Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: workingclassheroine    18/06/2018    4 recensioni
A soli vent'anni ha passato così tanto tempo tra i fiori, Paul, che ne ha imparato perfettamente il linguaggio.
E ha dimenticato quello degli uomini.
Non gli interessa, poter vantare solo degli amici che seccano e inaridiscono con il passare del tempo.
Anche per le persone in fondo è così, gli dice ogni tanto Ben, solo che loro non ti abbandonano per dispetto.
Non ci si può arrabbiare, con una corolla che appassisce.
È un amore che non comporta alcun tipo di rischio, e questo va bene, questo non fa male.
"Non ci perdiamo nulla" dice ogni tanto Ben "Credimi, non ci perdiamo nulla".
Non c'è neanche bisogno di spiegarlo, perché Paul è ormai rassegnato al fatto di aver dimenticato il linguaggio degli esseri umani, e la cosa non gli pesa.
Se non che, presto, John si rassegnerà al fatto di dover imparare quello dei fiori.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Viola tricolor


Il sole tiepido penetra attraverso le ampie vetrate con una gentilezza innata e materna, e carezza i fiori mentre, ansiosi, fanno a gara a distendere le loro corolle verso quella luce.
I jeans di Paul, alle otto del mattino, sono già macchiati di terriccio scuro e le braccia esili già intorpidite dai carichi che ha spostato, ma il sole sfiora anche lui e Londra sta risvegliandosi e sarebbe davvero sacrilego, dopo tutti questi piccoli miracoli, iniziare la giornata senza sorridere.
Ben sta ancora dormendo nel suo appartamento, le pillole che è costretto a prendere lo rendono più sonnolento e malinconico del solito e quindi, "Che schifo essere vecchi".
Fra qualche minuto Paul salirà le strette scale a chiocciola e lo sveglierà con il rumore della caffettiera che gorgoglia sul fornello, e il sorriso spaesato e gentile che riceverà in risposta sarà l'ultimo, prezioso dono di quella mattinata.
Eppure, qualche passo in là c'è uno scampanio, e la porta si apre.
E a Paul basta drizzarsi in piedi per riconoscere il nuovo venuto, che lo squadra con un sorriso soddisfatto.
"Ancora tu" mormora, e neanche lui sa se quello è un tono irritato, speranzoso, o una semplice constatazione.
"Ti avevo detto che sarei tornato, mi sembra" gli ricorda John, infilando distrattamente le mani nelle tasche dell'elegante cappotto nero e oscillando sui talloni.
Non porta gli occhiali, stavolta, e in qualche modo Paul è restio a incontrare il suo sguardo, ora che non ci sono più barriere a dividerli.
"Sì, ma sembri un tipo che dice molte cose"
Il tono di Paul è quasi un'accusa, e John semplicemente gli sorride, "Lo sono, infatti" conferma, abbandonando la giacca sul bancone per il puro gusto di infastidirlo.
Le sopracciglia di Paul si corrugano, senza che si lasci sfuggire un commento a riguardo, ma John nota chiaramente le sue labbra stringersi per un breve istante.
"Devo lavorare" si limita a dire, voltandosi come se l'altro avesse improvvisamente smesso di esistere.
Si siede a terra, ignorando lo sguardo attento e curioso che sente fisso su di sé, e torna a travasare le primule arrivate con il carico delle sei.
Non è un lavoro che gli piace particolarmente, per dirla tutta, ma può vedere le radici delle piantine cercare la fuga attraverso i fori di drenaggio dei vasi in plastica nera, e sa di non avere davvero tempo da perdere.
John si siede davanti a lui, a gambe incrociate, e per un po' lo osserva in silenzio.
"Posso aiutarti?" chiede.
"Non hai di meglio da fare?"
"Tu che ne dici?"
Paul sospira, "Si fa così".
John lo osserva mentre sparpaglia dei sassolini sul fondo dei vasi, per poi trasferire le primule, ancora con il terriccio ben stretto intorno.
"Ora riempi i bordi di altra terra mentre io tengo fermo qui"
La voce di Paul è più tranquilla e pacata, ora, e John obbedisce in silenzio, facendo attenzione a non sfiorare accidentalmente le sue dita mentre compatta la terra intorno alle piantine.
È un lavoro monotono, ma quasi rilassante, e ben presto John può abbandonare un po' della propria concentrazione.
"Stu e Astrid hanno fatto pace" dice "Pensavo ti avrebbe fatto piacere saperlo".
"Sì, ne sono contento"
Paul sorride, con dolcezza, e John sa che non è una frase di pura cortesia.
"Anch'io, Stuart è molto innamorato di lei. E Astrid di lui, ovviamente. Solo che ogni tanto escono fuori di testa, tutti e due. Non sanno stare insieme ma non sanno stare l'uno senza l'altra, sono cose da cui non esci"
"Allora si farebbe meglio a non entrarci" mormora Paul fra sé e sé, distrattamente, ma si morde la lingua un attimo dopo e china lo sguardo sulle proprie mani.
"È quello che pensi?" chiede John, e non sembra accusarlo, sembra solo- curioso, curioso e un po' triste.
"Non mi sento in diritto di giudicare cose che non conosco" risponde Paul, e la sua corazza torna a manifestarsi in un'insolita e repentina rigidità del corpo.
"Si può sempre imparare" accenna John, con finta noncuranza.
"John" mormora Paul, calmo "Le persone non fanno per me, mi dispiace".
"Le hai provate tutte?" l'ironia di John è sferzante, e lo costringe a chinare gli occhi.
"Abbiamo finito" dichiara Paul, secco, alzandosi in piedi e sfilandosi sgraziatamente i guanti.
Non gli piace l'idea di essere scortese, soprattutto con John, che accanto a lui sembra fragile e manipolabile, ma non può farne a meno.
"Abbiamo appena iniziato, in realtà" ribatte l'altro, seguendo i suoi movimenti con invidiabile calma, "Io ero venuto qui per comprare dei fiori".
Paul si lascia sfuggire un sospiro, "Hai litigato anche tu con la tua ragazza?" chiede, con più asprezza di quanto vorrebbe.
Gli occhi di John lampeggiano, divertiti, "Sì. Qualcosa del genere".
"Non puoi comprarle dei cioccolatini?"
"Certo che posso. Ma io voglio dei fiori" ride il giovane, seguendo con lo sguardo Paul che si rifugia dietro il bancone.
A John non sfugge la necessità fisica che lo porta a cercare una barriera, qualcosa che li divida, ma si limita a sorridere nuovamente e a sedervisi sopra, con le gambe penzoloni.
Solo per dimostrare che, se lo volesse, potrebbe scavalcare quel muro in un attimo.
E Paul, che è spaventato a morte dal suo sorriso, si arrende.
"D'accordo. Cosa vuoi?"
John sembra pensarci su, "Viole del pensiero" decide, e sorride ancora, senza motivo.
"Non girasoli?" ribatte Paul, velenoso, "Niente di monumentale?".
L'altro alza le spalle, senza curarsi del suo tono "No, non è il caso. Sono stato recentemente informato del fatto che i girasoli indicano l'amore non ricambiato".
"Deve avertelo detto una persona saggia" commenta Paul, mentre sceglie attentamente i fiori più belli per il piccolo mazzo.
"Può darsi. Dopo che me lo ha detto, in ogni caso, ho passato un un'intera giornata alla British Library a studiare" ammette John, osservandolo rapito.
"Cosa?" chiede Paul, distratto.
Paul che potrebbe maneggiare le farfalle per ore e vederle, nonostante ciò, spiccare il volo tra le sue mani.
"Sei dolce" si lascia sfuggire John, "E delicato. E mi piacerebbe sentire le tue mani addosso".
Il giovane si blocca, senza manifestare alcun segno di imbarazzo, "Sì, immagino potrebbe piacerti" commenta, senza malizia, come se si discutesse del meteo.
John tormenta il labbro inferiore tra i denti, trattenendo un sorriso, "Possiamo fare una prova?"
Paul sorride a sua volta, sfuggente, "Cosa hai studiato, quindi?"
John torna a sedersi sul bancone, distendendo le lunghe gambe sul ripiano in legno, "Il linguaggio dei fiori, ovviamente"
E l'altro sembra quasi sorpreso, preso alla sprovvista, tanto da impiegare qualche inusuale secondo in più per scegliere un nastro adatto alla composizione.
"Mi stai prendendo in giro"
"Per niente. Viola del pensiero, significato: pensami, perché io non faccio che pensarti” sussurra John, la voce improvvisamente bassa, e nota con impercettibile sorriso il sottile nastro di raso sfuggire tra le dita di Paul.
Il giovane fioraio alza appena gli occhi, e sa, intimamente sa, che John ha notato il suo sconcerto, “È il fiocco peggiore che abbia mai fatto” ammette dunque, di cattivo umore, con un radicale cambio di argomento.

