Crossover
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Autore: evil 65    20/06/2018    16 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco un nuovissimo capitolo!
Godetevi la lettura e, come al solito, spero che lascerete una recensione.



Capitolo 10 - We are like shadows 


Renmant - Pianeta sotto controllo Imperiale

Era una giornata come tante al porto di Vale. L'unica differenza dalla normalità quotidiana consisteva nei preparativi per il Vytal Festival, che sarebbe cominciato di lì a pochi giorni.
Il team JEKP era appena sbarcato dall’ultimo trasporto per la città e i vari membri avevano deciso di dividersi le mansioni giornaliere.
James sarebbe andato a preparare la loro stanza nell’Accademia di Beacon, l’edificio che avrebbe ospitato gli studenti provenienti dalle altre scuole per tutta la durata dell’evento.
Emil, al contrario, aveva deciso di tentare una battuta di caccia nella Foresta di Smeraldo, la riserva di Grimm confinante con l’insediamento. Infine, Kirby e Penny erano stati scelti per esplorare la città e riferire potenziali informazioni riguardanti gli avversari che avrebbero dovuto affrontare nel torneo.
Certo, nulla vietava loro di approfittare delle leccornie della capitale. Ragion per cui, attualmente, la coppia di neo-cacciatori era intenta a gustarsi un gelato nei pressi della banchisa cittadina.
<< Così questa è la prima volta che esci da Atlas? >> domandò Kirby, assaporando il suo cono alla fragola.
L’androide annuì rapidamente, gli occhi scintillanti che vagavano per le vie del lungomare.
<< Sì, il mio corpo è stato completato appena tre mesi prima dell'inizio dell'anno scolastico. C'è stato giusto il tempo di presentarmi a James, imparare il codice civile e il modo corretto di comportarmi in pubblico. Tanto per curiosità, Dreamland com'è? >> chiese con vivo interesse.
Kirby rilasciò un sonoro sospiro e guardò verso il cielo.
<< Coloro che vivono sotto l'autorità di Salem la definiscono quasi un'utopia, ma ovviamente è molto lontana dall'esserlo. Ci sono criminali come in qualunque altro regno e non tutto è rose e fiori. D’altronde, le difficoltà fanno parte della vita di tutti >> commentò con un sorriso divertito << Ci sono montagne che circondano quasi ogni angolo del regno. Un mare bellissimo… deserti, foreste... e poi c’è l'accademia Nova. È uno dei porti spaziali più all’avanguardia dell’intera galassia, ed è proprio da lì che partono la maggior parte delle navi destinate al trasporto su altri pianeti. Io speravo di parteciparvi come studente… tuttavia, dopo l’attacco… >>
Si fermò di colpo, chiudendo gli occhi e ripensando alla sua infanzia spensierata. I giorni in cui si allenava con i propri genitori erano ormai lontani. I giorni in cui aveva combattuto con King, Beatrice, Thor… svaniti nel  nulla, tutto a causa di una notte.
Notando la reazione del rosato, Penny gli posò delicatamente una mano sulla spalla. << La tua famiglia ti manca molto, non è vero? >>
<< Più di ogni altra cosa >> mormorò << Ma quando la vita ti butta a terra… be', sei costretto a rialzarti, giusto? Dopotutto, ho ancora Emil… e voi ragazzi >> disse, porgendo a Penny un sorriso gentile.
L’androide ricambiò il gesto, toccata dalle parole del compagno.
Fatto ciò, cominciarono a dirigersi verso Beacon. Tuttavia, poco prima che potessero superare l’uscita delle banchine, qualcosa, o meglio, “qualcuno”, sbatté violentemente contro Penny .
L’androide, tuttavia, rimase fermo e immobile, mentre la suddetta persona ruzzolò a terra. Il nuovo arrivato fece per rialzarsi e scappare via, ma Kirby attivò la sua semblance per attirarlo a sé e lo afferrò con una mano, trovandosi faccia a faccia con un volto assai familiare.
Era un fauno scimmia piuttosto alto e dalla pelle abbronzata. Aveva una massa di capelli biondi sparati verso l’alto e indossava una camicia bianca completa di Jeans. Una lunga coda dorata fuoriusciva dalla parte posteriore del corpo e cominciò ad agitarsi furiosamente.
<< Ehilà, Sun. È dall'anno scorso che non ci si vede >> cominciò Kirby, porgendo al ragazzo un’espressione vagamente divertita << Se non è chiedere troppo, vorrei che ti scusassi con la mia partner >> disse indicando la figura di Penny.
Le guance dal fauno si tinsero di rosso, a causa dell’imbarazzo. Penny, tuttavia, non sembrava per nulla infastidita dalle azioni dell’adolescente.
<< Salve, io sono Penny >> salutò con un profondo inchino.
Sun sembrò esitare ma, alla fine, recuperò la propria compostezza.
<< Sun Wukong, un piacere. Mi dispiace di esserti finito addosso, ma ora, se non vi dispiace, devo... oh, no >> borbottò a bassa voce.
In quel preciso istante fecero la loro comparsa un totale di tre ragazze, probabilmente di età non superiore ai diciassette anni. Una era bionda, dalla corporatura formosa e vestita con abiti da escursione. Aveva occhi lilla, incorniciati in un volto dalla bellezza a dir poco selvaggia.
A fianco a lei spiccava la figura di una giovane dai lunghi  capelli neri e gli occhi color ambra. Un paio di orecchie da gatto le spiccavano al di sopra della testa.
Ad accompagnare la coppia era una ragazza dagli occhi azzurri e i capelli bianchi. Kirby sorrise, porgendo un rapido cenno in direzione delle nuove arrivate.
<< Blake, Weiss, non mi aspettavo di trovarvi entrambe a qui a Vale. Non insieme, almeno. >>
<< Kirby?! >> esclamarono il fauno e l’albina, per poi lanciarsi una rapida occhiata a vicendam << Come lo conosci?! >>
<< Ehi, ehi, qualcuno mi spiega chi è? >> domandò la ragazza bionda, porgendo alla coppia un’occhiata incuriosita.
Il rosato fece un passo verso di lei, porgendo la mano destra in segno di saluto. << Piacere, mi chiamo Kirby Earth. Tu saresti? >>
<< Yang Xiao Long. Breve, dolce e veloce. I ragazzi lo adorano >> rispose l’altra, ricambiando il gesto.
Kirby sorrise divertito.
<< Molto onorato. Lei, invece, è la mia partner, Penny Polendina >> disse, indicando la sua compagna di studi << Per rispondere alle vostre domande, ho conosciuto Weiss durante una visita all’accademia di Atlas, mentre ho incontrato Blake in occasione di una parata per i diritti dei fauni. >>
La coppia di cacciatrici annuì in comprensione, mentre Yang lanciò una rapida occhiata in direzione di Sun.
<< È un tuo amico? Lo abbiamo visto scappare dalla polizia portuale appena pochi secondi fa. >>
<< Questo ruffiano >> disse Kirby, indicando il ragazzo che si nascondeva dietro di lui << è Sun Wukong. >>
<< Piacere >> borbottò il fauno scimmia, incrociando momentaneamente lo sguardo di Blake.
Poco prima che lei potesse accorgersene, girò rapidamente la testa, nel tentativo di nascondere un rossore. Kirby sembrò non farci caso e volse la testa in direzione di Weiss.
<< Fammi indovinare: i poliziotti lo stavano accusando di essere un clandestino. >>
L’albina annuì in risposta.
<< Ti pareva. Sun, quando imparerai a pagare il biglietto? >> domandò con una punta d’esasperazione.
Il suddetto ragazzo alzò ambe le braccia in segno di scusa. << Eddai, in questo mondo la criminalità è praticamente legale! >>
 << Non è una scusa! >> ribatté l’altro, colpendolo in testa.
Prendendo un paio di respiri calmanti, l’adolescente volse la propria attenzione nei confronti delle ragazze.
<< Ad ogni modo, come vanno le cose a Beacon? Siete tutte nello stesso team? >>
<< Oh, sì, siamo tutti membri del team RWBY, guidato dalla mia letale e super-carina cuginetta, Ruby! >> esclamò Yang, in tono decisamente orgoglioso.
Al sentire tali parole, Penny non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio. << E questo non causa nessun tipo di confusione? >>
<< Non ne hai idea >> borbottò Blake, per poi alzare lo sguardo in direzione di Kirby << Voi, invece? Siete nella stessa squadra? >>
<< Io e Penny facciamo parte del team JEKP, insieme ad Emil e il nostro leader, James Heller. >>
<< A proposito di Emil , dove si è cacciato quel lupo degenerato? >> domandò Weiss.
In quelle poche volte che aveva interagito con Kirby, lui e quel fauno erano sempre stati insieme.
L’adolescente si limitò a stringersi nelle spalle. << È andato a cercare qualcosa da mangiare per la cena di stasera, nella foresta di Smeraldo. Diceva di non voler seccare più del dovuto lo staff di Beacon, o qualcosa del genere. Spero che non ci metta troppo,  nella navetta vendevano solo cibo liofilizzato. >>
 
