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Autore: MonicaX1974    14/06/2018    1 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When I'm sinking like a stone
At least I know I'm not alone

When It pulls me under, will you make me stronger
Will you be my breath through the deep, deep water
Take me farther, give me one day lingerie
Will you be my breath through the deep, deep water

"Deep Water"

American Authors

********

Harry's POV

«Sì Alan ho capito, adesso fammi queste fotocopie» dico al ragazzo in piedi di fronte a me che mi guarda con aria confusa.

«Dott. Styles... veramente il mio nome non è Alan...» dice lui timidamente.

«E io non sono il dottor Styles... ora fai queste fotocopie che le porto al vero Dottor Styles.» So di aver alzato la voce, e che Alan o come cazzo si chiama non ha colpa del mio malumore, ma non riesco a fare altrimenti.

Sono dovuto venire in ufficio stamattina per parare il culo a Dylan che aveva un appuntamento per oggi con un paio di investitori, ma non è ancora in grado di lavorare.

Due giorni fa si è presentato alla mia porta dopo aver scoperto la verità sul suo passato e, da allora, non è ancora uscito da lì. Tengo informata Kelly sul suo stato perché lui mi ha detto che non vuole parlare con sua madre. È arrabbiato e lo capisco, gli lascerò tutto il tempo di cui ha bisogno per riordinare le idee e tornare in sé, credo proprio di doverglielo per tutto quello che ha fatto per me in questi anni.

Ho chiamato Kurt stamattina non appena sono arrivato in ufficio chiedendogli se Chloe l'avesse chiamato per raccontargli quanto successo e mi sono stupito che lei non l'abbia fatto, come sono stupito che stia prendendo tutta questa situazione con troppa calma.

Non si è arrabbiata perché le ho tenuto nascosta la verità, e sembra aver accettato troppo di buon grado che il mio amico sia il fratello del suo... Ah non voglio nemmeno dirlo... È troppo comprensiva e non ha ancora espresso nessun parere.

Non so cosa mi aspettavo da lei, ma di sicuro non questa calma innaturale. Ho immaginato diversi scenari pensando al momento in cui le avrei rivelato la parentela tra i due ragazzi e, fra tutti quelli che ho ipotizzato, la dolcezza del suo abbraccio quando eravamo seduti sul mio divano non l'ho mai presa in considerazione.

Mi appoggio alla vetrata del mio ufficio con entrambe le mani in attesa che Alfred mi porti quei documenti fotocopiati e ripenso a ieri sera, a quando sono passato da lei prima di tornare a casa mia. Era strana, troppo gentile e non ha mai risposto a tono alle mie battute. Spero solo che non stia architettando qualcosa.

Qualcuno bussa alla mia porta. «Avanti» dico tornando alla scrivania.

«I documenti sono pronti.» Alan si avvicina e mi porge i fogli che ha in mano per lasciarmeli visionare.

«Ok, grazie» gli dico recuperando il plico dei contratti per portarli a mio fratello. «Per adesso puoi andare.»

Il biondo imbranato borbotta qualcosa che non comprendo, ma non mi preoccupo di chiedere spiegazioni. Voglio sbrigarmi ad andare da Jordan per sottoporgli questi contratti che ho appena stipulato con due nuovi clienti. Prima vado, prima finisco, prima posso tornare da Chloe.

Cammino svelto verso l'ascensore, premo il pulsante e mi infilo all'interno non appena si aprono le porte metalliche. Metto la mano in tasca alla ricerca del cellulare, ma mi ritrovo ad imprecare sotto lo sguardo infastidito di due uomini di mezza età, quando mi rendo conto di averlo dimenticato in ufficio. L'avevo posato nel cassetto per non distrarmi durante l'incontro con gli investitori e me ne sono scordato. Non fa niente, lo prenderò dopo.

