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Autore: Elle_vi    24/06/2018    0 recensioni
Cosa si prova a essere rinchiusi nella casa della persona che più odi al mondo?
Damian Wayne era popolare, e non perché fosse il figlio di Bruce Wayne, ma era bello, intelligente, interessante, e beh...era il figlio di Bruce Wayne, a.k.a. uno degli uomini più influenti della città e ciò lo rendeva estremamente ricco e figo, a quanto pare. Fosse stato solo lui il problema però non sarebbe stato nemmeno troppo grave, ma nella sua università si trovavano tre dei figli Wayne: Damian, Richard e Timothy.
Jonathan, era all'ultimo anno di liceo, mentre il quinto, Jason, era già laureato e lavorava col padre.
A pensarci bene, Andrew si stupì di come non ne avesse fatto già fuori uno di loro tra le elementari e il liceo, perché li aveva sempre avuti a scuola con lui.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Damian Wayne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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VI

 

Andrew venne svegliato dai raggi del sole che entravano dalle finestre aperte che facevano girare l'aria fresca del mattino.

Era abbastanza confuso.

Ricordava di essere tornato nella Mansione Wayne, di aver cenato e poi di aver raggiunto le camere, eppure c'era qualcosa che non tornava: la sua solita camera aveva le finestre coperte da pesanti tende nere che impedivano anche al minimo raggio di sole di penetrare.

Aprì gli occhi e vide blu.

Sbatté un paio di volte le palpebre e si sedette.

La maggior parte delle pareti erano ricoperte da poster di band, film, fumetti e serie tv.

Il muro speculare al letto matrimoniale su cui si trovava era occupato da una tv da cinquanta e passa pollici, e sotto di essa si trovava un mobile bianco con un lettore dvd e nei vari scomparti cofanetti limitati di film, dvd, cd di ogni genere e una prevalenza di fumetti DC comics rispetto ai Marvel.

Decisamente non era in camera sua.

Fu distratto dai dei movimenti accanto a lui.

Damian si stava rigirando nel letto in cerca di una posizione più comoda, con scarsi risultati.

Venne tentato dal desiderio di buttarlo giù dal letto, ma teneva ancora troppo alla sua vita per rischiarla così.

Sospirò e mise un piede sul pavimento, non riuscì nemmeno a mettere giù l'altro che venne strattonato indietro.

''Dove pensi di andare?'' Damian aveva aperto un occhio solo, ma bastava a mettere il moro in soggezione

''In bagno''

''Ah...okay'' la morsa attorno alla sua vita si allentò ''La porta a sinistra''.

Il moro si alzò e seguì l'indicazione, non che avrebbe potuto sbagliare in realtà, o era quella o quella parallela, che doveva invece contenere la cabina armadio.

Una volta chiusosi la porta alle spalle si diede qualche minuto per osservare il bagno.

Le pareti erano coperte da piastrelle nere, che facevano risaltare i sanitari bianchi.

Il bagno si sviluppava per il lungo, in sequenza c'erano: il lavandino con annesso mobile al di sotto e specchio, il water e di fronte la doccia, ovviamente tutto di design e moderno.

In verità il moro si aspettava qualcosa di diverso, non sapeva dire in che senso...forse più grande ed esagerato.

Beh, non che in verità cambiasse qualcosa.

Si spogliò e buttò i vestiti nel cesto affianco la doccia.

Aprì l'acqua e aspettò qualche secondo che diventasse della temperatura giusta.

In quel breve lasso di tempo si guardò allo specchio.

Si era abbronzato, la sua carnagione iniziava a tendere verso il caramello, tipico della pelle olivastra, ciò che non capiva erano i segni più scuri che dal collo scendevano fino al petto.

Si avvicinò meglio al vetro per osservarsi.

Non poteva essere una reazione allergica, anche perché così da vicino si notava un certo colore violaceo.

Ci mise qualche secondo a capire.

Sbarrò gli occhi.

La sera prima doveva essere stato così stanco da non essersene accorto...il bastardo lo aveva riempito di succhiotti!

Si avviò a passo spedito verso la porta, ma venne anticipato.

Damian gli si parò davanti mentre si passava una mano tra i capelli.

Per poco non gli finiva addosso.

''Pensavo fossi già sotto l'acqua'' gli disse togliendosi i boxer

''Ah...no'' il moro aveva già perso tutta la grinta.

Anche il corvino si era scurito, non molto, ma abbastanza da rendere i suoi occhi ancora più visibili e attraenti.

Si costrinse a non abbassare lo sguardo, non doveva in nessun modo guardare più in basso del petto o sarebbe morto, se lo sentiva.

