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Autore: Colarose    22/06/2018    2 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Il Duellante di Ferro


Harry uscì dal dormitorio nel buio della notte, avvolto nel Mantello dell’Invisibilità. Si sentiva quasi emozionato, era la prima volta che usciva di notte col mantello senza i Malandrini ad accompagnarlo. Invece ora stava uscendo, da solo, col Mantello dell’Invisibilità rubat- No, preso in prestito. Anche se James non lo sapeva, ma questi erano futili dettagli. Gliel’avrebbe restituito, e suo padre non si sarebbe accorto di niente. Una persona che ruba non restituisce, quindi non lo aveva rubato.
Un ragionamento perfettamente logico.
Harry camminò per i corridoi, ricordando le passeggiatine notturne che faceva al primo anno, e il fatto che ora fosse teoricamente un undicenne, lo faceva immergere ancora di più nella nostalgia. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo (o avanti?). Giunse al settimo piano, sua meta fin da quando era uscito dal dormitorio.
Si mise a camminare avanti e indietro di fronte all’arazzo di ‘Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll’.
Mi serve un posto dove imparare magie avanzate, mi serve un posto dove imparare magie avanzate, mi serve un posto dove imparare magie avanzate” pensò intensamente Harry
Alla terza camminata, comparve una porta dal nulla. Harry sorrise, e con cautela, guardando nei dintorni , l’apri e si infilò dentro la Stanza in un attimo, chiudendola dietro di sé.
Si tolse il mantello e si guardò in giro. La stanza era piuttosto simile a quella che usava per l’Esercito di Silente, ma c’erano alcune differenze.
Era un po’ più grande, e c’erano molti più libri. Harry suppose che era così perché aveva chiesto magia avanzata in generale, quindi probabilmente c’erano libri di Trasfigurazione, Difesa Contro le Arti Oscure, Pozioni, Incantesimi e altro. C’erano dei manichini in metallo  in un angolo della stanza, poi da un lato c’era un tavolo con un armadietto.
Harry si avvicinò curioso e lo aprì. Guardò l’interno stupito e riluttante:  su delle mensole erano posti numerosi ingredienti e boccette, mentre sotto a tutto, dove c’era molto più spazio, c’era un calderone.
Harry fece una smorfia.
Insomma… devo proprio?” pensò sconsolato. Lo chiuse, non era sicuro che si sarebbe esercitato in Pozioni.
Anzi, non si sarebbe esercitato, assolutamente.
“Bene” sospirò Harry, parlando fra sé e sé “Dove comincio?” si chiese guardandosi intorno.
 
Harry si avvicinò a una libreria, decidendo che doveva iniziare proprio dai libri.
Fatture per Affatturati… Difendersi con gli Incantesimi… Come Gabbare le Arti Oscure… L’Arma della Trasfigurazione… Potenti Incantesimi... Sciogliere Maledizioni e Malefici… Le Pozioni più utili… Segreti e Strategie di un Buon Duellante…
Harry prese interessato l’ultimo libro e pensando di aver bisogno di un posto dove leggerlo, comparve una poltrona.
Sulla prima pagina del capitolo 1 c’era scritto:

Regole FONDAMENTALI  di un duello:
1)    MAI abbassare la guardia
2)    Non sottovalutare l’avversario, potrebbe essere fatale.
3)    In ogni duello ci si deve mettere d’impegno, anche se appunto, l’avversario vi sembrerà al di sotto dei vostri standard
4)     In un vero duello tutte le magie sono concesse.
5)     Un vero duello si vince non solo con la magia, ma anche con strategia, astuzia e intelligenza.

 
Lesse almeno due capitoli e apprese vari incantesimi e strategie. Tra le strategie più usate, a detta dell’autore, era l’effetto sorpresa. Un esempio era far credere al tuo avversario che ti stai indebolendo, e se quello farà la sciocchezza di abbassare la guardia (magari per deriderti o robe simili) tu approfitterai della cosa dando un attacco finale.
L’autore sottolineava anche di non esporre nessuna parte del corpo al pericolo, e neanche di essere troppo sicuri di sé. Perché poi troppa sicurezza sfocia in arroganza, e l’arroganza tende a sottovalutare chiunque. Ti induce a credere che nessuno sia al tuo livello, portandoti ad abbassare la guardia.
 
