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Autore: Ghillyam    11/06/2018    2 recensioni
[Hogwarts!AU]
C'erano una volta tre sorelle...
No, perdonatemi, cominciare con "C'era una volta" è errato. Se iniziassi così potreste pensare che stia per raccontarvi una fiaba e purtroppo non è così, sebbene siano numerosi gli elementi per pensare che questa storia lo sia: ci sono maghi, streghe, pozioni e incantesimi; scope volanti, bacchette magiche e cappelli dotati del dono della parola.
Dunque, cosa stavo dicendo? Ah, sì!
In un tempo non troppo lontano dal nostro nacquero tre sorelle e da esse altre tre ne furono generate. Non erano sorelle di sangue, certo, ma lo erano nell'animo e mai nessuno conobbe legame più forte di questo.
La nostra storia comincia il primo settembre del 1991 e vede il suo inizio con uno sbuffo di fumo bianco...
Genere: Angst, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lord Darkar, Trix, Winx
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Mommy is back
 
 
31 dicembre 1995
 
La musica e le risate riecheggiavano tra le pareti del salone principale di Villa Malfoy, mentre streghe e maghi dell'alta società Purosangue si aggiravano intorno al lungo e antico tavolo intarsiato, occupato da numerosi vassoi e piatti ricolmi di antipasti dall'aria invitante, al centro della stanza, e diversi Elfi Domestici si muovevano con discrezione, offrendo calici di vino Elfico agli invitati al ricevimento, che chiacchieravano allegramente tra loro.
 
Dalla sua stanza Icy poteva sentire perfettamente le note suonate al piano di sotto dal quartetto d'archi, ingaggiato per la serata dai suoi genitori, e riusciva ad immaginare con precisione gli argomenti e i pettegolezzi che stavano facendo da padroni nelle conversazioni degli importanti, e incredibilmente noiosi, amici di suo padre e sua madre.
Erano già tre volte che Narcissa la invitava o, meglio, le ordinava in modo molto educato di scendere, ma Icy ne aveva sempre meno voglia, soprattutto considerando la scena estremamente divertente a cui stava assistendo.
 
«Santo Salazar! Qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi chi accidenti ha inventato queste trappole mortali, per cortesia?!!» stava urlando Stormy, mentre una Darcy sempre più irritata stava tentando di stringere i lacci del corsetto della cugina, che sembrava non volerne sapere di collaborare per riuscire a porre finalmente fine a quella tortura.
 
«Per l'ennesima volta – sbottò la mora – Devi stare zitta e cercare di trattenere quel cazzo di fiato!»
 
«Oh oh, quando inizia con le imprecazioni è meglio darle retta.» rise Icy, seduta comodamente sul letto e impegnata a pettinarsi i capelli, che per quella sera aveva deciso di tenere sciolti, fatta eccezione per alcune ciocche che le ricadevano lungo la schiena, legate in una treccia.
 
«Che ne dici di venire a darmi una mano invece di stare lì a fare la bella statuina?» la riprese Darcy, con un tono stridulo ed esasperato.
 
«Ma perché non lasci perdere? Tanto nessuna di noi vuole scendere.»
 
«Muoviti!»
 
«Quanto sei pesante.» sospirò la Malfoy, ma si alzò comunque per aiutarla.
 
«Tu, adesso, prendi un bel respiro e lo trattieni perché sarà l'ultimo fino alla fine della festa.» disse minacciosa la mora, rivolta a Stormy, per poi stringere insieme ad Icy i lacci del malaugurato corsetto.
 
«Fatto!» esultò Darcy e proprio in quel momento fece la sua comparsa Draco, che, fermo sull'uscio della porta, le osservava divertito nel suo bel completo nero.
 
«Mamma si sta seriamente infuriando, fareste meglio a scendere.» le informò.
 
«Prova a spiegarlo a queste due.» replicò secca Darcy, guardando torva le cugine.
 
«Tu sarai anche felice di soffocare dentro a questo coso, ma io no.» brontolò Stormy, mentre si infilava l'abito confezionato e cucito a mano appositamente per lei da Madama McClan: era un vestito rosso con un'ampia gonna di tulle e un busto stretto, che metteva in risalto il seno prosperoso, per i suoi quindici anni di età, ed era decorato finemente con delle piccole pietruzze bordeaux, poste in modo da formare svariati ed intricati ghirigori.
Le maniche le ricadevano lungo le spalle e lasciavano scoperte spalle e décolleté.
Continuando a lamentarsi la riccia si infilò un paio di guanti rossi, che le arrivavano fin poco sopra il gomito, e un rubino di forma ovale come ciondolo.
 
