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Autore: steffirah    18/06/2018    1 recensioni
Sakura va avanti con la sua quotidianità, convinta di avere già tutto ciò di cui ha bisogno, nonostante sembri esserci un piccolo vuoto da riempire nella sua vita. Prova a farlo acquistando un libro per bambini, cercandovi una risposta, ed effettivamente sarà proprio esso a dargliela, facendole conoscere l’amore. Così nel corso di un anno, a partire da un incontro avvenuto casualmente in un treno, capirà di aver finalmente trovato quel pezzo che le mancava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Kinomoto, Syaoran Li, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mago d’inverno e la fata di primavera

 
 
Lo osservo senza battere ciglio. Lo scorrere lieve di un ruscello, il canto dei grilli e l’odore della notte fungono da sottofondo di questa magica scena. I miei occhi scivolano sul suo abbigliamento: stivali bianchi lunghi fin poco sopra la caviglia, pantalone nero e lungo mantello color neve, asimmetrico, bordato di blu, con decori celtici, tenuto da una fila di cristalli di ghiaccio.
«Il mago è uscito dalla caverna dell’inverno per poter dare il benvenuto alla primavera.» Questo ci ha detto Tomoyo-chan, prima che dovessimo salire in passerella.
Ebbene, la primavera accetta l’invito con i suoi fiori, i suoi profumi, i suoi colori. Così è l’abito che indosso io: rosa ciliegio, realizzato da balze arricciate di diverse dimensioni, senza maniche, con petali semitrasparenti che mi circondano la vita, scivolando fino al polpaccio, mentre sulle braccia nude e sulle gambe sono incrociati nastri di raso rosa, su cui ha appuntato dei piccoli fiorellini all’altezza dei fiocchetti.
Lei stessa mi ha spiegato che io stasera dovrei rappresentare la fata della primavera. Dovrei annunciare il nuovo, risvegliare i dormienti, sciogliere il gelo, riempire di gioia e speranza i cuori più soli. E nonostante Syaoran-kun rappresenti per me l’estate, d’improvviso l’inverno non mi dispiace. È una nuova versione di lui, un nuovo aspetto, e mi ricorda che dopotutto dovrei amare ancora l’inverno: è la stagione in cui ci siamo conosciuti, la stagione in cui ci siamo avvicinati, la stagione attorno a cui è nato, si è avviluppato ed è cresciuto il nostro sentimento reciproco.
Devo ammetterlo: Syaoran-kun mi piace già da tanto, tantissimo tempo. Però non lo avevo mai pienamente realizzato. Non lo accettavo? Mi sembrava ridicolo e impossibile? Lo negavo a me stessa? Ero genuinamente ingenua? Temevo le conseguenze? Forse non era niente di tutto ciò… o forse era tutto questo. Ma ora non importa più. Ora noi due stiamo insieme, e questa è l’unica cosa che conta davvero.
L’evento di stasera pure si tiene all’aperto, nei boschi, su una passerella delimitata da fiocchi di neve, fiori variopinti di diverse grandezze e tipologie, edera, castagne, polvere arcobaleno, stelle, lune, soli, amuleti, pietre con rune, cristalli colorati, cerchi magici e ghirigori. A quanto pare la magia non è l’unico tema a cui doveva attenersi mia cugina, perché bisognava rifarsi anche alle quattro stagioni. Ai lati ci sono delle fiaccole accese che rischiarano a giorno la radura in cui ci troviamo, donandovi un’aria surreale. Pure mentre sfiliamo ho l’impressione che da un momento all’altro possano sbucare fuori fate, elfi, gnomi e folletti dagli alberi, confondendosi tra noi. I nostri abiti, infatti, non sono gli unici spettacolari. C’è veramente di tutto: streghe e stregoni, creature magiche alate, animali fantastici, principi e principesse, personaggi in ogni caso più adatti ad un libro fantasy che alla realtà.
Probabilmente questa è la sfilata più bella cui io abbia preso parte finora. E sicuramente un grande contributo a ciò è dato dalla presenza di Syaoran-kun, come mio partner. Adoro il fatto che per ogni cosa che facciamo venga creata una storiella, così è davvero come se noi fossimo legati indissolubilmente, in ogni universo, in ogni mondo, in ogni vita. Come se ci appartenessimo sempre, senza eccezione alcuna.
A fine sfilata noi due passeggiamo un po’ nei dintorni – dopo essere ovviamente tornati al nostro abbigliamento quotidiano, anche se mi sarebbe piaciuto somigliare ad un fiore per un altro po’.