Doveva essere illegale essere così sexy.

''Meglio così''.

Damian lo afferrò per la vita e lo trascinò nella doccia con sé.

Andrew stava morendo per l'imbarazzo, era tentato di scappare da lì, ma il corvino glielo avrebbe impedito sicuramente, si limitò a dargli la schiena.

''Come mai tutto questo pudore?''

''Cosa intendi?''.

Il corvino lo afferrò per le spalle e lo voltò ''Intendo che non riesci nemmeno a guardarmi negli occhi'' a conferma di quelle parole gli occhi grigi preferirono osservare la radio e l'idromassaggio incorporati nella doccia.

Damian roteò gli occhi e lo spinse contro una parete, Andrew rabbrividì al contatto con il vetro freddo.

''Mi hai stufato''.

Il corvino si impossesso della sua bocca e gli strinse il sedere tra le mani.

Andrew mugugnò e a quel punto tutto il resto divenne superficiale.

Ignorò il suo buon senso, cosa non strana, il fatto che pochi minuti prima voleva gridargli addosso, ignorò persino il fatto che si stessero eccitando.

Damian lo stava ribaltando da capo a piedi, toccando ovunque, senza lasciare nulla al caso.

Gli intrappolò i capezzoli tra le dita e iniziò a torturarlo.

Andrew ormai boccheggiava e gemeva oscenamente, scivolò sul piatto della doccia senza degnare l'altro di uno sguardo.

A quel punto Damian lo lasciò perdere, giocò con le maniglie del doccino e lo puntò addosso al moro.

L'acqua gelida lo fece gridare, ma l'altro lo ignorò totalmente.

Il moro tremava, si era accucciato su se stesso per cercare di mantenere un po' di calore, inutilmente.

Finalmente il corvino spense l'acqua.

''P-perché?'' tossì lui

''Così impari a ignorarmi. Ora vieni qui''.

Damian lo aspettò con un accappatoio in mano che gli fece indossare prima di avvolgerlo e portarlo sul letto.

Si prese del tempo per osservare l'ospite sdraiato sotto di sé, le labbra gli si erano tinte lievemente di viola, i capelli, incollati sulla fronte davano l'impressione di una frangia scomposta, come quella dei bambini e i suoi occhi lo guardavano con fierezza e allo stesso tempo attesa, stava aspettando la mossa successiva.

Avrebbe passato ore ad osservare quelle pozze di argento fuso tempestate di pagliuzze più chiare vicino alla pupilla.

Senza interrompere il contatto visivo si abbassò sul suo volto, sentì i loro respiri accelerare, si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra.

Vide l'attesa diventare frustrazione sul viso del moro, sorrise.

''Va' al diavolo'' Andrew scattò e nello stesso momento in cui univa le sue labbra gelide con quelle del coetaneo, gli avvolse le braccia attorno al collo per tenersi.

Per il suo corpo gelato, il contatto con quello caldo di Damian era una benedizione.

Fece scivolare l'accappatoio fuori dalle braccia, così che la sua parte superiore potesse approfittare di quel calore, nel mentre Damian gli stuzzicò le cosce prima di far scivolare una mano al disotto della stoffa spugnosa.

Approfittò dell'acqua rimasta sulla pelle del moro per bagnarsi le dita e inserire l'indice nel punto più intimo del compagno.

Andrew si irrigidì all'istante.

Avrebbe impiegato parecchio tempo per abituarsi a quella intrusione, non gli piaceva la sensazione che gli procurava, era fastidioso, sentiva il bisogno di espellere la presenza estranea, il suo corpo non la voleva.

Si rese conto che senza l'alcol la situazione era ben più difficile da gestire.

''Damian...'' mugugnò nascondendo il viso nel petto del corvino

''Ti da molto fastidio?''

Andrew si limitò ad annuire

''Mi dispiace, resisti ancora un po', non voglio farti del male''.

Il moro strinse i denti e sopportò stoicamente la prima e la seconda intrusione, si preparò a ricevere la terza.

 

''DAMI-'' la voce si interruppe.

 

I due ventenni si immobilizzarono.

La tranquillità di Andrew era andata a farsi benedire, infatti scattò e si coprì il più possibile con l'accappatoio, riuscendo a sedersi e nascondendosi poi dietro al corvino, che era furioso.

''Richard...quante volte ti ho detto di bussare prima di entrare?'' ringhiò Damian senza voltarsi, ma avvolgendo il moro con il braccio libero e stringendolo più a sé.

''T-tante. Decisamente tante''

''E perché non l'hai fatto?''