«E tu che ti lamentavi. Stai benissimo.» le fece notare Icy, mentre si dava un'aggiustatina all'abito blu notte che portava: era particolarmente attillato e le scendeva morbido fino ai piedi. Ognuna delle maniche terminava con un piccolo anellino a forma di diamante che doveva essere infilato al dito medio e la scollatura a V lasciava intravedere parte del reggiseno che indossava. Allo stesso modo lo spacco sulla gamba sinistra lasciava scoperta una delle sue cut-out argentate, che sfoggiava con orgoglio.
Le discussioni con Narcissa per convincerla a farle indossare quel vestito erano state numerose, ma alla fine era riuscita a spuntarla. La donna era convinta che per una ragazza della sua età fosse un abito decisamente troppo provocante, ma Icy, fin da quando aveva trovato una foto di sua zia Bellatrix insieme alla madre – e, a giudicare dalla parte mancante, zia Andromeda – in cui la maggiore delle sorelle Black, che, come la ragazza aveva fatto presente più volte, non doveva avere più di quindici anni, ne indossava uno simile, aveva insistito per averne uno dello stesso modello fino a che Narcissa, esasperata, aveva dovuto accontentarla.
 
«È come se le mie tette stessero per scoppiare.» fu il commento di Stormy, mentre si legava i capelli in una semplice coda, che non riuscì comunque a domare tutti i suoi ricci; alcuni infatti erano sfuggiti al suo fermaglio e le ricadevano lungo il viso.
 
«Merlino, sei un lamento unico.» sospirò Darcy, che invece indossava un raffinato abito viola, la cui gonna corta e vaporosa sul davanti, si allungava sempre più fino a toccare terra nella parte posteriore, mentre il corpetto era decorato con delle perle sulla scollatura a cuore. I corti guanti erano abbinati ai suoi stivaletti col tacco e gli occhiali arancioni – non più tondi, ma rettangolari – avevano lasciato il posto a delle comuni lenti a contatto, inoltre i capelli erano acconciati in un particolare chignon che le lasciava libere un paio di ciocche bionde, in contrasto con i capelli scuri.
 
Insieme i quattro uscirono dalla camera e si diressero verso il salone.
 
«Sai, sorellina, credo che giù ci sia proprio qualcuno che sarà assai felice di vederti.» disse Draco, ammiccando in direzione della gemella.
 
«Ah si?» chiese lei, cercando di mostrarsi indifferente.
 
«Già, è da quando è arrivato che non si dà pace.»
 
«Ti prego, dimmi che non è quel pescemorto di Tritannus.» pregò Stormy con un finto tono supplichevole, incrociando le mani e rivolgendole verso l'alto.
 
«Non dire stupidaggini, Stormy – la riprese Darcy, prima di aggiungere – A me ricorda più un tonno gigante.»
Icy le fulminò entrambe con lo sguardo e accelerò il passo, assumendo un'espressione tra l'offeso e il furioso.
 
«E comunque i vostri ridicoli commenti ve li potete pure tenere, tanto non mi interessa. Di chiunque si tratti.» sottolineò la Malfoy, voltandosi verso di loro.
 
«Nemmeno se fosse un alto, muscoloso e affascinante ex giocatore di Quidditch?» la prese in giro Darcy, guardando in direzione di un ragazzo biondo e dall'aspetto atletico che stava venendo verso di loro con un sorrisetto seducente dipinto sulle labbra.
 
«Penso di non averti mai vista arrossire così in fretta.» rise Stormy, ma prima che potesse aggiungere altro fu trascinata via dagli altri due, che si mischiarono al resto degli ospiti.
 
«Se mi permette, signorina Malfoy, lei è decisamente sexy stasera.»
 
«E lei è un bugiardo patentato, signor Ancestor.»
 
I due risero, guardandosi negli occhi: non si vedevano da quasi un anno, un po' per gli impegni che avevano tenuto occupato Valtor, che da quando aveva terminato la scuola aveva subito intrapreso la carriera di Spezzaincantesimi per la Gringott, un po' perché con Icy ad Hogwarts erano rare le occasioni in cui incontrarsi, ma avevano mantenuto una fitta corrispondenza.
Non era mai stato un segreto la colossale cotta che la giovane Malfoy si era presa per l'ex cacciatore, nonostante i suoi sforzi per far credere il contrario, e quando un paio di anni prima anche lui aveva mostrato interesse nei suoi confronti – nonostante i quattro anni di differenza, che erano sempre sembrati un ostacolo insormontabile, ma che alla fine non si erano dimostrati tale – per Icy era stato un avvenimento che l'aveva fatta sorridere per giorni, con grande sorpresa di tutti, e, sebbene nei successivi anni avesse avuto altri – e numerosi, come spesso puntualizzava Draco con  disapprovazione, nonostante anche lui non fosse da meno – corteggiatori, primo tra tutti Tritannus, un Serpeverde del sesto anno, nessuno era mai stato all'altezza di Valtor.
 
«Ti va di ballare?»
 
«Certo.»
 
