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Autore: Ariadne Taylor    19/06/2018    0 recensioni
Una delle tante storie dedicate al Titanic, la "nave dei sogni", alla quale migliaia di persone si sono ispirate. Una nave la cui storia è intramontabile. Tutto inizia da quella notte, in cui le vite di Mia, Mason e tanti altri cambieranno drasticamente, mentre fin troppe altre verranno spezzate per sempre.
Ognuno interpreta la storia del Titanic ed immagina cosa possa essere divenuta la vita dei superstiti dopo un così grave trauma, e soprattutto come questi abbiano continuato a vivere. Ed io ho interpretato tutto questo a modo mio. Molte cose sono frutto della mia fantasia, ma ho volutamente lasciato che essa si immergesse in un tale contesto ed elaborasse una trama che possa dare un'idea di che cosa sia stata la sontuosa traversata del Titanic, la cui storia mi ha sempre ispirata e appassionata, sin da quando ero piccola, per i suoi molteplici significati, che ho provato ad esporre e trasmettere in questa storia.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
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PARTE PRIMA
 
L’avventura sul Titanic

 
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PROLOGO

31 marzo 1912

“Vedere questo gigante dei mari intero, imponente e completo dopo averlo visto nascere da un semplice pezzo di ferro, è un’emozione indescrivibile” pensava orgoglioso Thomas Andrews, progettista della nave, mentre ammirava il lavoro iniziato ben tre anni prima.
«Bel lavoro, vecchio mio. Oltre 46.000 tonnellate per un bestione di 53 metri è un lavoro davvero notevole. Farà lunga strada, questa nave. La guardi: nemmeno Madre Natura in persona potrebbe affondarla, potremmo proprio definirla l’inaffondabile» si complimentò, avvicinandosi ad Andrews e dandogli una pacca sulla spalla, John Pierpont Morgan, il finanziatore della costruzione del transatlantico che fu battezzato RMS Titanic.
Era un orgoglio vedere quella nave.
Fuori, una meraviglia: quattro canne fumarie giallo intenso, tre che gettavano fumo nero e un’altra che fungeva da presa d’aria, ma che dava un aspetto ancora più imponente al transatlantico, e la scritta Titanic Liverpool sulla poppa che gli conferiva un’aria maestosa.
Il nome stesso era imponente. Quello sì che era stato un affare per la White Star Line.
Dentro, un hotel sul mare: il grande scalone di prima classe, con un orologio in legno pregiato intagliato alla perfezione stile Luigi XVI, che collegava tutti i ponti di prima classe ed era sormontato da una meravigliosa cupola in vetro e ferro battuto.
Per non parlare poi del salone di prua, dove la gente poteva passare il tempo in tutti i modi possibili, tant’era completo e accogliente: dalla sala di scrittura e lettura al campo di squash o al bagno turco; persino la stiva era da ammirare, non c’era nulla su quella nave che mancasse di stile e raffinatezza; si passava dalla sala fumatori a Le Café Parisien, un bar in stile parigino davvero delizioso.
Per non parlare poi della grande sala da pranzo, lunga 35 metri, teatro di cene sontuose tra persone di tutti i tipi e di tutti i ranghi.
I biglietti erano già disponibili, i prezzi erano ormai stabiliti, e si poteva scegliere tra: una suite o cabina di prima classe, una cabina di seconda classe, e una cabina buona di terza classe, un po’ più costosa rispetto a quella economica.
Ce n’era per tutti: a quella nave non mancava nulla.
Servizi di porcellana immacolati e raffinati, lenzuola bianchissime e profumate, stanze di prima classe con decorazioni sensazionali, con tende rosse e tappezzerie d’epoca; perfino le cabine di terza classe erano talmente accoglienti che chiunque vi fosse entrato avrebbe creduto di essersi sbagliato e di aver prenotato il primo settore.
Era una nave dei sogni, così come molti iniziarono presto a definirla; tantissimi giornali ne parlavano, la pubblicizzavano, ed invitavano a partecipare al viaggio inaugurale diretto a New York, con partenza prevista per il 10 aprile.
Eppure Andrews era ancora apparentemente insoddisfatto.
Aveva impresse le immagini dei lavori per la costruzione della nave; “quei bulloni, quei bulloni…” pensava, si dovevano sostituire, quelle lastre di ferro dovevano essere più spesse, specie per una nave di quella stazza.
E le scialuppe? Gli sembravano meno di quelle previste per il numero di passeggeri a bordo. Avrebbe dovuto chiedere spiegazioni.
Tuttavia cercava allontanare quei pensieri perché, guardandola, di quella nave era impossibile immaginare l’affondamento.
 
