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Autore: EuphemiaMorrigan    11/06/2018    2 recensioni
Raccolta di One-shot estive su vari gruppi d'amici, coppie e famiglie.
1. Shisui/Itachi: Sfoggiare occhiali da Sole dalle lenti verdi non è un richiamo agli anni ‘80, ma mancanza di buon gusto. [Auguri, Kyuukai]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Clan Hyuuga, Clan Uchiha, Madara Uchiha, Sakura Haruno
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A chi mi è sempre stata vicino e continua a farlo,
nonostante i difetti e la distanza.
Buon compleanno, Kyuukai.
Grazie.

L’Estate è considerata demoniaca se la si passa in compagnia di amici e parenti, in alternativa al disordine infernale della città.


-Primo giorno: Sfoggiare occhiali da Sole dalle lenti verdi non è un richiamo agli anni ‘80, ma mancanza di buon gusto.

La domanda che lambiccava insistente nella mente di Itachi Uchiha era soltanto una, fastidiosa e di cui purtroppo sapeva già la risposta; questa aveva la forma del suo stupido fidanzato, seduto accanto a lui mentre era intento a guidare e cantare ‘You spin me round’ con fin troppo entusiasmo.
In quell’attimo, quasi le note della canzone lo stessero facendo inoltrare in un mondo onirico, ebbe un vuoto mentale… Come ci era finito nella 500 color giallo canarino di Shisui? In quale modo lo aveva convito ad andare con lui, e l’intera famiglia, al mare?
Itachi e mare erano rette parallele destinate a non incontrarsi mai; soffriva di nausea persino quando faceva un bagno troppo lungo, maledicendo quelle piccole e infime onde create dal movimento del suo stesso corpo disteso nella vasca. Motivo per cui scacciava ogni volta Shisui in malo modo, il quale puntualmente provava a convincerlo a lavarsi insieme.
Per risparmiare tempo diceva, in verità per molestarlo.
Si grattò il mento, non poteva concedersi di rimuginare su come preservare la propria virtù, considerando anche il fatto che il cugino di secondo grado ci aveva messo le mani molto tempo prima, bastardo eccentrico con la mania di farsi chiamare ‘nii-san’ in intimità; la priorità comunque rimaneva placare lo stomaco in subbuglio, agitato alla prospettiva di dover trascorrere l’intero fine settimana assieme al clan Uchiha, e affiliati, nel luogo più pericoloso della Terra: la spiaggia.
“Siamo quasi arrivati, cugi-san!” Ridacchiò come il perfetto idiota che era.
Itachi lo avvertì strattonargli la spalla, talmente euforico da riprendere poi a cantare acuto il ritornello dell’ennesima vecchia canzone uscita dagli anni ‘80, muovendo la testa su e giù come un tacchino. Il tutto mentre guidava.
La folle preghiera si bucasse una ruota lungo la strada non aveva funzionato.
“Dannato sadico...”.
Il suono stridulo e rauco emesso dalla vittima, proveniente direttamente dall’ultimo girone dell’Inferno, attirò l’attenzione di quel cretino che osava ancora spacciarsi per Uchiha; questi si voltò sorridendo in maniera così luminosa da riuscire quasi ad accecarlo e nel frattempo, l’orribile ricciolo verde, tinto mesi prima dopo aver perso un scommessa alcolica contro Izumi, oscillava fastidioso davanti ai divertiti occhi pece.
“Che hai Itachi? Ti senti ancora poco bene?” Parve suonare quasi come una provocazione.
“Starò poco bene in eterno, fa’ silenzio!”.
L’altro sbuffò una risata fra i denti, impegnato nella manovra di parcheggio “Non essere disfattista, mi ricordi i modi di fare di Hades”.
Le pupille scure del minore, in precedenza spente e sull’orlo della disperazione, all’udire il nome del collega s’allargarono e accesero di una luce pericolosa e animalesca, non appena ricordò cos’era accaduto pochi giorni prima. La causa d’ogni piccola disgrazia non era quindi la Dea della sfortuna che da anni minacciava la sua serenità, appollaiata sulla spalla come Shisui quando guardavano film horror alla televisione, bensì era l’amico depresso, dal colore di capelli poco raccomandabile e innaturale, la fonte di ogni male!
Ragazzone immediatamente intercettato dal finestrino della 500, quella lunga e spettinata chioma verde era inconfondibile: ancora nel parcheggio, impegnato a provare a chiudere il portabagagli dello scooter senza troppo successo, dato che le chiavi s’erano incastrate nella serratura metallica.
Itachi lo fulminò con lo sguardo. Ecco perché era finito al mare, a soli due passi da una delle sue più grandi e vergognose paure: la colpa era di Hades! Pensare che giorni prima erano anche usciti insieme per prendere un caffè al bar, probabilmente a causa di quell’incontro, e di uno strano processo biochimico, la loro rispettiva iella era entrata in contatto.
