Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: momoallaseconda    25/06/2018    5 recensioni
Zoro scosse il capo. “Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza, con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Zomi...






Vi abbiamo lasciati da soli per venti minuti e avete scatenato la Terza Guerra Mondiale!”
Zoro grugnì irritato evitando il suo sguardo ma Sanji non si lasciò intimorire.
È inutile che fai finta di niente, marimo! Pensavo che le divergenze tra voi fossero appianate ormai!” arcuò le sopracciglia stizzito mentre incrociava le braccia. “Non ti farò la paternale di nuovo ma mi aspetto che per lo meno tu le faccia delle scuse sentite! Anche se ci vorrà un miracolo perché ti perdoni...” concluse stropicciandosi gli occhi, tremendamente stanco nonostante fosse solo tardo pomeriggio.
Povera Nami-swan...” mormorò abbattuto. Poi lanciò un'altra occhiataccia all'amico seduto accanto. “Sei un idiota!”
Zoro non rispose, guardava fisso i suoi piedi ma Sanji sapeva perfettamente che lo stava ascoltando. Non sarebbe riuscito ad ignorarlo neanche volendo. Lo avevano legato a quella panchina con del nastro adesivo ultra resistente intimandogli di non muoversi e lui e Rufy gli stavano ai lati come guardie carcerarie per accertarsi che non provasse a scappare di nuovo.
Quando Nami era fuggita tra la folla aveva provato a seguirla in un tardivo sprazzo di lucidità e Sanji aveva sudato freddo non appena si era reso conto che il marimo non sarebbe mai riuscito a tornare con le sue gambe. Le era corso dietro come se ne andasse della sua vita, sbagliando clamorosamente strada come al solito e facendo perdere a tutti tempo prezioso. Lo avevano rintracciato mezz'ora dopo, al terzo piano del palazzo di Viola e nemmeno sapeva come accidenti avesse fatto ad arrivare lì.
Era stato legato per evitare nuovi colpi di testa dettati dal senso di colpa ma Sanji iniziava a sospettare che la precauzione fosse stata troppo eccessiva. Zoro non aveva più aperto bocca dopo la litigata, in realtà non aveva più tentato di fare nulla. Non si era spiegato con loro, non aveva chiarito le proprie ragioni, non si era lamentato. Se ne stava là seduto, zitto e tranquillo. Ogni tanto sbuffava, si passava una mano tra i capelli o guardava il cielo azzurro.
Sanji fece una smorfia. La sua gioia di sapere dov'era Viola era durata il tempo della discesa in strada! Dopo l'orribile spettacolo che Zoro aveva dato di sé, per un terrificante attimo si era convinto che Nico Robin non sarebbe mai partita con loro. Invece al termine di una lunghissima riflessione, con la sua immancabile pacatezza, era riuscita ad alzare le spalle e a commentare con un pratico 'certo che siete un gruppo davvero strano'. Al quale Sanji aveva risposto con un laconico 'ce lo dicono tutti', che l'aveva fatto sentire pure peggio.
Quella cosa avrebbe potuto compromettere l'opinione che si era faticosamente guadagnato con lei? Quanto potere aveva Nico Robin sulle decisioni di Viola? Nel dubbio continuava a sostenere che dovesse tenersi particolarmente buona quella donna.
Lanciò uno sguardo di sottecchi all'altro lato della panchina, dove un irrequieto Rufy faticava a stare seduto composto e continuava a scandagliare come un ossesso il palazzo dove Robin era sparita da poco più di quindici minuti. Assottigliò gli occhi, indeciso se picchiarlo o provare a farlo ragionare con le buone.
All'inizio aveva pensato che ci fosse qualcosa di strano nell'acqua di Dressrosa. Zoro che offendeva Nami in quel modo, Rufy che si comportava come una persona normale. Doveva esserci senz'altro un virus in giro. Probabilmente l'aveva preso pure lui visto che aveva ringraziato il marimo per il supporto e gli aveva pure dato ragione. In effetti avrebbe spiegato anche la decisione di Nico Robin di seguirli ugualmente nonostante non fosse chiaro nemmeno a loro il genere di rapporto che ancora li teneva insieme che aveva impedito più volte a ciascuno di uccidere gli altri.