Nello stesso momento Stormy e Draco, che si erano defilati in un angolo per evitare di essere incastrati da qualche lontano parente o amico, stavano commentando divertiti la scena di Darcy, intenta a ballare con un ragazzo robusto, la cui espressione cupa stonava incredibilmente con l'atmosfera gioiosa nella sala. Non doveva avere più di sedici anni, ma si muoveva rigidamente e con compostezza: era circondato da un alone di mistero, accentuato dai profondi e tenebrosi occhi viola e dalla cresta indomabile di un inspiegabile color magenta, probabilmente dovuto ad un raro atto di ribellione verso i severi costumi impostigli dal padre, fedele alle antiche tradizioni Purosangue.
Ma a Darcy questo sembrava non importare e, anzi, pareva perfettamente a suo agio in sua compagnia tant’è che, per una volta in vita sua, si stava lasciando trasportare da quello che le suggerivano le emozioni.
 
In effetti, Stormy aveva come l’impressione che le sue cugine si fossero completamente rincretinite.
 
«A quanto pare siamo gli unici sani rimasti in famiglia.» osservò, voltandosi verso Draco, solo per accorgersi che anche lui l’aveva abbandonata preferendo la compagnia di Lucy Parkinson. Quella ragazza continuava ad essere una spina nel fianco.
 
Annoiata – e con il corsetto che minacciava di esplodere da un momento all’altro – Stormy prese a girare per il salone, divertendosi come meglio poteva nel fare sgambetti agli invitati e a tormentare i poveri Elfi Domestici con richieste impossibili e in disaccordo tra loro. Se fossero state creature più intelligenti avrebbero smesso circa sei anni prima di prestare ascolto alle parole della padroncina, ma il fatto che non fosse così era ciò che spingeva la riccia a continuare coi suoi dispetti, soprattutto durante situazioni del genere.
 
Solo Darcy poteva trovare divertente partecipare ad un ballo infinito, ma in fondo Stormy la capiva: fare in modo che Lucius e Narcissa l’accettassero era stata la missione del secolo, ma il fronte unito che avevano trovato nel momento in cui avevano ordinato ai figli e alla nipote di non frequentare più quella Mezzosangue traditrice del suo sangue li aveva fatti desistere dal loro proposito. Certo, il fatto che la figlia di Andromeda avesse una particolare inclinazione per le Arti Oscure e fosse una fiera Serpeverde – senza contare il fatto che assomigliasse a sua madre in modo incredibile – era stato per Narcissa un valido motivo per iniziare a considerarla parte della famiglia, nonostante tutti i suoi sforzi per non farlo accadere, e Darcy non aveva la benché minima intenzione di vanificare quel grande successo.
 
Pensare ai suoi zii le fece notare che era da un po’ che non li vedeva aggirarsi tra gli ospiti come sarebbe stato buon costume fare. E per sua zia il buon costume era tutto.
Sapendo finalmente in che modo occupare il tempo, Stormy abbandonò la sala da ballo e si mise alla ricerca dei coniugi Malfoy, sperando di non sorprenderli in attività che fossero ben più illecite di quanto volesse sperare.
 
Furono le voci provenienti dallo studio privato di Lucius ad attirare la sua attenzione.
La stanza era situata al secondo piano del Maniero, in una zona appartata ma non così distante dal resto delle altre camere da impedire al suo proprietario di intervenire in caso di bisogno o, più semplicemente, per impedirgli di tenere sotto controllo la situazione.
Come negli altri locali anche nello studio era presente uno stendardo raffigurante lo stemma di Serpeverde ed era quello che Stormy riusciva a intravedere dallo spiraglio della porta lasciata accostata.
 
Il mago non era solo nella stanza, questo era chiaro, ma gli sprazzi di conversazione che giungevano fino a lei erano confusi e discordanti. La giovane premette l’orecchio contro la parete cercando di capire meglio il significato di ciò a cui stava assistendo.
 
«Dobbiamo aspettare, non è ancora il momento di agire.» stava dicendo qualcuno, la cui voce risultò difficile da decifrare a Stormy sebbene le suonasse in qualche modo familiare.
 
Il commento, tuttavia, sembrò irritare particolarmente suo zio che subito lo mise a tacere «Non hai voce in capitolo, nessuno di voi ce l’ha: l’Oscuro Signore ha già deciso.»
 
«Stronzate – sbottò una voce profonda, che le fece drizzare i capelli – Se gli Auror ci prendono siamo nella merda.»
 
Stormy poté giurare di sentire lo sbuffo contrariato e il tono di ammonimento di Narcissa nel redarguire l’uomo che aveva osato pronunciare quelle parolacce in sua presenza. A parere della Lestrange era lei l’unica di cui avere paura in quel momento.
 