                                                                                                                                       * * *
 
All’interno della Foresta di Smeraldo, Emil era impregnato a saltare da un albero all'altro, cercando una preda allettante col suo olfatto sviluppato.
L’ultimo scontro con Xanxus aveva confermato un ineluttabile verità: non era ancora abbastanza forte. Con quella rivelazione in mente, il giovane fauno si era addentrato nella Foresta di Smeraldo, con la speranza di trovare un Grimm abbastanza potente da fornirgli un adeguato allenamento.
A tutto ciò, si aggiungeva il fatto che la carne di questi animali era particolarmente utile per sviluppare la massa muscolare di un corpo e l'Aura. Avrebbe preso due piccioni con una fava.
Quasi come ad un segnale, percepì un odore acre e forte. Aveva una retrogusto familiare, simile a quella del ferro… sangue. Senza perdere tempo, cominciò a correre nella direzione da cui proveniva quella familiare fragranza.
Arrivato a destinazione, i suoi occhi si posarono sull’immensa figura di quello che pareva un cinghiale di quasi cinque metri di lunghezza: un Boarbatusk color terra. Le zanne, lunghe e acuminate, erano conficcate nel ventre un Beowolf azzurro, un tipo di Grimm molto simile ad un lupo.
Emil infuse ambe le mani con abbastanza aura da renderle un’effettiva minaccia per la pelle spessa della creatura e aspettò che l'animale finisse di mangiare.
Pochi secondi dopo, si lanciò sulla bestia.
Tuttavia, poco prima che potesse colpirlo, qualcosa gli attraversò la strada. Una macchia rossa e nera, avvolta da petali di rosa, si lanciò sulla testa dell'animale, tagliandola in due e facendo sbandare totalmente il corpo Emil.
Sorpreso da quell’apparizione improvvisa, il fauno si schiantò involontariamente contro un albero. Rimessosi in piedi, volse la propria attenzione nei confronti dell’intruso.
<< Che cazzo? Ehi, tu, guardati un po' attorno prima di attacc-... >>
L’adolescente si bloccò di colpo. A uccidere il Grimm era stata una giovane ragazza, probabilmente di età non superiore ai quindici anni.
Era molto pallida, con gli occhi color argento. Il viso, piccolo ma elegante, era incorniciato da capelli rosso accesso, adornati da striature nere come la notte. Indossava un vestito dello stesso colore, dotato di gonna da combattimento. Per finire, al collo portava una collana di zanne, mentre tra le mani spiccava una falce alta quasi il doppio della ragazza.
<< Ehi, tutto bene? Scusa, non volevo mettermi sulla tua strada, ma stavo seguendo questo bestione da ore >> disse con tono imbarazzato, strofinandosi il retro della testa.
Nonostante le scuse, tuttavia, Emil rilasciò un ringhio sommesso. << Le scuse non bastano, mocciosa. Ma che cavolo hai nel cervello? Attaccare un Grimm in quel modo? Potevi restarci secca! >>
<< Oh, andiamo, era solo un Grimm di dieci o al massimo dodici anni. Solo all'iniziazione ne ho confrontato uno di venti >> affermò la cacciatrice, gonfiando il petto con orgoglio.
Le orecchie di Emil si drizzarono, mostrando la sua evidente sorpresa. Sebbene i Grimm di vent'anni non fossero poi così impressionanti, per una ragazza così giovane non avrebbero dovuto comunque essere una preda facile. Incuriosito, provò ad analizzare l'aura della nuova arrivata, trovandosi di fronte un'energia turbinosa e potente, in grado di rivaleggiare persino con alcuni Cacciatori diplomati.
Non c’era alcun dubbio: si trovava davanti ad un'autentica predatrice, proprio come lui.
<< Senti, che ne dici di dividere la carcassa a metà? Non sono una persona avida>> disse la giovane ragazza, nel tentativo di sanare una possibile discussione.
Emil, tuttavia, aveva ben altro in mente. Questa era l’occasione perfetta per affinare le proprie abilità, dopotutto. Non se la sarebbe certo lasciata sfuggire.
Con un movimento fulmineo, armò i suoi Vulcan Tyrant.
<< Spiacente, mocciosa, ma ho promesso al mio team un pasto completo. Dico di giocarcela alla vecchia maniera. Chi distrugge l'aura dell'avversario per primo… si prende tutto>> terminò con un sorriso a trentadue denti << Allora, che ne dici, scricciolo? >>
Al sentire quelle parole, lo sguardo della ragazza cambiò da quello di una persona timida a quello di un soldato in assetto da combattimento.
<< Non sono uno scricciolo >> sibilò con tono vagamente irritato.
Emil ridacchiò divertito. << Non è quello che dicono i miei occhi. >>
La cacciatrice strinse la presa sulla falce, lanciando all’adolescente un’occhiata sprezzante. << Come vuoi. Ma non andare a piangere dalla mamma quando avrò finito con te! >>
<< Ci proverò >> ribatté l’altro, preparandosi per l’inevitabile scontro.
I due rimasero fermi e immobili per quasi un minuto buono. Poi, la ragazza in rosso saltò verso gli alberi, avvolta in una nuvola di petali. Come dal nulla, Emil si ritrovò sotto il tiro di una scarica di proiettili, fuoriusciti direttamente dalla cima dell’arma avversaria.
L’adolescente riuscì a schivarli appena in tempo e cominciò a seguire la ragazza con lo sguardo. Cosa assai difficile, dato che la combattente non sembrava per nulla intenzionata a fermarsi.
Saltando da un albero all’altro, la cacciatrice si materializzò proprio affianco alla figura del fauno. Emil, tuttavia, fu abbastanza rapido da evitare il fendente della falce e procedette a piantarle un razzo fiammeggiante dritto nell'addome. La forza d'impatto bruciò l'erba nel raggio di diversi metri e spedì la ragazza contro il tronco di un albero, che si spezzò sull'impatto.
Il sorriso sul volto del fauno sembrò allargarsi.
<< Andiamo, mocciosa, so che puoi fare di meglio! >> esclamò con tono euforico.
Puntò i Vulcan Tyranti in direzione della mietitrice e sparò diversi colpi. La studentessa usò la lama della falce per frenare la sua corsa e si rimise in equilibrio.
Emil si materializzò davanti a lei e procedette ad affondarle un pugno infuso di aura. La mietitrice schivò il colpo, per poi rispondere con un taglio alle gambe. Con un salto, il fauno evitò il gancio e rispose con una ginocchiata dritta al petto dell’avversaria, che venne sparata verso l’alto.  Il corpo della caccatrice venne sbattuto a terra da un'alterazione gravitazionale causata dal fauno.
Fu allora che la giovane mietitrice rilasciò una poderosa ondata di aura, utilizzando il contraccolpo per contrastare la presa invisibile e liberarsene.
Emil osservò il tutto con fare sorpreso.
<< Niente male. Chi ti ha insegnato? >> domandò con tono leggermente impressionato.
La mora si strinse nelle spalle. << I miei genitori se la cavano molto bene con quella roba, anche se mi hanno sempre insegnato a fare più affidamento sulle armi. >>
Il fauno sorrise in risposta e procedette a cambiare la configurazione dei suoi tonfa. Con l'aiuto di James, li aveva ricostruiti in seguito allo scontro con Xanxus (aggiungendoci le ceneri del vecchio modello), aggiungendo una coppia di magneti alle estremità, così da poterli collegare a mo’ di bastone.
Le impugnature contenenti la Polvere potevano essere ritratte all’interno del corpo metallico, permettendo all’arma di assumere l'aspetto di in un nunchaku.
La mietitrice, nel frattempo,  artì nuovamente a velocità supersonica. Doveva essere la sua Semblance, si rese conto Emil.
Cercò di colpirla, ma la ragazza fu più veloce e lo accecò con una nuvola di petali. Per aggiungere il danno alla beffa, quei corpicini apparentemente innocui riuscirono a tagliarono attraverso la sua aura, lasciandogli una cospicua dose di graffi.
Il fauno cominciò quindi di inseguirla è manipolò la gravità circostante per aumentare la propria velocità.
<< Okay, ora che mi hai ferito devo assolutamente conoscere il tuo nome >> disse con un sorriso d’eccitazione.  
La cacciatrice ricambiò il gesto e saltò all'indietro, sparando una seconda raffica di proiettile.
<< Ruby Rose Branwen! E tu?! >> esclamò a gran voce, nel tentativo di sovrastare il botto delle esplosioni.
Emil riuscì a parare i colpi attraverso la rotazione dei nunchaku, quindi attivò della Polvere di ghiaccio e creò un campo di stasi attraverso la propria Semblance, sollevando i detriti causati dallo scontro.
<< Emil Rj Fenris! Molto onorato! >>
Sparò i detriti contro Ruby, che riuscì a schivarli. La ragazza non perse tempo e caricò in avanti, la falce pronta a colpire, mentre Emil tirò le estremità del nunchaku con entrambe le mani ,nel tentativo di bloccare l’assalto.
Il terreno sotto il fauno divenne ben presto incrinato sotto la forza del contraccolpo. Egli spinse l’arma verso l'alto, prima di calciare l’avversaria lungo la parte superiore dell’ addome, costringendola a fare qualche passo indietro.
Emil compì un rapido affondo con la propria arma, pronto a perforare l’aura della mietitrice. Questa inclinò il capo verso destra, evitando la punta del nunchaku.
A rigor di ciò, il tutto non impedì ad Emil di compiere una rapida rotazione su se stesso, protraendo l’arma una seconda volta. Ruby schivò il colpo, perdendo un ciuffo di capelli nel processo.
Ancora e ancora, il fauno puntò l’arma in un rapido affondo in avanti, aumentando l’intensità di ogni attacco. La mietitrice intaccò l’ultimo colpo con la falce, disarmando il giovane cacciatore.
Emil strinse ambe le palpebre degli occhi.
<< Okay, Ruby… ora mi costringi a fare sul serio >> sussurrò a bassa voce.
Il ragazzo cominciò a condensare la sua aura, per poi distribuirla tra i punti di circolazione più importanti del corpo. Attraverso questa particolare tecnica, un fauno (o chiunque possedesse il loro sangue, estendendosi a tutti gli utilizzatori d'Aura) poteva guadagnare temporaneamente altri tratti animali e aumentare di non poco la propria forza fisica e velocità. Tutto questo, però, a scapito di una grande dose di dolore.
Dalla schiena del cacciatore spuntò una lunga coda nera, mentre le dita delle mani lasciarono il posto ad artigli affilati. Per completare il tutto, i denti apparentemente immacolati diventarono vere e proprie zanne.
<< Okay, questa è una figata >> ammise Ruby, schivando di pochi centimetri una ginocchiata improvvisa e rispondendo con un calcio alla testa dell'avversario.
Questi sibilò per l’impatto e colpì a sua volta. La mietitrice usò la falce per parare il colpo, generando un’onda d’urto abbastanza forte da smuovere le fronde degli alberi in un raggio di almeno cento metri.
Senza perdere tempo, Ruby incanalò parte dell’aura rimastagli all’interno della lama e compì un rapido affondo. Decina di tronchi vennero mozzati dall’intensità dell’attacco.
Emil provò a parare il fendente incrociando le braccia, ma il contraccolpo fu comunque abbastanza forte da procurargli una lunga ferita sul fianco destro. Stringendo i denti, nel tentativo di frenare il dolore, mise tutta l'energia rimasta nelle gambe e partì a razzo contro Ruby, prima che la ragazza potesse lanciare un ulteriore attacco.
La sbatté violentemente a terra, sollevando una densa nuvola di polvere e detriti. Prima che la studentessa potesse reagire, le puntò una mano artigliata lungo il lato del collo.
<< Bene, direi che la preda è mia >> commentò con un sorriso soddisfatto.
Tuttavia, ben presto si rese conto di qualcosa che cominciò a premergli contro il torace. Abbassò lo sguardo e vide il fucile della falce di Ruby che puntava proprio all’altezza del cuore.
La mano della ragazza riposava comodamente sul grilletto dell’arma.
<< Direi che si tratta di un pareggio >> ribatté la cacciatrice, con una vocetta infantile.
Emil rilasciò un sonoro sbuffo. In quel preciso istante, l’adolescente si rese della posizione in cui erano e si rialzò in fretta e furia, cercando di trattenere un rossore. Escludendo gli abbracci ricevuti dalla madre… non era mai stato così vicino ad una femmina in tutta la sua vita.
Nel tentativo di mantenere un minimo di compostezza, volse una rapida occhiata in direzione di Ruby.
<< Okay, la preda si divide. Ora… come la trasportiamo? >> domandò con esitazione.
Dopotutto, entrambi avevano esaurito l’aura e non avevano certo la forza per sollevare un bestione da più di tre tonnellate, per di più si resero conto di aver rotto i rispettivi telefoni durante la battaglia.
In tutta risposta, ricevette solo un inesorabile silenzio.
<< … Dannazione >>
                                                                                                                                             * * *