''Perché...tu sai che io mi dimentico le cose all'istante, ma credo che d'ora in poi non lo farò più eh... comunque il grande capo vuole parlarti...ma fai con calma, gli dico che ci metterai un po''' disse nervoso il maggiore, eclissandosi un secondo dopo.

I due rimasero fermi immobili finché non sentirono i passi allontanarsi di corsa.

Damian fece appoggiare la testa del moro sulla sua spalla per poi inserire completamente l'ultimo dito e muoverlo assieme agli altri facendo mugugnare il ragazzo.

''Sei stato bravo'' disse lasciandogli un bacio sulla guancia e facendo sdraiare nuovamente il compagno, per sfilare le dita.

''Vestiti pure, io vado un momento in bagno''.

''...Okay''.

Andrew sbuffò sonoramente dopo essersi vestito, e aver notato l'eccitazione quasi del tutto sveglia.

Vado a parlare con mio padre, appena finisco ti porto qualcosa da mangiare. Intanto tu vedi di non toccarlo'' disse indicando il gonfiore tra i suoi pantaloncini ''Ci siamo intesi?''

''S-si, intesi''

''Ottimo'' chiuse la porta e se ne andò.

Passò appena qualche minuto che la porta venne riaperta.

''Dimenticato qualc-'' davanti a lui non c'era Damian.

 

***

 

''Pa', sono qui''Damian era sceso nei sotterranei sapendo già che avrebbe dovuto subirsi una sfuriata coi fiocchi, quindi era meglio sbrigarsela in fretta.

''Vieni nell'ufficio'' si sentì rispondere.

L'ufficio era un stanza dalle pareti vetrate che stava sulla destra dei sotterranei, dove suo padre gestiva i vari affari quando voleva il silenzio totale.

Damian entrò e si sedette di fronte alla scrivania dove Bruce stava controllando delle carte che persero importanza nel momento in cui il giovane varcò la soglia.

Suo padre si tolse gli occhiali che usava per leggere e gli dedicò tutta la sua attenzione.

''Vi siete divertiti?''

''Direi di si, non ci avrei scommesso molto in verità''

''Immagino...''.

Quella partenza preannunciava guai.

Aveva avvisato solo Richard della sua fuga, e per quanto sapessero anche gli altri dove si stava recando, compresi i genitori, a suo padre non piacevano le sorprese.

Il fatto di non essere stato avvisato lo doveva aver innervosito abbastanza.

''Pa' facciamola breve, dimmi quanto sono un figlio degenere, quanto sono fortunato e non lo apprezzo e quanto dovrei rispettare di più le tue decisioni senza fare scenate''

''In tutti questi anni non ha mai funzionato quel discorso, quindi penso che prenderò altri provvedimenti, dopotutto metterti in punizione non è mai servito''

''Che tipo di provvedimenti?''

''Non limiterò te, neanche il tuo ospite, non avrebbe senso. Ma sai, sono in molti che mi chiedono se sei libero sentimentalmente...''

Damian smise di respirare ''Non lo hai fatto...''

''Non ho detto nulla di sconveniente e non ti ho nemmeno programmato un matrimonio, però ti posso assicurare che ballerai con ognuna delle ragazze che te lo chiederà e tu sarai felice di farlo''

''Perché dovrei?''

''Perché non credo che tu voglia tornare da tua madre''

No, no, no. Doveva star scherzando.

''Non lo faresti mai'' per quanto potesse voler bene a sua madre l'idea di tornare a vivere con lei sembrava più un incubo che altro, soprattutto adesso che aveva qualcosa a cui badare, o meglio qualcuno.

''Vuoi rischiare?''.

Suo padre raramente scherzava e quando lo faceva era molto difficile capirlo, solo Clark ci riusciva...e non sempre.

Ci fu un momento di silenzio che Damian usò per pesare bene le parole.

''Non ho fatto nulla di così grave da dover ricorrere a certe soluzioni. Lo faccio tutti gli anni, cosa è cambiato?''

''È vero, fai la tua piccola fuga tutti gli anni, ma questa volta hai portato con te anche un pericolo senza preoccuparti delle conseguenze. Non potevi sapere se avrebbe parlato o se fosse riuscito a scappare. Cosa avresti fatto in uno di questi casi? Liquidato tutto con un 'gli piace scherzare' o simili? Devi riflettere prima di compiere un'azione Damian''

''Non è scappato...e non ha parlato. Non posso giurare che non gli è passato per la mente, ma mi stai facendo una paternale su cose non successe. E poi tu mi dici di riflettere...se avessi dovuto riflettere su ogni pro e contro delle mie scelte non avrei mai iniziato a fare surf per il rischio di annegare o...che ne so...per gli squali. Hai ragione, ho sbagliato, ero arrabbiato e ho agito come faccio di solito senza considerare chi mi portavo dietro, non mi è passato per la mente nemmeno per un secondo che potesse andarsene, ma pensaci bene: avrebbe davvero potuto?''

