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Autore: Il_Signore_Oscuro    16/06/2018    4 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
(Momentaneamente interrotta per problemi con la connessione internet)
Arcadia, una fra le più importanti scuole di magia e stregoneria di tutta Italia. Eretta su un isola sospesa nel cielo e protetta da potenti incantesimi di occultamento, essa accoglie studenti da ogni angolo dello Stivale e in quelle mura si formano coloro che saranno i maghi di domani. Ma come in ogni scuola di magia, anche qui ad Arcadia si celano dei segreti...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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ANDREA
 

Orlando Spada, ex-auror e professore di Difesa contro le Arti Oscure, era noto alla scolaresca di Arcadia per tre motivi ben distinti.
Il primo era la curiosa capigliatura: una chioma color carbone, striata d’argento e percorsa in tutta la sua lunghezza da trecce e treccine. Quello stile lo aveva adottato, almeno stando alle voci di corridoio, dopo un periodo di studi a Dumstrang.
Il secondo era il cigolio inquietante che si poteva udire in aula ogni qual volta muoveva il suo braccio destro. Braccio destro che, quando si dice il caso, era interamente coperto dalle lunghe maniche del cappotto di cuoio e dal guanto in pelle di drago.
E per ultimo i suoi metodi poco ortodossi, ma a suo dire efficaci, per insegnare ai propri studenti come difendersi dalle creature ostili presenti in ogni angolo del mondo magico.
«In un mondo in cui anche il vostro cucciolo pucci-pucci bau-bau potrebbe cercare di uccidervi e gentaglia come Oliver Baston ha diritto d’esistere, è quanto mai fondamentale che impariate a difendervi» berciò il professore, mentre ai suoi piedi un grosso cassone di quercia si agitava con gran fracasso, chiuso da un vecchio lucchetto «è per che questo che vi ho insegnato l’incantesimo Flipendo. Sarà anche uno schiantesimo piuttosto blando, ma potrà comunque cavarvi fuori da situazioni spiacevoli» Spada assestò un calcio alla cassa, che sobbalzò in un moto di protesta.

“Beh, potevi anche sforzarti un po’ di più” pensò Andrea, con il mento poggiato sulle braccia, senza nascondere uno sbadiglio da sganasciare le mascelle “tipo insegnandoci Expelliarmus. Quello sì che è un incantesimo valido. Per la barba di Merlino, quanto sarebbe bello imparare a disarmare…”.
«Ma non è agitando a vuoto le vostre bacchette, seduti comodamente dietro i banchi di scuola che imparerete qualcosa, giovanotti. No, qui ci vuole una bella esercitazione pratica!». Con un balzo si sedette sulla cattedra e con un colpo di bacchetta fece partire una musica da tip-tap, emanata da chissà dove.
«Il vostro compito di oggi sarà rimettere in quel baule qualunque cosa ne verrà fuori! Miraccomando, voglio che vi sbizzarrite. La salvaguardia della propria persona richiede anche una certa creatività!».
Un altro colpo di bacchetta e il lucchetto della cassa ricadde sul pavimento. Ci furono alcuni istanti di teso silenzio, poi il coperchio si spalancò e una schiera di nanerottoli indemoniati, con la pelle coriacea simile in tutto e per tutta alla buccia di una vecchia patata bitorzoluta, si riversò nella classe, emettendo versi gutturali e strane imitazioni di un grido di guerra.
Il panico fu istantaneo. Chi saliva sul banco; chi ci si nascondeva sotto; chi si faceva scudo con i libri di testo e chi ingaggiava una furiosa battaglia a colpi di cartella.
Ma ben presto gli studenti cominciarono a reagire, mentre Spada per poco non cadeva giù dalla cattedra, tanto se la rideva.
Dante fece levitare tre degli gnomi che lo avevano attaccato, li fece volteggiare in cerchio per poi spedirli, storditi e barcollanti, all’interno del baule.
Lucato aprì il suo banco con un incantesimo: il piano scattò come una catapulta, spedendo in orbita la povera creatura che ci si era arrampicata sopra con tanta fatica.
La Di Benedetto ne colpì uno a mezz’aria, con la sua copia del manuale “Combattere le creature del male vol.1”. La botta fu talmente forte e ben piazzata da spedire lo gnomo dritto dritto fuori dalla finestra, in un tintinnare di vetri rotti «Chimeroro ti vorrà come battitrice nella squadra di Quidditch quest’anno, ragazza mia!» esclamò il professore, a un tempo divertito ed entusiasta.
Il Colonna, che più di ogni altro era rimasto impassibile, trovandosi a tu per tu con uno gnomo armato con un bastoncino di zucchero rosa e lillà, lanciò un Expelliarmus così potente da far decollare la fastidiosa creatura oltre la cattedra, mancando il professor Spada solo per un soffio.
«Stai attento ragazzo!» reclamò l’uomo, ritrovando l’equilibrio nella sua postazione.

