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Autore: DanieldervUniverse    22/06/2018    4 recensioni
Senza pretendere chissà quale discussione seria o scontro di ideologie pratiche, vediamo come se la cavano Squall e Firion in situazioni analoghe coinvolgenti il loro (si spera un giorno) intimo rapporto con Lightning (che alla fine la vogliono sempre tutti. Povera amore).
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Firion, Lightning, Squall Lionheart
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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A\N: … Credo dovresti seriamente considerare l’idea di trovarti un altro lavoro. Non voglio pensare alla puzza di smog che ti porti dietro dopo tutto quel tempo su e giù per le strade.
N\N: Non è tanto male. Ogni tanto devo andare ad una festa, quindi ho occasione di ripulirmi un po’.
A\N: Vero ma… Oh, siamo in diretta.
N\N: Credevo non si potesse essere in diretta quando si scrive.
A\N: Come lo vuoi chiamare?
N\N: Ah… wow, non so proprio cosa rispondere.


 

#03 Incidente col “serpente”

Squall

-Lightning- chiamò, senza sgolarsi inutilmente per tentare di trovarla, rischiando poi di farsi scoprire. Non che non fosse in grado di eliminare la maggior parte delle forze di Chaos interamente da solo, ma perché invogliare allo scontro quando era solo e vulnerabile perché aveva la testa altrove? Ma come era venuto in mente a Lightning di andare da sola, per altro quando non c’era nessun altro in giro? Mah, non aveva senso.
Aveva provato a vedere se per caso era andata sulla luna, ma a parte un Laguna imbarazzato perché si era perso a sua volta non aveva trovato niente. Lo stadio di Zanarkand era saldamente in mano ai guerrieri di Chaos, e il Mondo di Cristallo era invece più desolato di un deserto. Ad ogni momento che Lightning non veniva trovata Squall sentiva la sua ansia crescere. Forse era tutto uno scherzo, forse la donna aveva trovato una nuova zona e si era persa esplorandola, o magari aveva incrociato uno dei guerrieri di Chaos… Squall spinse i pensieri fuori dalla sua testa, imponendosi disciplina e soprattutto allerta.
Il mondo in cui combatteva era composto di tanti frammenti, ed era difficile orientarsi in mezzo a quella ressa, specie se ad ogni angolo si rischiava di fare brutti incontri. Ma quando svoltò l’angolo e sì trovò in mezzo ad una giungla fitta e sterminata Squall ebbe sinceramente da ricredersi sul senso logico di tutto quello che lo circondava. Ed era effettivamente una nuova zona, con l’aria pesante per l’umidità e il calore, unita all’aura soffocante delle grandi foglie tra cui filtrava a malapena la luce del sole (ammesso che esistesse il sole in quel mondo illogico). Squall si sfilò il giubbotto nero (controvoglia) e lo legò attorno alla vita, facendosi poi largo a colpi di Gunblade. L’abbigliamento non era proprio adatto allo scopo e continuò ad impigliarsi spesso, ma almeno la foresta, escluso il lieve frusciare dei suoi abiti, era del tutto silenziosa.
Ad essere sincero, Squall pensava di essere finito in una giungla tropicale, per quanto era inospitale; però, come di norma, questi frammenti di mondo erano morti, adatti solo alla battaglia (anche se questo sembrava poco pratico per qualsiasi cosa se non giocare a nascondino), quindi il ragazzo poté tranquillamente mantenere l’attenzione sull’ambiente attorno senza distrazioni. Per questo quando sentì -… ti insegno a camminare a quattro zampe- non ci mise più di due secondi ad appostarsi dietro ad un massiccio tronco d’albero e a sbirciare.
Scorse subito Lightning, a gattoni sopra un tronco morto, che fissava estatica qualcosa sopra di lei. Il SeeD sentì un brivido corrergli lungo la schiena alla vista, perché la ragazza aveva… un’aurea tutta nuova, meno rigida e seria, aperta, forse anche sensuale. Poi gli si gelò il sangue nelle vene alla vista dell’enorme coda scagliosa che scendeva sibillinamente a sollevarle il mento, spingendola in ginocchio con la facilità con cui lui avrebbe sollevato una formica.