Saluto velocemente Claire ed entro nell'ufficio di Jordan senza farmi annunciare e senza bussare. Mio fratello è seduto alla sua scrivania e si volta appena nella mia direzione alzando gli occhi al cielo per via del mio ingresso.

«Ti ricordi il giorno di Natale quando ti ho detto tutte quelle belle cose?» La domanda di Jordan ha un tono assolutamente sarcastico.

Ricordo bene quel giorno. Eravamo tutti e tre seduti a tavola a casa di papà che ha anche preparato il pranzo. Non cucinava per noi da quando eravamo bambini, e l'atmosfera che si respirava mi mancava così tanto che mi sarebbe stato impossibile rovinarla. Abbiamo riso, parlato e mi sentito parte della famiglia.

La sera stessa, quando sono rincasato, mio fratello mi ha chiamato per dirmi quanto fosse orgoglioso di me e di quanto gli era mancata la nostra famiglia.

«Sì» gli rispondo immaginando già dove voglia andare a parare, ed è proprio quel pensiero che mi provoca un enorme sorriso.

«Beh... Me lo rimangio!» Non trattengo una piccola risata alle sue parole, ma non ribatto.

Mi siedo sulla sedia girevole di fronte alla sua scrivania dopo aver posato davanti a lui i contratti conclusi. Jordan osserva le cartelline, poi mi guarda socchiudendo appena gli occhi, guardandomi con sospetto. «Hai già finito?» mi domanda prendendo in mano quei fogli.

«Ti dimentichi che mi chiamo Styles...» gli rispondo soddisfatto di me.

Mio fratello inizia a sfogliare ciò che gli ho portato da verificare. Di solito è Dylan ad occuparsi di queste cose, io mi sono sempre appoggiato al mio amico, ma dopo l'esperienza di Madrid e tutto il resto della mia vita che sta viaggiando in una direzione del tutto nuova, mi sono detto che posso provarci, anzi no, posso riuscire ad essere migliore.

«Chloe ti ha fatto decisamente bene» afferma chiudendo l'ultima cartellina per poi tornare a guardarmi negli occhi con l'aria di chi è molto soddisfatto.

«Grazie per credere in me» gli dico scherzando. So bene quanto abbia ragione, la maggior parte del mio cambiamento lo devo a lei, ma ci ho messo del mio per essere come sono oggi.

«Harry io ho sempre creduto in te, come l'ha fatto anche papà, l'unico a non farlo eri tu.» Alzo entrambe le mani e abbasso leggermente la testa per fargli capire che concordo con lui, ma non lo ammetterò mai ad alta voce.

Per tutti questi anni ho riversato sugli altri i miei problemi, il mio senso di frustrazione e di quanto mi sentissi impotente di fronte a tutti gli abbandoni che hanno segnato la mia vita. Poi, è arrivata Chloe, qualcuno per cui lottare, qualcuno da cui tornare. Mi ha fatto ritornare la voglia di rimettermi in gioco perché lei riesce a farmi sentire speciale. Mi è bastato uno sguardo per capire quanto mi desiderasse, nello stesso modo in cui l'ho sempre desiderata io, e quando l'ho baciata la prima volta ho sentito il modo in cui si è abbandonata completamente a me, cosa che fa ancora, lo fa sempre, mi basta abbracciarla per sentirlo.

Lei mi vuole, e non parlo solo di attrazione fisica, lei vuole me per quello che sono, mi vuole per le mie battute stupide, per il mio modo di farla ridere, per come sta bene con me tra le mie braccia, ed io voglio lei.

«Visto che sono stato bravo, me ne posso andare?» gli domando posando entrambe le mani sui braccioli della sedia.

Jordan mi guarda aggrottando le sopracciglia. «Mi stai davvero chiedendo il permesso?» mi domanda stupito, e io non posso fare a meno di sorridere come un idiota. «Questo sì che è un evento... sono commosso» dice ancora facendo una voce stupida, ma nemmeno lui riesce a trattenere il sorriso.