Quando uno gnomo finalmente fece capolino sul banco di Andrea, lei lo guardò con un ghigno. Quel sorriso spinse la creatura ad arretrare di qualche passo, prima di essere colpita in piena faccia da un Flipendo coi controfiocchi.

Quello stesso pomeriggio, come di consueto dopo la fine delle lezioni, Andrea si fermò in Sala Grande per svolgere i compiti per il giorno a seguire. Doveva studiare un noiosissimo trattato sulla classificazione dei manici di scopa nel corso del XV secolo. La bacchetta nella sua fondina emise un tremolio d’insofferenza.
“Pensi che a me piaccia? Stai buona, non ti sono bastati gli gnomi di stamattina?!” la bacchetta si mosse impercettibilmente verso avanti, dove, qualche tavolata più in là, Dante era chino sui libri esattamente come lei.
"Che vuoi da me? Non posso mica sfidarlo di punto in bianco, va contro le regole. Dobbiamo aspettare il secondo semestre e sperare che si unisca al club dei duellanti”. La bacchetta emise un altro tremolio per poi zittirsi, sprizzando una scintilla color neve “Vai a quel paese!” sbottò, alzando gli occhi al cielo.
«Andrea? Andrea Argenti?» chiese una voce. La ragazza levò lo sguardo, notando due Gorgargento del terzo anno. Li conosceva di vista. Il primo, piuttosto basso, aveva un paio di occhia a palla che parevano volergli saltare dalle orbite da un momento all’altro. Mentre il secondo, più alto e corpulento, aveva un faccione da luna e lunghi capelli untuosi che gli ricadevano sulle spalle.
«Mh?» mugugnò Andrea, con un’espressione fortemente annoiata in viso «Sì, sono io».
«Io sono Diego» disse il primo « e lui è Onofrio. Abbiamo sentito che un nostro compagno Gorgargento sta causando ben più di un problema alla nostra casa. Nessuno dovrebbe disonorare la casa del gorgone e passarla liscia».
«Gli diamo una bella lezione» commentò Onofrio, lapidario.
«E, niente, ci chiedevamo se volessi aiutarci. Sappiamo bene quanto tu ti sia impegnata per tenere alto il nome dei Gorgargento» continuò Diego.
«Già» concluse Onofrio con un cenno del capo.
“Parlano di disonore per la nostra casa, eppure da quel che ho sentito sono entrambi studenti alquanto mediocri… ma comunque” «Beh, chi sarebbe questo studente di cui parlate?» chiese Andrea, incrociando le braccia.
«Un certo Dante Alghieri».
Andrea dovette sforzarsi per nascondere la sorpresa dal suo sguardo e si prese il suo tempo per dare una risposta. La bacchetta all’interno della fondina protestò con un tremore energico, quasi volesse balzare fuori e cavare gli occhi a quei due.
La ragazza posò le dita sul manico e mugugnò.
«Va bene, ci sto».
«Ottimo» esclamò Diego, fra il sollevato e il sinceramente soddisfatto «aspetteremo il tardo pomeriggio, quando più nessuno gira per i corridoio».
«Lo scemo bazzica nel corridoio est» esordì faccione-di-luna con una breve risata cavernosa.
«Tu non dovrai fare altro che distrarlo per un po’, da lì in poi ce la vedremo noi».
Quando più tardi il castello s’era ormai svuotato e gran parte degli studenti era già tornata nei rispettivi dormitori, Andrea si mise alla ricerca di Dante. La caccia non durò poi molto, difatti trovò il ragazzo intento a puntare una bacchetta illuminata da un Lumos contro una parete, nascosta dai lunghi tendaggi variopinti.
Trattenne il respiro, poi lo cacciò fuori ed estrasse la bacchetta, puntandola in direzione dell’Alghieri. Il ragazzo, d’altra parte, dovette sentire il rumore dei suoi passi, poiché si volto di scatto, senza troppa sorpresa in viso.
