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Autore: syila    24/06/2018    6 recensioni
"... Se vorrai rivedermi dipenderà da te; posso fare molto di più che darti qualche consiglio via E-mail, togliere di torno la concorrenza o rapirti da un corteggiatore molesto. Posso darti lezioni di canto, di portamento e di dizione, posso fare di questa ballerina di fila una etoile di prima grandezza; posso farti innamorare di nuovo di questo mestiere, perché io vedo la passione che hai dentro e che invece tu pensi di avere perso"
Questa storia ha partecipato alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook
Il Giardino di Efp e prende spunto da "Il Fantasma dell'Opera"
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Christophe Giacometti, Phichit Chulanont, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Su, crudeli, e chi v'arresta?
Scritto è in cielo il mio dolor!
Su, venite, ell' è una festa;
sparsa l'ara sia di fior.
Già la tomba a me s'appresta;
ricoperta in nefra vel sia la trista fidanzata,
che reietta, disperata, non avrà perdono in ciel.
Maledetta, disperata, non avrà perdono in ciel.

La Favorita – Gaetano Donizetti

Su, crudeli, e chi v'arresta?
Scritto è in cielo il mio dolor!


La finestra inquadrava uno spicchio di cielo color lapislazzuli; la primavera era ormai nell'aria e ingentiliva i balconi e le finestre delle case dirimpetto riempiendoli di piante e fiori.
Parigi sapeva essere molto generosa con gli innamorati, regalando loro romantici scorci di tetti, luci e stelle come quello che stava contemplando adesso dalla camera da letto.
Yuuri sospirò appagato e le braccia dell'amante si strinsero appena attorno al suo petto.
Alla fine non ne avevano discusso il giorno dopo, né quello successivo o l'altro ancora.
Victor lo aveva travolto, in pochi giorni aveva preso e trasformato la loro relazione in qualcosa di totalizzante.
Adesso erano oltre il rapporto Maestro e Allievo, di pupillo e Pigmalione, erano più che amanti e Yuuri si era sentito in diritto di godere almeno per qualche tempo di quella felicità, che mai aveva provato, se non cantando.
La sua arte ne aveva beneficiato; la sua vita ne aveva beneficiato.
Il Direttore del Coro non riusciva più a trovare un solo difetto nelle sue prestazioni e si era rassegnato a scaricare le tensioni matrimoniali su altri malcapitati.
Phichit dal canto suo vedeva l'amico sotto una luce completamente nuova: ora sprizzava gioia e voglia di fare e aveva dedotto che l'unico in grado di compiere un simile miracolo fosse stato il misterioso maestro.
Ma quando si era avventurato a chiedere del loro rapporto aveva ottenuto solo una parca conferma al fatto che fosse migliorato e che adesso riuscivano ad intendersi molto meglio.
Il giovane thailandese, piuttosto sveglio su certe cose, aveva intuito che c'era qualcosa sotto, anche perché Yuuri si fermava sempre più spesso dall'insegnante, fino a tarda ora e quando aveva provato a seguirlo di nuovo lo aveva visto sparire dentro un portoncino di una casa in una strada del Marais.
Il fatto davvero singolare è che lui aveva le chiavi!
In attesa di ulteriori indagini o che Yuuri si decidesse a vuotare il sacco doveva accontentarsi del suo innegabile miglioramento d'umore.
“Victor?” chiese piano.
Il suo nome aleggiò nella penombra azzurra in cui la stanza era avvolta.
Il russo era tanto creativo a letto, quanto restio a mostrarsi alla luce e Yuuri gli stava lasciando i suoi tempi; forse un giorno avrebbe smesso di dare importanza a quelle dannate cicatrici, forse un giorno l'avrebbe preso per mano e sarebbero usciti, avrebbero passeggiato sugli Champs Elysees, avrebbero fatto shopping e visitato insieme il Louvre o Notre Dame.
Senza maschere o travestimenti.
L'amore stava curando la sua vita, perché per Victor non poteva essere altrettanto?
“Mh?” un fruscio di lenzuola sottolineò che l'uomo era sveglio.
“Ho una bella notizia... E volevo condividerla con te”
“Oh... Il Direttore del Coro ha finalmente divorziato da quella strega di sua moglie?”
Yuuri ridacchiò.
“No, no”
“Allora qualcuno ha fatto la festa a Giacometti? Tuttavia dubito che a lui dispiacerebbe...”
“Eh?... Ecco... Si, in un certo senso c'entra Giacometti... Suo padre più che altro”
Victor a quel punto era completamente sveglio, si era girato sul fianco e lo studiava preoccupato.
Yuuri vedeva i suoi occhi chiari scintillare nell'oscurità come quelli dei gatti.
“H-ho detto che è una bella notizia!”
“Sono curioso” fu la replica concisa.
“Saprai sicuramente degli eventi in cartellone per la settimana del Quattordici Luglio...” iniziò il giovane tenore prendendola alla lontana.
"Ti hanno riconfermato nel coro?" chiese il russo.
"N-no... È qualcosa di diverso... Più... Impegnativo"
L'uomo inarcò un sopracciglio, però attese che terminasse il discorso, anche se Yuuri sembrava in palese difficoltà.