-Così, fammi vedere quanto sei brava.
Il SeeD seguì l’arto, in tutta la sua mostruosa possanza, tra i rami del possente albero davanti a lei, almeno tre metri più su, notando la figura semi umana che sedeva, ghignante, sopra le proprie spire.
-Ancora un piccolo sforzo, mia piccola umana- continuò a sibilare, con un tono che aveva assai poco di raccomandabile -Vieni da me.
Squall era ben cosciente che un’azione avventata avrebbe avuto conseguenze imprevedibili, ma l’unica cosa che realizzò da lì in pochi istanti era che lui era in piedi davanti alla creatura, e che il volto empio di sommo trionfo del mostro era venuto meno, rotolando giù dal collo con qualche istante di ritardo. Mentre il resto del corpo si ammollava su se stesso, Squall fece un profondo sospiro di sollievo, e con un piccolo balzo atterrò tranquillamente di fronte alla compagna.
Lightning era ancora carponi, e guardava verso l’alto in adorazione. Ma stavolta non stava guardando la bestia immonda, bensì lui. I suoi occhi brillavano, vispi e dilatati, e il sorriso sul volto era… beh, Squall si morse il labbro perché era uno di quei sorrisi che lo metteva sempre a disagio. Non che ne vedesse spesso, ma quando capitavano non poteva evitare di girare la testa dall’altra parte e andarsene via prima di arrossire.
Invece stavolta, che fosse la situazione o Lightning o un semplice smarrimento, il SeeD rimase a fissare quel volto ancora e ancora e ancora, ignorando il passare dei secondi e il senso di urgenza che gli imponeva di darci un taglio. Era una forza inarrestabile che lo implicava a restare concentrato sui lineamenti della compagna, sorprendenti e adorabili. Per Squall era decisamente contraddittorio, ma nella confusione generale contava solo il volto di Lightning e i suoi occhi quasi supplicanti la sua attenzione.
Purtuttavia, infine il ragazzo sentì la tensione crescere al punto che non si trattenne più e con un ceffone sonoro colpì Lightning sulla guancia, per poi girarsi di spalle e coprirsi con le mani il volto. Sentì la pelle bruciare sotto i polpastrelli, quasi come se si fosse colpito da solo. Voleva seriamente alzarsi ed andare via il più in fretta possibile, lasciando tutto dietro di sé. Ma aveva un dovere pratico, e coinvolgeva Lightning, quindi doveva resistere e calmarsi.
-Certo che sei proprio cordiale eh, scolaretto?- disse la donna, in modo piuttosto risentito, alle sue spalle.
-Ti ho salvata- replicò lui, pressando sul volto con le dita al punto che pensò prima o poi gli si sarebbero ficcate nel cranio. Il batticuore era ancora tonante nel suo territorio fisico, tanto da fargli fischiare le orecchie.
-Da cosa?- insisté Lightning, per nulla convinta.
-Da quella cosa- replicò il SeeD, facendo un cenno in direzione del punto in cui era caduta la bestia.
-Oh- fece la donna, balbettando qualche altro ‘oh’ a mano a mano che realizzava la cosa.
-Grazie, immagino- borbottò infine -C’è qualcosa che volevi dirmi?
-Sì, abbiamo una missione. Andiamo, abbiamo già perso abbastanza tempo- rispose sbrigativamente il SeeD, balzando in piedi in un attimo e cominciando a marciare con passo sicuro da dove era tornato.
-Squall, sei tutto rosso- osservò la combattente, e lui accelerò facendo di tutti per evitare il suo sguardo.
-Da che cosa mi hai salvato esattamente?- insisté, sospettosa, la guerriera.
-Non te lo ricordi?
-No.
-Allora niente.
-Squall, che cosa stavo facendo?
-Niente.
-Dimmelo.
-No.
-Dimmelo.
-No!- il SeeD prese a correre con tutto se stesso, sperando di stroncarle il fiato con la corsa.
-Squall!- continuò però Lightning, scattando dietro di lui con la sua tipica velocità.
-NO!
-DIMMELO!

