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Autore: Peahen    06/07/2009    0 recensioni
Un nuovo mondo, nella notte fra le ombre e gli alberi illuminati dalla luce delle stelle si cela la misteriosa Vlasta-Fannung, la civiltà kylmä non può più nascondersi nella sua città delle tenebre, è giunto il momento di rivendicare il proprio potere su ciò che a loro è stato tolto. Nella fortificata capitale di Virjienne il giovane Colonnello si prepara a dover affrontare gli incubi del suo passato e una minaccia imminente. Mentre si avvicina una misteriosa battaglia e una persona che cambierà il suo destino e quello dell'intera Terra.
Genere: Dark, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 3: Nuova caccia per ristabilir l'onor perduto

Seconda parte:

10 novembre dell'anno 1426, Fortezza della Contea di Virjienne


La mostruosa creatura giaceva ora distesa a terra, il petto tranciato a metà e ancora fumante, la sua pelle che, dura più del marmo, avrebbe potuto frantumare qualsiasi arma, si era liquefatta appena toccata da quella lama luminescente, "È stupefacente!" pensò Fennen estremamente sorpreso brandendo la corta spada che adesso stava affievolendo la sua luce. Il colonnello si voltò di scatto e incrociò nuovamente il suo nero sguardo con quello argenteo di Ulma, che sorrideva come al suo solito.

«Prodigiosa vero?» gli fece notare il giovane, mentre i suoi capelli dorati si spandevano nella brezza notturna, lunghi e splendenti.

«Tsk, come diavolo hai fatto a trovarmi?» lo incalzò Fennen, non si sarebbe mai aspettato di ritrovare là quella sua vecchia conoscenza.

«Mamma mia, come sei diventato burbero. Credevo che ti avrebbe fatto piacere rivedere il tuo caro vecchio fratellino.» sogghignò Ulma pallido.

«Fratello? Idiota, non credere di commuovermi, tu non sei certo figlio della mia stessa madre...» proruppe adirato il colonnello, in attesa di una vera risposta alla sua domanda.

«Bè, abbiamo pur sempre vissuto insieme sin da quando eravamo in fasce, no? Questo ci rende fratelli. Non credi Fennen?»

«Mmm.»

«La luna stasera è veramente splendida, ma forse lo sarebbe stato di più vista dalle ampie terrazze della nostra vecchia città, no? In questa rocca selvaggia ogni spettacolo degno di un re viene reso molto borghese. Si, questa luna sarebbe stata davvero meravigliosa...»

«Non ti gingillare, e rispondi alla mia domanda.» esclamò esasperato Fennen, non aveva voglia di ascoltare i cinici monologhi del suo vecchio amico d'infanzia.

«Sai che l'educazione è la migliore arma e difesa per un gentiluomo? Non mi urlare ancora addosso, ti prego. Un buon comportamento non può che giovare alle persone, ma lasciarsi travolgere da certi scatti d'ira non è certo degno di un'intellettuale come te o me.»

«E io ti pregherei di non prendermi in giro. Ma perchè invece di rispondermi giri intorno ad argomenti così frivoli e incoerenti?» sbuffò arreso Fennen, che ormai guardava Ulma con un'espressione sfinita.

«Ebbene, non è stato difficile trovarti, dopo quello che è successo sei stato per molto tempo sulla bocca di tutti, ricchi e poveri che fossero. Sapere dove eri?! Lo avrebbe potuto scoprire facilmente anche un sordo, per quanto veniva sussurrato o urlato che fosse. Inoltre se proprio lo vuoi sapere, non sono venuto qui solo per rivederti,... ma per controllarti.»

«Che cosa?» Fennen era nuovamente stupito, ma dopo un attimo si calmò nuovamente. "Era ovvio, quei maledetti vogliono spiarmi... Forse hanno paura che commetta nuovamente lo stesso errore? Che uccida qualcuno? Se è per questo l'ho già fatto stamattina e non mi sembra che un fornaio sia una gran perdita."

«Controllarti, perchè... forse, potresti... insomma.» Ulma, che di solito parlava con efferata cinicità e compostezza, conosceva troppo bene il suo amico per tentare un approccio controllato, conosceva la sua impazienza, la sua impulsività. Questa spiacevole convinzione gli avevano fatto temere il peggio dallo sguardo infuocato di Fennen. «Non sono impazzito, Ulma, non lo sono!» lo interruppe Fennen molto offeso, «Pensi forse che il mio atto sia stato così folle e privo di senso? Ho avuto tutti i miei buoni motivi per fare quello che ho fatto, non ho bisogno di un guardiano, e tu non hai né il dovere né il diritto di rimproverarmi, capito?»