Dopo qualche ora aveva dovuto prendere atto che almeno quello che era successo a Rufy aveva poco a che fare con un virus nell'acqua. Non pensava che sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbe visto il suo amico diventare protagonista del famigerato colpo di fulmine.
Era ormai chiaro a tutti quanti che Rufy si era preso una cotta colossale, non faceva assolutamente nulla per nasconderlo, anzi. L'unico momento in cui l'aveva visto distogliere gli occhi da Robin era stato per tirare un pugno a Zoro per come aveva trattato sua sorella. Mortalmente distrutto, Zoro non aveva fiatato, Rufy aveva sospirato e l'aveva aiutato a rialzarsi. E poi aveva ripreso a seguire Robin. Sanji aveva cercato di ricordare se la decisione di partire con tutti loro era stata presa mentre il suo cervello era ancora preda dei fumi dell'alcool.
La cosa che Sanji reputava più assurda non era tanto il continuo e assillante desiderio del suo amico di sapere sempre dove lei si trovasse, quanto il fatto che Robin fino a quel momento non si era mai lamentata per come le stava appiccicato modello 'zecca da campeggio'. Sembrava che nemmeno le importasse, semplicemente aveva preso a considerarlo quasi un prolungamento del suo braccio. E si conoscevano da neanche sei ore!
Sanji iniziava a sospettare che forse Rufy non le stava così indifferente come aveva sperato all'inizio ma, per lo meno, non era come con le altre. Lei non aveva mai dato idea di volerlo portare dietro un cespuglio.
Sbuffò di nuovo allungandosi sulla panchina per distendere i muscoli. Zoro alla sua destra fissava gli alberi con sguardo spento e Rufy faceva lo stesso con il palazzo. Non era nemmeno da prendere in considerazione l'ipotesi di intavolare una qualche conversazione per passare il tempo, c'aveva già provato. Una volta li avrebbe presi in giro fino allo sfinimento ma sapeva perfettamente come si stava nei panni sia dell'uno che dell'altro. Non era dell'umore per le battutine sarcastiche.
L'orologio segnava le sette di sera e Nico Robin aveva detto che avrebbe finito in massimo mezz'ora. Doveva terminare un lavoro su commissione e si erano offerti di accompagnarla. In fin dei conti avrebbero comunque dovuto aspettare da qualche parte il ritorno di Nami.
Dal momento che a lui e a Rufy avevano rubato i cellulari, Sanji aveva dovuto chiamarla con quello di Robin. Aveva provato con il telefono di Zoro, ma alla trentasettesima chiamata annullata aveva rinunciato.
Nami stava bene, non dovevano preoccuparsi per lei. Sarebbe ritornata all'appartamento di Viola in serata, doveva fare una certa cosa prima e Sanji aveva istintivamente guardato l'espressione di Zoro. Sembrava stesse lottando con tutte le sue forze per trattenere un ringhio e al tempo stesso aveva sbriciolato il sacchettino che teneva in mano spargendo patatine ovunque. Non era stato un bello spettacolo.
Robin era intervenuta con notevole nonchalance calmandolo con una birra ghiacciata. Aveva già iniziato a capire come prenderli.
In quelle ore insieme avevano appurato che non era stata una loro impressione, la mora era davvero più grande di qualche anno, di cinque per l'esattezza. A Rufy non avrebbe potuto importare di meno.
Era riuscito ad assicurarsi che non fosse sposata/fidanzata/impegnata/trombamica di qualcuno semplicemente chiedendoglielo direttamente, alla faccia del suo mantra 'prendiamola larga'.
Sanji era rimasto sconvolto dalla pacatezza con la quale Robin aveva risposto ad ogni sua singola e stramba domanda, come se fosse assolutamente normale per lei dare informazioni sulla sua vita privata al primo sconosciuto che si presentava alla sua porta. Sanji aveva iniziato a domandarsi se Rufy avesse contrabbandato qualche canna da Elbaf.