John non gli piace, decide, nascondendo prontamente le mani dietro la schiena perché non si accorga del proprio improvviso, immotivato tremore.
“Non importa” lo rassicura l’altro, e “Sono sicuro che la mia ragazza non ci farà caso” aggiunge, con un sorriso.
“Sorridi sempre così tanto?” sbotta Paul, e non è realmente infastidito, è qualcosa che somiglia a un caldo e instabile terrore di fronte alla dentatura irregolare e esposta di John.
John che ride, ancora, (a Paul sembra che non abbia fatto altro da quando è arrivato) e confessa che “No. Quasi mai, in realtà. Per questo sono qui”.
“Quindici sterline, John”
L’altro si lascia sfuggire una smorfia paziente, dolcemente rassegnata e totalmente ingiustificata.
“Tieni, Paul” risponde, in una perfetta imitazione del suo tono, ma i suoi occhi brillano per lo scherzo e il giovane fioraio deve dargli velocemente le spalle per non sorridergli.
“Ciao, allora” mormora, senza osare voltarsi.
Sente John mormorare qualcosa, un morbido dialogo con se stesso, poi i suoi passi leggeri allontanarsi verso la porta.
E allora lo guarda, con inspiegabile necessità, la dolce paura che questa sia l’ultima volta, l’agitato sollievo che lo pervade nel vederlo ancora sulla soglia, con gli occhi nei suoi.
Paul vorrebbe non essere arrossito, e più di tutto vorrebbe che John smettesse di notarlo.
Cala gli occhi, di scatto, e vede il mazzo di viole ancora abbandonato sul bancone.
“Stai dimenticando i tuoi fiori” sussurra.
John si avvicina, piano, in silenzio, come a una creatura selvatica. Le sue belle mani raccolgono il mazzo, lo carezzano piano.
Poi, nuovamente lo posano.
“No” afferma semplicemente il ragazzo, arretrando verso la porta, “Li sto recapitando”.
 
 
 
 
 
Note
 
Buon compleanno, Paul.

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: workingclassheroine