Harry lesse anche altri libri, soprattutto di Difesa, ma anche di Trasfigurazione e Incantesimi. Si esercitò almeno per un'oretta e mezza. C’erano magie che non aveva mai imparato, forse perché non erano nel programma scolastico, o forse perché venivano insegnate al settimo anno. Remus e Hermione sarebbero fieri di lui, mentre Ron e gli altri Malandrini gli direbbero di salvarsi dai libri, prima di essere affetto da Libro-mania.
Sbadigliò e si chiese che ore fossero. Pensò a un orologio, e immediatamente ne apparve uno sulla parete.
Erano le due meno venti.
Harry si alzò, stiracchiandosi e decidendo che era arrivato il momento della vera azione. Gli passò per la mente di fare un duello, ma il problema è che non aveva nessun avversario.
Sospirò frustato, aveva assolutamente bisogno di un avversario. Doveva fare pratica, imparare gli incantesimi era una cosa, ma usarli in un duello era un’altra.
Si sentì un rumore dal fondo della stanza.
Harry si voltò di scatto e strabuzzò gli occhi. E da quando i manichini camminavano?!
Un manichino di ferro, dotato di gambe e braccia, con una specie di elmo a fargli da testa, avanzava verso di lui. Harry estrasse immediatamente la bacchetta, in allerta. Poi il manichino si fermò di fronte a lui, immobile. Harry notò agitato che aveva una bacchetta nella mano destra.
“Ehm… salve?” lo salutò incerto Harry, con ancora la bacchetta puntata verso il manichino. Seguì il silenzio.
Harry si allontanò cautamente, con la bacchetta impugnata. Poi i suoi occhi colsero una scritta sulla ‘fronte’ del manichino: ‘Duellante di Ferro’.
Harry bloccò la sua retrocessione, sorpreso. La Stanza gli aveva offerto un… duellante-manichino?!
Questo… questo era assurdo! Davvero la Stanza aveva cose del genere?!
Quindi doveva duellare con quel coso. Ma... se si fosse rivelato oscuro e pericoloso?
Harry guardò indeciso il manichino, poi decise di fidarsi della Stanza.
“E vabbene, duelliamo” acconsentì. Comparve dal nulla una pedana, facendo sobbalzare Harry. Il corvino ci salì sopra, e il manichino salì dall’altra parte, mettendosi di fronte a lui.
Non assunse una posizione d’attacco, ma camminò verso il centro della pedana. Harry lo guardò un attimo confuso, per poi capire che cosa voleva fare.
Si inchinarono e ritornarono alle loro posizioni, mettendosi in posizione d’attacco. Il manichino attaccò per primo. Harry vide dirigersi verso di lui un incantesimo, forse era uno schiantesimo. Lo schivò e contraccambiò con una fattura.
Ben presto Harry capì che il manichino era assai abile. I suoi incantesimi erano tutti non-verbali e scagliava potenti fatture e contro-fatture. Harry sapeva fare degli incantesimi non verbali, ma non per tutto il duello. Di istinto gli scappava sempre la formula.
Il manichino fece comparire dal nulla delle palline e le spedì verso di lui a una velocità impressionante. Harry le guardò agitato e le immobilizzò e le trasfigurò in boccini, spedendoli verso l’avversario, ma quello li fece scomparire.
 
Duellavano da tre minuti, ed Harry sentiva sempre più vicina la sconfitta. Tutte le sue fatture venivano schivate e parate. Harry pensò velocemente mentre continuava a scagliare fatture affaticato.
“Fastronum!” esclamò Harry, e esplose un breve suono fortissimo, che stordì il manichino. Harry approfittò dello stordimento per far comparire delle piante dal suolo, che presero ad avvolgere le gambe dell’avversario, ma vennero in poco tempo fatte scomparire.
Il manichino spedì verso di lui degli uccellini di carta, ed Harry fece fatica a schivarli tutti. Erano stati troppo veloci, non gli avevano dato neanche il tempo di fare qualche magia per fermarli. Ma mentre cercava di non farsi colpire da quello stormo, si ritrovò schiantato e la sua bacchetta cadde. Harry alzò la testa e notò che la bacchetta era stata appellata dal manichino.
Si alzò un po’ dolorante per la botta, e si diresse verso il manichino che gli porse la bacchetta. La prese rabbiosamente.
Si era fatto sconfiggere da un manichino.
Il suo orgoglio ne risentì a quel pensiero. E con la guerra? Come avrebbe dovuto fare? Doveva saper duellare bene, doveva combattere. Non doveva essere un principiante.
Il manichino era abile.
Come certi maghi, e questi maghi ci saranno anche nelle schiere di Voldemort” pensò amaramente.
 