Firion

-Cecil e Kain a sinistra. Laguna e Luneth a destra. Io vado di là. Forza, non c’è tempo da perdere.
Firion fece di tutto per non sembrare preoccupato, ma la verità era che stava impazzendo di ansia. Lightning era sparita da almeno un’ora e nessuno l’aveva vista. Nella peggiore delle ipotesi era stata abbattuta o catturata, e il ragazzo non poteva fare a meno di immaginarsela preda di quei-quei… Il passo del giovane si fece più rapido, mentre si lasciava dietro il terreno con ampie falcate.
Attraversò il Mondo di Cristallo, il Treno Fantasma, il Castello di Artemisia, ma niente, Lightning non c’era. Rischiò seriamente l’osso del collo finendo sulla strada di Garland ma per fortuna Guerriero lo sottrasse all’obbligo della battaglia; ognuno aveva i suoi compiti, e lui adesso doveva assicurarsi che la loro compagna tornasse a casa sana e salva. Per questo, anche se la ricerca dava pochi frutti, non si sarebbe arreso finché non avesse trovato almeno il suo cadavere. Ma invece trovò… un nuovo frammento di mondo.
Firion rimase a bocca aperta di fronte alle immense foglie, di un verde sfavillante e di una vitalità unica. Lui non aveva mai visto una foresta tanto possente e vitale, almeno da quanto si ricordava, per cui ci mise qualche secondo a riprendere il controllo. Probabilmente Lightning era incappata per caso in questa nuova zona e si era messa ad esplorarla, finendo per perdersi; dopotutto sembrava molto difficile orientarsi la dentro.
Firion avvertì il calore celato dalle spesse fronde degli alberi, ed ebbe per un lampo l’immagine della ragazza sudata fradicia e costretta a prendere provvedimenti per non… Il suo naso esplose e lui dovette calmarsi prima di riprendersi, perdendo tempo prezioso. Slacciò il suo ingombrante mantello e lo legò in vita, e si addentrò nel fogliame, aprendosi la strada con l’ascia.
Ma non fu comunque un viaggio facile, dato che spesso gli ci volle più di un colpo per rimuovere l’impedimento dalla sua strada, e il caldo dentro l’armatura cominciò presto a farsi soffocante; anche pensare in modo chiaro si fece difficile. Probabilmente, realizzò, si era perso anche lui, e se avesse trovato Lightning non aveva seriamente idea di come ne sarebbero usciti. Ma almeno sarebbero stati assieme…
-Adesso ti insegnerò come camminare a quattro zampe.
Firion non conosceva quella voce, ma ciò nonostante dovette tagliare quasi un intero cespuglio (con mano tremante) prima di notare Lightning, rigidamente eretta come il tronco di un albero, la braccia tese lungo i fianchi e la faccia che sorrideva smagliante verso l’alto. Il ragazzo batté gli occhi un paio di volte prima di realizzare tutto nell’insieme, perché quella posa non era normale; come non era normale che Lightning stesse sull’attenti in mezzo al nulla. Eppure lei stava, sudata e grondante, probabilmente esausta, con il petto in fuori e le gambe orgogliosamente ritte.
Firion ci mise alcuni battiti di cuore, di nuovo, per realizzare la situazione palesemente erotica; gli salì il sangue alla testa in modo così repentino che il fiotto dal naso lo spedì dolorosamente a terra. Qualcosa doveva avergli rovinato il cervello: stentava a trovare la forza di rimettersi in piedi, ma Lightning aveva bisogno di lui ora più che mai, quindi doveva alzarsi e capire cosa stava succedendo… magari senza pensare alla ragazza che si toglieva la giacca sudata per prendersi un attimo di respiro da quel caldo soffocante.
Con una mano saldamente ancorata al naso cercò di rimettersi in piedi, impresa che gli risultò piuttosto difficile in quanto ogni volta che riusciva ad issarsi in alto di qualche centimetro le sue gambe si piegavano impotenti, facendogli rischiare di andare lungo di nuovo. Ma Firion persistette, ritrovando l’energia poco a poco. Specialmente quando si accorse che un’immensa coda nera, simile a quella di un serpente, stava scivolando verso le spalle di lei. Seguendola, il ragazzo scorse infine il corpo per metà umano e metà serpente del perfido naga che aveva catturato e charmato la ragazza, e un brivido di paura lo percorse.
