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Autore: Maximus Belmont    15/06/2018    0 recensioni
Racconto incentrato sul viaggio che Sasuke Uchiha decide di intraprendere dopo gli avvenimenti della Quarta Guerra Ninja. Quella qui narrata è un tappa, particolarmente importante, fra le tante che Sasuke si era messo in testa di raggiungere, consapevole che nonostante le proprie capacità come ninja doveva ancora migliorare e progredire come essere umano.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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A Journey Beyond Redemption.
A Journey Towards Hope.


Chapter 4 
 
Ancient Mistycal Legacy.
Unimaginable Dream Place.
Vigorous Burning Hope.




 Sasuke continuò a rimanere immobile mentre, cautamente, osservava con estrema cura quel nuovo territorio che aveva appena raggiunto.
 
Ciò che si trovava davanti a lui era una foresta di grandi dimensioni il cui aspetto era simile, se non identico, a quello posseduto dai boschi che circondavano Konoha. In mezzo ad essa si trovava un vero e proprio sentiero largo 5 o 6 metri, privo di ostacoli e totalmente percorribile. Sembrava a tutti gli effetti un fiume di terriccio, che serpeggiava fra due lande perfettamente speculari completamente ricoperte di un verde deciso.
 
Oltre la foresta si intravedeva una catena montuosa di titaniche proporzioni, caratterizzata da rocce di un inteso grigio che si alternava al verde cacciatore dell’erba cresciuta sopra di esse in modo disomogeneo. Anche le sommità di queste montagne erano oscurate da una estesa coltre di nubi bianche quasi candide, che sembravano formare una sottospecie di anello che si contrapponeva alle restanti, ancora caratterizzate da tonalità che andavano dal blu scuro al viola. Sasuke percepiva che ciò che cercava si trovava proprio sulle quelle vette che in quel momento non poteva vedere. Si rimise quindi in marcia ma senza affrettarsi consapevole che la meta ormai era vicina.
 
Il giovane imboccò quel ampio e largo sentiero che aveva davanti, osservando con meticolosità l’ambiente che lo circondava. Si sentì stranamente a suo agio mentre esplorava quel nuovo territorio; passo dopo passo infatti fu inondato inaspettatamente dalla nostalgia, quasi fosse approdato in un luogo familiare che non visitava da anni. Probabilmente quella strana sensazione derivava proprio dalla somiglianza che quella foresta aveva coi boschi che circondavano il suo villaggio d’origine.
 
Sasuke quindi continuò la sua marcia in mezzo al verde senza che nulla lo ostacolasse, gli impedisse di proseguire o lo turbasse interiormente. In qualche modo il procedere lungo quel sentiero lo rinvigorì nello spirito, facendogli dimenticare la stanchezza accumulata durante la giornata.
 
Dopo nemmeno un’ora di cammino l’Uchiha arrivò alle pendici di quella monumentale catena montuosa i cui misteriosi vertici rimanevano invisibili. Vista da vicino non solo incuteva ancora più soggezione ma non sembrava nemmeno presentare una superficie adeguata per essere scalata.
 
Beh…poco male...” – pensò Sasuke – “Non avevo mai avuto l’intenzione di scalarla…ho altri metodi a mio disposizione…più veloci e funzionali” continuò a pensare mentre fissava quelle nuvole banche che continuavano a sovrastare quel tratto di foresta.
 
Il ragazzo, senza distogliere lo sguardo, attivò Susanoo per poi spiccare un balzò verso l’alto, generando un onda d’urto che fece tabula rasa del terreno circostante. Sfrecciò quindi verso la sommità del monte a velocità costante mentre costeggiava il versante che gli era davanti.
 
Sasuke continuò la sua avanzata, aumentando ulteriormente la sua velocità prima di inoltrarsi in quella coltre di nubi che non aveva smesso di osservare da quando aveva raggiunto le pendici della montagna.
 
Attraversò quel candido strato in un paio di secondi, ritrovandosi quindi improvvisamente sotto un cielo azzurro, governato da un sole radioso e splendente, che non vedeva da giorni. L’attenzione di Sasuke tuttavia fu immediatamente rapita da ciò che poteva scorgere sulla sommità della catena montuosa.
 