«E scommetto che sarai tu a dirglielo quando ci ordinerà di farlo.» lo schernì un altro, che nel parlare si parò perfettamente in traiettoria con quello che era il campo visivo di Stormy in quel momento. La carnagione scura e i capelli raccolti in una serie di dreads le fecero suonare un campanello d’allarme: quel tipo lo aveva già visto.
La sua foto era in un album che lei e Icy avevano trovato durante l’estate, appena prima di iniziare il quinto anno, ed era lì che lo aveva visto in compagnia di altri tre uomini e dei suoi zii. C’erano anche i suoi genitori.
Erano tutti molto più giovani, probabilmente lo scatto risaliva ai tempi della fine dei loro studi a Hogwarts, ma lo sguardo canzonatorio che aveva rivolto all’obbiettivo era lo stesso che adesso stava rivolgendo a lei. Fu un attimo, ma alla strega sembrò di avergli visto fare l’occhiolino.
 
«Credo che Lucius e Anagan abbiano ragione, Ogron.» intervenne di nuovo il primo uomo e in quel momento Stormy capì perché le sembrasse di conoscerlo: era il padre di Theodore Nott che stava parlando, Gantlos Nott.
 
Il cerchio nero.
 
Le parole presero forma insieme ad una rapida sequenza di flash: la Coppa del Mondo di Quidditch, il Torneo Tre Maghi, Potter che da quando era uscito dal labirinto insieme al cadavere di Cedric Diggory non aveva fatto altro che gridare in ogni dove che il Signore Oscuro fosse tornato.
Oltre alla preside Faragonda e ai Weasley, nessuno gli aveva creduto e fino a quel momento anche lei aveva pensato che fossero solo un mucchio di storie per continuare ad attirare l’attenzione su di lui. Ma ascoltare quella conversazione era stato come trovare il pezzo mancante del puzzle e ogni tassello si incastrò alla perfezione.
 
Naturalmente sapeva che Lucius, così come sua madre e suo padre, aveva fatto parte di un gruppo chiamato Il cerchio nero, i cui membri avevano ottenuto il nome di Mangiamorte, e che insieme ai suoi compagni aveva combattuto durante la Prima Guerra Magica per stabilire la supremazia dei Purosangue su Mezzosangue e Nati Babbani, nonché sui Babbani stessi, ma le erano sempre sembrati eventi talmente lontani da non doversene preoccupare. Senza contare che la mente dietro a tutto ciò che era capitato era stata data per morta quindici anni prima, uccisa da Harry Potter.
 
Lord Darkar era il suo nome, sebbene per molti fosse meglio non pronunciarlo mai. La Fenice o Colui-che-non-deve-essere-nominato – Oscuro Signore nel caso dei suoi accoliti – erano appellativi preferibili.
 
La discussione all’interno della stanza si stava facendo più animata e Stormy tornò a concentrarsi su di essa.
 
«Agiremo non appena ricomincerà la scuola. Per il Ministero è un periodo caotico, nessuno ci metterà i bastoni tra le ruote.»
 
«E con tutte le grane che sta avendo Faragonda nemmeno lei sarà un problema.» affermò quello che doveva essere Ogron. Alla fine lo avevano convinto.
 
«Per questo dobbiamo ringraziare quella specie di vecchio rospo della Griffin. E quell’idiota di Saladin: il vecchio ci sta facendo un favore con la sua ottusità.»
 
La giovane si chiese quale fosse quella missione così importante e desiderò che la smettessero con i giri di parole e parlassero chiaramente, ma proprio in quel momento fu Narcissa ad intervenire «Bene, ora che vi abbiamo informati potete andare. Noi dobbiamo tornare di sotto, tra poco ci sarà il conto alla rovescia.»
 
«Ai suoi ordini, madame.» ghignò Gantlos, la cui affermazione venne seguita da un frusciare di vesti e da un sonoro pop.
Pochi istanti dopo anche Anagan e Ogron seguirono l’esempio dell’amico e si Smaterializzarono.
 
Stormy si mosse rapidamente e prima che i suoi zii uscissero dallo studio si fiondò verso le scale per tornare al ricevimento.
Sperò che nessuno si fosse accorto della sua assenza, ma quando si sentì artigliare un braccio da Icy, ancora stretta a Valtor, capì che non era stato così.
L’interrogatorio della Malfoy durò comunque meno del previsto e poco dopo si avvicinarono al tavolo del buffet, chiacchierando del più e del meno.
Ma per il resto della serata Stormy non riuscì a pensare ad altro che ai Mangiamorte e alle loro maschere scure.
 