«Dovresti trovarti una ragazza Jordan» gli dico alzandomi in piedi per poi camminare verso la porta.

«Fottiti!» Mi risponde lui dopo aver capito la mia allusione al fatto che sia tremendamente acido con me.

Richiudo la porta alle mie spalle e mi avvicino alla scrivania di Claire per salutarla.

«Mio fratello ti fa lavorare troppo» le dico appoggiandomi con i gomiti al bancone.

«Tuo fratello mi ha già dato le ferie per la settimana prossima» dice con un gran sorriso mostrandomi il foglio del permesso firmato da lui.

«Jordan ha un cuore!» dico enfatizzando ogni parola, poi seguo il suo movimento nel posare quel foglio sul ripiano della scrivania e lo sguardo mi cade sul foglio immediatamente sotto al suo, sul quale leggo Stewart
Reb non mi ha informato che si sarebbe presa dei giorni. «La mia segretaria ha chiesto ferie?» le domando restando con gli occhi su quei fogli.

Lei mi guarda confusa, poi sposta leggermente quel foglio, e resto confuso anch'io quando leggo quel nome. «Non è Rebekah ad aver chiesto dei giorni» mi dice tranquilla.

«Devo andare Claire, ci vediamo» le dico per poi allontanarmi in fretta.

Entro in ascensore, che fortunatamente si trova al piano, per tornare al mio ufficio. Impreco ancora per essermi dimenticato il cellulare nel cassetto mentre penso che questo percorso non mi è mai sembrato così lungo. Quando le porte si aprono, cammino a grandi passi lungo il corridoio fino ad arrivare alla mia meta. Apro il cassetto, prendo il telefono, sblocco il display e trovo una chiamata persa proprio da Chloe. Mi porto immediatamente il cellulare all'orecchio per richiamarla, ma il suo risulta irraggiungibile. «Merda!» Ho un brutto presentimento.

Spengo il computer e le luci, poi esco diretto a casa sua mentre continuo a provare a richiamarla. Il suo numero risulta irraggiungibile per tutto il tempo che impiego per arrivare al suo appartamento.

Arrivo, citofono e aspetto. «Chi è?» La voce è quella di sua sorella.

«Sono Harry» rispondo velocemente e, altrettanto velocemente, lei mi apre il portone.

Faccio gli scalini a due a due ed arrivo davanti alla porta d'ingresso che trovo aperta. Reb è sulla soglia con un'espressione che non promette niente di buono.

«Dov'è?» le domando ormai preoccupato.

«Mi ha chiesto di darti questa.» Abbasso lo sguardo sulla busta stretta nella sua mano e il primo istinto è quello di prenderla e strapparla in mille pezzi perché ho paura di quello che c'è scritto lì dentro.

«Che cazzo significa?» le domando senza riuscire a toccare quella lettera.

«Mi ha solo chiesto di consegnartela, non so altro» dice ancora mortificata.

«Mi sta lasciando con una lettera del cazzo?» Ho alzato troppo la voce, Reb non c'entra niente, ma non sono riuscito a fare diversamente.

«Harry abbassa la voce...» Appare Zayn alle sue spalle, con la sua solita tranquillità. «... dovresti leggere quello che c'è scritto invece di prendertela con lei...» dice ancora mettendo un braccio sulle spalle della sua ragazza.

Torno a guardare quella busta bianca che Rebekah tiene ancora tra le dita e vorrei essere molto più sicuro di me per poterla prendere, ma è come se rappresentasse del fuoco. Ho paura che, afferrandola, mi brucerò, e non ho più alcuna protezione a difendermi.

«Harry prendila» mi incita il mio amico.

E così faccio. La prendo, li saluto e torno in macchina. Resto seduto al volante della mia auto con quel foglio tra le mani. Sono terrorizzato da questo stupido pezzo di carta e vorrei solo distruggerlo, ma allo stesso tempo è l'unico che contiene la risposta alla domanda che occupa la mia intera materia grigia.