I suoi occhi scuri scivolarono dal viso dell’Argenti alla bacchetta che ella teneva puntata nella sua direzione.
«Tu» esordì, con voce pacata mentre lei si avvicinava «che ci fai qui?».
«Potrei farti la stessa domanda, sai?» replicò la ragazza a voce alta «Stai forse architettando nuovi modi per umiliare la nostra casa?!»
«Ma che stai dicendo?» chiese Dante, un po’ corrucciato.
«È tempo che qualcuno ti di una bella lezione, mio caro» dietro di sé, l’Argenti sentì che Diego si avvicinava, anche all’Alghieri non era sfuggito. Alle spalle del ragazzo, dall’altra parte del corridoio, avanzava invece Onofrio.
«Davvero corretto da parte vostra, due contro uno» commentò caustico Dante, portando la mano alla bacchetta. Quando Andrea vide Onofrio alzare il braccio per scagliare un incantesimo, gridò
«Voltati! Adesso!».
Andrea, anche lei, si voltò di scatto e in una rapida successione di movimenti avvicinò la bacchetta al viso di Diego e pronunciò «Lumos!».
La luce intensa che si scatenò dalla punta accecò il ragazzo, che inizio a imprecare vistosamente. Portandosi entrambe le mani sugli occhi. Dopodiché, non sapendo bene come metterlo al tappeto prima che si riprendesse, la ragazza seguì l’istinto. “Nonna Bianca lo giudicherebbe quanto mai poco ortodosso” e rapida conficcò il ginocchio nelle parti intime di Diego, mandandolo k.o. in un rauco lamento di dolore.
Nel frattempo Dante aveva respinto un Expelliarmus di Onofrio con un agile Repello: raccolta la luce rossa dell’incantesimo sulla punta della bacchetta, l’aveva deviato contro il muro in un rapido gesto del polso. Dopodiché l’aveva puntata contro il ragazzo faccione-di-luna.
«Wingardium Leviosa!»
Le mutande di Onofrio sgusciarono fuori dai suoi calzoni e lo issarono su di peso, appendendolo a uno dei bracci di ferro battuto che reggeva le torce, disposte sulle pareti per illuminare il corridoio. Le grida e i lamenti echeggiarono ben presto per tutta la scuola.
«Dobbiamo filarcela, presto qualcuno li sentirà… e per noi saranno guai!» esclamò allarmata l’Argenti.
«Ma ci hanno visto in faccia» replicò Dante, serrando la mascella.
«Non ammetteranno mai di essere stati umiliati da due studenti del primo anno» commentò Andrea, con un ghigno tutto sommato divertito.
«Beh, se le cose stanno così…» rimuginò Dante.
D’un tratto afferrò Andrea per una manica e la tirò verso il muro che stava ispezionando fino a poco prima, sulla bacchetta dell’Argenti brillava ancora l’incantesimo Lumos.
«Ma che stai facendo?!» chiese la ragazza, infastidita.
«Guarda» e con un dito indicò una luna incisa sulla roccia della parete, circondata da due bacchette stilizzate.
«Che diavolo è?» chiese Andrea, mentre il cuore cominciava a batterle sempre più insistente nel petto «Non abbiamo tempo per questi giochetti Dante, dobbiamo scappare!».
Il ragazzo puntò la bacchetta contro il simbolo sul muro e pronunciò l’incantesimo Lumos: non accadde nulla.
«Quindi?!» chiese nuovamente l’Argenti perdendo decisamente le staffe.
A quel punto fu Dante a cacciare un sospiro esasperato e, preso il polso della ragazza fra le dita, le portò la bacchetta esattamente dove la teneva poggiata lui.
La luna sul muro sembrò illuminarsi d’argento per un attimo e poi qualcosa successe: la roccia, pur rimanendo all’apparenza solida, aveva cambiato la sua consistenza, divenendo intangibile.
«Ricordi? Lumos può rivelare luoghi nascosti magicamente» disse Dante con tono trionfante, «adesso andiamo» e in un balzo attraversò il muro, sotto gli occhi esterrefatti di Andrea che lo seguì di lì a poco.