Le sorti della guerra erano nelle sue mani.
Non poteva essere inesperto.
Dove allenarsi e dove ampliare la sua conoscenza. Doveva diventare un ottimo duellante. Ma come capire quando lo si riesce a diventare?
Ed Harry era sicuro, quasi glielo dicesse la stessa Stanza, che per capire- quando sarebbe arrivato il momento- se era riuscito nel suo intento, doveva sconfiggere quel dannato manichino.
                                                                            
  *

La mattina dopo Harry fece una gran fatica ad alzarsi dal suo amato letto.
Sbadigliò assonnato e guardò con occhi stanchi la stanza. Peter ronfava, James dormiva in posizione obliqua e Sirius era voltato su un fianco. Il letto di Remus era vuoto e ordinato.
Toccava a lui svegliarli.
Prese a scuotere Peter, il più facile da svegliare. Era da tre giorni che era così. Remus li evitava e non parlava con loro, fermo sulla sua idea che stessero facendo una gran stronzata. Naturalmente tutti avevano notato questo distacco fra i Malandrini, di solito sempre insieme. Il fatto poi che erano stati visti in biblioteca, aveva attirato ancora di più  le occhiate degli studenti. Si, perché Harry era stato già visto un bel po’ di volte, Peter ogni tanto, ma James e Sirius MAI. Tantomeno erano stati visti a leggere numerosi libri.
Ma le ricerche erano a un punto morto. Avevano trovato qualcosina nei libri, ma da nessuna parte c’era scritto come diventare Animagi. Non c’era nessun testo in biblioteca che andasse a fondo nell’argomento.
Ma comunque non si arrendevano, non ne avevano nessuna intenzione. Harry sapeva che c’era scritto da qualche parte (altrimenti i Malandrini come avevano fatto nella linea temporale originaria?) e cercava e cercava ancora. Forse sarebbe diventato più facile se ci fosse stato anche Remus, poiché conosceva la biblioteca come le sue tasche.
Ma Remus non c’era, e benché avessero cercato di parlargli- sia per ritornare a parlare con loro, sia per aiutarli- non ci erano riusciti.
James e Sirius si stavano spazientendo, e il suo padrino aveva borbottato che prima o poi lo avrebbero rapito, costringendolo ad ascoltare quel che volevano dirgli.
 E non stava scherzando!
“Ok ragazzi, dobbiamo rapirlo” proclamò Sirius con uno sguardo serio, tutti e tre lo guardarono confusi.
“Veramente stai facendo?” chiese Harry incredulo.
“Certo! Quando mai scherzo?!” sbottò Sirius alzando un sopracciglio.
“Sempre” borbottò Peter alzando gli occhi al cielo.
“Allora, Remus di solito, va in biblioteca prima di cena. Quando giunge l’ora di mangiare, si alza e fa la strada principale, e non la scorciatoia” prese a spiegare Sirius senza che nessuno glielo chiedesse.
“E come fai a saperlo?” chiese James vagamente scettico.
“Siamo stati suoi amici per quasi 6 mesi, idiota!” rispose Sirius irritato per l’interruzione “Quindi, ho pensato di nasconderci in una delle aule del corridoio, e acchiapparlo proprio mentre passa davanti alla porta. Poi dobbiamo chiudere a chiave la porta, e se in caso si dimeni, dobbiamo tenerlo fermo. Ah, naturalmente dopo qualcuno deve parlargli.”
“E che dobbiamo dirgli?” chiese James un po’ agitato
“Come cosa dobbiamo dirgli?! Hai passato gli ultimi giorni a ripetere che dobbiamo parlargli e non sai che dirgli?” Sirius guardò James incredulo e irritato, con gli occhi spalancati.
“Anche tu l’hai detto!” replicò James sulla difensiva, mettendo le mani di fronte a sé.
Sirius sbuffò.
“Possiamo dirgli che anche se fa così noi continueremo comunque, quindi tanto vale che ci aiuta” disse Harry pensieroso, aggiustandosi gli occhiali storti.
“Ben detto!” esclamò James dandogli una pacca sulla spalla.
“Perfettamente perfetto! Non ci sono sdolcinerie e né rischieremo di prenderci il diabete!” disse Sirius ghignando.
“A voi non sembra un po’ un… ricatto?” chiese Peter incerto, guardandoli con i suoi occhi acquosi.
“Ma no!” rispose Sirius scuotendo la testa.
 