Calmi, pacati, seri e persi costantemente l'uno negli occhi dell'altro. Avevano iniziato a fargli davvero paura.
L'avevano accompagnata fin lì in tram perché lei non aveva l'auto, nonostante avessero scoperto con ritrovato sconcerto che possedeva diversi tipi di patenti, da quella per le moto di grossa cilindrata a quella per gli ultraleggeri, passando per il brevetto nautico.
In realtà era stata una scoperta quella donna. Non solo era bellissima ma anche una delle persone più intelligenti e impegnate che avesse mai avuto modo di conoscere!
Laureata in archeologia, passava il suo tempo destreggiandosi tra mille impegni ed occupazioni. Oltre al suo principale impiego presso il museo di Storia Naturale, era una creatrice di gioielli, pittrice, occasionalmente collaborava come restauratrice, creava sculture con oggetti di riciclo che poi rivendeva -Sanji ne aveva viste diverse in casa e non sarebbe mai riuscito a credere che da sette lattine di coca-cola potesse uscire un putto di tale bellezza- ed era scrittrice freelance. Sommozzatrice esperta, tennista di talento, appassionata di teatro e di lirica, con un passato da ballerina di danza classica. Era una seria affiliata di Greenpeace e partecipava attivamente alle loro battaglie. Faceva volontariato in ospedale e nei rifugi per animali. Possedeva un deltaplano e faceva paracadutismo. Parlava sei lingue, tra le quali il finlandese e quando aveva un attimo di tempo, organizzava raccolte benefiche per favorire l'alfabetizzazione nei paesi svantaggiati.
Sanji ricordava di aver guardato con compatimento Rufy e di aver commentato al suo orecchio che avrebbe dovuto metterci una pietra sopra, era troppo perfetta per uno come lui. Era sicuro che Rufy non l'avrebbe ascoltato.
Robin li aveva portati fino a quel palazzo perché doveva fare una consegna, giustamente aveva una vita, un lavoro, delle cose da fare, non poteva partire allo sbaraglio, ma dopo quell'ultimo compito avrebbe potuto prendersi dei giorni di ferie.
La mattina dopo sarebbero anche potuti partire se solo non fosse aleggiata su di loro l'incognita di come rimediare cinque biglietti per l'Italia. Robin aveva spiegato con candore che dopo Flevance, dove si trovava attualmente, Viola sarebbe volata a Water Seven, la città d'acqua e loro contavano di arrivare prima di lei e giocare sul fattore sorpresa. Certo, questo sarebbe stato il piano se solo avessero avuto la possibilità di metterlo in pratica. L'unico pensiero al momento era su come trovare i soldi per arrivare in Italia, ai biglietti aerei per tornare a casa ci avrebbero pensato poi.
Sanji sospirò affranto mettendosi le mani nei capelli. Era stupito di se stesso per come stava affrontando la cosa. A Marijoa gli era stato rubato lo zaino con tutti i soldi e i suoi vestiti, pure il completo elegante preso a Prodence per l'incontro con Viola, eppure non era ancora caduto preda della depressione come al solito, anzi nel profondo sentiva che le cose si sarebbero risolte, in qualche modo. Intanto aveva ringraziato fino allo sfinimento Robin per aver permesso a tutti di farsi una doccia e di avergli prestato dei vestiti che aveva nell'armadio, lasciti di fratelli o cugini vari e anche se aveva specificato che non fosse necessario, aveva insistito per fare una lavatrice con le loro cose ed ora erano già pronte, fresche di bucato che li attendevano a casa. Sanji ne era stato segretamente felice, il viaggio della notte prima nel camion di Franky gli aveva lasciato addosso una vaga sensazione di appiccicaticcio e se proprio doveva presentarsi a Viola in jeans e maglietta per lo meno lo avrebbe fatto con indumenti puliti e profumati!