*
 
Il rientro a Hogwarts fu per Icy più traumatico di quanto non si sarebbe aspettata: di solito non le era mai pesato il ritorno alla routine quotidiana né tantomeno l’inizio delle lezioni le era parso tanto noioso, ma a differenza degli anni precedenti le sembrava che ogni cosa fosse contro di lei. Dalla punizione che Wizgiz le aveva rifilato per aver colpito accidentalmente – o questo era ciò che sosteneva lei – Musa Chang con una fattura Orcovolante durante la lezione di Incantesimi alle nevicate continue che avevano impedito alla squadra di Quidditch di Serpeverde di allenarsi per più di una settimana, e proprio in prossimità della prima partita dopo le vacanze.
Se poi si contavano le incombenze che il far parte della Squadra di Inquisizione comportava e il fatto che i G.U.F.O fossero sempre più vicini, ogni momento libero sembrava destinato a sfociare in un grande e irritante nulla.
 
In più c’era il fatto che non avrebbe rivisto Valtor per chissà quanto tempo. Era stato ospite a Villa Malfoy durante la sua ultima settimana di vacanza, ma la maggior parte del tempo l’aveva trascorsa in compagnia di Lucius – e Icy proprio non riusciva a capire cosa avessero di tanto importante da dirsi – e la brillante idea di Narcissa di far alloggiare il ragazzo in una delle stanze dal lato opposto del maniero rispetto a quella della figlia non aveva fatto altro che incrementare il suo cattivo umore. Almeno fino alla sera prima della partenza.
I baci che i due si erano scambiati erano riusciti a scacciare dalla mente di Icy qualsiasi altro pensiero che non fosse lui.
La faccia con cui si era presentata a colazione la mattina seguente aveva fatto scattare i commenti più svariati, diventati ancora più inopportuni nel momento in cui i quattro cugini si erano ritrovati da soli sull’espresso per Hogwarts.
 
Erano questi i pensieri che stavano attraversando la mente della giovane Malfoy quando, con una grazia innegabile, Ocula – stretta tra le zampe una copia fresca fresca della Gazzetta del Profeta – ebbe la brillante idea di planare sulla sua spalla facendole prendere un mezzo infarto. Quell’uccellaccio non lo poteva proprio sopportare, non aveva niente a che vedere con il suo Frostbite.
 
«Ocula, qui.» la richiamò Stormy, perfettamente a conoscenza del reciproco odio che intercorreva tra le due. Poi passò la copia del giornale a Darcy, l’unica veramente interessata a quello che accadeva all’infuori del castello.
Nello scorrere la prima pagina, il cuore della mora perse un battito mentre, accanto a lei, Stormy non riuscì a trattenersi dal dare un’occhiata al titolo che, con i suoi caratteri cubitali, occupava la metà dello spazio.
L’imprecazione che lanciò attirò l’attenzione di alcuni Corvonero seduti accanto a loro, facendole guadagnare un’occhiataccia da parte di Icy che per poco non si strozzò con le uova che stava mangiando. A quanto pareva l’Universo aveva deciso che il modo migliore per ucciderla fosse durante la colazione.
 
Da parte sua, Darcy non si era accorta di niente tanto era immersa nella lettura del quotidiano. Stringeva le pagine così forte da averle accartocciate ai lati e gli occhi correvano veloci da una riga all’altra, mentre passavano da un’espressione sconvolta ad una preoccupata. Doveva essere lo scherzo di un editore particolarmente annoiato, non poteva essere vero.
Il suo primo pensiero fu per Dora: chissà se lei ne sapeva qualcosa. Lavorando come Auror le sue informazioni sarebbero state di certo più attendibili, anche se qualcosa le diceva che non era di una burla che si trattava.
Anche Stormy sembrava dello stesso avviso e dallo sguardo vitreo che teneva puntato sul calice di succo di zucca davanti a lei pareva quasi che fosse stata colpita da un Pietrificus Totalus. Nemmeno le beccate di Ocula, in attesa dei suoi croccantini, la distolsero dal suo stato di trance.
 
Allora è di questo che parlavano.
 
«Ohi! – le richiamò Icy – Si può sapere che cosa è successo?»
 
Nel vedersi ignorata si sporse sul tavolo e strappò il giornale dalle mani di Darcy, cominciando a leggere.
 
«Adesso mi spiegate che cavolo – capendo ciò che aveva sconvolto le altre due, rovesciò il suo bicchiere, strappando un urletto a Stella Solèy* di fianco a lei – Vi è preso.»
 
Le ci vollero dei lunghi minuti per assimilare quanto letto e altrettanti le ce ne vollero per alzare lo sguardo in direzione delle cugine.
 
«C’è stata davvero… Insomma-»
 
«Un’evasione di massa da Azkaban. Sì.»
 
Solo nel pronunciare e nel sentire quelle parole le due si resero conto di cosa questo effettivamente significasse – soprattutto considerando l’immagine che spiccava sotto al titolo. Di certo l’approccio che Bellatrix aveva avuto con chi le aveva scattato quella foto non era stato dei migliori – e si voltarono verso la riccia, che ancora non aveva dato segni di movimento.
 
«Stormy, tutto bene?»
 
«Uhm, cosa? Sì, sì, certo, tutto benissimo.»
 