Accelerator si mise a sedere, cercando di ignorare il dolore che gli attanagliò i fianchi.
<< Le tue ferite stanno guarendo in maniera sorprendente, ragazzo >> commentò il medico che lo stava esaminando << Prova ad alzarti e a muovere qualche passo. Mi raccomando, stai attento a non sforzarti. >>
L’esper sbuffò, e si tirò su con la schiena. Poi, quasi con esitazione, appoggiò il piede destro per terra e riuscì a ergersi in posizione eretta. Tutto gli sembrava così grande e la testa gli girava, ma riuscì a compiere qualche passo; nel camminare, percepì comunque una fitta di dolore alle gambe e all'addome.
Lo scontro contro Darth Vader lo aveva provato molto, più di quanto avesse inizialmente sperato.
<< Meglio, sì... >> borbottò a bassa voce.
Il medico annuì soddisfatto.
<< Per precauzione, ti assegnerò una stampella per camminare meglio. Non vogliamo mica che tu cada e ti faccia ancora male >> scherzò l’uomo, mettendogli una stampella grigia sotto il braccio destro.
L’albino strinse ambe le palpebre degli occhi. << Non mi tratti come un fottuto lattante. >>
<< Non essere scortese >> lo richiamò Yoshikawa, seduta a un paio di metri da lui << Eri gravemente ferito, ma quest’uomo è riuscito a rimetterti in sesto. >>
<< Me la sarei cavata come sempre >> ribatté l’altro, compiendo un gesto sprezzante con la mano libera.
In quel preciso istante, una terza figura fece capolino all’interno della stanza.
<< Accelerator! >> gridò Last Order, abbracciandolo con forza << Finalmente sei guarito, ero così in pensiero, confessa Misaka come Misaka, ricolma di felicità. >>
<< AH! Cazzo, l'addome!>> sibilò l’esper a causa di una forte fitta provocatagli dall’abbraccio della piccola.
La bambina si ritrasse all’istante, il volto adornato da un’espressione colpevole. << Oh, mi dispiace, non volevo farti male, dice Misaka come Misaka, pentita dal suo gesto. >>
Lui la guardò un attimo, poi sbuffò rassegnato e le strofinò la testa. L’atto, per quanto inusuale, sembrò rassicurarla.
In quel momento, Yomikawa entrò nella stanza, accompagnata dalla figura di Thor.
<< Oh, vedo che il fanciullo si è ripreso dalle ferite. Hai combattuto con onore, ragazzo mio, i tuoi antenati ne saranno orgogliosi >> si complimentò con il dio del tuono, mettendogli una mano sulla spalla << Come stai adesso, giovane guerriero? >>
Accelerator poté constatare che la mano dell'asgardiano era ben più grande della sua spalla, e non potè fare a meno di pensare che avrebbe potuto stritolargli la testa come se fosse una nocciolina; ma non ci fece caso e scostò l’arto, rispondendo con un secco: << Bene, grazie. >>
<< Ah, signor... scusi, come si chiama lei? >> chiese Yoshikawa.
L’uomo compì un inchino aggraziato. << Il mio nome è Thor Odinson, principe di Asgard. Al vostro servizio, madamigella. >>
<< Pensavo fosse Loki il reggente di Asgard >> osservò la donna, visibilmente confusa.
Al sentire tali parole, una scarica di natura elettrica fuoriuscì dal corpo del biondo, andando a infrangersi dritta contrò le lampade al neon presenti sul soffitto.
Accelerator strinse ambe le palpebre degli occhi, pronto ad attaccare. Per fortuna, Thor si limitò a prendere un paio di respiri calmanti.
<< Perdonatemi, io… ho ancora qualche problema ad accettare il fatto che il mio infido fratello sia riuscito a prendere il controllo della mia vecchia casa >> mormorò con tono di scusa.
Yomikawa sussurrò a Yoshikawa la parola “Fratello?”, ma quest’ultima si limitò a scrollare le spalle. Fatto ciò, porse al dio del tuono un sorriso gentile.
<< Non si preoccupi, caso mai dovrei scusarmi io, per averla turbata in questo modo. Volevo solo ringraziarla per aver salvato Accelerator.  E la prego, mi chiami solamente
Kikyō. >>
Il biondo rilasciò una sonora risata.
<< È mio dovere proteggere i mortali, perché Midgard è sotto la mia tutela. Dovresti essere orgogliosa di lui, tuo figlio ha combattuto come un vero guerriero >> dichiarò con voce forte e tonante.
La giapponese arrossì all’istante. << Ma no! Lui non è mio figlio... santo cielo>> borbottò imbarazzata.
<< E io sono Yomikawa Aiho!>> esclamò l'altra donna , lanciando al dio del tuono un sorriso accattivante. << Ma puoi chiamarmi solo Aiho. Sono la migliore amica di
Kikyō, nonché semi-tutrice di queste piccole pesti >> disse facendo un rapido cenno nei confronti di Accelerator e Last Order.
<< Signorina, il piacere è tutto mio >> rispose l’altro, con un elegante baciamano.
Così com’era successo alla sua vecchia compagna di scuola, la donna arrossì con enfasi.
Last Order inclinò leggermente la testa.
<< Yomikawa sta forse flirtando con l'uomo biondo? Secondo me sei troppo avanti con gli anni per imbarazzarti come una ragazzina. Constata Misaka come... ahi! >> squittì lei, a causa di una botta in testa fornitale dalla suddetta.
Accelerator rilasciò un sospiro sommesso.
<< Tch... sono circondato da un branco di pazzi >> borbottò infastidito.
Mentre l'esper era intento a lamentarsi, una nuova figura fece capolino all’interno della stanza. Si trattava di un uomo dalla corporatura grassoccia, vestito con abiti di pregiata fattura. Aveva una coda da pinguino che gli fuoriusciva dalla parte posteriore del corpo.
Salutò Thor con un cenno del capo e si diresse verso la piccola famiglia.                                         
<< Spero di non disturbare, signore >> disse porgendo un rapido inchino nei confronti delle donne presenti.
Fatto ciò, volse la propria attenzione nei confronti di Accelerator.
<< Felice che tu sia ripreso, ragazzo. C'è nient'altro che possa fare per te, oltre a porgerti le mie scuse più sincere? >>
L’esper lo guardò con un'espressione leggermente corrucciata. << Scusarti di cosa, polaretto? >>
Quasi come ad un segnael, una venuzza si gonfiò sulla fronte del nuovo arrivato. Invece di mettersi a sbraitare, tuttavia… il fauno scoppiò in una sonora risata.
<< Polaretto?! Non mi chiamano così dai tempi dell'accademia. Devo dire che hai fegato, ragazzo. Ah, immagino che le presentazioni siano in ordine: mi chiamo King Dedede e sono il sovrano di Dreamland. Il Dottore vi ha portato su questo pianeta prima che la situazione degenerasse ulteriormente. >>
Accelerator lo fissò con un’occhiata sospettosa.
<< Capisco. Io sono Accelerator >> fu la sua riposta pacata.
In quel preciso istante, un uomo in divisa bianca fece capolino ai piedi della porta.
<< Mio re, il Dottore è appena tornato >> enunciò il ribelle.
Il fauno annuì soddisfatto.
<< In questo caso, non perdiamo tempo! >> esclamò con tono gioviale.
Girò la testa in direzione di Accelerator.
<< Te la senti di fare una breve camminata? >> domandò con voce sorprendentemente premurosa.
L’Esper diede un lieve cenno d’assenso, quindi il re si rivolse alle donne.
<< Voi cominciate pure a incamminarvi verso i vostri alloggi, tornerò da voi entro un’ora al massimo >> dichiarò con un’espressione gentile.
Yoshikawa divenne improvvisamente tesa. << Veramente noi… >>
Esitò, lanciando una rapida occhiata nei confronti dell’amica. Quest’ultima decisa di dar voce ai pensieri della donna.
<< Ci piacerebbe tornare a casa >> sussurrò con tono flebile.  
Il fauno rilasciò un sospiro sommesso, visibilmente rammaricato da quello che stava per dire.
<< Mia cara, credimi, niente mi renderebbe più felice di accontentarvi, ma… non potrete più tornare a casa. Le vostre facce sono diventate tra le più ricercate dell’Impero. Mi dispiace, ma la vita che conoscevate prima di questi terribili eventi è ormai perduta per sempre. >>
Al sentire tali parole, l’atmosfera della stanza si fece improvvisamente cupa. Accelerator strinse i denti, internamente maledicendo il nome di Darth Vader.
Yomikawa si portò una mano agli occhi, nel tentativo di frenare le lacrime. Percependo la sua angoscia, Last Order le afferrò la maglietta, porgendole un dolce sorriso. L’azione sembrò rallegrare la donna, anche se di poco.
Poi, sia lei che
Kikyō fuoriuscirono dalla stanza, seguite dalla bambina.
 