Staccò senza ripensamenti il nastro adesivo che teneva incollato Zoro alla panchina. L'amico lo guardò confuso.
Non penso che andrai da qualche parte...” mormorò con un'alzata di spalle.
Zoro annuì massaggiandosi i polpacci dove la pelle aveva iniziato ad arrossarsi. “Sai vero che se avessi voluto, quello non mi avrebbe di certo fermato...”
Sanji sorrise. “Lo so. E mi fa piacere che tu abbia deciso di rimanere con noi di tua spontanea iniziativa invece di inseguire fantasmi.”
Zoro grugnì qualcosa che il biondo non afferrò ma non gli chiese di ripetere.
Il pensiero volò a Nami e a quello che quel cavernicolo si era lasciato sfuggire su di lei. Nessuno di loro credeva davvero che Zoro pensasse quello che aveva detto, era stato di sicuro un malinteso dettato dalla litigata. Si sarebbe fatto perdonare. Si sarebbe assicurato che lo facesse.
Rufy saltò sull'attenti all'improvviso e uno dopo l'altro anche lui e Zoro riemersero dai propri pensieri per accogliere il ritorno sorridente di Robin che scoccò un'occhiata indecifrabile al moro prima di rivolgersi a Sanji.
Mi hanno chiesto di fare un'ulteriore consegna questa sera. Mi dispiace, so che siete stanchi ma...” ammiccò in direzione del palazzo alle sue spalle “...non è che vi va di venire ad una festa?”

*

Il barman improvvisato mise il suo rhum sul bancone, afferrò le sue banconote e passò veloce al cliente successivo senza più guardarlo. Zoro si portò il bicchiere alle labbra con assoluta calma, dando le spalle al bar. Davanti a lui corpi sudati e indistinguibili si dimenavano come ossessi sulla pista da ballo illuminati da decine di luci stroboscopiche. Densi fumogeni rendevano l'aria dentro quel vecchio casolare satura di odori tossici e fastidiosi, aumentando il suo mal di testa.
Quando Nico Robin aveva detto che li avrebbe portati ad una festa non era esattamente quello che aveva pensato per concludere degnamente una giornata già pessima. Vedendo il tipo di donna -elegante e sofisticata- aveva dato per scontato si sarebbe trattato di una mostra o di un buffet in un rinomato locale, non certo di un Rave Party in un sotterraneo. Le persone non erano mai come ti aspettavi che fossero.
La musica alta iniziava a dargli sui nervi ed erano arrivati da nemmeno un'ora, non sarebbe resistito molto in quel posto infernale se non fosse stato per l'urgenza di vedere Nami.
Sapeva che avrebbe dovuto spiegarsi, dirle sinceramente che era stato un idiota, che non pensava davvero che lei fosse... Dio, non riusciva neanche a pensarla quella parola associata a lei.
Lui voleva solo proteggerla... aveva bisogno di proteggerla.
Al telefono con Sanji non aveva fiatato sul cambio di programma e aveva promesso che sarebbe arrivata direttamente alla festa. Zoro si era scelto una posizione strategica -il bar- al solo scopo di avere i due portoni d'entrata sempre sotto controllo, in perenne tensione e ammazzava il tempo tracannando rhum. Si aspettava di vederla comparire da un momento all'altro e il cuore faceva a gara con lo stomaco per decidere chi due si sentisse più elettrizzato.
Scandagliò ancora una volta la folla di corpi ammassati insieme, nella preoccupazione costante di essersi lasciato sfuggire il suo arrivo, ma non v'era traccia di rosse capigliature. Tra i fumogeni e le luci stroboscopiche di colorato distingueva solo qua e là le sculture di Robin, oggetti troppo grandi e variopinti perché potessero passare inosservati.
Erano venuti a quella festa per loro. Avevano finito di aiutare Robin a sistemare nella sala le sculture richieste giusto poco prima che aprissero le porte e la fiumana di persone vi si riversasse dando luogo a quella massa informe di corpi accaldati pronti per una notte di follie. Fino ad una settimana prima avrebbe fatto carte false per partecipare ad una festa del genere, ora non riusciva nemmeno a ricordare perché gli erano sempre piaciute.