L’Uchiha rimase immobile a mezzaria, osservando esterrefatto ed incredulo, quando aveva sotto gli occhi. Quella catena montuosa si rivelò infatti avere la forma di un titanico e smisurato ceppo al cui vertice sembrava svilupparsi un vero e proprio ecosistema.
 
La superficie al vertice del ceppo non era piana, sembrava infatti che un demiurgo divino l’avesse incavata con un cucchiaio, lasciando pensare che al posto del vuoto generato da questo ci fosse stata la parte inferiore di una gigantesca sfera.
 
L’anello, o corona circolare, che delimitava l’intera zona altro non era che la roccia della catena montuosa stessa, abilmente tagliata e limata con mano chirurgica ed impeccabile. I due cerchi concentrici che la componevano distavano circa 200 metri l’uno dall’altro, presentando fra essi una superficie perfettamente levigata in cui, ogni 5 metri, comparivano insenature poco marcate.
 
Sasuke cominciò lentamente a scendere mentre, man mano che procedeva verso la superficie, una sensazione di disagio iniziò gradualmente a manifestarsi in lui. Nonostante questa fosse particolarmente fastidiosa il ragazzo continuò la sua discesa.
 
Posati i piedi su quell’immenso anello circolare che delimitava la zona Sasuke si perse in un’istintiva e celere riflessione. Si rese conto di aver appena oltrepassato una vera e propria barriera, un ninjutsu d’alto calibro che fungeva da filtro di percezione ricoprente l’intera vallata davanti a lui come fosse un cupola invisibile. Quella sensazione sgradevole appena provata era stata generata proprio da questa barriera.
 
Quel sentore non era nuovo a Sasuke che lo riconobbe istantaneamente avendolo già provato in precedenza. Nel corso del suo pellegrinaggio si era infatti imbattuto più volte in quella sensazione, senza però riuscire a comprendere il significato. L’ultima volta fu proprio qualche ora prima, durante l’attraversata di quella selva oscura che lo fece riflettere su come si era comportato con chi gli era stato accanto nel corso del tempo.
 
Tale barriera agiva sui sensi di chi le si avvicinava inducendo gli essere viventi a cambiare strada, facendoli allontanare di conseguenza da essa senza che ne rendessero conto, come se tale azione fosse dettata dalla loro volontà.
Ora Sasuke era perfettamente in grado di vedere quella barriera semi sferica, caratterizzata da un azzurro pallido, che ricopriva la zona. Questa però non fu che l’ultima tappa di un processo iniziato molto prima senza che se ne fosse conscio. Il giovane infatti non era un individuo qualunque, ma un Uchiha dotato di un Mangekyou Sharingan, del Rinnegan e del chakra dei Sei Sentieri; ecco perché tali filtri di percezione su di lui non funzionarono come avrebbero dovuto, generando invece una radicata sensazione di disagio. Il costante esporsi a questa barriere, o a intere zone pervase da questi filtri di perfezioni, fece in modo che potesse progredire nell’uso del Rinnegan, potendole ora individuare e vedere chiaramente.
 
Sasuke comprese cosa era successo nello stesso istante in cui atterrò. Questo fece comparire un sorriso sul suo volto, non solo perché ciò significava essere migliorato nell’uso del suo nuovo dojutsu ma soprattutto perché indicava l’aver ormai raggiunto la sua meta.
 
Con calma, dal bordo esterno dell’anello, si avviò verso quello interno dal quale poté osservare i tutta la sua magnificenza quella vallata surreale che si dispiegava sulla superfice interna di quella semisfera inferiore posta sulla sommità di una vera e propria catena montuosa.
 
L’intera vallata era ricoperta da un manto erboso estremamente fitto e dall’intenso verde, sparsi qua e là in modo disomogeneo si potevano scorgere arbusti, cespugli ed alberi di tutti i tipi fra i quali il più diffuso sembrava essere la palma. Disseminati nello stesso modo si potevano osservare diverse statue e totem di pietra o comunque di un materiale che sembrava tale. Sembrava esserci pure un numero indefinito di corsi d’acqua e ben due piccoli laghi, dalla forma di mezzaluna, posti ad equa distanza dal perimetro esterno. Infine nel punto più basso della semisfera si intravedeva finalmente ciò che Sasuke stava cercando con tanto ardore: uno dei templi degli Otsutsuki.
 