Dedede, Thor e Accelerator, nel frattempo, s’incamminarono fino ad un ascensore posto accanto all’ala pediatrica del complesso.
Dopo quasi appena un minuto di viaggio, il mezzo di trasporto li portò fino ad un enorme hangar color grigio metallizzato. Era il fulcro del covo della Ribellione, situato in una montagna affacciata sul mare di Dreamland, che separava il continente a forma di stella da Vacuo, a sua volta confinante con Vale.
La base era immersa in un’attività frenetica. Vi erano Cacciatori che rifinivano le proprie armi, casse colme di Polveri e munizioni, alcuni Grimm addomesticati, rinchiusi all’interno di apposite gabbie e piloti che correvano alle rispettive astronavi.
Il Dottore si trovava nei pressi di una nave mercantile, affiancato da un giovane ragazzo mascherato dal cui cappuccio spuntavano ciuffi di capelli verdi.
Resosi conto del loro arrivo, il Signore del Tempo ondeggiò la mano destra in segno di saluto, volgendo al trio un sorriso accattivante. Facendo segno alla persona che aveva affianco di seguirlo, camminò con passo felpato fino alla figura di Dedede, posandogli una rapida pacca sulla spalla.
<< King, amico mio! Vedo che il nostro ultimo ospite si è finalmente svegliato >> disse indicando Accelerator.
Il fauno annuì in accordo.
<< Già, se l’è cavata piuttosto bene. Specialmente considerando contro chi ha combattuto >> concluse con una certa nota di ammirazione, sapendo quanto il generale supremo dell'Impero potesse essere letale e distruttivo.
<< Tu invece chi hai trovato? >> chiese guardando con curiosità il ragazzo che affiancava il Signore del Tempo.
Diversi Cacciatori utilizzavano abbigliamenti piuttosto eccentrici, ma quello del giovane era bizzarro anche per i loro standard.
Come un grande presentatore, il Dottore indicò la figura del Vigilante Mascherato.
<< Voglio presentarti Royal Noir! Difensore dei deboli, protettore della gente di Gongmen, nonché figlio di una nostra vecchia associata. Ti ricordi di Lada, non è vero? >>
Al sentire quel nome, gli occhi di Dedede parvero illuminarsi di una nuova luce.
<< Per Giove! Mi sento i muscoli doloranti solo al pensiero dei nostri sparring. È un onore averti qui, Royal Noir. Tua madre era una dei nostri combattenti più capaci e valorosi. >>
Affianco a lui, Thor annuì con enfasi.
<< Non sapevo che avesse avuto un figlio. Per la barba di Odino, il suo amante doveva essere un grande combattente, per poter tenere testa a Lada... o forse un povero sventurato. Sono Thor, principe di Asgard, e dio del tuono >> disse porgendo un cenno nei confronti del ragazzo.
Fire, sorpreso dalle parole della coppia, rispose con un rispettoso inchino.
Il Dottore sorrise soddisfatto e indicò la figura di Accelerator.
<< E questo è Accelerator. Come te, è un ospite piuttosto recente della nostra base >> disse con lo sguardo rivolto nei confronti del nobile.
L'albino si tenne sulla stampella e lanciò al Vigilante uno sguardo annoiato.
<< Molto piacere >> borbottò con tono annoiato.
L'incappucciato lanciò all’esper un'occhiata di curiosità indiretta, ma non disse nulla. Si limitò a fare un altro cenno di saluto con la testa.
Affianco a loro, il Signore del Tempo osservò la coppia di adolescenti con fare divertito e batté ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Bene, sono sicuro che ve la intenderete alla grande! >> esclamò con voce estatica << King, ti dispiacerebbe portarli a fare un giro della base? Ho alcune cose di cui dovermi occupare. >>
Il fauno rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Da sovrano di un’intera nazione… a guida turistica. Che compito ingrato >> borbottò infastidito.
<< Per di qua >> disse facendo cenno alla coppia di seguirlo. Questi fecero come richiesto e scomparvero alla vista del Dottore, con Thor che li affiancava.
Soddisfatto, l’alieno fece per andarsene. Tuttavia, poco prima che potesse compiere anche un solo passo, qualcosa gli atterrò sulla faccia.
Togliendosela dal viso, l’uomo si rese conto che si trattava di…un volantino.
Il pezzo di carta era adornato da una scritta rossa in stampatello che diceva: ESIMIO DOTTORE, SIETE STATO SCELTO TRA MILIARDI DI ESSERI SENZIENTI PER PARTECIPARE ALLA PROMOZIONE “SERVO PER UN GIORNO” DEL NEGOZIO DI Y
Ū
KO! TROVERETE L’INDIRIZZO SUL RETRO DI QUESTO VOLANTINO. NON TARDATE A FARCI VISITA!
Il Signore del Tempo lesse il tutto con fare scioccato.
<< Be'… questa è nuova >> sussurrò a bassa voce.
Troppo immerso nella dichiarazione del foglietto, non si accorse della figura di Najimu che lo osservava da un punto nascosto dell’hangar…
 