Un lampo biondo in mezzo al caos attirò la sua attenzione. Sanji agitava in aria la sua maglietta dimenandosi su un cubo insieme ad altri due tizi, probabilmente meno ubriachi di lui, che trasmisero a Zoro più di un dubbio sulle loro preferenze sessuali visto come guardavano il biondo. Come al solito torcigliolo non era capace di darsi un freno se esisteva la remota possibilità che ci fosse alcool nei dintorni, un po' come lui del resto e Zoro si chiese se fosse il caso di intervenire. Ci pensò qualche secondo, durante il quale il più muscoloso dei due tizi prese coraggio e strizzò una chiappa al suo amico. Sanji fece un salto alto due metri per lo spavento e nonostante l'evidente sbronza riuscì ad allontanarsi da loro prima che la situazione degenerasse. Ottimo, circostanza risolta senza intromissioni da parte sua.
Tornò a scrutare la gente e individuò senza troppa difficoltà Rufy. Con tutto il ben di Dio di cibarie, alcool, donne e allegria che c'erano, lui stava ancora seduto su quel divanetto nell'angolo e per Zoro non fu affatto complicato intuire perché. Nico Robin gli era accanto e conversava amabilmente -per quanto fosse possibile in quel caos- con l'organizzatore della festa, tale Aokiji, un uomo altissimo, sulla quarantina, che le aveva commissionato le opere che ora facevano bella mostra di sé sparse ingiro. Robin aveva raccontato che era suo affezionato cliente da anni, erano amici, non mancava mai di chiederle qualche scultura particolare per i suoi eventi ed ogni volta si fermavano volentieri a scambiare quattro chiacchiere. Rufy aveva mostrato immediatamente di non gradire affatto la cosa.
Zoro quasi si strozzò con il rhum cercando di soffocare la risata spontanea che gli era sorta alle labbra quando aveva visto Robin curvarsi di mezzo centimetro verso l'uomo per sentire meglio quello che le stava dicendo e Rufy fare lo stesso, appiccicandosi praticamente alla sua schiena pur di non mollarla neanche un secondo.
Si asciugò distrattamente con il dorso della mano. Era diventata una cosa assurda. La donna giusta poteva trasformare un uomo come creta... Sua madre e i suoi proverbi. Non se ne sarebbe mai liberato ma per lo meno doveva ammettere che spesso ci prendeva.
Robin aveva letteralmente trasformato Rufy in mezza giornata.
Viola era stata il motivo per il quale Sanji aveva attraversato l'Europa.
Un colpo di fulmine e la promessa del vero amore... un tempo cose del genere sarebbero state impensabili. I suoi amici facevano passi da gigante mentre lui... tornava indietro.
Lui, nonostante fosse circondato da belle donne -e un paio avessero anche tentato un approccio bruciato sul nascere dalle sue occhiatacce-, ad una festa piena di alcool e priva di inibizioni... lui pensava a Nami. A lei, al suo profumo, ai suoi capelli, alle sue mani, al suo arrivo, a come se n'era andata, ai suoi occhi che piangevano per colpa sua. Di nuovo.
Odiarla per anni non era servito a niente, dannazione, gli era entrata sotto pelle.
Avrebbe dovuto scusarsi ma non era sicuro di riuscire a reggere il suo sguardo deluso. Era stato un dannatissimo idiota! Si era ripromesso di tenerla a distanza eppure senza accorgersi si era avvicinato troppo un'altra volta, non riusciva più a raccontarsi che voleva solo esserle amico e proteggerla. Se fosse stato davvero così il nodo nello stomaco sarebbe sparito dopo aver saputo che quel Law non aveva cattive intenzioni. Invece il dolore si era intensificato e ormai faceva fin troppo male per riuscire ad ignorarlo.
Aveva lasciato che la gelosia prendesse il sopravvento e si, nonostante si desse spesso dell'idiota, non era stupito. Aveva capito una frazione di secondo dopo averla vista preoccuparsi per Law che quella che gli bruciava nel petto era gelosia pura e semplice.