«Sei sicura? Perché, insomma, non è che sia proprio qualcosa che-»
 
Darcy venne interrotta dall’atterraggio di un grosso gufo bruno che planò dritto nel suo piatto e si girò un paio di volte, incerto sul destinatario della lettera che doveva consegnare. La prese Icy e subito l’aprì; era indirizzata a tutte e tre loro, e a Draco.
 
«Sono mamma e papà – disse, dopo averla letta velocemente – Dicono che verranno a prendere Stormy oggi stesso e che non appena sarà possibile faranno lo stesso con me e Draco. A te dicono di non preoccuparti, ma che per ovvie ragioni non possono prelevarti dalla scuola.»
 
«Come hanno fatto a farla arrivare così in fretta?» chiese la mora, riferendosi alla lettera.
 
«Non saprei. Papà lavora al Ministero ed è in buoni rapporti con il Ministro, avrà saputo tutto ieri sera. Oppure-»
 
«Oppure?»
 
Si scambiarono un’occhiata eloquente e capirono che stavano pensando la stessa cosa: oppure ha contribuito all’evasione.
 
«Quindi adesso che si fa?»
 
«Adesso sarete così gentili da seguirmi nel mio ufficio.»
 
Tre paia d’occhi si fissarono sulla figura di Avalon Piton*, impenetrabile nei suoi abiti neri e con un’espressione indecifrabile sul viso. Accanto a lui un fremente Draco fingeva un vivo interesse per la punta delle sue costose scarpe nuove.
 
«Professore, salve. Noi in realtà dovremmo ancora finire di fare colazione-»
 
«Sono sicuro che il vostro stomaco non protesterà per del porridge in meno, signorina Tonks.» la interruppe Piton con un tono che non ammetteva repliche poi, con un semplice cenno del capo, fece segno a tutte e tre di alzarsi e di precederlo verso i sotterranei.
 
*
 
L’ufficio di Piton era quanto di più tenebroso, cupo e umido si potesse trovare all’interno di Hogwarts e forse proprio per quello il suo proprietario aveva scelto come sede i sotterranei, la vista di studenti sorridenti e sghignazzanti doveva essere un trauma eccessivo già durante il giorno per doverli sopportare anche il resto delle ore. Inoltre, da lì, era molto più facile raggiungere la Sala Comune di Serpeverde in caso di bisogno.
Darcy esaminò con interesse i barattoli e le ampolle sugli scaffali, contenenti ogni genere di ingrediente per pozioni dal dubbio utilizzo: pelle di girillacco, occhi di rana e altre schifezze come una sostanza densa e scura che la giovane si astenette dal chiedere cosa fosse, un’immagine inquietante già formatasi nella sua mente.
 
Abbandonando finalmente il suo atteggiamento da guardia, Avalon si sedette sulla sedia al di là della scrivania – un plico di pergamene al centro, appartenenti a dei Grifondoro a giudicare le numerose correzioni apportate – e li invitò a fare lo stesso su quelle fatte apparire magicamente apposta per loro.
 
«Professore, non fraintenda, non è che tutto questo mistero non ci piaccia ma, sa, la pazienza non rientra tra le nostre virtù.»
 
«Ciò è senz’altro veritiero, signorina Tonks, se non altro nel caso di sua cugina. Lestrange, stia ferma.»
 
Le unghie con cui Stormy stava ritmicamente battendo sul bracciolo della sedia si bloccarono a mezz’aria e una smorfia mortificata le arricciò le labbra.
 
«Un’evasione di massa non è un evento che passa inosservato – iniziò Piton – Ma è durante tempi bui come questi che si necessità di un forte temperamento. Tuttavia, finché sarete sotto la mia giurisdizione, Salazar mi sia testimone, non accetterò alcun tipo di comportamento sconsiderato o inappropriato, niente che possa nuocere alla nostra Casa. Sono stato chiaro? Dica, signorina Malfoy.»
 
«Senza offesa, professore, ma qui di chiaro non c’è assolutamente niente. Avrebbe potuto farci un discorso simile anche al piano di sopra o, se non altro, in Sala Comune insieme agli altri.»
 
«La sua lungimiranza mi lascia sempre piacevolmente colpito. In effetti ha ragione, ma occhi attenti come i suoi avranno notato quanto questa scuola sia cambiata nell’ultimo periodo, la spilla sulla sua veste me lo conferma – Icy sfiorò automaticamente la spilla che Dolores Griffin, insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, aveva appuntato personalmente sulla sua divisa e si chiese quali fossero gli attriti tra i due insegnanti. Le era sempre sembrato che il loro fosse un obbiettivo comune – Mi auguro che presterete fede alle mie parole, non è sicuro esporsi troppo.»
 