La stanza in cui si ritrovarono era pressoché vuota se non per un piccolo giaciglio e un camino con delle fiamme accese all’interno. E lì, dinanzi ai ceppi che bruciavano senza emettere fumo, c’era una piccola figura ingobbita: le sue braccia e le sue gambe erano esili come fuscelli, i suoi occhi grandi e cremisi. Del suo viso non si vedeva poi molto, nascosto com’era da arruffati capelli scuri e una lunga barba che gli arrivava fino al bacino.
Il piccolo essere era intento a masticare qualcosa, ma non appena si accorse di avere degli ospiti, si voltò di scatto, mettendosi in piedi e celando dietro la schiena qualsiasi cosa fosse intento a smangiucchiare.
«Chi va là?» chiese, con la voce esile e rauca di una vecchia cornacchia.
«Dante, che diavolo è quella cosa?» sussurrò Andrea, facendo un passo indietro.
«E come pensi che possa saperlo?» bisbigliò il giovane in risposta.
«Uh, studenti. Studenti del primo anno» esclamò la creatura, riportandosi alla bocca il calzino che aveva nascosto alle sue spalle, per ingoiarlo in un sol boccone «è passato tanto, tanto tempo da che qualcuno è venuto a trovare il vecchio Mal» continuò, esibendo una fila di denti affilati come rasoi.
«Mal?» chiese Dante, avvicinandosi.
«Malombra, è come mi chiamate voi umani» sghignazzò il piccoletto «certo, ho sentito altri chiamarmi Scazzambriello o Uomo Nero, ma Malombra ha un suo fascino particolare, non credete?».
«Uhm, ehm, sì?» disse l’Argenti, non troppo convinta.
«Da quanto tempo vivi qui?» chiese Dante, che lentamente sembrava trovarsi sempre più a suo agio.
«Io? Saranno duemila anni, forse di più» replicò la creatura facendo spallucce, per poi stringere gli occhi in direzione del giovane «Uhm, io-io ti ho già visto».
Andrea guardò Dante, stranita «Ma che sta dicendo?».
Lui impallidì un poco, deglutì, per poi rispondere con aria grave «Non credo sia possibile Mal, è la prima volta che entro in questa sala».
«Mmh, forse hai ragione. Quel ragazzo era più grande di te, quando l’ho visto, però devo ammettere che avete una somiglianza impressionante. Sìsì, me lo ricordi moltissimo. In ogni caso, che ci fanno qui due ragazzini come voi?»
Dante a quel punto si schiarì la voce «Ho sentito che questa scuola nasconde numerosi segreti e misteri, mi piacerebbe scoprirne quanti più possibile».
La creatura sorrise «Già, proprio come quel ragazzo anche tu desideri il potere. Ma la domanda rimane sempre la stessa: a quale scopo?» se la rise di gusto, prima di continuare, senza aspettare che Dante gli rispondesse «Direi che aver raggiunto questa sala è già un buon inizio, ma c’è molto altro ancora che vi aspetta, nei meandri di Arcadia. E dovrete essere rapidi e intelligenti, perché c’è già qualcuno che ha intrapreso una ricerca simile alla vostra, ma per scopi che immagino ben più turpi».
«Di chi si tratta?» chiese Andrea, affiancandosi a Dante.
«Calma ragazza, le storie hanno un loro ritmo e non bisogna mai andare con troppa fretta nel raccontarle. Figuriamoci nel viverle. E a proposito di storie, intendo raccontarvene una, ma non qui e non adesso. Raggiungetemi nel ventre della tartaruga».
«Quale tartaruga? Di che stai parlando?» chiese Andrea, con una punta di fastidio nella voce.

«Al sole arde il suo guscio,
bruni e verdi i suoi intestini.
Silenziosa custodisce
le urla mortali dei bambini»


e con un occhiolino e uno schiocco di dita, Mal svanì nel nulla, lasciando i due Gorgargento attoniti e da soli, a meditare su quello strano indovinello.

  
L’ennesima giornata di Arcadia si conclude qui. Dante e Andrea hanno fatto una scoperta interessante. Come chiuderanno la giornata i nostri protagonisti?
a) Compiti, chiacchierate in Sala Comune e poi al letto presto!
b) Ho fatto guadagnare alla mia casa qualche altro punticino, la Coppa delle Case sarà nostra!
c) Ho studiato [Indicare la materia]*
d) Prima di andare a dormire mi eserciterò un po’ con [Indicare un incantesimo che si conosce già]**


*Le materie disponibili sono: Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Volo, Pozioni
Inserite la risposta all’inizio della recensione
**Anche “Volo” è da considerarsi un incantesimo

Starà a voi rispondere all’indovinello, cari miei protagonisti! Spremetevi le meningi :3
un abbraccio,
Il Signore Oscuro
   
 
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