La voleva per sé.
Non era stata una scoperta poi così sconvolgente, era come se l'avesse sempre saputo a dire il vero, ma rendersene conto non aveva reso le cose più facili.
Sapeva che Nami aveva iniziato a provare qualcosa per lui. Aveva fatto finta di niente per tutto il tempo ma quegli occhi non riuscivano a mentire quando lo guardavano. Nami si stava innamorando di lui e per quanto la cosa galvanizzasse il suo cuore, aveva già deciso di darci un taglio. Non pensava che comportarsi civilmente con lei l'avrebbe portata a questo, ingenuamente aveva sperato nella nascita di una bella amicizia. Per certi versi si sentiva un ragazzino alla sua prima cotta ma la ragione gli diceva di andarci piano. Si era detto che bastava tenere le debite distanze e l'attrazione che già provava per lei sarebbe potuta restare tale senza sfociare in altro. Nami avrebbe capito presto che tra loro poteva esserci solo amicizia e lui non si sarebbe innamorato di lei, a costo di sforzarsi, non avrebbe ceduto. Poteva tranquillamente gestirlo, ne era sicuro!
Nonostante tutti i suoi buoni propositi aveva scoperto di essere un terribile egoista. Adesso che aveva la possibilità di passare del tempo di qualità con lei non riusciva a rinunciarci. Invece di tenerla a distanza non era capace di staccarsi da lei, come fosse stata una dannata calamita! Ogni tentativo fatto per non innamorarsi era fallito. Ammettere ufficialmente a sé stesso di essere geloso voleva dire essere arrivato alla frutta. Il terrore di aver capito tutto quando ormai era tardi per tornare indietro, la certezza di non volerla coinvolgere in quel gran casino che era la sua vita, unita all'irrazionale desiderio di averla per sé, l'avevano fatto scoppiare ed aveva agito solo d'impulso.
L'aveva offesa e fatta piangere. D'accordo, voleva darci un taglio ma non voleva farsi odiare di nuovo! Aveva esagerato e doveva rimediare, tuttavia quella era stata solo l'ennesima conferma. Non potevano stare insieme! Non sarebbe mai stato un buon ragazzo per lei, l'avrebbe solo fatta star male e alla fine sarebbe successo quello che voleva evitare da sempre. La sua luce si sarebbe spenta per colpa sua. Non l'avrebbe mai permesso, non avrebbe ripetuto quell'errore. Solo lui doveva soffrirne, sarebbe stata la sua punizione.
Mandò giù d'un fiato il contenuto del bicchiere, sancendo così la decisione e cercò con tutte le sue forze di non fare caso alla contrazione dolorosa che era nata spontanea nel suo stomaco quando aveva ricordato che Nami era quasi certamente in compagnia di Law in quel momento. E magari l'aveva già dimenticato.
Zoooorooooo!!!”
Alzò un sopracciglio evitando per un soffio di vedersi crollare addosso la stazza barcollante di Sanji, emerso dalla folla all'improvviso.
Che faaai quiiii da sciolooo, marimooo?? Non fareee il guaaastafeste!!” Zoro roteò gli occhi aiutandolo a poggiarsi al bancone del bar. Torcigliolo era ubriaco marcio di nuovo, doveva ricordarsi di impedirglielo la prossima volta. Toccava sempre a lui poi dargli una mano e iniziava ad esserne stufo.
Lo sciai?? Domaaani vedo Viooolaaa!!” esclamò quello d'un tratto con sguardo sognante e Zoro ridacchiò suo malgrado.
È vero.” confermò.
Daa domiani metto laaa teesta a posto! Baasta alcool.. donnee.. feeste..!! Vivrò scioolo per leiii!!”
Sanji gli si fece più vicino abbassando all'improvviso il tono tanto che dovette curvarsi per riuscire a sentirlo. “Dovresti farlooo puuure tiu, saiii marimo!”