Alzo per un attimo lo sguardo e mi dico che, se dovessero essere brutte notizie, voglio leggerle in un posto dove sono stato decisamente bene con lei, quindi metto la lettera nella tasca interna della giacca, poi accendo l'auto e guido fino al mare, fino a quel parco che a lei è piaciuto tanto. Raggiungo a piedi lo stesso muretto sul quale siamo stati seduti quel pomeriggio e resto per un po' a fissare le onde agitate dell'oceano, un po' come mi sento io.

Avrei dovuto aspettarmelo, c'era troppa calma, e ho paura che adesso stia per scatenarsi la tempesta.

Prendo la busta dalla tasca, ne sfilo il contenuto, poi apro il foglio e chiamo a raccolta tutto il coraggio che riesco a trovare per iniziare a leggere.

No Harry!

La risposta alla tua domanda è NO!

Non me ne sono andata e non ti ho lasciato, non potrei mai farlo.

Ma c'è qualcosa che devo fare, e devo farlo da sola.

Ho visto con i miei occhi quanto tu sia coraggioso, quanto tu ti sia messo in gioco per me mentre io non ho fatto altro che prendere e prendere. Sei stato a Montreal negli stessi posti in cui è stato lui prima di te e non mi hai mai chiesto niente. Non hai mai messo in discussione nulla, hai accettato con il sorriso ogni situazione, ogni incontro, ogni luogo e ogni persona. Mi hai sempre lasciata libera di agire come meglio credevo e mi hai sempre supportato, sempre.

Ho solo bisogno di qualche giorno perché la verità sulla famiglia Peters ha riportato a galla dei momenti terribili e non voglio diventare un peso nel nostro rapporto.

Qualche giorno Harry... torno presto.

Mi appoggio con le mani sulle gambe mentre tengo ancora stretto tra le dita quel foglio e rivolgo lo sguardo verso l'acqua dell'oceano increspata dalle onde, provo a concentrarmi sui rumori circostanti, ma non riesco a sentirli. L'unica cosa che sento è silenzio, come se qualcuno con un telecomando avesse premuto il tasto mute.

«Vaffanculo Stewart!» Non trattengo la rabbia che provo in questo momento e lo urlo come se lei potesse realmente sentirlo, poi accartoccio il foglio e lo infilo in tasca. «Non è così che andranno le cose...» dico a me stesso prendendo il cellulare dalla tasca per poi far partire la chiamata. Risponde al secondo squillo.

«Harry...»

«Perché non me l'hai detto?» gli domando tentando di tenere a freno la collera che sento pervadermi ovunque.

«Detto cosa?» Chiudo gli occhi e trattengo il fiato per non insultare anche lui. Devo mantenere la calma se voglio sapere qualcosa.

«Dimmi solo dov'è!» Dico con il respiro bloccato in gola per l'angoscia che questa maledetta lettera mi ha provocato.

«Harry... come faccio a dirti dove si trova se non so che il suo aereo è partito per Montreal stamattina?» Tiro un sospiro di sollievo e contemporaneamente la paura torna prepotente nella mia testa. Per un attimo c'è silenzio, io non dico nulla, lui nemmeno, ma poi riprende a parlare. «Mi ha fatto promettere di non dirti dove avresti potuto trovarla e, tecnicamente, non l'ho fatto, dato che ti ho semplicemente detto quale destinazione avesse l'aereo con cui è partita...» Non riesco a dire nulla anche se vorrei dire mille cose. «Harry... vai a prenderla...»

È come se le sue ultime parole avessero riattivato l'interruttore del mio cervello che si era spento poco fa. Adesso so cosa fare. «Grazie Jordan» pronuncio con tutta la gratitudine che sento per mio fratello.

Chiudo la comunicazione ed è ovvio cosa devo fare adesso.