10 aprile 1912
 
Quella mattina Andrews si alzò presto: era il gran giorno.
Il Titanic sarebbe salpato a breve dal porto di Southampton e avrebbe iniziato un viaggio importantissimo.
Arrivato al porto salì a bordo, stringendo la mano a qualche ufficiale di tanto in tanto; girò per i ponti ancora deserti, ma che nel giro di due ore sarebbero stati pieni di gente.
Era bello tastare sotto i propri piedi il frutto di un progetto personale.
Visitò tutte le sale, dalla prima alla terza classe, e così sì che due ore passarono in fretta.
Raggiunse il capitano, Edward John Smith, che appena lo riconobbe gli corse incontro sorridendo.
«Buongiorno, signor Andrews! È un vero piacere averla qui a bordo, ancora mille complimenti per questa bellissima nave, è un onore averne in mano il timone».
«E per me è un vero onore che lei dedichi uno dei suoi ultimi viaggi ad una nave così importante per me».
«È un piacere, davvero. Come le sono sembrati i ponti?».
«Mi piacciono molto, sono davvero ben sistemati. Ma una cosa non mi torna molto: come mai c’è una sola fila di scialuppe?».
«Stavo giusto per avvertirla, signore. Il numero delle scialuppe di salvataggio e dei canotti è stato deciso seguendo la norma del Board of Trade, come stabilito per tutte le navi, e dunque esso è in perfetta regola, considerato il volume del Titanic».
«Ma non mi sembra che ve ne siano a sufficienza per ospitare tutti i passeggeri in caso di pericolo» puntualizzò Andrews.
«Però è tutto regolamentare, signore. E poi, altre scialuppe darebbero un aspetto un po’ disordinato al ponte, non trova? Ad ogni modo, è stato deciso così, ma non dobbiamo assolutamente preoccuparci: questa nave, del resto, è inaffondabile».
«Oh… dunque la mia proposta di aggiungere un’ulteriore fila di scialuppe è stata bocciata?».
«Sì, signore. Non solo per i motivi che già le ho spiegato, ma capisca, adeguare il numero adesso sarebbe molto dispendioso, e attirerebbe l’attenzione pubblica, dal momento che anche su tutte le altre navi si sta adottando questa prassi».
Andrews indugiò per un momento; non sembrava molto convinto della soluzione scelta per quella nave. «In effetti sì, il ponte risulta più bello così, ed eviteremmo eventuali polemiche o opinioni contrastanti, ma non vorrei che ci pentissimo di una tale scelta, insomma, i posti così bastano a malapena per la metà e…».
«Signor Andrews, lei non deve preoccuparsi. Capisco il suo nervosismo, è il viaggio inaugurale, ma stia tranquillo: andrà tutto bene».
«…sì, forse ha ragione».
Detto questo, si congedò, continuando a passeggiare, tuttavia ancora non totalmente convinto della conversazione tenuta col capitano.
Ma i suoi affollati pensieri furono ben presto interrotti dal fracasso della gente che iniziava a salire a bordo ed entusiasta correva da una parte all’altra, esplorando la nave da cima a fondo.
Ed ecco la prima sirena della nave: era ora.
Quando il transatlantico lasciò la banchina una serie di grida felici si levarono, e i sorrisi illuminavano tutto il ponte.
Migliaia di addii gioiosi in tante lingue diverse si levarono su nel cielo e si sparsero per il porto di Southampton, raggiungendo ognuno una precisa persona.
Il Titanic era partito da una mezz’ora appena, quando ad Andrews venne un terribile dubbio: l’equipaggio era abbastanza fornito? Era l’unica cosa che non aveva controllato. Si promise di fare un giro di ispezione approfondito l’indomani.
E così, la mattina seguente di corsa si diresse verso un ufficiale, che ricontrollò velocemente la lista: «Mhh, dovrebbe esserci tutto… oh no!».
«Come, cosa!?» Andrews cambiò espressione, e sbiancò in viso.
«Signore, non troviamo da nessuna parte i binocoli…».
«No, non è possibile! Ne è sicuro?».
«Purtroppo sì, signore. A quanto mi dicono gli altri ufficiali sono chiusi nella camera blindata, ma non troviamo in nessun modo la chiave. Non vorrei che qualcuno inavvertitamente l’abbia smarrita in mare alla partenza, o che qualcuno fra coloro che sono scesi dalla nave per un cambio dell’ultimo minuto per sbaglio l’abbia tenuta con se».
«E ora come faremo? Ci serviranno!» Andrews era davvero preoccupato.
«Non necessariamente, o almeno spero. Fleet e Lee sono fra i migliori dell’equipaggio, hanno una vista acuta e osservano tutto da un’ottima posizione. Speriamo solo di non incontrare mare troppo piatto di notte, perché almeno se non vedono e con po’ di onde possono rendersi conto di un’eventuale presenza di ghiacci dal rumore dell’acqua sulle loro pareti…».
«…ah, bene. Speriamo bene».
Stava iniziando a pensare che più che speranze si stava facendo molte illusioni. Tutte quelle cose un po’ ‘fuori programma’ gli sembravano troppe. Si era persino ricordato che avevano dimenticato, come di tradizione e di buon augurio alla partenza delle nuove navi, di rompere la bottiglia di champagne a poppa; forse non erano semplici coincidenze, forse qualcuno aveva tentato di sabotare il viaggio per invidia o per qualche altro ignoto motivo, ma poi tornava a pensare sempre al fatto che alla fine era lui che era troppo nervoso e si stava costruendo i problemi da solo. Ciononostante, tutti continuavano a sembrargli sin troppo tranquilli, e questo non gli piaceva affatto.
Alla fine, però, decise di mettere da parte le preoccupazioni e si impose di essere positivo e mostrarsi felice e rilassato a tutti i passeggeri: sì, quello sarebbe dovuto essere un bellissimo, indimenticabile viaggio.