Ci inoltriamo tra i sentieri nei boschi, camminando mano nella mano, cogliendo al volo il fatto che stavolta nessuno ce lo abbia impedito, mettendoci i bastoni tra le ruote – riferimenti puramente casuali a mio fratello. Quel guastafeste, ha scelto proprio il momento meno adatto per tornare. E anche quello che avrebbe potuto essere il più idilliaco per me e Syaoran-kun.
Rievoco la sera in cui si è presentato a casa, insieme a Yukito-san, senza alcun preavviso. Deve piantarla con queste improvvisate, sebbene stavolta fosse giustificata. È tornato il giorno dell’Obon, in modo tale da poter porgere i suoi saluti alla mamma e al nonno e poter stare con noi per tutta la durata della festività, decidendo tuttavia di fermarsi anche dopo che i loro spiriti sono tornati nello Yomi no Kuni.
Rimpiango il fatto che proprio durante quella fresca serata io e Syaoran-kun stavamo per rinnovarci il nostro primo bacio. C'era l'atmosfera giusta, avevamo trascorso una piacevole giornata dopo che era venuto ad aiutare papà con l’interpretazione delle iscrizioni del nuovo sito, avevamo passeggiato mano nella mano per le vivaci strade di Tomoeda in seguito ad un’allegra cena-picnic ed ecco che, nel momento in cui finalmente le nostre labbra stavano per posarsi le une sulle altre, sulla soglia di casa mia è apparso Touya dal nulla, irrompendo sin da subito nella nostra quiete come un uragano.
Ci siamo impietriti entrambi nel vederlo, tanto che c'è voluto un po' prima che reagissi alla sua scenata, dandogli il ben servito. Ha riempito Syaoran-kun di offese senza alcun apparente motivo e mentre io e papà cercavamo di difenderlo a tutti i costi e Yukito-san tentava di placarlo, lui non ci stava a sentire, inveendo contro di lui. Gli ha detto cose come che deve starmi almeno a tre metri di distanza e non deve toccarmi, e in risposta io gli ho gridato irata di farsi i fatti suoi, mentre Syaoran-kun – come per dispetto – mi ha abbracciata ancora di più in maniera baldanzosa, davanti ai suoi occhi assassini. Onestamente, non me lo sarei mai aspettata. Pensavo che tanto ardire lo mostrasse soltanto in situazioni particolari, ma forse la presenza di Touya-niichan lo stava veramente portando al culmine della sopportazione, per cui non è riuscito a tenersi dentro più nulla e si è mostrato tanto sicuro.
Poi però ha dovuto staccarsi e da allora non abbiamo più avuto occasione di vederci da soli... Tranne per adesso e qualche giorno fa, quando è venuto al café, quindi si fa per dire. Durante la pausa però riuscii a pranzare con lui e ne approfittai per scusarmi, sia della boccaccia di mio fratello, sia della questione di Yukito-san, mortificata per la mia indelicatezza. Lui mi rassicurò che non dovevo preoccuparmene tanto e l’unica questione che sembrava essergli a cuore era sapere se ciò che provo per lui adesso è un sentimento simile a quello che sentivo nei confronti di Yukito-san. Ovviamente è stato non poco imbarazzante dovergli parlare in tutta onestà, ma è proprio dopo avergli spiegato che con lui è tutto diverso, è tutta una grande scoperta, che mi ha sorriso compiaciuto e, se da un lato mi ha stupita con questa piccola sfumatura arrogante del suo carattere, dall'altro sono riuscita a capirlo. Mi è bastato immedesimarmi in lui e immaginare che a lui fosse piaciuta un'altra ragazza, prima di me. In tal caso, avrei certamente desiderato che il nostro amore fosse diverso, più vero e travolgente del precedente. Il suo era, comunque, un timore vano, visto che quello nei confronti di Yukito-san non era amore, bensì un semplice affetto che mi procurava serenità.
Per quanto riguarda quest’ultimo, dopo aver scoperto di me e Syaoran-kun si è posto immediatamente dalla nostra parte, “ferendo” il cuore di mio fratello. Mi ha richiesto se è Syaoran-kun quella persona speciale e alla mia conferma è parso commuoversi e mi ha abbracciata, dichiarandosi tanto fiero e convinto che Syaoran-kun mi tratterrà sempre bene. Di una cosa sono certa, ed è che io sicuramente farò sempre tesoro di lui. La sua vicinanza, i suoi gesti d'amore, le sue parole, gli sguardi che mi rivolge, i suoi splendidi sorrisi, sono il sole al centro del sistema della mia anima. Tutto ciò che non lo riguarda gli ruota semplicemente attorno, come oggetti di scena necessari in questo palcoscenico che è la mia vita, ma non essenziali quanto lui che ne rappresenta l'attore principale.