Firion scosse il capo, reprimendo ogni istinto che non fosse la sua volontà di combattere: estrasse l’arco ed incoccò una freccia, legandola prima ad uno dei rampini. La coda del mostro raggiunse le spalle di Lightning, spingendola in ginocchio con una facilità impressionante. Il ragazzo iniziò a contare i battiti, mentre si concentrava sul tiro. Ad ogni rintocco la frequenza diminuiva, poco a poco, mentre il bersaglio diventava sempre più nitido. Firion ignorò il caldo, il mostro, la sua forma maligna che si protendeva sempre più verso di Lightning, finché… il battito sembrò arrestarsi, sbiadendo come un basso rombo in sottofondo, e a quel puntò la freccia partì. Il ragazzo ebbe tutto il tempo di lasciar cadere l’arco e allungare le mani verso la corda del rampino prima che il dardo si piantasse nella spalla del mostro. La creatura si sbilanciò, colta alla sprovvista dal dolore, e il ragazzo tirò con tutte le sue forze verso di sé, tirandola giù dall’albero.
Ma non degnò di ulteriore attenzione il mostro, dopo averlo visto abbattersi duramente a terra sollevando una nuvola di polvere ed erba; in un attimo fu di fronte a Lightning.
-Lightning! Ehi Light!- esclamò, afferrandola saldamente per le spalle ed iniziando a scuoterla -Clare! Coraggio dammi un segno!
La ragazza rimase a fissare il vuoto con occhi sognanti, come se fosse in trance. Ma meno di un secondo dopo una forza disumana si avvolse attorno al collo di Firion con tanta veemenza che lui lasciò la presa sulla ragazza mentre le sue mani correvano impotenti a liberare il collo. In meno di un istante venne sollevato in aria e si ritrovò, con la testa inarcata all’indietro, a fissare un volto scaglioso e solo vagamente umano del naga attraversato da un’immagine d’ira funesta e furia incontrollata.
-Hai commesso un grave errore ragazzino- minacciò la creatura facendo schioccare le fauci irte di zanne a pochi millimetri dal suo volto. La forza nelle membra di Firion andava sciamando a velocità spaventosa, mentre lui si contorceva impotente nella presa della mostruosità. Le sue mani battevano impotenti sulla coda stretta attorno al suo collo alla cieca, senza trovare un appiglio che gli potesse dare anche solo una speranza per combattere.
La creatura prese la sua testa tra le mani e senza timore alcuno lo fisso dritto negli occhi, scatenando una lugubre visione di morte e sofferenza. Firion non poteva neanche più usare la forza della disperazione perché la paura provocata da quegli occhi oscuri lo stava privando anche di quelle poche energie residue che aveva rimaste. Non gli restava altro pensiero se non l’unica cosa che egli rimpiangeva: “Lightning! Lightning! Lightning!”.
In quel preciso istante il cranio del mostro si aprì in due, rovesciando sul suo volto un fiotto di sangue e materia grigia che l’accecò, mentre la presa sul suo corpo cedeva. Atterrò con un tonfo sull’erba, annaspando duramente per tirare anche solo un respiro: la sua gola sembrava ancora intrappolata nella mortale presa della creatura, e le sue mani correvano frenetiche a rimuovere la coda priva di forza dalla sua gola. Due mani che non erano le sue si strinsero con delicatezza attorno al suo volto e lo sollevarono; poi un paio di labbra morbide pressarono sulle sue, aprendole e riempiendogli i polmoni d’aria.
Una, due, tre, quattro volte. Alla fine il respiro tornò, roco e irregolare, ma tornò. Firion sentì lacrime di sollievo solcargli il volto sporco, mentre la sua salvatrice gli adagiava dolcemente il capo su un piccolo rialzo morbido; poi, con la stessa delicatezza con cui l’aveva afferrato, Lightning passò un pezzo di stoffa sul suo volto, ridandogli una parvenza di visione, appannata ma capace almeno di distinguere il volto arrossato e attraversato da un lieve sorriso, tutto per lui.
-Ehi- lo salutò.
-E-ehi...- balbettò lui, accennando ad allungare una mano verso di lei. Il suo sguardo scivolò, confuso, dalle sue guance piene di colore al collo sinuoso e attraversato da rivoletti di sudore che scendevano verso il petto, insinuandosi nelle curve della scollatura. Firion avvertì il sangue tornargli alla testa ,alla vista del petto di Lightning sudato e libero dalla giacca che probabilmente si era tolta per infilargliela sotto la testa, poco prima di realizzare che stava per svenire.


A\N: Okay, so quello che state pensando, e forse potreste sbagliarvi…
N\N: A me sembrava assai perv…
A\N: No. No, no, no, no, no, niente di quello che hai appena detto è vero. LA DIRETTA È FINITA! CI VEDIAMO ALLA PROSSIMA!
N\N: Ehi ma…
A\N: Alla prossima. Ciao.

  
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