 
Nei prossimi capitoli verranno introdotti un po' di personaggi originali. Con questo prologo ho voluto rendere un po' l'atmosfera generale alla partenza della nave. Ovviamente i dialoghi sono completamente frutto della mia fantasia sulla base però di notizie certe; non so se siano effettivamente avvenute conversazioni di questo tipo fra questi personaggi, ma le informazioni sono corrette. Spero vi piaccia, mi piacerebbe avere un parere in una recensione. 
Ho iniziato a scrivere questa storia più di cinque anni fa, l'avevo abbandonata perché crescendo mi sembrava che alcuni punti della trama fossero un po' troppo scontati o infantili, mentre volevo scrivere una storia d'impatto. Poi con lo studio e tutto il resto non ho trovato né il tempo, né l'ispirazione giusta. Ma adesso che sto per cominciare (e spero di concludere quanto prima) la maturità, voglio riprendere a scrivere come non mai (e lo vedrete infatti dal momento che ho pubblicato e sistemato moltissime storie ultimamente, anche se alcune le avevo scritte molto tempo fa) e stavolta spero di non smettere.
Quindi modificherò progressivamente la mia storia e la posterò qui, capitolo per capitolo. Spero che mi seguirete in questo meraviglioso viaggio.
A presto,


Ariadne Writes.

 

   
 
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