E avevano creato un buco nero di sfiga, dov’erano al centro.
L’uomo trasalì al rumore della portiera cigolante e seguì con occhi curiosi la camminata sgangherata del cugino, già in – ridicolo – costume dall’andata, diretto verso il ‘nemico’. Appiattì il naso contro il finestrino, mentre Shisui quasi non ammazzava quel poveraccio di Hades con una sonora pacca fra le scapole.
A causa di tutte quelle moine fra i due, il fidanzato aveva appena abbracciato l’altro strepitando chissà cosa, si ritrovò ad assumere un’insolita e buffa espressione da pesce palla, in fondo era anche rinchiuso in una ‘boccia’. Decise arbitrariamente di rimanere lì, in macchina, sino a Lunedì; tanto fra le briciole dei sedili che Shisui non puliva mai, un pasto completo lo avrebbe racimolato di sicuro.
Si allontanò rapido dal vetro, come un gatto sorpreso dalla padrona a fare qualche marachella, quando le nocche della migliore amica, apparsa all’improvviso, sbatterono ritmiche e delicate contro questo. Richiamando l’attenzione di Itachi.
“Come mai quella faccia scura? Hai litigato con Shisui-nii?” Domandò Izumi, il viso rilassato dal naso rosso a causa del sole, consapevole già della risposta. Aveva indosso un bikini color violetto che accentuava le sue esili forme, le mani poggiate ai fianchi snelli e il busto sporto in avanti.
Lui sospirò sconfitto, aprì lo sportello e si spronò per uscire dalla vettura. Le infradito toccarono il terreno bollente e, una volta richiusa la portiera alle spalle, rimase immobile e in attesa di un miracolo. Anche uno tsunami gli sarebbe andato bene.
La donna parve leggergli nel pensiero “Non fare il bambino, hai superato i trentanni da un poco”.
“Non sono l’unico ad essere nervoso” Biascicò nel momento in cui lei lo afferrò sottobraccio, trascinandolo sgarbata in direzione di Hades e Shisui.
Avvicinandosi ne ebbe la conferma: proprio l’amico/nemico, con il quale condivideva la sfortuna, pareva il più agitato. Forse neanche Hades sapeva nuotare?
Ad Itachi tornò alla mente la prima volta che lo aveva incontrato, all’incirca sei anni prima, quand’era stato spostato da un piano all’altro dell’azienda informatica per la quale lavoravano entrambi. A causa della timidezza però ci aveva messo diverso tempo prima di scambiare qualche parola di cortesia con quello sconosciuto dalla pelle olivastra, origini Greche e un nome decisamente troppo altisonante per appartenere ad un semplice impiegato.
“S-shisui-kun è meglio se non mi tocchi… Potrebbe succederti qualcosa… Ho scoperto di portare sfortuna agli altri, lo sai, e...”.
Lo sapeva! La voce sull’orlo della depressione di Hades non solo aveva evitato un noioso flashback su un personaggio secondario, ma confermato la sua precedente teoria.
Peccato che Shisui scoppiò a ridere, incurante del pericolo; circondò amichevolmente il collo del ragazzo e disse “Non lagnarti, tanto ho gli anticorpi. – fece l’occhiolino ad Itachi, schiumante di rabbia a pochi passi di distanza. – Credevo volessi ancora comportarti da diva, amore”.
Che un branco di vespe assassine possano pungerti a morte, Shisui!
Libero dalla stretta erculea dell’amica, il minore degli Uchiha presenti decise di compiere un gesto d’estrema bontà e soccorrere Hades dalle grinfie del suo appiccicoso fidanzato; Shisui aveva il vizio d’attaccarsi in maniera eccessiva alle persone di carattere schivo e solitario, affermando che la propria lucentezza glitterata – neanche fosse un Cullen – aveva il potere di guarire dall’asocialità gli emo.
Itachi non ci aveva mai creduto e, tanto per ribadire il concetto, incrociò le braccia al torace, come le più stereotipate madri dei telefilm Americani e in perfetto ‘stile Uchiha’.
“Shisui, per quanto tempo farai ancora finta di nulla? – lo sgridò, mostrando quella vena lagnosa e bambinesca di solito tenuta nascosta. – Mi hai trascinato in spiaggia contro la mia volontà e non sembra importarti. Pensi rimarrò qui un secondo più del necessario? Me ne vado!”.
In pratica stava facendo i capricci.
“Per caso ti è venuto il ciclo?”.
L’altro arcuò un sopracciglio, incredulo: davvero gli aveva rivolto una battuta così scontata e rozza? Fuori moda quasi quanto chiamare Sasuke paperino.
“Impegnati Shisui! Non voglio finire letto al #LunedìMinchia questa settimana, sai bene quali sadici sono membri di quel gruppo! E le yaoiste sono l’ultimo dei nostri problemi!”.