Icy stava per replicare nuovamente quando la porta dell’ufficio si spalancò di colpo, rivelando un’affannata Bloom Weasley dietro ad essa. Un moto di irritazione profonda scosse la giovane Malfoy: non aveva mai potuto sopportare quell’infida Traditrice del suo Sangue.
 
Con tono pericolosamente flemmatico, Avalon si rivolse alla nuova arrivata «L’ultima volta che ho controllato bussare era ancora una pratica comune ed educata. Dieci punti in meno a Grifondoro.»
 
Bloom arrossì fino alla radice dei capelli, confondendosi con il suo colore naturale, poi si scusò balbettando leggermente.
Stormy e Draco sghignazzarono maligni, ma non si spinsero oltre: eventuali commenti sulla cotta che la rossa nutriva nei confronti del professore di Pozioni non erano argomento adatto alla presenza del diretto interessato. Certamente la Weasley non era la sola ad essere rimasta affascinata dall’aspetto tenebroso e dai bei lineamenti dell’uomo, ma solitamente il carattere notoriamente perfido era un buon deterrente per far disilludere le allieve dal loro sogno d’amore. A quanto pareva, però, non nel suo caso.
 
«Mi perdoni, professore, ma la preside Faragonda vorrebbe vederla nel suo ufficio immediatamente. Ha detto che è urgente.»
 
Piton non sembrava sorpreso da quella convocazione e subito si alzò, congedando la ragazza.
 
«Potete andare anche voi quattro e dite che il ritardo per la prima ora lo giustifico io. Non dimenticate ciò che ho detto.»
 
«Certo, signore, grazie.»
 
Non appena furono ad una portata d’orecchio ragionevole perché il loro Capo Casa non li sentisse, Draco esclamò «Ditemi che non sono l’unico a non averci capito niente.»
 
«Per una volta nella vita, fratellino, sono d’accordo con te. Una lezione di Divinazione sarebbe stata più comprensibile.»
 
«Ve lo dico io, ragazzi – si aggiunse Stormy – Piton si sballa di brutto. Avete visto quante bacche di Belladonna aveva là dentro?»
 
«Mmm, quasi quasi torno indietro a prenderne qualcuna.» ridacchiò Malfoy.
 
Darcy, qualche passo avanti ai cugini, si voltò verso di loro. Qualcosa non quadrava, era vero, ma lei aveva avuto tutta un’altra impressione sull’atteggiamento ambiguo dell’insegnante. Non le servì parlare perché gli altri lo capissero, bastarono il naso arricciato e le palpebre leggermente abbassate.
 
«Okay, Tonks, sputa il rospo.»
 
«A me è sembrato che fosse un avvertimento più per se stesso che non per noi.» spiegò la strega, dubbiosa.
 
«Potrebbe anche essere – confermò Icy, che aveva imparato a non diffidare mai delle intuizioni della mora – Ma credo che ci sia dell’altro sotto.»
 
Senza smettere di borbottare e bofonchiare riguardo strani piani malefici i quattro sbucarono nella Sala d’Ingresso dove non era rimasto nessuno, ad eccezione di pochi ritardatari.
 
«Ne riparliamo stasera.» concluse Darcy. Non era nel suo stile perdere minuti preziosi di lezione tanto più se si trattava di Antiche Rune; imboccò le scale in compagnia di Icy mentre Stormy e Draco uscivano dal castello in direzione delle serre.
 
Quando fu sicura di non avere più gli occhi da gendarme delle cugine puntati addosso, con un sorriso furbo la riccia disse «Che ne dici di fare con calma? Tanto il ritardo lo giustifica Piton.»
 
E ad una proposta tanto allettante, Malfoy non avrebbe certo potuto dire di no.
 
*
 
Convincere Faragonda a lasciarla partire con così poco preavviso e con un così grande pericolo fuori dalle mura del castello era stato pressoché impossibile, ma se c’era una cosa di cui Stormy non aveva mai dubitato erano le doti persuasive di sua zia nel momento in cui quest’ultima perdeva le staffe.
Era suo compito assicurarsi che le condizioni mentali di sua nipote fossero ottimali prima di abbandonarla all’inefficienza del corpo insegnanti o, almeno, questo era ciò che Narcissa aveva sostenuto con veemenza. Arrivati al punto in cui si era rischiato che anche le bacchette venissero estratte, perfino la Griffin – piombata nell’ufficio della preside senza alcun invito prestabilito – era intervenuta, offrendosi addirittura di mettere a disposizione il suo camino in modo che i coniugi Malfoy e la giovane Lestrange potessero rientrare nel loro maniero tramite Metropolvere. La fuliggine che la ricoprì da capo a piedi fece desiderare alla riccia una più veloce e indolore Materializzazione.
 