Erano le 19:30 quando Remus, ignaro di ciò che gli stava per succedere, uscì dalla biblioteca con uno sguardo malinconico. Passò vicino a un’aula in disuso, e la porta si spalancò. Remus ebbe appena il tempo di sobbalzare prima di venirci trascinato letteralmente dentro.
“Ma cos…?” riuscì a biascicare Remus, contro la mano che aveva sulla bocca, mentre cercava la bacchetta.
Quando però fu lasciato, restò sorpreso da chi fossero i rapitori.
“Voi?” sbottò incredulo abbassando immediatamente la bacchetta mentre Harry chiudeva la porta a chiave.
“Aspetta ma cosa vuoi fare?!” chiese voltandosi di colpo verso il corvino, avendo sentito lo scatto della serratura.
“Chiudere a chiave la porta” rispose tranquillamente Harry, guardandolo come se fosse normale tutto ciò. Remus rialzò la bacchetta.
“Andiamo Remus, non vogliamo farti niente” sbuffò Sirius alzando gli occhi al cielo.
“Vogliamo solo parlarti” sussurrò Peter quasi supplichevole.
“E dovevate trascinarmi in un’aula per farlo?!” sbottò Remus alzando un sopracciglio.
“Certo, è difficile parlare con una persona quando questa ti evita” disse James quasi a sfidarlo.
“Io non lo sto facendo!” esclamò Remus dopo un attimo di tentennamento, abbassando la bacchetta.
“Ma no, assolutamente no” borbottò Sirius sarcastico.
“Allora, vogliamo mettere una cosa in chiaro” intervenne James con sguardo deciso e categorico “Facendo in questo modo non cambierai un bel niente. Cercheremo di diventare Animagi lo stesso, quindi tanto vale che ci aiuti . Non vogliamo perderti come amico” continuò. Quest’ultimo deglutì, poi sospirò.
“Stupide teste dure…” disse scuotendo la testa. Ci aveva pensato molto in quei giorni, a tutti i pro e contro che comportava questa pazzia.
“potreste farvi mal-“ James spazientito gli mise le mani sulle spalle, scuotendolo leggermente.
Andrà tutto bene” disse lentamente, con uno sguardo talmente pieno di speranza e sicurezza che Remus si sentì travolto da esse.
Sì, forse sarebbe andato tutto bene.
“Ma perché riuscite a convincermi sempre?!” borbottò esasperato Remus, facendo ridacchiare gli altri.
                                                                   
 *

Degli occhi grigi guardarono sconsolati il calendario, appeso sopra la scrivania.
Era il primo marzo.
Doveva aspettare altri tre lunghissimi mesi per rivedere Sirius, e cinque lunghissimi mesi per andare a Hogwarts.
Regulus aveva fatto varie fantasticherie su Hogwarts. Sapeva che era bellissima, glielo aveva detto Sirius, ma non aveva voluto scendere nei dettagli- per non rovinargli la sorpresa, aveva detto-  con gran disappunto di Regulus.
Si era chiesto, come tanti ragazzini prima di Hogwarts, in quale Casa sarebbe stato smistato. Se glielo avessero chiesto mesi fa, probabilmente avrebbe risposto senza esitazioni ‘Serpeverde’. Ma ora non era tanto sicuro.
Forse… forse tra le quattro Case, Serpeverde era la più adatta a lui. Era un Black, faceva parte di una dinastia Serpeverde da generazione.
Ma anche Sirius è un Black, ma non è di certo finito a Serpeverde.
Oh, beh, ma è ovvio” disse una vocina nella sua testa, in modo saputello “Ce lo vedresti mai Sir in un covo di serpi? È troppo… impulsivo e coraggioso. Per di più non ha molto spirito di conservazione” continuò la vocina “Al contrario tu sarai sicuramente un Serpeverde. Sei codardo e furbo. Sì, un Serpeverde come un vero Black” continuò maligna.
Regulus spalancò gli occhi.
No, no, no. Non voleva essere un Serpeverde. Sirius era un Grifondoro, e magari vedendolo andare a Serpeverde avrebbe pensato che era un vero Black, convinto che i Babbani fossero feccia e allora non gli avrebbe parlato più.
No, no,no.
Inoltre la faida tra le Case avrebbe peggiorato addirittura le cose.
Non voleva essere un Serpeverde, tantomeno un vero Black.
Aveva sempre sbandierato la sua famiglia con fierezza, era incredibile che ora la trovava una vergogna.
Sospirò.
A conti fatti Serpeverde era la sua Casa, e poco importava se non voleva esserlo. Dopotutto lo smistavano in base a ciò che era, non di certo per le sue scelte.
Immerso nei suoi pensieri, sobbalzò quando sentì un bussare alla porta
“La cena è pronta, padroncino Regulus” disse la voce gracchiante di Kreacher.
Il secondogenito dei Black si alzò dal letto, sistemandosi i vestiti.
“Vengo” rispose.
 