Zoro deglutì sonoramente.
Pierchèèè non dici a Nami cheee vuuuoi stare con lei? Sei un creetino, loo sciai??” Sanji strinse gli occhi. “È iniutilee che fai la morale a mee se tiuu sei piùù coglionee!! See non tii muovi la pierdi!!”
Zoro trattenne il fiato. Accidenti a Sanji e al suo maledetto occhio attento! Da quando gli interessava la sua vita sentimentale?
Quello proseguì indefesso come se non avesse notato il cambiamento di postura del suo amico. E forse era proprio così. “Perfiino Rufy si è trooovato una ragazza!”
Zoro andò con lo sguardo ai due sul divano, notando che erano finalmente rimasti soli e parlavano fitto, le teste a tre centimetri di distanza, irrimediabilmente persi l'uno nell'altra. Come aveva già detto... una cosa assurda!
Sanji voltò la testa illuminandosi d'un tratto. “Ooooh, sciei arriiivata miaa scirenaa ramata!!”
Zoro sentì il cuore uscirgli dal petto a quelle parole. Si voltò cauto verso la direzione indicata da Sanji e la vide. Nami era finalmente arrivata e lui sentì la muscolatura rilassarsi, nemmeno si era accorto della rigidità mantenuta fino a quel momento.
La vide sorridere a Sanji e avvicinarsi a loro. Si era cambiata, truccata e pettinata ed era bellissima. Non riuscì ad impedire al suo cervello di pensare che per lui lo era già anche senza tante preparazioni ed evitò di focalizzarsi su dove avesse preso quel vestito e su dove si fosse cambiata. Era arrivata, era sana e salva e sembrava anche felice, quello bastava.
Nami si fermò a pochi passi da loro scrutando Sanji con aria critica. “Oddio, sei ubriaco di nuovo? Ma non avevi detto che avresti smesso?”
Sanji si portò una mano sul cuore. “Proometto cheee è l'iultima voolta!” e Zoro dovette soffocare un gemito di esasperazione. Si, come no?
Nami lo guardò un attimo come se si fosse accorta solo in quel momento che c'era anche lui. Con le luci basse non l'aveva visto e indietreggiò istintivamente di un passo. Zoro fece finta di non essersene accorto.
Nonostante l'alcool, Sanji sembrò intuire che nessuno gli credeva. “Lo giiuurooo!!” esclamò agitando le braccia come a dare più enfasi alle sue parole. “Non mi creeedete maiii!”
È difficile crederti quando lo dici ogni volta...” mormorò Zoro incrociando le braccia. “Ma non siamo i tuoi genitori, torcigliolo...”
Nami diede man forte con un filo di voce. “Non devi tenere conto a... a noi, Sanji. Puoi fare quello che vuoi...”
Si, ha ragione...”
Per un attimo Zoro e Nami si scambiarono uno sguardo e il cuore di lui si impennò ma ebbe vita breve, lei distolse gli occhi immediatamente. Non ci rimase troppo male solo perché il loro amico scelse proprio quel momento per portarsi una mano alla bocca nel chiaro tentativo di frenare un conato e lui si preoccupò di allontanarsi. “D-dievo... scusateeee!!”
Zoro guardò stupito il suo amico correre via diretto ai bagni e sentì nascere in viso un sorrisino di scherno che morì quasi subito nel realizzare che Sanji se n'era andato.
E lui era rimasto solo con Nami.

*

Sanji si tenne la bocca con la mano, correndo verso il bagno. Ci si fiondò dentro nascondendosi dietro la porta sperando che il marimo non fosse tanto idiota da pensare di seguirlo per aiutarlo.
Aspettò qualche secondo ma non vide entrare nessuno, si decise allora a sbirciare.
Zoro era ancora al bancone, con un'aria da cane bastonato e là accanto Nami, ferma nella stessa posizione, evitava come la peste di guardarlo. Non si erano ancora parlati, ma Sanji era fiducioso.