Questo pensiero mi accompagnò anche la settimana scorsa, durante il concerto cui prese parte Tomoyo-chan, dato che per tutta la durata di esso dovetti necessariamente tenermi a debita distanza da lui, per la nostra incolumità.
Quella stessa sera scoprimmo che anche Akiho-chan vi aveva preso parte; ovviamente ci sorprendemmo di trovarla lì, visto che soltanto una volta l’avevamo incontrata, ad Okinawa, e da allora non ci eravamo più né viste né sentite, non essendo rimaste in contatto. A quanto pare si è tuttavia trasferita qui da circa un mesetto, per immatricolarsi alla stessa accademia di musica di Rika-chan e, casualmente, si è ritrovata a fare il concerto con Tomoyo-chan, essendosi anche iscritta al gruppo coreutico di cui fa parte mia cugina. Così loro già si conoscevano e anche se permaneva qualche incertezza, questa scomparve del tutto nel momento in cui la nuova arrivata parve immediatamente riconoscerci, chiedendoci poi in maniera molto schietta se oltre che come “re e regina” io e Syaoran-kun fossimo una coppia anche nella vita – tutto questo dopo che Chiharu-chan fece notare le somiglianze tra noi due e Syaoran-kun dichiarò di non vederne, al che Tomoyo-chan commentò con: «È perché per Li-san di Sakura-chan ce n'è una sola. Giusto?» Entrambi arrossimmo, ma lui non si smentì e proprio poco prima che Touya e Yukito-san si ricongiungessero a noi confermò per entrambi.
Nonostante l’imbarazzo che mi provoca, sono felice che stia mostrando anche questo aspetto di sé. È come se finalmente stesse aprendo quella famigerata porta, al di là della quale celava i suoi colori, e stesse dipingendo la mia vita con le sfumature che adornano la sua anima.
Ovviamente stasera ci siamo allontanati soltanto dopo aver salutato tutti e chiesto a otou-san il permesso per andare con lui. La sua risposta mi ha spiazzata: mi aspettavo che facesse storie, invece mi ha dato il via libera, assicurandomi con complicità che ci avrebbe pensato lui a distrarre onii-chan. Dato che continuavo a fissarlo incredula per il suo aiuto mi ha detto: «È da tanto che non trascorrete del tempo insieme, non è così?» Essendo vero non ho potuto negare, per cui ho annuito, ringraziandolo di cuore. L’ho sempre pensato, ma questa è stata l’ennesima conferma che lui è indubbiamente il padre migliore del mondo.
Poiché adesso fa un po’ più freschetto, Syaoran-kun si è alzato il cappuccio della felpa e approfitto di questo momento irripetibile per ammirarlo silenziosa, fotografandolo con gli occhi, sperando che la sua immagine così casual si imprima bene nella mia mente, a futura memoria.
Lui deve accorgersi del mio sguardo fisso perché si gira a sorridermi con consapevolezza, le sue iridi brillano di intelligenza anche nel buio della notte.
«Dove vorresti andare?»
Questa è una domanda che non dovrebbe mai essermi posta. A volte mi sento talmente folle, desiderosa di viaggiare ed esplorare, che potrei dirgli Machu Picchu. E se ho capito bene che tipo di persona è, lui mi farebbe trovare il biglietto dopo non molto tempo. Chissà… Vorrei quasi metterlo alla prova…
«Nettuno.»
«Andiamo al mare?»
Alzo gli occhi al cielo alla sua battutaccia, spintonandolo.
«Intendevo il pianeta.»
«L’avevo capito.», ride divertito, accettando i miei colpi senza difendersi. Poi si fa improvvisamente serio, ragionando: «Così su due piedi non ti ci posso portare. Ci vogliono molti preparativi. E tecnicamente noi umani non potremmo andarci, visto che congeleremmo e verremmo spazzati via dalle tempeste.»
«Ma tu sei un mago e io una fata.», gli ricordo.
«Se la metti così, forse è possibile. Saremmo i primi esseri a metterci piede.»
Ammicca e io ridacchio, proponendo: «Torniamo nella radura del bosco vicino casa del nonno.»
È dal Tanabata che non ci andiamo. Da quel giorno così prezioso per me. Quel giorno in cui lui è tornato. Quel giorno in cui, inconsciamente, il mio corpo e il mio cuore accettavano già il suo amore. E lo ricambiavano.
Dato che stavolta ci troviamo già in montagna, una volta tornati al parcheggio ci impieghiamo più o meno un quarto d’ora a raggiungere la nostra destinazione. Giunti sul posto restiamo entrambi sorpresi nel notare quanto sia mutato. Nonostante sia notte l’erba rigogliosa è di un verde brillante, illuminato da migliaia di lucciole. Ci incantiamo ad ammirare il paesaggio e tale incantesimo non si spezza per lungo tempo. Entrambi tacciamo, ascoltando le quiete voci notturne, e ci accomodiamo in quella natura lussureggiante.