Il clan Otsutsuki aveva, non solo la capacità innata di percepire il flusso di chakra che si diramava all’interno di un pianeta, ma pure di individuare con una certa precisione le innumerevoli correnti serpeggianti che caratterizzavano e davano vita a questo flusso perpetuo. Quando un corposo numero di correnti si intersecavano nello stesso punto davano vita a ciò che veniva chiamato nodo, un vero e proprio accumulo di chakra di rara intensità. In prossimità di questi nodi l’arte di manipolare il chakra, cioè ciò che gli uomini chiamarono “ninjutsu”, era più semplice ed istintiva. Per questo motivo gli Otsutsuki erano soliti costruire i loro templi proprio sopra questi nodi. Il giovane Uchiha aveva sviluppato tale capacità dopo aver risvegliato il Rinnegan ma era ancora lontano dal poterla sfruttare in modo adeguato e perfetto.
 
Tuttavia non era questo che interessava a Sasuke, la vera motivazione che lo aveva spinto a raggiungere quel luogo inaccessibile era un’altra. L’area attorno ai nodi infatti non permetteva solo di praticare con maggior efficacia il ninjutsu, ma vedeva pure indebolirsi ed assottigliarsi il confine fra il mondo dei vivi e quello dei morti.
 
Il ragazzo quindi mise piede su quel soffice manto erboso ricoperto di verde con l’obiettivo di raggiungere quel tempio lontano. La quiete che caratterizzava quella vallata sembrò surreale a Sasuke, incredulo di potere finalmente passeggiare tranquillamente senza dover tenere costantemente alta la guardia.
 
Ciò che lo circondava sembrava quasi un paradiso in Terra, lontano dal resto del globo come se questo si trovasse in un’altra dimensione. Un luogo quasi onirico, senza tempo, privo di difetti.
 
Durante il cammino si tolse la mantella, visto il clima mite qui presente, mentre la sua l’attenzione si focalizzò sulla presenza di alcuni animali di piccola taglia, come conigli o scoiattoli, che scorrazzavano liberi senza preoccuparsi di eventuali predatori. Nello stesso tempo poteva udire il canto di numerosi uccelli, mentre altri da soli o in gruppo si libravano sopra quel territorio inusuale. Probabilmente pure i due laghi e i vari torrenti che di diramavano nella valle dovevano essere abitati da piccoli pesci d’acqua dolce.
 
Sasuke, mentre apprezzava la delicata brezza che ricopriva la zona, continuò il suo cammino raggiungendo senza nemmeno accorgersene il tempio tanto ricercato. Aveva perso la cognizione del tempo mentre passeggiava, come se quel luogo ne fosse privo. Il terreno attorno al tempio, per un raggio di circa 100 metri, non presentava nessun elemento naturale o architettonico: solo quel manto erboso che caratterizzava l’intera valle lo separava dal resto di questa.
 
Quell’edificio osservabile da lontano, mentre prima sembrava un piccolo punto in mezzo al verde, ora poteva essere ammirato in tutta la sua maestosa magnificenza. La struttura era davvero imponente e trasudante solennità, tanto che Sasuke per un istante si sentì quasi intimorito mentre lo scrutava con attenzione. L’edificio sembrava aver mantenuto il suo aspetto originario senza che i secoli avessero potuto intaccarlo o alterarlo, per certi versi sembrava che i lavori di costruzione fossero stati appena completati.
 
Si avvicinò quindi all’entrata, ritrovandosi davanti 4 colonne che precedevano l’enorme arcata che conduceva all’interno del tempio. Le due esterne erano semplici colonne ma nelle due interne erano state scolpite due statue dall’aspetto enigmatico, come quelle che si potevano trovare girovagando per la vallata.
 
“…tranne Naruto non c’è nessuno che possa tenermi testa…” – pensò Sasuke mentre continuava ad osservare la facciata principale del tempio – “…ma sono ancora giovane e non posso permettermi di imboccare un sentiero errato un’altra volta. Ho bisogno di una guida, di qualcuno che conosca in modo approfondito il mondo dei ninja, i suoi segreti, la geografia del pianeta e le sue particolarità territoriali…ma soprattutto qualcuno che abbia abbracciato la Volontà del Fuoco come nessun altro!”.
 