************

Chloe's POV

«Grazie e arrivederci.» Il tassista, che mi ha appena lasciato davanti a casa dei miei, mi saluta non appena scendo dalla sua auto, poi, chiudo la portiera e resto a fissare l'abitazione per qualche istante prima di entrare, mentre sento il rumore del motore del taxi allontanarsi.

Non immaginavo che sarei tornata dopo così pochi giorni, come non immaginavo di aver avuto davanti agli occhi durante questi mesi, il fratello di Dylan. Avrei dovuto capirlo e non l'ho fatto. Si somigliano così tanto: stesso sorriso, stessi lineamenti, stessa postura e stesso atteggiamento positivo nei confronti della vita e delle persone.

Durante il volo ho ripensato a tutte le volte in cui me lo sono trovato davanti, e di quando ho cercato di evitarlo perché la sua somiglianza con il mio Dylan mi turbava parecchio.

Ho pensato di andare a parlare con lui prima di venire qui, ma non ci sono riuscita: entrambi abbiamo bisogno di tempo per accettare questa notizia. Ho parlato a lungo con mia sorella prima di partire, le ho raccontato tutto su Dylan Evans e suo padre biologico, il signor Peters, abbiamo valutato diverse opzioni e lei ha cercato di convincermi in ogni modo a restare, ma ho bisogno di fare questa cosa. Non posso più rimandare.

Una discussione simile l'ho avuta con Jordan proprio ieri quando l'ho chiamato per comunicargli che sarei stata via qualche giorno. Harry aveva già raccontato a suo fratello di Dylan, e di conseguenza di quello che mi lega a questa storia, e mi sono confrontata anche con lui, il quale ha tentato di convincermi a parlare con Harry prima di prendere qualsiasi decisione, ma in quel momento ero assolutamente convinta di quello che volevo fare e gli ho fatto promettere di mantenere il silenzio.

Quando sono tornata a casa gli ho scritto quella lettera per fargli capire che questa lontananza non è definitiva, per fargli capire che non ho intenzione di abbandonarlo - non sopporterei l'idea che si ripeta ciò che è successo a Madrid.

Nel momento in cui stavo per salire sull'aereo ho ripensato alle parole di Reb, poi a quelle di Jordan e ho avuto un ripensamento. Ho preso il telefono e ho chiamato Harry, mi sono detta che se avesse risposto gli avrei detto ciò che stavo per fare e, se me l'avesse chiesto lui, non sarei partita.

Ho lasciato squillare fino a che non è caduta la linea: Harry non ha risposto ed io sono salita sull'aereo. Ora sono qui, davanti alla porta d'ingresso della casa dei miei genitori, con il mio trolley al seguito mentre tento di trovare le parole giuste per spiegare la mia presenza qui a mamma e papà.

Busso con forza e passano pochi secondi che la porta viene aperta. «Ciao papà» gli dico sorridendo. La sua espressione è decisamente confusa.

«Chloe? Che ci fai qui?» mi domanda restando fermo sulla soglia.

«Sono felice anch'io di vederti» rispondo ironicamente senza smettere di sorridere. È ovvio che sia preoccupato di vedermi qui, ma tento di alleggerire la situazione.

«Certo che sono felice di vederti, ma...» e subito dopo, alle sue spalle, spunta la mamma.

«Chi è? ... O mio Dio! Chloe!» La sua espressione cambia da curiosa a spaventata in un nano secondo ed immediatamente dopo mi ritrovo tra le sue braccia. «Stai bene?» mi chiede tornando a guardarmi.

«Sto bene... possiamo entrare? Si gela qui fuori» dico loro con il perenne sorriso sulle labbra, ma non credo di essere riuscita nel mio intento di tranquillizzarli dato che dalle loro facce si potrebbe dire che abbiano appena visto un fantasma.