Scese le scale lentamente, poi andò verso la Sala da Pranzo, occupata da un tavolo troppo lungo per sole tre persone. Sua padre era seduto a capotavola, mentre sua madre era dalla parte opposta. Regulus si sedeva nel mezzo.
Non aveva mai capito perché si doveva mettere tutta quella distanza fra loro, dopotutto sua madre poteva benissimo mettersi alla sinistra di suo padre, mentre lui poteva mettersi di fronte a lei.
Presero a magiare, dopo un ‘Buon appetito’ generale. Il pasto era squisito come sempre, costatò Regulus. Per un po’ si sentì solo un tintinnio delle posate, poi sua madre prese a parlare.
I suoi genitori parlavano delle notizie della Gazzetta, a proposito di uomini che attaccavano i Babbani e mezzosangue, e anche qualcuno del Ministero.
“A mio modesto parere, c’è qualcuno che li comanda. Che gli dice che fare” disse Orion, con la solita voce composta priva di emozioni.
“Senza dubbio, Orion. E colui o colei che lo fa deve avere le idee chiare. Ha puntato ad attaccare la feccia e babbanofili, per non parlare dei Crouch,  da sempre oppositori alle Arti Oscure. Comunque, trovo che fa più che bene, dopotutto se lo meritano” disse Walburga, fredda e sprezzante.
“Può essere che sia qualche folle, che vuole divertirsi senza curarsi del Ministero. Probabilmente a breve lo cattureranno”
“Io ho invece la sensazione che sta iniziando qualcosa di grande” rispose Walburga con un piccolo ghigno, poi fece elegantemente spallucce “E poi, che venga catturato o no a noi non ci riguarda. Ma se rimanesse in libertà ne sarei più soddisfatta, dopotutto è divertente leggere le notizie di uccisioni di famiglie Babbane” continuò.
“Tu cosa ne dici, Regulus?” chiese Orion, rivolgendosi d’un tratto al figlio. Quest’ultimo riuscì a non spalancare gli occhi impanicato solo perché fortunatamente sapeva nascondere perfettamente le sue emozioni.
Ma dentro era tutt’altra cosa.
Cosa doveva dire? Doveva rispondere che avevano ragione? O opporsi e rischiare grosso? Doveva dimostrare che non era d’accordo o no?
No, con ce l’avrebbe fatta. Lui non aveva questo coraggio, non aveva la forza
Ma no, Reg! Tu ce l’hai eccome, ti basta solo un po’ di grinta.” disse la Voce-Sirius, venuta spesso a fargli visita in quei tre mesi.
Il problema, era che in quel momento, Regulus la grinta non la trovava.
“Sono d’accordo con mia madre” mentì deglutendo, facendo una voce priva di emozione. Poi abbassò lo sguardo, rimproverandosi all’inverosimile. Sirius ne sarebbe stato deluso? Probabilmente.
“Chi è Regulus Black?” la domanda gli piombò in mente.
Un codardo” si rispose odiandosi.
 

Angolo Autrice
Inizio con lo scusarmi del mio piccolo ritardo. Ieri sono stata impegnata e non ho potuto completare il capitolo.
Harry ha iniziato a esercitarsi, andando nella Stanza delle Necessità a tarda notte. Il nostro eroe si sta mettendo d’impegno, tant’è che si è anche messo a leggere libri XD!
Ha duellato con un manichino animato (assurdo lo so, mi sono chiesta se una magia del genere era possibile, ma alla fine ho supposto di sì, dopotutto il Cappello Parlante è un esempio, no?) straordinatamente abile, e Harry rimane sconfitto (purtroppo non si vince sempre). Questo, oltre a fargli capire che deve migliorare ancora di più, lo colpisce anche un po’ nell’orgoglio, e inconsciamente prende il tutto un po’ come una sfida. I Malandrini hanno fatto pace, e senza tante sdolcinerie (“Non vi sembra un po’ un… ricatto?” cit. Peter). Remus alla fine cede e si arrende alla testardaggine dei suoi amici. Poi si conclude il tutto a Casa Black, dove veniamo a sapere un po’ i pensieri di Regulus, e la sua piccola paura. Non mi piace molto il dialogo tra Walburga e Orion, che essendo di alto rango hanno un linguaggio piuttosto… fine. Comunque, Walburga è senza dubbio sadica.
Regulus non è riuscito ad opporsi e ha dato ragione alla madre. Ci tengo a precisare (anche se con alte probabilità lo avete capito, ma lo specifico lo stesso) che Regulus non si sta facendo influenzare dalle idee Purosangue, e che quindi ha dato ragione alla madre solo perché non riusciva a trovare il coraggio per non farlo. Eh si, è ancora presto.
Io vi saluto e al prossimo capitolo!
P.S.  mi scuso per eventuali errori di grammatica o/e battitura.  
 
 





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie!
   
 
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