In effetti Itachi, più che altro, si rese conto di avere un problema di IC in quel momento.
Dopodiché calò un imbarazzante silenzio, finché non si sentì domandare “Non è che hai preso un’insolazione? A pensarci bene un vampiro come te al mare potrebbe morire, Vlad”.
“Non sono un personaggio così patetico da indossare un gonnellino di pizzo e spacciarlo per una maglietta, gradirei ritirassi quel nome!”.
Nel frattempo che la discussione continuava e i due alludevano a fatti e frasi incomprensibili per la maggior parte dei lettori, Izumi aveva spinto Hades ad allontanarsi e costretto così a raggiungere la battigia affollata di turisti. Parecchio impegnata a sostenere il ragazzo ogni qual volta rischiava di capitombolare a terra a causa della goffaggine, per guardarsi indietro e preoccuparsi dell’istinto omicida sopito in Itachi, improvvisamente risvegliato.
“I nostri amici sono dei codardi. – s’imbronciò Shisui. – Mi hanno abbandonato nel momento del bisogno, nemmeno il tempo di fare testamento o un ultimo bacio. Se rimango in vita li blocco su WhatsApp”.
A quell’ennesima lagna le pupille nere di Itachi brillarono di malvagità, ma fu un lampo: rapido e confuso. Poco dopo parve miracolosamente essersi calmato, accennando persino un sorriso affettuoso al fidanzato.
Shisui non si fidava, in fondo era opinione comune che quando il Diavolo ti accarezza vuole l’anima.
“Sei troppo rigido. – il più giovane gli sfiorò la spalla, gentile. – Non sono più arrabbiato, ormai siamo qui e, per quanto non mi piaccia il mare, lo preferisco al rimanere un’intera giornata in un parcheggio assolato”.
Pareva una spiegazione abbastanza logica, malgrado quell’anomalo ‘deporre le armi’.
“Ne sei proprio sicuro?”.
Il bacio a fior di labbra che Shisui ricevette in risposta somigliava paurosamente a quello di un qualsiasi Giuda Iscariota; allora ricordò i preziosi insegnamenti di sua mamma: le donne vanno sempre assecondate, e dato che Itachi alle volte gli sembrava in possesso di una vagina, ritenne la sensazione di pericolo appena percepita una minaccia infondata e ritrovò la solita espressione ebete e felice. Fischiettando allegro aiutò il compagno a trasportare il pesante ombrellone, intanto che si avviavano in spiaggia, alla ricerca di un posticino adatto dove sistemarsi.
Dopo qualche tempo cominciò a ritenere strano il mutismo di Itachi, aggiunto al fatto che mai lo aveva ancora sgridato per aver steso i teli da mare senza alcun garbo, sdraiandosi a pelle di leopardo sul proprio.
Per questo, da sotto un’indecente paio di occhiali da Sole a mosca, lo stava volentieri spiando mentre si sfilava la maglia leggera e, subito dopo, i pantaloncini, rimanendo con indosso unicamente uno striminzito costume rosso fuoco. Comprato per lui dallo stesso Shisui, dato che il fidanzato neanche s’avvicinava per sbaglio ad oggetti o vestiti che ricordavano il mare e la sua pericolosità.
“Ti fa proprio un bel culo” Fischiò, complimentandosi per la scelta.
Itachi sbuffò insofferente, abile nascose il lieve rossore che gli aveva colorato le gote scarne; borbottò qualcosa d’istinto, un probabile insulto, e si sistemò sotto il grande ombrellone, al riparo dai raggi del Sole cocente.
Stava meditando vendetta.
Non poteva però farla pagare a Shisui rischiando di bruciarsi durante l’effettuazione del piano, per questo si stava pigramente spalmando la crema protettiva.
“Sei ancora arrabbiato?” Soffiò l’altro, a diretto contatto con la spalla scoperta e tracciando poi un percorso immaginario sino alla clavicola sporgente. Il minore lo spinse indietro privo di grazia, senza nemmeno degnarsi di rispondere.
Sì, era molto arrabbiato.
“Dai, Itachino! – strillò e lo abbracciò di slancio, cominciando a comportarsi da idiota. – Prendere un po’ di Sole fa bene, non vorrai mica continuare a somigliare ad un malato?”.
“Scollati, Shisui. La pelle bianca è sinonimo di nobiltà”.
Lo scrutò curioso e, ormai ad un palmo dal naso, sfarfallò ironico le ciglia “Dove lo hai letto?”.
“...Su Facebook”.
“Ecco perché sei cieco come una talpa, stai troppe ore al computer. – le guance si gonfiarono come quelle di un criceto, dopodiché ridacchiò ed infierì. – Ed io che pensavo fosse la masturbazione...”.