Entriamo in casa, mamma mi aiuta a togliere il cappotto e papà sistema il trolley vicino al mobile dell'ingresso, poi andiamo in cucina perché mia madre ha deciso che devo bere qualcosa di caldo. Mi siedo al tavolo insieme a loro e, dopo una serie di domande banali, arrivano quelle vere, quelle con cui mi chiedono il vero motivo per cui mi trovo di nuovo a Montreal nel giro di pochi giorni e soprattutto senza averli avvisati.

Prendo un gran respiro e spiego loro tutto quello che ho scoperto sul signor Peters. Papà resta nel più totale silenzio mentre mamma, ogni tanto, si lascia andare a commenti tipo 'o mio Dio' oppure 'non ci posso credere' o ancora 'è assurdo', ma entrambi sono esterrefatti per quanto hanno appena appreso. Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere e venire a scoprirlo ti scombina la vita, come succederà anche alla mamma del mio Dylan, e sono certa che succederà presto.

«E come sta adesso quel ragazzo?» mi domanda mia madre non appena finisco di raccontare.

«Non bene mamma. È rinchiuso nell'appartamento di Harry da due giorni.» Credo che abbia bisogno dei suoi tempi per digerire la notizia e capire cosa vuole fare, ma suppongo che, prima o poi, vorrà conoscere suo padre.

«E, in tutto questo, tu perché sei qui?» La domanda che più mi aspettavo arriva da mio padre.

«Sono qui per Harry» dico loro che mi guardano con aria confusa.

Spiego loro esattamente cosa intendo. Mamma mi tiene la mano e papà non sembra essere molto convinto, ma non dice nulla, mentre io spero di riuscire a combinarne una buona una volta tanto.

**************

Il resto della mattinata l'ho passato in camera mia, chiusa tra i miei pensieri e i miei ricordi. A quest'ora, forse, Harry avrà già letto la mia lettera e spero solo che non l'abbia presa troppo male.

Il mio telefono giace ancora muto nella tasca del cappotto perché se parlassi con lui non riuscirei a portare a termine ciò che mi sono prefissata - sempre sperando di farcela. Ho chiesto a mamma il suo per poter chiamare Kurt e Hazel, ed ora sono sdraiata sul mio letto, con tutte le lucine accese pronta a far partire la chiamata.

Sento squillare, e la sua voce subito dopo. «Abigail buongiorno, tutto bene?» risponde lei dopo aver letto sul display chi la sta chiamando.

«Va bene lo stesso se non sono mia madre?» le dico immaginando la sua espressione stranita.

«Chloe? Perché mi stai chiamando con il telefono di tua madre. È successo qualcosa?» Sto per risponderle, ma mi blocco quando sento un'altra voce. «Chloe? Che succede?» Questa è Kurty, i miei due migliori amici sono insieme ed io sorrido solo per aver sentito la loro voce.

«Sto bene» mi affretto a dirgli per non farli preoccupare.

«Sei qui?» mi domanda la mia amica con un tono apprensivo. Credo abbiano capito che mi trovo a Montreal per via della telefonata dal cellulare di mia madre.

«Sì, ci vediamo?» dico loro senza aggiungere altro.

«C'è anche Harry?» La domanda arriva da Kurt, ma gli sento uno strano tono.

«No, lui non c'è» Questa cosa sta iniziando a diventare sospetta. Se non ha una cotta per lui c'è solo un altro motivo per cui è sempre così agitato quando si parla di Harry. «Kurt... Tu lo sai, non è vero?» gli domando senza specificare di cosa sto parlando.

«Sì Chloe, lo sapevo» risponde come se si fosse liberato di un peso.

«Che cosa sapevi?» chiede Hazel e suppongo siano in vivavoce. «Chloe che sta succedendo?» domanda ancora dopo il nostro silenzio.

«Mi dispiace non avertene parlato...» dice ancora Kurt che non prova nemmeno a giustificarsi.

«Di cosa state parlando? Io non capisco...» è ovvia la confusione nella voce della mia amica, ma non voglio discuterne al telefono.