                                                                                                                                          * * *


Terra ( Centro Imperiale ) - Cina

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Le mura di Hong Kong erano alte e possenti. La pietra viva che dava loro forma si ergeva in mezzo alle sconfinate e bianche risaie che dominavano le lande del dominio di Lord Shen, il candido servitore del Maestro.
Torri e bastioni squadrate dagli slanciati tetti scarlatti e spioventi dominavano sulla metropoli e le sue vie. Le bancarelle e i cittadini vivevano, parlavano e commerciavano sotto le lunghe ombre delle fortificazioni, che il sole proiettava sui quartieri della città similmente a zanne e artigli di una bestia dormiente.
Le larghe strade erano sontuose e i palazzi che le fiancheggiavano parevano mosaici d'oro e marmo.
I nobili vestivano di seta di giada e pregiata stoffa, mentre le loro carrozze si muovevano veloci fra le case e le botteghe circondate dalle loro guardie personali.
I mercati erano fiorenti, strabordanti di merci e cibi. Le monete passavano di mano in mano, da acquirente a negoziante, mentre dolci e giocattoli erano venduti in gran quantità a bambini sorridenti e ridenti, intenti a stringere le sottane delle madri.
Hong Kong era grande e magnifica, come tutte le prigioni di Battleground.
Era questo un pensiero comune fra le donne che lavoravano nelle distese di riso e cereali, le quali, alzandosi all'alba, si recavano ai campi con le zappe e cesti intrecciati di bambù che tenevano sul capo, mentre raccoglievano il prezioso alimento o preparavano la terra alla semina successiva, scavando  i canali per drenare l'acqua durante le irrigazioni.
Marie era una di queste. Marie Von Dracula era il nome completo: alta e altera, vantante di fluenti e magnifici capelli corvini, un seno florido e ben disegnato, un collo sottile, pelle bianca come il marmo, carnose labbra violette e profondi occhi scarlatti.
Le lunghe gambe dalle toniche cosce si piegavano armoniosamente quando si abbassava fra le spighe di grano e le delicate dita coglievano il frutto della fatica con sontuosa delicatezza. Aveva anche le orecchie leggermente a punta, motivo per cui, di giorno, portava sulla testa un ampio cappello cremisi che aveva dipinto con le proprie mani. Di questi tempi, era meglio non attirare mai troppo l’attenzione.
Quando si muovevano nell’acqua delle risaie, i perfetti piedi nudi parevano non affondare mai. Ella era bellissima, gentile e dotata di una profonda saggezza.
Come una ninfa si muoveva fra i campi ridendo e parlando con le altre donne mentre si affaccendavano, portava acqua a coloro che erano assetate e accompagnava a casa quelle fanciulle che, stanche, lamentavano di vesciche sanguinolente e duri calli, piangendo dei loro matrimoni infelici.
Nessuna sapeva da dove veniva Marie, la sua presenza era troppo spiccata per coloro che la circondavano, come un pilastro in marmo e basalto che si ergeva in mezzo a case di paglia. Agli occhi dei più che la conoscevano sembrava una nobile di una qualche casata, poiché quando parlava, si muoveva e camminava palesava un'educazione votata alla regalità e ad un'umiltà pacata, gentile, e sembrava abituata alquanto a motivare o aiutare coloro che erano sofferenti e bisognosi.
Tuttavia, talvolta, erano sorte voci che, seppur soffocate subito, non erano senza fondamento. Qualche volta, durante i mesi più caldi, alcune fra le più splendenti ragazze che lavoravano fuori dalle mura di Hong Kong cadevano fra le braccia della bella Marie, cedendo alle sue lusinghe, alle sue dolci parole d'amore e ai suoi doni e le si vedeva prese per mano e portate nella sua casa, e qui, nascoste agli occhi dei tutti, consumavano dolcissimi e roventi atti fatti di baci, morsi, carezze e graffi.
Il punto era che, alcune di queste ragazze, poi non venivano più viste e Marie ne piangeva la morte con cordoglio e dolore finché una nuova fanciulla non le curava l'animo.
Ma la verità… era assai più sinistra.
 