''No, non avrebbe potuto. Però Damian devi stare più attento, tu non sei nella sua testa, non sai cosa sta pensando e non potrai mai saperlo. L'ho affidato a te perché so che non sei uno sprovveduto rispetto ai tuoi fratelli, non solo per i vostri precedenti, quindi pretendo più testa nelle cose che fai e ti assicuro che non scamperai alla festa''

''Ma-''

''Ma, niente. Per quanto riguarda Andrew fai un po' come vuoi, considera i rischi e non''

''Certo, come se gli potessi dire: 'partecipa anche tu, ah ma sappi che passerò la serata a ballare con delle tizie qualunque e tu seduto su una sedia a guardare'''

''Beh, chi dice che non possa incontrare qualcuno di interessante?'' l'occhiata fulminante che diede al padre fece ridere quest'ultimo ''Sto scherzando, stai tranquillo''

''No, hai ragione...non glielo dirò. Lo farò stare in camera. Comunque c'è una cosa che devo chiederti...''.

Parlò ancora una buona mezz'ora col padre, raccontò della breve vacanza, omettendo i dettagli più significativi e poi venne lasciato libero di tornare ai suoi impegni.

Uscito da lì a Damian sembrava di aver di nuovo dodici anni, dover giustificare le sue azioni era una cosa che non faceva da quasi un decennio.

Sospirò e raggiunse l'ascensore e si indirizzò verso la cucina per portare la colazione al moro che lo stava aspettando.

 

***

 

Davanti ad Andrew si era presentata tutta la progenie Wayne tranne il suo personale incubo.

''Hey...?'' disse il ragazzo sedendosi sul bordo del letto

''Buongiorno'' salutò Jason, mentre gli altri si limitarono a un accenno con la mano e un sorriso, a parte Richard che non lo guardava, imbarazzato.

''A cosa devo questa visita?'' Andrew sapeva che non erano lì per picchiarlo, ma non poteva negare che fossero un po' angoscianti.

''Stai tranquillo, vogliamo solo parlare un po' con te, ti va di fare un giro?''.

Avevano raggiunto la sala giochi nel più totale silenzio.

Andrew non era preoccupato, solo che voleva capire al più presto cosa volessero da lui.

Si sedettero nella zona relax e accettò volentieri l'acqua che gli offrirono.

Una volta seduti tutti, si sentì osservato.

''Come ti trovi?'' chiese il più grande

''Bene direi...non posso dire di stare male''

''Giusto, ma intendevo come ti trovi con Damian''

''Ah, beh'' il moro si passò una mano tra i capelli e guardò fuori ''Non so dirlo...''

Parlare di Damian lo agitava sempre, era colpa del corvino se il fratello li aveva beccati e se ora voleva sotterrarsi appena incontrava gli occhi di Richard.

E lui era anche la causa della maggior parte dei suoi problemi.

''Lui sta bene con te''.

Non era stato Jason a parlare questa volta, ma il minore dei cinque, Jonathan.

''Scusa?'' doveva aver capito male

''Dico che lui sta bene con te, si vede a occhio, è più felice da quando sei qui''

''P-più fe-felice?'' il giramento di testa improvviso non aveva nessuna relazione con quella notizia.

Nessuna.

''Jon ha ragione, sorride di più''rincarò la dose Timothy, quello che tra i fratelli non aveva mai conosciuto, non si erano nemmeno mai detti un 'ciao' per caso.

Ogni cosa che gli dicevano era un colpo al cuore, perché voleva dire che il loro rapporto era drasticamente cambiato e che niente sarebbe stato più come prima.

Beh...quello lo sapeva già dal giorno precedente, però averne la conferma nuda e cruda escludeva in qualsiasi modo il poter tornare alla sua vita precedente all'intrusione nella villa.

Damian sorrideva? Damian Wayne? Quello sempre incazzato, che la cosa più simile a un sorriso che conoscesse era un ghigno inquietante?

E ne era lui la causa?

Nope.

Si rifiutava di crederlo.

Dovevano star scherzando...vero?

'Eppure lo hai visto anche tu sorridere, sai che hanno ragione' la parte razionale della sua testa doveva essersi improvvisamente risvegliata e deciso di calcare la mano

''Se-sentite io-'' aveva un gran caldo, bevette tutta la bottiglia di acqua ghiacciata e ancora sentiva la gola secca.