«Hazel credo sia meglio se ci vediamo» dico loro tornando a mettermi seduta.

«Ok» risponde lei, poi ci salutiamo dopo aver detto loro che li aspetto a casa mia.

Adesso si spiega lo strano comportamento di Kurt. Non ha mai avuto una cotta per Harry, ma con lui condivideva un segreto. Sapeva ogni cosa e si è tenuto quel peso dentro di sé per così tanto tempo. Non so nemmeno come sentirmi al riguardo. In un discorso logico dovrei essere arrabbiata con lui, ma proprio non posso esserlo. Ha sofferto come me per Dylan, ed io ero troppo presa da me stessa per rendermene conto, ma non voglio fare lo stesso errore.

Mi sdraio di nuovo sul letto, con lo sguardo fisso sulle lucine appese al soffitto, quelle che hanno piazzato Harry e Zayn. Mi spunta un sorriso nel ripensare a quel giorno, un sorriso che però si spegne non appena penso alla lettera che gli ho lasciato: spero solo che Harry abbia compreso il mio punto di vista.

Mi sono appoggiata a lui per ogni cosa, mi ha aiutato come nessuno è mai riuscito a fare, ma devo dimostrare a me stessa e a lui che posso camminare da sola, che anche io posso fare qualcosa per lui, ma se fosse qui con me, sarei nuovamente aggrappata a lui con tutte le mie forze.

Qualcuno bussa alla mia porta. «Avanti» dico mettendomi nuovamente seduta.

La porta si apre ed è Hazel che entra per prima. Il suo sorriso è incerto, credo sia comprensibilmente confusa. «Ciao.» Anche la sua voce risulta insicura. Si chiude la porta alle spalle e legge nella mia espressione la domanda che sto per farle. «Kurt è rimasto di sotto.» La mia amica si ferma sulla soglia.

«E perché?» Mi metto in piedi per poi avvicinarmi a lei.

«Non lo so. Che succede Chloe?» Mi metto nei suoi panni e mi rendo conto che se fossi in lei sarei altrettanto impaziente di sapere qualcosa, ma, per quanto io voglia bene a Hazel, la mia priorità in questo momento è Kurt.

L'abbraccio, lei abbraccia me e so di essere fortunata ad avere loro due. «Andiamo da Kurty e ti racconto tutto.» Hazel scioglie l'abbraccio ed insieme ci rechiamo al piano di sotto.

Kurt è seduto sul divano, da solo, mentre si sta tormentando le mani, l'una con l'altra, piegato in avanti, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia. È evidente quanto sia in difficoltà e so che devo fare qualcosa per alleviare il suo disagio.

Mi avvicino silenziosamente, lui si accorge della mia presenza solo quando gli sono ormai di fronte. Alza lo sguardo su di me e posso leggere nei suoi occhi quanto gli sia costato tenersi dentro questo segreto.

«Ehi...» richiamo la sua attenzione inginocchiandomi davanti a lui che tiene a fatica i suoi occhi nei miei.

Il mio migliore amico è evidentemente sconvolto, con il viso tirato e pallido. Posso solo immaginare cosa stia provando in questo momento.

«Aveva un vero fratello Chloe... un fratello, come ha sempre voluto... e nessuno gli ha permesso di conoscerlo...» So bene quanto Dylan desiderasse un fratello e so anche molto bene quanto lui e Kurt fossero uniti sotto questo aspetto. «... e mi dispiace non avertelo detto, ma Harry ci teneva così tanto a dirtelo lui stesso che non ho potuto dirgli di no...» Poso le mani sulle sue ginocchia, lui mette le sue sulle mie.

«Vieni qui...» gli dico soltanto, per poi stringerlo in un abbraccio nel quale vorrei riuscire a trasmettergli quanto io gli voglia bene.

Stavolta è lui a piangere sulla mia spalla e, per la prima volta dopo mesi, posso ricambiare in qualche modo tutti gli abbracci che lui mi ha regalato, tutti i minuti e le ore che ha passato con me, tutti i gesti che mi ha dedicato.