Era una notte d'estate, calda e secca, il corpo sudato e nudo di Marie era in posizione seduta sulla stuoia, posata sul pavimento della sua dimora. La pelle pallida riluceva alla luce della luna, la quale accentuava la meraviglia del suo corpo e la perfetta sensualità delle sue curve, così floride e definite.
Accanto a lei, una fanciulla, appena adulta, la osservava col miele negli occhi, i capelli sparsi attorno al capo e il minuto e delicato corpo coperto come da un luccicante velo di rugiada, oggetto dei bollenti tocchi della donna che la carezzava piano.
<< Non è tua la colpa, questo è ciò che sei. Non dovresti odiare la tua natura >> disse la giovane fanciulla, allungando una mano sulla schiena della corvina.
<< Non la odio e non la rinnego. La mia natura mi rende nobile e bella, imperitura nel tempo... unico mio rimpianto è quello di dover amare, e nutrirmi di chi amo >> rispose con tono morbido e suadente.
<< Non hai scelta. La morte e il decadimento sarebbero l'alternativa e tu non vuoi morire com'è giusto che sia. Tu doni amore... il sangue e la vita sono un irrisorio prezzo da pagare. Molte di noi erano destinate a bavosi nobili, tu ci doni la felicità. Fai ciò che devi >> concluse la pulzella, volgendo il capo verso sinistra e mostrando il collo dalla pelle ancora immacolata e perfetta.
E fu su quella pelle che Marie fece scorrere i polpastrelli, facendola attraversare da un intenso brivido di piacere.
<< Chiudi gli occhi, non farà male... anzi, il piacere sarà totale >> sussurrò a bassa voce e, chinandosi sulla gola, fece schioccare le fauci.
Due acuminati canini fecero capolino nell'arcata superiore e con un leggero ruggito, come la minaccia di un gatto, affondò i denti nella pelle, nella carne e nella vena.
La vittima gemette, inarcando la schiena e serrando gli occhi. Sentì il sangue defluire dal proprio organismo, lentamente, protraendo nel tempo dolore e piacere.
L'amplesso della dolce morte, così Marie aveva denominato l'atto che la vedeva provare del sangue quelle fanciulle ed era una nomea appropriata, poiché l'estasi della carne più assoluta sconvolgeva il corpo e la mente delle sue vittime e quando alla fine si tirava su, ritraendosi dalle membra oramai fredde e morte, il piacere era passato e la vita aveva abbandonato le giovani amanti. E poi ella piangeva per la perdita in sé di un'amante devota e bella.
Questo ciclo fu però spezzato bruscamente tre notti dopo quell'ennesimo omicidio.
Marie stava seduta nel portico sul quale si affacciava la porta d'ingresso. C’era e miele sulle travi in legno e le sue narici si dilatavano, beandosi della sublimità del profumo che colmava l'ambiente che la circondava, mentre le orecchie erano tese ad ascoltare la melodia della natura viva e pulsante.
In tutto quello, era cullata dentro di sé da una dolce malinconia, ma non era spiacevole. Si crogiolava in quella sensazione, sorridendo mesta al mondo davanti ai suoi occhi e, sognante, alzò lo sguardo al cielo.
Sapeva che ciò che vedeva era falso, frutto di inganni, menzogne e falsità, tutto ciò che toccava era finto, frutto di un laborioso lavoro di cucitura. Un frammento da qua, un altro da la ed ecco Battleground. Il dominio del tiranno… il dominio del Maestro, soggiogatore di popoli.
Con un sospiro si tirò su, togliendosi le scarpe, e poggiò la pianta del piede nudo al suolo, tiepido e piacevole al tatto, ma finto, non vero... chissà, forse proprio lì dove aveva costruito la sua dimora, in mezzo alle risaie come molte altre, forse un bambino o una bambina giocavano col proprio cane mentre il papà e la mamma li fissavano sorridenti.
Fu allora che tutto andò in pezzi. Il cielo parve prendere fuoco, un lampo bianco accecante squarciò la perfezione della notte, le stelle tremarono nell'immensità del cosmo e un fulmine si schiantò al suolo.
Il boato fu assoluto. La terra arse all'istante, l'acqua schizzò a fiumi verso l'alto e lo spostamento d'aria spazzò il suolo, sollevando zolle di terra.
Portandosi le braccia al volto, la Nosferatu diede le spalle al luogo dello schianto e si protesse dietro una grande ala nera. Le membrane si tesero come la stoffa di una vela e le ossa si fletterono in modo da coprire la corvina, che tese poi un palmo in avanti. Evocò una barriera scarlatta, fluida, che si erse come uno scudo a sua protezione.
Quando poi l'onda d'urto andò scemando, Marie si erse in tutta la sua statura. Quattro grandi ali di pipistrello avevano preso forma dalle sue spalle e l'aura che emanavano, demoniaca e atroce, gettava un'ombra terribile sulla magnifica donna, come se la bellezza fosse causa e frutto assieme di un orrore indicibile.
Volse lo sguardo verso Hong Kong. Campane e torce ruppero la quiete cittadina, guardie e milizia accorsero al camminatoio sulle mura, ed ecco levarsi le voci dei cittadini, bruscamente gettati giù dai loro letti.
Lesta, la Nosferatu colmò la distanza che la separavano dallo schianto con un unico battito d'ali e planò all'interno del cratere, levando la mano sinistra e dando forma ad un globo scarlatto che pulsava come un cuore battente.
Mise piede sul fondo, a circa 20 braccia dalla superficie, e qui irradiò dal proprio corpo un tenue bagliore amaranto, quel tanto che bastava per scorgere ciò che aveva provocato l'impatto. Ben presto, la meraviglia colmò il suo sguardo.
Un corpo femminile in oro puro giaceva lì, incredibilmente grande, oltre due metri e mezzo d'altezza. I lunghissimi capelli violetti circondavano la figura e una coda serpentina spuntava da dietro la schiena.
Chinandosi sulle gambe, Marie si fece prossima alla donna. Il viso era l'icona della perfezione, le labbra in puro argento e gli occhi chiusi. Un naso delicato e appena all'insù e due curiose orecchie a punta che culminavano con due corna, le quali seguivano la forma del cranio fin dietro la nuca e qui quasi si congiungevano. Le punte si riflettevano verso l'interno in un ricciolo accennato.
"Non devono trovarla" pensò fra sé e sé.
Non ne sapeva il motivo, ma era certa che quella donna NON doveva cadere nelle mani avide dei nobili e di Lord Shen, o peggio, del Maestro in persona.
Così le fece passare un braccio dietro la schiena riuscendo a stento a cingerle le spalle e la tirò su quel tanto che le bastava per mettersi in posizione eretta.
Fissò il cielo notturno, udendo al contempo il vociare delle guardie che si avvicinavano.
Spalancando la bocca emise un acuto e lancinante lamento, un'atroce esplosione sonora che si propagò nella pianura, facendo andare in pezzi le vetrate della città e le guardie che oramai erano prossime alla voragine s'arrestarono di colpo, sgranando gli occhi , mentre freddo sudore permeava loro la fronte sotto gli elmi e le mani tremanti reggevano debolmente le armi. Senza avere l'ardire di indugiare oltre, volsero le spalle alla fossa e batterono in una disordinata ritirata, senza osare voltare lo sguardo per indagare riguardo l'origine di quell'urlo.
Appurato col suo sopraffino udito che erano nuovamente sole, Marie prese la misteriosa donna tra le braccia come se fosse una sposa e si levò in volo sbattendo le quattro grandi ali. Planò nuovamente presso la sua umile dimora e qui, all'interno, stese l'aliena presenza, convinta, a ragione, che avrebbe dovuto attendere l'alba per avere risposte alla moltitudine di domande che le stavano affollando la mente in quel preciso istante.
Si stese quindi accanto alla meravigliosa donna, reggendosi la guancia destra col palmo della mano, poggiata sul gomito, e fissò quel volto disteso, dormiente. Era l'apoteosi dell'immagine del sonno, un corpo disteso, i lineamenti rilassati e gli occhi chiusi.
L'espressione era assoluta, un cipiglio appena accennato, le perfette labbra un poco incurvate e il petto smosso appena dal respiro e dal battito cardiaco che le smuoveva la pelle d' oro.
<< Chiunque tu sia, sei qui per una ragione, ma quale? >> si chiese la Nosferatu, sfiorandole la guancia con due dita della mano sinistra.
Fatto ciò, coprì il suo grande corpo con la coperta in lino e stringendola a sé, come una madre farebbe con la sua prole.
                             