Entrata in camera sua, Stormy gettò la divisa impolverata in un angolo e si appuntò di chiamare un Elfo Domestico che più tardi la lavasse e la rimettesse a nuovo, mentre, senza aspettare che l’acqua si scaldasse, lei si infilava sotto la doccia. Nonostante le antiche origini di Villa Malfoy, le camere dei tre ragazzi erano state modernizzate secondo il loro gusto e come esse anche i bagni corrispettivi; di certo, la Serpeverde non avrebbe potuto sopportare di dover aspettare ogni volta che la vasca si riempisse prima di potersi abbandonare ai pensieri che una sana e fresca doccia portava con sé. Quella era una cosa molto più da Icy.
Le ci volle più del previsto per lavarsi e vestirsi con abiti puliti, ma la prospettiva di una chiacchierata a cuore aperto con i suoi zii non l’allietava per niente, inoltre non era sicura di cosa provasse ed era certa che per metabolizzare le ci sarebbe voluto ancora un bel po’.
Le sue elucubrazioni vennero tuttavia fomentate dall’improvvisa apparizione di Thundy – la sua Elfa Domestica personale – che, con voce assai più tremante del solito, la incitò a scendere al piano di sotto, dove tutti la stavano aspettando. Almeno quella volta, non se lo fece ripetere due volte.
 
Per una strana ragione, le sembrò che ogni suo passo risuonasse in maniera decisamente  più inquietante tra le fredde pareti e per la prima volta, complice l’assenza di Icy e Draco, si rese conto di quanto enorme fosse l’abitazione. L’aria che si respirava era la più tesa che avesse mai percepito tra quelle mura e improvvisamente iniziò a sentire un forte mal di testa premerle sulle meningi.
 
Quando bussò alla porta del salotto privato, udì come delle voci arrestarsi di colpo e per l’agitazione delle scintille incontrollate si irradiarono attraverso tutto il corpo nell’ambiente circostante; in modo frenetico tentò di appiattire i capelli gonfiatisi oltremisura.
 
«Avanti.»
 
La voce di Narcissa era venata da una nota di preoccupazione e affanno che mai Stormy le aveva sentito e ciò contribuì a farla preoccupare ulteriormente. Con un cigolio sinistro aprì la porta ed entrò.
Sulla poltrona davanti al camino, un uomo magro con le guance scavate e quello che una volta doveva essere stato un fisico possente la squadrò con meraviglia, mentre un colpo di tosse lo coglieva impreparato. Accanto a lui, lo schienale dell’altra poltrona le ostruiva la visuale su chi la occupasse.
 
Avanzò di qualche passo cercando lo sguardo di Lucius, in piedi accanto alla finestra, la mano appoggiata sulla spalla della moglie che sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Lo interrogò mutamente in attesa che le dicesse chi fossero i due ospiti, ma anche il padrone di casa appariva pietrificato.
 
«Zii, si può sapere che succede qui?»
 
Solo quando la sua voce vibrò, spezzando l’immobilità, la persona celata dietro alla seconda sedia si palesò ruotando di tre quarti verso di lei. Per poco Stormy non svenne.
Ricci folti e occhi di pece si scontrarono coi suoi, mentre con una mano la giovane si assicurava che ciò a cui stava assistendo non fosse un sogno, uno di quelli brutti.
 
«Mamma.»
 
 
 
 
*Solèy significa sole in Haitiano e l’ho scelto perché mi sembrava adatto alla nostra Stella
*Piton è un personaggio così iconico che avrei voluto mantenerlo come nell’opera originale ma poi mi è salita tutta una riflessione sul fatto che Avalon ci sia stato presentato sia in una versione buona sia in una cattiva e che ciò potesse essere metafora dell’ambivalenza di Piton ché ho deciso di usare lui come insegnante di Pozioni. Inoltre ho voluto mantenere il suo aspetto notoriamente affascinante perché, dai, quanto sarebbe stato più difficile odiare Piton se fosse stato figo?
 
 
NdA: tan tan taaan! Ebbene sì, dopo mesi di pausa – e come sempre ad un orario improbabile – mi accingo ad aggiornare *applausi*
Avrei davvero voluto farlo prima, ma la mia ispirazione si è diretta da tutta un’altra parte e non ho potuto non assecondarla, sapendo che prima o poi mi avrebbe riportato qui.
Passando al capitolo, so che potrebbe risultare noioso se non inutile ma mi serviva per delineare ulteriormente questa versione delle Trix adolescenti e potteriane e soprattutto per organizzare il salto temporale dal primo al quinto anno. Spero lo stesso che vi sia piaciuto. Purtroppo non sono una cima nei colpi di scena e la fine credo faccia abbastanza schifo, ma tra due giorni parto per il mare e volevo lasciare qualcosa prima della partenza.
La finisco e passo ai ringraziamenti: grazie mille Mary Rosemary e Lady Nabla per aver recensito il primo capitolo e per le bellissime parole che avete usato, siete fantastiche.
Ora torno a nascondermi nella mia tana sperando di riuscire ad uscirne prima stavolta, baci!
   
 
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