Ricordo che una volta venni qui in maggio e allora il prato era pieno di soffioni. Gli racconto di quanto mi divertissi a soffiarli e a vederli disgregarsi in quei piccoli paracaduti che seguivano una strada invisibile verso il cielo, spinti dalla mano del vento, misto al mio fiato. Gli risparmio la parte sciocca di me, quella che prendeva le margheritine e – come aveva visto fare in televisione – ne toglieva i petali uno alla volta, recitando “m’ama, non m’ama”. E proprio di questo si trattava, di una stupida, innocente recita per bambini.
A questo punto lui mi svela che a sua volta aveva la tendenza, sin da piccolo, ad allontanarsi dal caos cittadino, appartandosi nelle isole verdi. Mi racconta del suo giardino, pieno di piante di diverse tipologie – comprese le peonie, com’era intuibile –, ma anche di come esso non bastasse a farlo sentire libero.
«C’è stata una fase della mia vita in cui mi sentivo un po’ come un uccellino in gabbia. Probabilmente era dovuto al fatto che mi sentivo costantemente sotto pressione. Mia madre desiderava che io fossi il migliore negli studi, ma come già sai per alcune materie non ero esattamente portato… Anche se poi ce l’ho sempre messa tutta per rispondere alle sue aspettative e non deluderla.»
Fa una breve pausa, rievocando quel periodo in tono malinconico, lasciandosi sfuggire un sospiro mentre gioca distrattamente coi fili d’erba.
«Inoltre, voleva che io crescessi con un determinato comportamento, da tenere sia con lei che in presenza di altri. È sempre stata molto severa nell’educazione e mi sgridava spesso. La sua austerità e durezza non hanno fatto altro che divenire sempre più soffocanti, soprattutto dopo quel che successe.»
Essendosi incrinata la sua voce mi appoggio alla sua spalla, posando la mia mano sulla sua, sperando di riuscire a consolarlo in qualche modo.
«Penso che sia stato il suo modo di dimostrarti quanto ti volesse bene. Avete mai litigato?»
«Mai. Però era talmente arduo resistere, tanto che c’è stato un periodo in cui avevo paura anche solo di incrociarla per casa.», ridacchia, sembrandomi più rilassato.
Sorrido immaginandomelo.
«Sei stato molto coraggioso allora.»
«Si potrebbe dire di sì.», annuisce, voltando il palmo verso l’alto per poter stringere la mia mano.
Mi chiede se io ho mai provato un simile senso di referenza nei confronti di mio padre e mi ritrovo a negare. Il nostro rapporto è sempre stato tranquillo e spesso giocoso. Faccio il paragone di due cuccioli di foca, imitandoli, provocando in lui una fragorosa risata. Sorrido a trentadue denti notando che lo sto distraendo e mi appoggio meglio a lui, lasciando che mi abbracci.
Lo riporto successivamente sul discorso del mago, chiedendogli cosa è in suo potere.
«Posso realizzare ogni tuo desiderio.»
«Mmm… Vediamo…»
Penso alle cose più impossibili, senza però riuscire a sceglierne nessuna.
«Ma non con i vestiti, quello è compito di Daidōji-san. Non sono un musicista, né un poeta, né un pittore… Seppure per te potrei fare qualche tentativo.»
Scuoto la testa, trattenendo il riso.
«Non importa, Syaoran-kun. La tua più grande magia l’hai già fatta.»
Mi guarda incuriosito e io mi stringo maggiormente a lui, sorridendogli soddisfatta.
«Sei apparso dal nulla nella mia vita. Di più non voglio chiedere.»




 
Angolino autrice:
Buongiorno! Spero che in mia assenza abbiate trascorso tutti delle splendide giornate.
Qui di parole giapponesi ci sono solo otou-san (papà) e onii-chan (fratellone), mentre ho introdotto l'Obon, una tradizione buddhista per onorare gli spiriti dei defunti che si dice tornino sulla Terra per tre giorni dallo Yomi no Kuni, ossia l'Aldilà (letteralmente "Paese dell'Oscurità").
Infine, immagino saprete che Nettuno è la divinità romana delle acque e correnti, quindi capirete perché Syaoran dice 
«Andiamo al mare» (che battute stupide che faccio... Però è per far capire che è un ragazzo acculturato, non soltanto d'oriente ma anche di occidente).
Okay, vi lascio, sperando di riuscire ad aggiornare quotidianamente.
Buona giornata!

 
  
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