Il ragazzo quindi oltrepassò le colonne aveva di fronte varcando l’ingresso privo di porta. L’interno del tempio presentava una gigantesca navata centrale affiancata da due laterali più strette. Le tre erano divise da due serie di colonne dal semplice design mentre ai lati del tempio di potevano scorgere vari altari di diverso aspetto e dimensioni. L’ambiente sembrava straordinariamente in ordine; nonostante non ci fossero segni di vita non c’era la minima presenza di polvere, ragnatele o di qualsiasi altro elemento che potesse far pensare un ambiente sporco e trascurato.
 
Sasuke continuò la sua avanzata mentre osservava la tenue luce del sole, filtrante dalle finestre laterali, che faceva risplendere l’interno del tempio di blu ceruleo. Gli fu chiaro che il materiale con cui era stato costruito non era pietra e probabilmente non era nemmeno originario del pianeta. Lo stesso discorso probabilmente si poteva applicare alle statue sparse per la vallata.
 
In fondo alla navata centrale era stato costruito un abside nel quale si trovava l’altare principale, ben più grande di qualsiasi altro e dal design più ricercato e barocco. Dietro di esso si poteva osservare in tutta la sua solennità un’altra statua raffigurante un guerriero o forse un monaco, possedeva le caratteristiche di entrambi quindi era difficoltoso capire cosa incarnasse.
 
Sasuke tuttavia si concentrò sulla rampa di scale ai piedi dell’altare, ci si avvicinò e iniziò lentamente a discenderla. L’intera struttura era stata costruita per fare in modo che la luce filtrante dalle finestre potesse riflettersi pure nella rampa di scale in modo indefinito senza il bisogno illuminarla in nessun altro modo. L’Uchiha rimase strabiliato da quanto poteva osservare, soffermandosi poi a riflettere sul capolavoro di architettura che stava visitando.
 
Il ragazzo continuò ad avanzare percorrendo un numero estremamente corposo di rampe di scale tutte uguali a se stesse, senza che si presentasse il minimo cambiamento, scendendo per diverse decine di metri fino a quando non arrivò in un ampio salone semi-vuoto.
 
Tale salone assomigliava a quello del piano superiore con alcune piccole differenze: al posto delle finestre erano presenti alcune piccole fessure da cui filtrava la luce mentre alla fine della navata centrale non c’era né un abside ne nessuna statua. C’era comunque un altare, anch’esso particolarmente grande sebbene non quanto quello del piano superiore, collocato al posto delle ultime colonne.
 
Sasuke quinci gli si avvicinò, si tolse la mantella e appoggiò la katana a terra mentre lo fissava.
 
Questo punto dovrebbe essere perfetto...spero di riuscire a usare quella tecnica senza problemi. Non ho ancora la piena padronanza del Rinnegan…ma questo dovrei riuscire a farlo…” disse col tono di chi stava finalmente per mettere in pratica qualcosa di pianificato da diverso tempo.
 
Kuchiyose: Gedō!!!” esclamò il ragazzo come se si stesse togliendo un peso di dosso.
 
L’intero salone iniziò lentamente a venire invaso da correnti di chakra dalle più diverse sfumature che, in modo lento e silenzioso, iniziarono ad ammassarsi davanti a Sasuke, dando vita a massa spirituale argentata e dalla forma non meglio definita.
 
Quando tutti i flussi conversero davanti a Sasuke quell’ammasso di chakra sembrò esplodere mentre un gigantesco, imponente e rigoglioso albero spirituale sembrava prendere vita davanti al ragazzo. Tale manifestazione tuttavia non durò che un paio di secondi, due gigantesche onde infatti comparvero ai suoi lati, inglobandolo e facendolo sparire per lasciare davanti a un Sasuke silenzioso solo un’immensa ed infinta distesa d’acqua.
 
Anche questa non durò che un paio di secondi, impedendo all’Uchiha di osservala come avrebbe voluto, visto che improvvisamente comparvero sulla sua superficie fiamme che crebbero istantaneamente fino a farla evaporare, lasciando al suo posto una monumentale colonna di fuoco.
 