La mattina dopo, poco prima del sorgere del sole, la donna non stava più distesa sopra il duro pavimento, la sua maestosa figura svettava nel portico di casa con i piedi nudi che affondavano nel terreno, gli occhi ora aperti. Dominati da un bianco totale, essi osservavano l'immensità del panorama davanti a lei e la lunga coda squamosa si muoveva placidamente, come un gatto in attesa di qualcosa.
Teneva lo sguardo costantemente sulla voragine che aveva provocato nella caduta e studiava la terra riarsa attorno, annerita dalle fiamme e dal gelo. Una putrescente macchia nera in mezzo ad una distesa verde e dorata, dominata dal fresco colore dell'acqua che gorgogliava gioiosamente, mentre scorreva fra i vari canali, incurante degli eventi che stavano accadendo attorno a lei.
<< Riesci già ad alzarti >> constatò Marie sulla soglia di casa, avvolta nella sua veste serale.
Con stupore a mala pena celato, la osservò eretta in tutta la sua statura. Neanche ci stava dentro casa sua o sotto la veranda, se non stando china tutto il tempo. Con passo lento e pacato, si avvicinò a lei, portandosi al suo fianco, e la osservò in volto, alzando lo sguardo: malinconia, dolore, perdita, rabbia... fuoco. Tutto questo tumultuoso torrente di emozioni scorreva selvaggio negli occhi bianchissimi della donna, mentre lacrime di argento purissimo le rigarono le guance, umide e scintillanti.
<< Stavo vagando, in un vuoto. Ho visto... spiriti e carne... e stelle... tutto andato in fumo... Com'è possibile che qualcosa esista ancora? >> chiese voltandosi verso la corvina, implorando con lo sguardo una risposta.
La Nosferatu inclinò leggermente la testa.
<< Tu... ricordi cosa c'era prima di tutto questo? >> domandò Marie, avvicinandosi ancora con gli occhi colmi dello stupore derivante da quella sorpresa.
Da quando si era svegliata in quella casa, anni prima, aveva compreso all'istante che nessun altro doveva sapere che lei sapeva. Era consapevole che ciò che vedeva era falso, frutto di un mosaico composto dopo che il precedente capolavoro era andato in pezzi.
<< Ricordare? No... non è il termine corretto. Non è una memoria... ma un fatto: qualcosa che dovrebbe esistere ancora al posto di tutto… questo. Ma che è stato come sostituto da un evento che mai avrebbe dovuto aver luogo. Tutto questo… è falso >> disse la donna, muovendo la coda e guardando verso il basso.
<< Dimmi. Voglio sapere cos'è accaduto >> disse Marie, il tono di voce quasi implorante.
La donna le lanciò una rapida occhiata. << Mi stai chiedendo di raccontarti un'eternità, perché tale è la mole di eventi che ho visto, causato e subìto. >>
<< Voglio solo capire com’è avvenuto tutto questo >> ribatté la Nosferatu.
<< La comprensione genera sofferenza. Sento che lo sai meglio di molti altri >> fece la donna dorata, con pacata saggezza.
<< Ma l'ignoranza è causa di schiavitù >> puntò a denti stretti la più piccola, guardandola negli occhi, non intimidita dalla differenza di dimensioni.
La donna inclinò la testa a sua volta.
<< Sei una bambina che aspira a qualcosa che non può comprendere >> sentenziò lei, stringendosi nelle braccia con un brivido di freddo causato dal gelido vento del primo mattino.
<< Una bambina che ti ha salvato la vita... ti avrebbero usata come sollazzo carnale fino a romperti tutte le ossa >> sbraitò la corvina, costringendola a tornare a guardarla.
Tuttavia, la vide sorridere comprensiva, come un genitore davanti ad un bambino disubbidiente.
<< Per me un uomo umano non rappresenta una maggior minaccia di quanto una mosca non lo sia per te >> disse pacata, accarezzandole una guancia << Fidati, bambina, ciò che è stato è meglio resti a me. >>
E, detto questo, le diede le spalle e rientrò nella capanna, abbassandosi, e si sedette sulla stuoia.
Fatto ciò, evocò nel palmo della mano sinistra un globo luminoso, il quale si divise in varie sfere più piccole, che iniziarono a volteggiare a pochi centimetri dalla sua pelle, formando anelli di steroidi, nebulose e perfino soli e pianeti.
 
https://youtu.be/EvYh3uQpqXc
 
<< Ora… questo è il massimo che posso fare. Un sistema solare in miniatura, senza vita, solo un fluttuare incoerente di corpo celesti >> mormorò.
 Sollevò di scatto la mano, lasciando che le creazioni iniziassero a fluttuare, grandi ora quanto il pugno di un bambino.
<< Prima di questo, ero la madre di infiniti universi e piani esistenziali. Creavo intere civiltà e lingue e pianeti in pochi frammenti di secondo. Ho visto maestose navi di metallo e ingranaggi solcare i mari dello sub spazio , eserciti di creature magnifiche e terribile darsi battaglia nel vuoto dei buchi neri. Sulle mie mani intere flotte andavano in pezzi nelle tempeste di raggi gamma, causate da conflitti nucleari. Questo è il massimo che posso dirti. Osserva >> disse indicando il centro della stanza, dove creò un pilastro di piccolissime stelle << Sedevo al centro di una torre come questa, composta di piani infiniti... ma tutto è andato perso. L'amore della mia vita, il quadro che le avevo creato... svaniti nel nulla. Ogni momento si è dissolto, come granelli in una spiaggia. Quel destino sarebbe dovuto toccare anche a me, e invece sono sopravvissuta... giungendo fin qui >> concluse schioccando le dita.
Un'esplosione cosmica di fuoco puro si propagò nel sistema solare creato e questo venne spazzato via.
Marie osservò il tutto con fare attonito.
<< Tu... cosa... come... chi sei tu? >> balbettò la Nosferatu, con occhi ricolmi di qualcosa che andava oltre la meravigli.
Davanti a lei aveva appena visto protrarsi in pochi attimi milioni di anni di evoluzione e di mondi. Eppure, quella donna aveva creato e spazzato via ogni cosa come se niente fosse.
<< Un tempo colmavo l'infinito. Tuttavia, ora come ora, sono a pezzi, frammentata, nient'altro che una pallida imitazione di ciò che ero. Anche con il mio colpo più potente, potrei al massimo coprire la superficie di una grande metropoli, ma nulla di più. >>
<< Nulla di più... ma tu sei una Dea! >> disse Marie, visibilmente scioccata dalla dichiarazione della donna.
Questa scosse prontamente la testa.
<< No. Sono... Ero molto di più. Creavo interi Pantheon, affinché i popoli potessero rivolgersi a entità che fossero in grado di vedere e comprendere. Ma qui, su questa blanda imitazione di una realtà, sono solo una creatura molto potente come ce ne sono molte altre. Certo, mi ergo di gran lunga sopra la media, e anche fra gli straordinari sono una rarità ma... ci son esseri molto più forti di me. Immagino sia l'ordine delle cose. Da grandi poteri, grandi responsabilità... io non sono riuscita ad adempiere appieno alle mie. Posso dire, piccola, che è anche colpa mia se tutto questo ha preso forma >> concluse con un mesto sorriso, sedendosi poi a gambe incrociate e chiudendo gli occhi.
<< Una sola persona riusciva a farmi sentire ancora il calore della vita... e quella persona è morta fra le mie braccia. Si chiamava Kyrie. E ora resto io mentre lei... lei... >>
Incapace di concludere, si portò le braccia al petto e proruppe in un pianto disperato. In quel momento non era più una dea o un essere superiore, ma una madre che aveva perso i suoi figli, un'amante che aveva perso chi amava, un'orfana senza casa. Questo mondo… era sbagliato, poteva sentirlo. Ed era la tela di un ragno, una creatura intrisa della più grande malvagità.
Scossa nel profondo di quegli eventi, Marie si avvicinò alla donna e la cinse con le braccia per quanto le fosse possibile, cullandola dolcemente.
<< Come ti chiami? >> sussurrò a bassa voce, accarezzandole i lunghissimi capelli e la schiena con dolci movimenti circolari.
<< Auth >> disse alla fine la donna, fra i singhiozzi << Mi chiamo Auth. >>

