelli che hanno li esami xd) e volevo finire in grande quest'anno scolastico.
Con l'arrivo delle vacanze gli aggiornamenti saranno settimanali, spero.

Il capitolo doveva essere diverso, un'altra giornata di scuola, ma è uscito fuori questo e ho deciso di lasciarlo così: in questo modo conosciamo meglio i personaggi.
Poi mi addentreró più a fondo nella storia.

Mi rivolgo a tutti quelli che hanno un OC che fa parte del Lumaclub: il vostro personaggio accetterà l'invito per il picnic? Se no, perché?
Potete anche rispondere in recensione, se volete.

Se vi viene in mente altro da dire sul vostro OC (abitudini, difetti, qualche strano desiderio o altri particolari) scrivete, scrivete subito!
In questo modo aiuterete me a scrivere paragrafi più lunghi sul vostro OC!

Altro non ho da dire -.-
A presto!

D.


   
 
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