Pure questa scomparve nel giro di qualche secondo venendo avvolta da un accecante lampo aureo che costrinse Sasuke a chiudere gli occhi. Riacquistata la vista il ragazzo si accorse che non era rimasto nulla di quanto osservato fino ad ora. Improvvisamente però, come se fosse sceso dal cielo stesso, comparve un corvo che si posò sulla cima dell’altare con delicatezza.
 
L’Uchiha notò con immediatezza come tale corvo possedesse uno Sharingan e ne incrociò lo sguardo come se fosse già a conoscenza di questa sua particolarità. Il loro studiarsi vicendevolmente non durò che una manciata di secondi, ma per degli utilizzatori di Sharingan tale lasso di tempo poteva equivalere a ore se non giorni. Anche il corvo quindi iniziò a volatizzarsi gradualmente come uno spettro che lentamente svaniva nell’etere.
 
Sasuke chiuse gli occhi, sorridendo soddisfatto per quanto appena accaduto mentre davanti a lui iniziarono a materializzarsi 5 ombre dalla forma umana.
 
CI SONO RIUSCITO!” esclamò il ragazzo estremamente compiaciuto, osservando come il suo tentativo di evocazione fosse andato a buon fine. Le 5 figure appena apparse, mentre finivano di prendere forma, lo scrutarono sorridendo, come fossero un gruppo di vecchi amici riunitosi dopo tanto tempo.
 
Ne è valsa la pena! Tutti gli sforzi per raggiungere questo luogo impervio non sono stati vani. Ora posso proseguire il mio viaggio nel migliore dei modi…” affermò l’Uchiha, rimettendosi la mantella pronto per ripartire, col tono di chi si era appena scrollato di dosso un peso non indifferente.
 
Risalì le scale e sorpassò nuovamente quell’immensa arcata che fungeva da entrata al tempio, facendosi abbracciare dalla luce solare che mai gli era parsa tanto amichevole e gioviale.
 
Mi chiamo Sasuke Uchiha, odiavo un sacco di cose e non me ne piaceva nessuna in particolare... non ho un sogno ma ho un ambizione! Evitare che una minaccia come quella di Kaguya Otsutsuki possa ricomparire e mantenere la pace su questo pianeta!
 
 
FIN
 

 
 
***
 
 
Note dell’Autore
 

Ciao^^
Eccoci giunti al capitolo finale in cui finalmente si scopre quale fosse l’obiettivo di Sasuke e perché volesse a tutti i costi concretizzarlo.

Qualche breve riflessione su quanto proposto in questo capitolo:
 
La mia idea era quella di sottolineare come Sasuke, nel periodo successivo alla guerra, avesse acquisito una certa saggezza a cui difficilmente avrebbe potuto accedere in precedenza a causa del suo desiderio di vendetta che gli offuscava la mente. Accettare di aver bisogno d’aiuto infatti significa essere consci che per raggiungere certi obiettivi nella vita si necessita sempre e comunque dell’aiuto di qualcuno che ci sta affianco. In questo particolare caso abbiamo chi necessita di epurarsi senza che nell’iter venga coinvolto nessun altro: ecco come Sasuke, in virtù delle sue facoltà, riesca a proteggere coloro a cui tiene e, nello stesso tempo, a farsi aiutare dalle migliori guide che si potrebbe desiderare (la cui identità suppongo sia chiara).

Il jutsu con cui Sasuke evoca le sue 5 guide è lo stesso usato da Hagoromo, alla fine della Guerra, con cui richiama i Kage delle precedenti epoche: l’intera FF sostanzialmente ruota attorno a tale jutsu e alle sue potenzialità.
 
Il “biotopo” in cui è ambientata l’ultima parte invece è ispirato a quanto visto in The Last: se scienza degli Otsutsuki aveva permesso loro di generare un ambiente vivibile sulla Luna penso che pure sulla Terra avrebbero potuto generarne innumerevoli, anche solo per sperimentare le potenzialità del pianeta.
 
Infine, come dicevo nel capitolo iniziale, ciò che avrebbe dovuto veicolare la FF non erano battaglie o scontri epici bensì il tentativo di un ragazzo di redimersi, sfruttando le capacità che aveva ottenuto nel tempo e affrontando, senza indugi, territori sconosciuti e le insidie celate in essi.
E con questo ho concluso. Magari ci si rivedrà in futuro.

See You Space Shinobi^^
   
 
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