Il giovane biondo chinò un attimo il capo per riflettere sulle parole di Fennen, sapeva quello che aveva passato, ma il suo atto era stato così crudele e inumano da non poter essere perdonato. «Mi spiace che la pensi così.» continuò Fennen adirato per la condotta del suo amico. « Riprenditi pure questa spada. » disse poi sospirando e gettando a terra l'arma prodigiosa, Ulma guardò addolorato il suo più caro amico allontanarsi a testa alta, sconvolto da pensieri e preoccupazioni. Anche lui sbuffò secco e tornò a guardare la carcassa del kylmä per poi esclamare pacato: « Prevedo un duro lavoro. »


***



Quella notte Fennen non aveva dormito affatto, indaffarato com'era nelle sue riflessioni e dai preparativi per il rogo della salma di Trevio, che dopo un'ora dall'accaduto si era inspiegabilmente ridestato sotto terra a qualche metro dalla fortezza. Un giovane contadino, che col suo carro stava rientrando alla città si era spaventato al suono inumano e mostruoso che proveniva da una fossa e aveva sentito un evidente graffiare, e la terra muoversi. Così avvertiti dei soldati si erano precipitati nel luogo della sepoltura e avevano trovato il corpo rianimato di Trevio che per metà era dissotterrato e con fervore stava tentando di scappare dalla sua stessa tomba. Lo stregone di corte allora, incuriosito dalla scoperta, si era offerto di esaminare il nuovo "non morto" ma le sue richieste erano state con foga respinte dal duca, che aveva rifiutato atti simili verso i suoi sottoposti e i suoi cittadini, ripetendo che era un sacrilegio porre sotto ricerche il cadavere di un suo soldato, fosse o non fosse diventato un mostro. Così quella notte, verso le due, nella piazza della fortezza si era radunato un corteo di spettatori, curiosi di vedere per la prima volta e con più attenzione un kylmä vivo ma ridotto all'immobilità. Più di venti guardie avevano dovuto trascinarlo su per un'impalcatura, mentre questi, in stato di semi incoscienza dondolava la testa e emetteva sordi lamenti. Lo avevano legato ben stretto con delle catene chiuse da un lucchetto ornato d'argento e raffigurante una croce e poi lo avevano dato alle fiamme, mentre il popolo urlava di gioia e un prete recitava ininterrottamente una litania lenta e fredda. Fra le fila dei popolani, sotto il porticato di una minuscola taverna, seduto su una scomoda sedia di legno, stava Ulma, che gustandosi come meglio poteva un vino acerbo e troppo annacquato, si godeva la scena osservando ogni tanto le facce dei soldati fino a trovare quella di Fennen.



***

11 novembre dell'anno 1426, Fortezza della Contea di Virjienne

La mattina seguente il colonnello, massaggiandosi a più riprese le tempie e gli occhi rossi per il fuoco, si era diretto nuovamente presso la Grande Torre, per far visita allo stregone. Aveva salito pesantemente le scale e senza bussare alla porta, per un mancato sbaglio, si era introdotto nella stanza senza permesso, sorprendendo il mago con un nuovo bambino. Appena si accorse della sua presenza, lo stregone scansò bruscamente il ragazzo che sedeva davanti a lui, piagnucolante. « ... F-Fennen! Che diavolo ci fa lei qui! » lo aveva bloccato lo Stregone, sbiancato improvvisamente, mentre si riallacciava la grossa cintola di cuoio che gli pendeva dai pantaloni e pulendosi le mani alla veste consunta. Il colonnello per un momento lo aveva guardato stupidamente, per poi distogliere lo sguardo dall'immonda figura e torcere la bocca in un'ondata di disprezzo. "Lurido, vecchio, pervertito!" Il mago si avvicinò poi al giovane uomo abbandonando la paura e tentando con amabilità di farsi perdonare per le sue parole sgraziate, dicendo che quel ragazzo non era altro che una nuova cavia, per vedere gli effetti di un'aggressione da parte di un kylmä.