                                                                                                                                        * * *


Eadu - Pianeta sotto controllo Imperiale

Durante il volo verso la base imperiale del pianeta Eadu, Darth Vader aveva attizzato la furia che gli divampava nel cuore. Alimentato dall’indignazione e dall’umiliazione, il suo fuoco interiore ardeva abbastanza intenso da riscaldarlo, nonostante il freddo che si diffuse nella navetta, e da tenere a bada il gelo delle gocce di pioggia che lo aggredirono quando scese la rampa di sbarco fino alla piattaforma di atterraggio.
Gli stivali della squadra di stormtroopers che aveva scelto di accompagnarlo a terra stridettero sul metallo bagnato, quando il Signore Oscuro si fermò ed esaminò l’assortimento di soldati, ufficiali e ingegneri schierato davanti a lui.
Gli assaltatori avevano spinto da un lato i lavoratori che, abbattuti come cani bagnati, si tenevano in un indecoroso gruppo scomposto, mentre gli ufficiali anziani del centro erano allineati intorno alla navetta, sforzandosi al meglio di ignorare l’umiliazione al cospetto di Vader.
La comandante della guarnigione si fece avanti per dargli il benvenuto, ma il Sith respinse la donna con un cenno. Non aveva alcun interesse a ritardare quello che era venuto a fare.
Gli ingegneri si scambiarono occhiate nervose. Vader li osservò uno per uno, ne richiamò alla mente i nomi e ne studiò l’atteggiamento. Non conosceva granché la maggior parte di loro. Aveva scelto di persona il Dottor Merlot. L’uomo in questione si teneva eretto e rigido, con un’espressione che oscillava tra la paura e un’estrema speranza.
Il Dottor Eggman, invece, pareva pronto a imprecare a gran voce contro le interferenze burocratiche e a seppellire la sua evidente preoccupazione sotto un sottile strato di orgoglio professionale. L’uomo gli piaceva, ma si augurò che questa volta rimanesse in silenzio.
Nessuno di loro tradiva il minimo accenno di sfida. Questo era un bene. Dopotutto, erano stati incaricati di uno dei progetti d’armamento più importanti dell’Impero.
In quel preciso istante, una giovane donna dai lunghi capelli neri e la pelle ambrata cominciò a farsi strada al centro del gruppo. Indossava una tuta bianca da direttrice, completa di mantello, perfettamente aderente alla sua corporatura magra e atletica. Costei era Chelli Lona Aphra, gestore del progetto noto come CYBERMEN.
Vader osservò la nuova arrivata, mentre questa venne avanti sbattendo le palpebre, nel tentativo di liberare gli occhi dalla pioggia. Dal suo comportamento pareva che la presenza del Signore Oscuro non la sorprendesse né la preoccupasse.
<< Dottoressa Aphra >> esordì l’uomo << Mi auguro che i lavori stiano procedendo bene. >>
<< Per quanto è possibile, Lord Vader>> fu la risposta calma e pacata della donna.
Naturalmente era falsa umiltà, il Sith ne era certo.
<< Il Maestro è stato molto colpito dai progressi ottenuti durante il proseguimento del progetto. A quanti esemplari siete arrivati? >>
<< Circa 100.000. E stanno aumentando >> ribatté l’altra, sorridendo impercettibilmente.
Vader annuì, apparentemente compiaciuto dalla notizia.
<< Eccellente. Il Maestro in persona vorrebbe congratularsi con voi per il vostro duro lavoro e mi ha mandato qui per scortarvi fino al Centro Imperiale >> disse attraverso il respiratore della maschera.
Al sentire tali parole, il volto di Aphra parve illuminarsi con vivida sorpresa. Lanciò una rapida occhiata in direzione dei lavoratori presenti  e questi si spostarono a disagio, anch’essi colti alla sprovvista dalla dichiarazione del Comandante Supremo.
Volgendo la propria attenzione nei confronti dell’uomo, la direttrice deglutì. << Questo è… molto generoso, Lord Vader. Ma non sono sicura che lasciare i miei scienziati in questo momento delicato sia il miglior corso d’azio-… >>
<< Sono sicuro che i vostri scienziati saranno più che in grado di provvedere a se stessi, per un giorno o due. O devo forse riferire al Maestro che avete rifiutato la sua cortese richiesta? >> domandò con tono colmo d’anticipazione.
La donna scosse rapidamente la testa. << Assolutamente no, Lord Vader. >>
<< Ne ero sicuro. >> Detto questo, porse un rapido cenno in direzione degli ingegneri e disse: << Continuate il buon lavoro. >>
Poi, con passo rapido ma deciso, cominciò a incamminarsi lungo la rampa della navetta. Aphra porse un ultimo sorriso di scusa nei confronti dei sottoposti e procedette a seguire l’uomo.
La navetta partì subito, giungendo nei pressi dell’Esecutore appena dieci minuti dopo. Vader condusse la donna nei pressi delle proprie stanze private, facendole segno di seguirlo. Una volta dentro, la direttrice si voltò verso il Signore Oscuro.
Questi rimase fermo e immobile ad osservarla. Poi, lentamente, si tolse la maschera, rivelando un volto maschile di età probabilmente poco inferiore ai quarant’anni. Aveva lunghi capelli biondo cenere che gli arrivavano fino alla base del collo, occhi gialli come il sole stesso e una cicatrice che gli percorreva l’occhio destro.
<< Che dici? Sembravo troppo impaziente? >> domandò l’uomo, il tono di voce basso e graffiante.
Aphra arricciò ambe le labbra in un sorriso malizioso.
<< Forse un pochino >> commentò divertita.
Poi, avvolse le braccia attorno al collo di Vader e posò le proprie labbra sulle sue. Il Sith rispose al bacio, porgendosi in avanti e posando la mano destra tra i capelli della donna.
Dopo quasi un minuto buono, entrambi si staccarono, ansimanti. Il Signore Oscuro strinse a sé la donna, posando la fronte contro quella di lei e imbevendosi del suo profumo.
<< Mi sei mancata >> sussurrò a bassa voce.
La direttrice ridacchiò una seconda volta e procedette a baciarlo sulla punta del naso. << Quanto tempo abbiamo prima dell’atterraggio? >>
<< Circa un’ora >> rispose il Sith, con un sorriso a malapena accennato << Siamo diretti alla mia residenza su Scarif. >>
La donna ricambiò il gesto. << Be', in questo caso, dovremmo approfittarne. Non crede anche lei, Lord Vader? >>
<< Mia cara, siamo in privato >> ribatté l’altro, posandole delicatamente una mano sulla guancia.
In quel preciso istante, le pupille dell’uomo cambiarono dal giallo oro ad un azzurro cielo.
<< Chiamami Anakin. >>



 

Personaggi
 
Marie Von Dracul
Opera: OC / Personaggio originale
Razza: Vampiro / Nosferatu
Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=3eTNm9tOPnQ
Autore: Rose Du Rembrandt
 
Team RWBY
Opera: Rwby
Razza: Ruby, Weiss e Yang sono umane, Blake è un fauno
Video Tribute: https://www.youtube.com/watch?v=Do09-cAKxeY
Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=vWdy40T0XyI
Autore: Fenris

Anche Sun è un personaggio di Rwby.
Aphra, gestita da evil 65, è l'assistente e collega di Darth Vader all'interno della nuova serie a fumetti dedicata al Signore Oscuro dei Sith.
Qui un'immagine:
 https://www.google.it/imgres?imgurl=https://i0.wp.com/www.badcomics.it/wp/wp-content/uploads-badcomics/2016/11/star_wars_doctor_aphra_1_cover.jpg?fit%3D790%252C1200%26quality%3D85%26strip%3Dall%26ssl%3D1&imgrefurl=https://www.badcomics.it/2016/12/star-wars-doctor-aphra-1-recensione/138443/&h=1200&w=790&tbnid=9hbl0VqC3eyVqM&tbnh=277&tbnw=182&vet=1&docid=_wQS_N49NJsGXM

Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!


 
  
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