"I-il Direttore mi ha... Chiesto di esibirmi come solista durante il Concerto di Gala"
"No..."
"Sono solo tre brani..."
"No"
"E un duetto..."
"Ho detto no!"
"Victor!"
"Quei maledetti... Dilettanti!" esplose l'altro dopo il crescendo di negazioni. Abbandonò il letto e si rifugiò accanto alla finestra sotto lo sguardo esterrefatto del giapponese "Vogliono dirigere l'Opera con lo stesso piglio che userebbero per una fabbrica di conserve!"
" È un evento importante! Ci saranno il Presidente della Repubblica e sua moglie!"
"Oh, ma davvero?"
" È anche un'iniziativa benefica!"
"Si? Sai quanto gliene importa ai tuoi Giacometti del Presidente e delle cause nobili? Quello che conta davvero è che ci siano i papaveri della finanza e qualche politico disposto a farsi ungere gli ingranaggi e ad allentare i cordoni della borsa, il resto è tutta vetrina a beneficio degli ingenui!"
Yuuri lo vedeva percorrere a passi furiosi il breve tragitto tra la porta e la finestra; temeva che l'avrebbe presa male, ma la sua reazione collerica superava di gran lunga le previsioni!
"È un'opportunità... Per me" mormorò arrestando finalmente lo snervante moto perpetuo del suo maestro, che incrociò le braccia al petto guardandolo di sottecchi "Potrei farmi conoscere ad un pubblico più vasto..."
"Una massa di cialtroni incompetenti vorrai dire!" esclamò dando di nuovo in escandescenze "Pensi che a loro importi qualcosa delle tue qualità vocali? Che resteranno estasiati e se ne andranno arricchiti nell'animo e con le orecchie colme di meraviglia?"
"F-forse sarebbe pretendere troppo, ma... La televisione... La Diretta..."
"Ti sto educando per... Per questo? Per cantare in televisione come un pappagallino ammaestrato? Per avere qualche follower in più sui tuoi profili social? È il massimo a cui ambisci?"
"Victor così mi offendi"
La risposta dell'interpellato arrivò a stretto giro.
"Gli unici che insultano le tue doti sono il Direttore e quel depravato di suo figlio!" esclamò "Voglio sono abbagliarti con un po' di glamour e di celebrità effimera! Perché non ti offrono un contratto per la prossima stagione lirica? Perché lo hanno già offerto a Jean Jeaques Leroy!"
"T-tu come fai a saperlo..." mormorò sorpreso.
Era una notizia riservata, tenuta al riparo da possibili indiscrezioni giornalistiche, ma la soluzione era piuttosto ovvia, Victor conosceva il teatro come le sue tasche, poteva aver origliato i discorsi del Direttore da uno dei suoi passaggi segreti.
"Non hanno bisogno di una voce nuova" ripartì a testa bassa il russo "Non si arrischieranno ad investire su uno sconosciuto per tutta la stagione, ma un concerto di un paio d'ore è un gioco che può valere la candela e Christophe Giacometti ne approfitterà per farsi bello ai tuoi occhi!"
"Stai insinuando che vuole sedurmi comprandomi in cambio di un po' di popolarità? è questo che pensi?" la pazienza e la tolleranza del giapponese erano ormai a livello di guardia; non se ne sarebbe stato nell'angolino a subire i rimproveri del maestro come un allievo disubbidiente. Si alzò e affrontò Victor raggiungendolo sotto l'arco della finestra "Puoi pensare tutto il male possibile di Giacometti, però non ti azzardare a farlo con me! Credi che mi venderei per così poco?"
"Dimostramelo"
"Cosa?"
"Dimostrami che oltre ad una bella voce hai una spina dorsale Yuuri, rifiuta quella proposta. Sei giovane, hai decine di occasioni davanti, hai la possibilità di cantare in grosse produzioni, su palchi prestigiosi, forse non sarà l'Operà, magari saranno il Metropolitan, o la Scala!" Victor mise le mani sulle sue spalle e lo attirò a sé abbracciandolo con forza, quasi con disperazione "Sto cercando di trasmetterti tutto quello che ho imparato, le mie esperienze, i trucchi del mestiere, non per vederti cantare in qualche concerto e poi magari finire a fare il giudice in uno show televisivo! Tu hai le doti per diventare un grande cantante lirico, di quelli che un giorno la gente additerà come un maestro!"
"E se l'occasione giusta non arrivasse mai?" chiese il giovane in un flebile mormorio, a malapena percepibile nel rumore prodotto dai loro cuori in tumulto "Se il momento giusto fosse adesso e poi non si ripresentasse più, cosa dovrei fare Victor? Nascondermi? Vivere nell'ombra come fai tu?"
“Ora sei tu che mi offendi”
La voce del russo arrivò dopo una profonda pausa di silenzio e fu come un soffio gelido nell'aria immobile della stanza; l'uomo sciolse le braccia e le lasciò cadere inerti lungo i fianchi allontanandosi da lui fino ad appoggiarsi alla parete retrostante da dove rimase a fissarlo con un'espressione che Yuuri non riuscì ad interpretare.
Almeno finché i trascorsi del celebre tenore non gli vennero in aiuto.
Poteva esserci solo una spiegazione al suo atteggiamento di rabbioso rifiuto: Victor era geloso.
Geloso dell'opportunità che gli era stata offerta, della visibilità di cui avrebbe goduto durante il concerto.
Per una persona abituata a stare sotto i riflettori, ad avere una vita mondana tanto frenetica, il passare dalla luce all'oscurità era stato traumatico e non riusciva ad accettare che il suo allievo, un emerito signor Nessuno, potesse salire alla ribalta al posto suo.
A questo si aggiungeva la paura di perderlo; che qualcuno gli offrisse un ingaggio allettante portandolo lontano da lui.
Lo voleva vicino, anche a costo di tenerlo per sempre nell'oscurità.
Adesso che poteva vederlo davvero nella sua fragilità acquistavano un senso le parole del maestro Feltsman: Victor pensava, agiva e reagiva come il personaggio di un'Opera: in modo drammatico,esagerato, eccessivo.