Shisui ricevette uno scappellotto così forte sulla nuca da vedere in un attimo le stelle e le galassie insieme a causa del dolore; s’imbronciò al sentire la minaccia a mezza bocca sputata fuori da Itachi e, massaggiandosi la parte lesa con la mano, frignò “Potevi farmi schizzare fuori dalle orbite i bulbi oculari!”.
Itachi roteò gli occhi al cielo, indeciso se prendere la sua ipocondria seriamente o catalogarla come ennesima idiozia. Al pensiero sfuggì una risatina alle labbra sottili, constatando quanto fosse più appagante divertirsi alle spalle del compagno.
“Non volevi fare il bagno?” Domandò con un ghigno.
“Non starai tramando qualcosa, vero?” Shisui sollevò un sopracciglio, scettico.
“Cosa te lo fa pensare?”.
“Il tuo sorriso poco raccomandabile, Itachu!”.
Il minore dei due Uchiha sapeva che avrebbero continuato a discutere per altre ore se non avesse preso in mano la situazione, per questo si rialzò e lo afferrò per i polsi, obbligandolo a seguirlo come se stesse trascinando un sacco di patate, o un condannato a morte.
L’altro arrancò e si lamentò dei piedi scottati dalla sabbia, sorpreso dal fatto che si stessero avvicinando sempre di più all’acqua salmastra.
“Cos’hai in mente? Non sai nemmeno nuotare!”.
“Devo affogare te, mica nuotare” Rispose caustico. Soltanto quando furono abbastanza vicini alla riva da poterlo forzare a lanciarsi in mare, lo sollevò per i fianchi e s’incamminò fingendosi incurante dell’acqua che tanto lo impensieriva. Nel momento in cui l’orribile sensazione di umido arrivò alle cosce, stando ben attento a rimanere con i piedi saldi sul fondo, provò a spingere in avanti un ridente Shisui.
Stava pregando affondasse come il Titanic.
Peccato non avesse per nulla l’aria del sadico assassino, bensì somigliasse ad un gatto bagnato: le spalle sollevate e sporte in avanti, i peli delle braccia ritti a causa della pelle d’oca, per non parlare della fastidiosa sensazione sentita dietro la nuca, come se qualcuno lo stesse osservando.
“Sbaglio o quello che vedo è il sedere di Shisui-nii?”.
Infatti la voce divertita di Izumi lo colpì direttamente all’orecchio, pareva quasi percepisse ogni volta la sua natura felina accentuata.
Itachi scoccò un’occhiata al fidanzato, ancora drammaticamente a pancia in giù, che si faceva trascinare dalla corrente, e poi si rivolse all’amica “Lo merita”.
Nel frattempo Hades li aveva raggiunti, seppur continuava a mantenersi a debita distanza da ogni forma di vita umana e, molto preoccupato, suggerì “Magari… La mia presenza… Potrebbe metterlo in pericolo per davvero… Dovremmo salvarlo”.
L’indole negativa e depressa del collega faceva venir voglia ad Itachi di affogare anche lui, sfortunatamente Shisui, risalito dalle profondità marine come la brutta copia della Sirenetta, lo distrasse e provocò quasi un infarto al Greco, dato che si fiondò verso di lui.
“Ho trovato una conchiglia rosa!”.
“Shisui-kun… Penso sia molto carina, ma...”.
Con un plurimo attacco, anche il collo di Hades venne acciuffato dalle braccia di Izumi che, sporgendosi dalle sue spalle, aveva sghignazzato “Sei così tenero”.
La mascella di Itachi quasi non cadde a terra, maledetta ragazzina sfacciata.
“Hai ragione! Sembra un barboncino spaesato” Rincarò la dose Shisui, che aveva ignorato deliberatamente il tentato omicidio. L’indole impicciona e pettegola che possedeva era entrata in allerta da tempo, quindi sapeva che il compagno stava macchinando qualcosa per convincere Izumi e Hades a mettersi insieme.
Come se ce ne fosse bisogno…
Itachi sospirò, li ignorò e tornò al proprio ombrellone, sperando di non venir disturbato ulteriormente dal cugino cretino.
Sarebbero state delle lunghe e stressanti giornate di vacanza, motivo per il quale avrebbe continuano a disprezzare il mare, oltre che provare ad annegare Shisui.

Angolo autrice: Salve salvino!
Questa piccolezza è l’inizio di altre future piccolezze, contrattempi permettendo. In più ne ho approfittato per fare un regalino a Kyuukai, dato che oggi è il suo compleanno.
Ancora tanti auguri, Volpe
E mille grazie a hyoudox che ha letto la storia in anteprima, rassicurandomi non facesse così schifo lol
Grazie a voi per aver letto ^^
La fanfiction/Raccolta è liberamente ispirata da #Beachstories, una serie di disegni di Kyuukai su vari personaggi.

   
 
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