Dopo un po', nel nostro abbraccio si infila Hazel. «Io non ho capito un'accidenti di quello che avete detto, ma questo abbraccio è troppo bello per restare a guardare.» Kurt sorride, ed è il primo ad appoggiare la mano sulla sua schiena per attirarla a noi.

«Potrei sforzarmi di essere etero solo per voi due» dice lui facendomi sorridere.

«Questo sì che è un complimento da fare ad una donna» continua la mia amica posando una mano sulla nuca di entrambi. «Ma ora voglio sapere cosa mi state nascondendo... sto morendo dalla curiosità!» Questa volta è stata lei ad alleggerire l'atmosfera e non potrei esserle più grata di così.

Trascino entrambi in camera mia, ci mettiamo seduti sul mio letto in un improbabile incrocio di gambe a tre. Io e Kurt spieghiamo, ad una Hazel incredula, l'intera storia di Dylan Evans e di come porta al nostro Dylan. È rimasta sorpresa anche lei per tutto ciò di cui è venuta a conoscenza e la domanda di tutti ora è: che cosa facciamo?

Nessuno di noi tre ha ancora deciso cosa fare di preciso. Non possiamo andare a parlare con il signor Peters perché crediamo sia una cosa che solo Dylan debba fare, ma c'è una cosa che io vorrei poter mettere in pratica, ma che sto continuando a rimandare. Mi ero ripromessa che l'avrei fatto subito: non appena scesa dall'aereo mi sarei fatta portare direttamente al cimitero, ma quando il tassista mi ha chiesto dove dovessi andare, ho dato l'indirizzo di casa dei miei. Mi sono detta che avrei potuto farlo dopo pranzo, ma ho chiamato i miei amici per raccontare loro l'accaduto. Forse, inconsciamente, sto continuando a rimandare l'inevitabile. La verità è che non ne ho il coraggio, non riesco a dirgli addio, perché per farlo ho bisogno di lui, ho bisogno di Harry nella mia vita. Ho voluto provarci per l'ennesima volta e, per l'ennesima volta, ho fallito.

Le nostre chiacchiere vengono interrotte da un leggero bussare alla porta che si apre subito dopo mostrando la figura di mamma con un vassoio in mano contenente delle tazze. Il profumo di cioccolata arriva subito alle nostre narici. «Grazie mamma» le dico quando ci lascia il vassoio sul comodino vicino al mio letto. Anche i miei amici la ringraziano e lei ci sorride per poi lasciare la stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Sorridiamo tutti e tre al ricordo di quante volte abbiamo bevuto cioccolata calda sul mio letto quando passavamo interi pomeriggi a fare esercizi di matematica o a studiare spagnolo. Ognuno di noi racconta un episodio di quel periodo ed io mi faccio un po' prendere dalla nostalgia, ma veniamo nuovamente interrotti da mamma che bussa.

«Vieni mamma» le dico tranquilla.

La porta si apre, ma la persona che è appena entrata in camera mia, non è affatto mia madre.


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SPAZIO ME

E come ha detto Harry, c'era troppa calma.

Chloe ha ceduto alla tensione. Vorrebbe poter andare avanti e vorrebbe avere la forza di farlo da sola, ma non ha ancora raggiunto quel livello di autonomia tale da poterlo fare. Ha bisogno di essere spronata con energia e c'è stata solo una persona che è riuscita a fare questo.

Ha scritto una lettera ad Harry per fargli capire che non vuole allontanarsi da lui, ma vuole provare a farcela da sola - o almeno ne aveva tutte le migliori intenzioni.

E quindi, chi è appena entrato in camera di Chloe?

Non perdetevi il prossimo capitolo perché... Perché non perdetevelo e basta... Fidatevi... FIDATEVI!!!

Eeeeee niente, buona lettura 😍

   
 
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