“Hai detto che mi stai preparando a cantare in produzioni di alto livello; adesso spiegami: quando pensi che sarò pronto al debutto? Ad un qualsiasi debutto!”
“Vuoi una data? Una scadenza? Lo sai che noi continuiamo a perfezionarci durante tutta la carriera!” esclamò di rimando l'interpellato “Io desidero solo che tu non faccia i miei stessi errori, io mi sono venduto a questi... Eventi! E cosa ne ho ricavato? Solo un oblio più veloce!”
“Quindi si tratta sempre di Victor Nikiforov in definitiva!” scattò il giapponese con foga “O si fa come vuole la Prima Donna della Compagnia o niente! Voglio il mio diritto a provare e a sbagliare, voglio avere la mia occasione, tu le hai avute e se le hai sprecate o le rimpiangi mi dispiace molto, però non puoi obbligarmi a morire nell'anonimato con te!”
“Quei cialtroni e le loro lusinghe hanno offuscato la tua capacità di giudizio!” ringhiò il russo, la collera deformava i suoi lineamenti già provati, trasformandoli in una maschera di odio e rancore che spaventò Yuuri costringendolo a retrocedere “Tu non sei pronto per tutto questo!”
"P-pensi che sia un debole? Che non sappia reggere lo stress? Tu? Che te ne stai rinchiuso qui come un animale nella tana? Che ti sposti nei cunicoli e nelle fognature, spii in segreto le vite degli altri ed eviti chiunque? La definisci sprezzantemente misantropia, puoi chiamarla come ti pare, ma la tua è solo paura!"
A quel punto la discussione si era spinta troppo in là perché uno dei due avesse voglia di fare un passo indietro.
Il pugno di Victor impattò sulla mascella di Yuuri segnando l'apice e la conclusione dell'alterco.
Il giapponese, che non si aspetta niente del genere, non ebbe il tempo di accennare ad una reazione, perse l'equilibrio, barcollò e ricadde sul letto sfatto, con un'espressione stupita e disorientata dipinta sul viso.
L'adrenalina e lo shock gli impedivano di provare dolore, di valutare se il colpo aveva prodotto danni e se questi sarebbero stati visibili l'indomani.
Riusciva solo a pensare che il suo amante, il suo maestro, il modello da cui traeva ispirazione lo aveva colpito a tradimento, quando la verità delle sue parole lo aveva ferito.
"Quindi è così?" chiese massaggiandosi la mascella indolenzita, mentre Victor scuoteva piano la testa; egli stesso era incredulo e inorridito da quel gesto "Quando ti trovi a corto di argomentazioni la violenza è una buona alternativa...”
"No Yuuri no... Io non..."
"Non.Ti.Avvicinare!" lo ammonì vedendolo muoversi nella sua direzione, forse intenzionato a rimediare in qualche modo "Non azzardarti!"
La voce del giovane mostrava i cedimenti nervosi di un pianto imminente e il russo si fermò a pochi passi da lui accucciandosi sul pavimento nell'atteggiamento pentito del bambino che sapeva di averla combinata grossa.
"Yuuri... Per favore... No! No! Dove vai!?" esclamò spaventato quando lo vide alzarsi e raccattare in fretta i suoi vestiti, nell'intento neppure troppo velato di andarsene "Io non volevo!"