« Vede, colonnello. Per colpa di un capriccio del nostro signore... Per carità, non intendo dire che il duca sia uno sciocco, badi bene... Insomma per colpa sua però abbiamo perso l'opportunità di verificare gli atteggiamenti e le trasformazioni di un kylmä. Avremmo potuto sacrificare quel soldato per scopi scientifici molto importanti, ma sia il Clero che la nobiltà mi hanno negato degli esperimenti su esseri umani...» blaterò ossequioso il mago, mentre il bambino rantolava, tentando di scappare strisciando sul pavimento. Lo stregone se ne accorse e subito lo afferrò per la tunica e con un sonoro ceffone lo rigettò sul pavimento. Fennen sempre più agitato non capiva come mai il ragazzo fosse senza forze, inoltre i meschini piani dello stregone lo disgustavano. Il mago intuendo i pensieri del colonnello si sbrigò a giustificarsi dicendo che il ragazzo si trovava sotto forti anestetici per via della sua naturale agilità. « E a proposito di questo, Colonnello, l'altro giorno mi sono proprio chiesto che cosa potrebbe accadere se dei ragazzi... Diciamo... Con abilità estremamente sviluppate, come ad esempio una super intelligenza, o una super forza... insomma, se dei ragazzi prodigio fossero trasformati in kylmä, che cosa accadrebbe? » Fennen si soffermò a pensare a quello che lo stregone aveva appena detto: « Tanta gente, anche scienziati, sono stati trasformati in "non morti", ma nessuno di questi si è rivelato intelligente. Vero è il fatto che abbiano acquistato una straordinaria forza e una altrettanta straordinaria velocità, ma sono tutti incontrollabili. Alcuni hanno attaccato le loro famiglie senza problemi. Quelle bestie, vogliono solo uccidere e succhiare sangue. » disse il colonnello con un tono di disprezzo per poi continuare, « Senza contare il fatto che ragazzi superdotati non nascono tanto spesso, ce ne sono pochi su tutto il globo. » Lo stregone soppesò per un attimo le parole di Fennen, ma ripartì subito alla carica. « Ma noi non conosciamo affatto queste "creature", come sono nate? Chi le ha inventate? Che cosa provano?... »

« Che cosa provano? » lo interruppe Fennen fuori di sé. « Provano il gusto irrefrenabile dell'omicidio. Come sono nate? Chi le ha create? Grande mago, voi trattate quelle carogne come esseri viventi o come esperimenti. Ma la verità è che sono solo il frutto di un maleficio Divino. Esseri come quelli non possono essere nati da creature umane! » Il mago indietreggiò interdetto, per la sua pazza fantasia aveva tralasciato il fatto che il colonnello gli avesse mancato di rispetto, ma le sue accuse non erano accettabili. « Colonnello, dopo tutto quello che ho fatto per lei, dopo tutti i suoi guai che ho risolto, mi tratta così? Accusandomi di vaneggiare? » Fennen calmatosi capì di aver fatto uno sbaglio a interrompere il pazzo stregone ed averlo provocato.

« Mi perdoni, le sue ipotesi erano del tutto fondate, ma tuttavia non capisco di cosa si debba arrabbiare, non era forse solo un pensiero quello degli esperimenti sui ragazzi prodigio? »

Anche il mago tornò in sé; « Ma certo, non andrei mai contro agli ideali del duca o della chiesa. Solo che sarebbe stato interessante, ecco tutto. » accortosi del silenzio che si era creato, rotto solo dai rantoli del giovane, il mago chiese gentilmente; « Insomma, perché siete venuto a trovarmi? Non ve lo avevo ancora chiesto. »


***


Ulma seduto sul suo comodo letto, circondato da pareti affrescate, mobili finemente intagliati, vasi dipinti, stava aspettando con impazienza che il suo caro amico Fennen si muovesse, che uscisse dalle stanze dello Stregone per partire - come aveva udito sbirciando per caso da qualche discorso delle guardie - alla caccia dei "non morti". Il suo obbiettivo non era solo spiarlo e riferire alla Corte di Giustizia, a Ousties, ogni sua azione, ma era anche riuscire a offuscare la sua immagine e fargli commettere qualche imprudenza, quel poco che sarebbe bastato per spedirlo in prigione. La Corte non aveva mai risparmiato un solo criminale prima di allora, non aveva mai mancato una condanna a morte, il suo buon nome di rappresentante della giustizia si sarebbe offuscato se un pericoloso omicida fosse rimasto a piede libero. Per questo, seppur Fennen avesse scampato la ghigliottina grazie a suo zio, il principe, non potevano assolutamente risparmiarlo.

Ulma sospirò chiudendo con uno schianto il libro che aveva sottomano, ne osservò la copertina in cuoio intagliata, dipinta, le iniziali di ogni parola erano accuratamente scritte in oro. "Mi spiace Fennen" pensò gettando uno sguardo fuori dalla finestra e accorgendosi che la sua preda era appena uscita dal palazzo, costruito proprio davanti al suo alloggio. "Ma se non lo facessi dovrei rinunciare a tutto, e la ricchezza e il potere mi sono indispensabili per vivere."


Spazio Commenti:

Heilà, cari lettori, come va? Spero che il nuovo personaggio vi sia piaciuto, è già il mio preferito, se devo dirla tutta. Mi assomiglia troppo. Hahaha! Per avvertirvi, sappiate che nel prossimo capitolo inserirò altri nuovissimi personaggi!!! Per quanto riguarda invece lo Stregone, direi che in questo capitolo ha fatto un po troppo la figura di Michael Jackson con i bambini (Whahahaha!)

A proposito di Michael, anche qui devo salutarlo con tutto il cuore; - CIAO MICHAEL!!!! - e ora anche voi piangete il Re del Pop con una bella scarpinata all'indietro, qualche colpo di bacino e l'immancabile: - AHU!!!! -





  
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