''Non agitarti, non vogliamo metterti alcuna pressione, era solo una constatazione...tu gli fai bene''.

Non rispose, nascose il volto tra i cuscini e gemette.

''Dai, non è così tragica la situazione'' Jason rise e gli diede qualche pacca sulla spalla prima di rispondere al telefono che aveva iniziato a squillare.

Il moro non prestò attenzione alla telefonata, cercava solo di far tornare il suo cuore battere normalmente.

''Dobbiamo tornare giù, Damian ha finito''.

 

Andrew salutò i fratelli con un cenno prima di chiudersi la porta alle spalle e lanciarsi sul letto.

Rifletté sul discorso che gli avevano fatto, doveva esserci qualcosa poteva negare le loro parole, una qualsiasi cosa.

''Andrew, ti ho portato da mangiare''.

Il moro si tirò su e lasciò che Damian lo affiancasse.

''Tutto a posto?''

''Mh...? Si, si...''

''Dovresti imparare a mentire''.

Non gli rispose, si mise a mangiare mentre analizzava ogni momento da quando era arrivato.

Ricordava bene le botte che aveva ricevuto, ricordava a come l'odio era diventato tolleranza, quasi amicizia e poi inevitabilmente qualcosa di più, qualcosa non definibile.

Damian gli si era sdraiato affianco e aveva fatto scivolare una mano sotto la sua maglia ''Dimmi a cosa stai pensando''

''A te''.

La risposta fu così veloce che non si poteva dubitare della sua veridicità, Damian rimase sorpreso per qualche secondo prima di sorridere.

''Ne sono onorato''.

 

Il caldo era tornato prepotente, entrambi si erano liberati della maglietta che li accaldava e mentre Damian stava con la schiena appoggiata alla testiera e scorreva i canali, il moro giocava al telefono con la testa sul cuscino.

Andrew non gli aveva più rivolto la parola, si era chiuso in se stesso e lui odiava era essere ignorato, per cui una volta constatato che in tv non ci fosse nulla di interessante, sfilò il telefono dalle mani del moro e lo posò sul suo comodino.

''Ehi, ma ch-''.

Andrew non riuscì a finire la frase che si ritrovò con la lingua del compagno in bocca, ma dopo un primo momento di smarrimento riuscì ad allontanarlo.

''Giuro: o la smetti-''

''Oppure?'' il corvino non era minimamente toccato dalla pseudo minaccia, ignorò completamente l'altro e spostò la sua attenzione più in basso.

''O-oppure te ne farò pentire''

''Si certo...''.

Damian iniziò a lasciare dei leggeri baci sulla pancia del suo ospite, che cercò di allontanarlo mettendogli le mani tra i capelli e spingendolo via, fu inutile.

Il corvino fu totalmente indifferente, continuò il suo svago lasciando anche piccole leccatine, cosa che fece venire la pelle d'oca ad Andrew.

Per quanto potesse mentire a se stesso, al moro piacevano quelle attenzioni, tanto che senza rendersene conto aveva iniziato ad accarezzare i capelli del corvino.

''Damian...'' mugugnò

''Si?''

''S-smetti...''

''Vuoi davvero che mi fermi?'' il corvino ora lo guardava dritto negli occhi

''…''

''Allora?''

''No'' sospirò infine Andrew

''Ottimo'' sorrise lasciandogli un bacio sulle labbra.

 

Damian tornò sul letto dopo essersi lavato le mani per osservare i succhiotti e i morsi lasciati sul corpo del moro che stava riposando.

''Andrew, ho una notizia per te''

''Mh...dimmela dopo'' mugugnò nascondendo il volto sotto il cuscino

''Allora dirò ad Alfred che non lo andrai ad aiutare in cucina''.

Ci vollero pochi secondi ma il moro realizzò le parole di Damian.

Volò addosso al ragazzo e lo spinse tra le coperte.

''Ho capito bene?''

''Come faccio a saperlo?''

''Mi farai affiancare il tuo maggiordomo?!'' Andrew scuoteva il corvino senza rendersene conto

''Se non la smetti di shakerarmi come un drink, no''

Andrew si bloccò e avvolse Damian tra le braccia ''Grazie, grazie!'' disse strusciando la faccia nel collo dell'altro.

''Si, si'' Damian diede qualche pacca sulla testa del moro e si lasciò abbracciare ''Adesso staccati però, rischiamo di fonderci''.

''Ah, si...beh quando potrò aiutarlo? ''.

''Anche oggi se vuoi''

''Lo voglio!''

''Va bene, sta calmo. Mettiti una maglia così ti accompagno''.

   
 
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