"Feltsman aveva ragione!" lo interruppe l'altro e a sentir pronunciare quel nome gli occhi di Victor si sgranarono in una muta meraviglia "Stai perdendo il contatto con la realtà, pensi che la tua vita sia come un Libretto operistico, ma quel che è peggio lo pensi anche delle vite degli altri, inclusa la mia!"
"Yakov... È stato qui? Hai... Parlato con lui? Quando..."
“Non ha importanza!” proruppe Yuuri esasperato “Ma dovresti seguire il suo consiglio e smetterla di giocare all'artista decadente! Torna in Russia da lui e prova a costruirti una vita... Normale! Io non sono in grado di aiutarti come speravo, mi dispiace Victor...”
“Yuuri...”
“Mi dispiace...”
Fu tutto quello che riuscì ad ottenere dal giapponese, che imboccò il corridoio e scese frettolosamente i gradini, senza nemmeno infilarsi la giacca.
“Yuuri!” di nuovo il suo nome pronunciato con un intonazione ben più disperata lo costrinse a fermarsi nell'ingresso e ad alzare lo sguardo verso le scale: il russo si era affacciato dalla ringhiera del primo piano e lo stava implorando di non andarsene.
In altre circostanze avrebbe gettato le sue cose a terra e sarebbe corso ad asciugargli le lacrime, a rassicurarlo, a consolarlo, a dirgli che mai e poi mai lo avrebbe abbandonato.
E l'impulso a farlo c'era ancora.
Su quella scala stava lasciando una persona fragile, ferita, spaventata e probabilmente anche una buona fetta della sua felicità.
Perciò non fu tanto il pulsare doloroso della mascella a spingerlo invece verso il portone di casa, quanto le parole del maestro Felstman, che continuavano a tormentarlo: Victor riusciva a fare del male alle persone che amava nonostante fosse armato delle migliori intenzioni.
Quella discussione ne era la prova lampante: Victor aveva deciso che non poteva volare più in alto di lui e lo costringeva a scegliere tra l'amore e la carriera; cosa ne sarebbe stato della loro relazione se avesse ceduto la prima volta?
Scoprì di non essere pronto a rispondere a quella domanda.


Fine Undicesima Parte


† La voce della coscienza †

Ohi-Ohi, la frittata è fatta!
Yuuri alla fine si è deciso a raccontare a Victor del concerto e il russo l'ha presa malissimo, innescando a sua volta la risposta del giapponesino, che si è sentito sminuito e, peggio ancora, ha creduto che Victor lo volesse di proposito tenere nell'ombra per una sorta di malsana gelosia.
Scoprirà a breve che il suo giudizio è stato quantomeno frettoloso, ma nel frattempo che farà Victor dopo aver troncato col suo allievo in questo modo drammatico e violento?
E soprattutto cosa farà quel provolone di Giacometti adesso che ha campo libero?
Un po' di risposte arriveranno nei prossimi due capitoli, tenetevi vicino il tè freddo e il ventaglio scaccia ansia!

Questo è il brano che da il titolo al capitolo:
https://www.youtube.com/watch?v=9rsqC08GXDA



   
 
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