Fingersi ubriaco non era stata la genialata del secolo ma per lo meno aveva dato modo a quei due di rompere il ghiaccio. Quando l'aveva vista entrare aveva agito rapido e si era diretto apposta barcollante verso il suo amico. Nami non si sarebbe nemmeno avvicinata a Zoro quella sera, era stata chiara al telefono. Farli preoccupare per lui era stata l'unica cosa che gli era venuta in mente perché riuscissero ad avere un punto d'incontro. E adesso li aveva lasciati soli apposta.
Sanji sperò con tutta l'anima che il marimo non fosse il coglione che lui stesso spesso dipingeva e le facesse delle vere scuse. Quelle giuste, del tipo 'ti ho sempre amato-non volevo farti star male-scusa se sono un imbecille-resta con me tutta la vita-sposami'. No ok, forse per l'ultima parte era ancora presto, ma fino ad imbecille sperava ci arrivasse! Volevano le stesse cose, cosa accidenti ci voleva a capirlo? Aveva dovuto mettersi in mezzo lui!
Sbirciò di nuovo, stando attento a non essere scoperto. Erano ancora lì ma Zoro aveva aperto bocca! Stava parlando, si ne era certo! Peccato non riuscisse a distinguere il labiale tra i fumogeni e le luci!
Estrasse il pacchetto di sigarette e uscì furtivamente dal bagno. Fece segno a Robin che usciva a fumare e lei annuì con un sorriso che si allargò quando tornò a posare gli occhi su Rufy.
Sanji scosse il capo, tremendamente divertito e lanciò un'ultima occhiata al bancone prima di oltrepassare la porta antincendio.
Erano zitti entrambi ed evitavano gli sguardi ma per lo meno Nami non se n'era andata. Se ancora non stavano radendo al suolo il locale poteva considerarlo un passo avanti o, per lo meno, sperò che fosse un passo avanti.

*

Zoro aveva seriamente preso in considerazione l'idea di tallonare Sanji e obbligarlo con la forza a restare con loro. Poteva pure vomitargli sulle scarpe per ripicca, non gliene sarebbe fregato di meno!
Per un glorioso attimo pensò di farlo davvero ma passò veloce com'era arrivato. Non poteva farlo, doveva affrontarla, era arrivato il momento. L'aspettava da tutto il pomeriggio ma all'improvviso il bel discorso che si era preparato sembrava sciatto, privo di senso e di tatto, assolutamente non degno di venire espresso.
La guardò con la coda dell'occhio, era sinceramente sorpreso che fosse ancora lì. Lo sguardo che gli aveva lanciato quand'era arrivata la diceva lunga su quello che pensava di lui, eppure non si era allontanata. Se non fosse stato assurdo avrebbe detto che voleva offrirgli una possibilità per farsi perdonare.
Si schiarì la voce, grato che le luci stroboscopiche permettessero alla sua faccia di prendere fuoco senza il bisogno di farlo sapere a tutti. “Stai... stai bene vestita così...”
Nami arcuò un sopracciglio e lo degnò appena di un'occhiata.
Zoro si morse la lingua, imprecando tra i denti. Ed ecco che se ne andava la sua pseudo possibilità.
D'accordo, forse avrebbe dovuto iniziare in maniera diversa. Forse dipendeva dal volume della voce. Forse non aveva capito che era un complimento. Forse l'aveva offesa di nuovo. Forse pensava che volesse dire che come si vestiva di solito faceva schifo. Forse torcigliolo lo aveva contagiato con le sue inguaribili seghe mentali!
Era frustrante, non riusciva a capire se fosse arrabbiata o -peggio- delusa, ma prima che potesse dichiarare la propria morte cerebrale, Nami parlò. E senza traccia di risentimento. Più precisamente senza alcun tipo di emozione. “È di Robin. Mi sono cambiata da lei prima di venire. Mi aveva lasciato le chiavi sotto lo zerbino.” proclamò con un'alzata di spalle, come se avesse recitato la lista della spesa.
Zoro valutò se quella apatia potesse essere una cosa positiva o negativa per la sua causa.
Decise di proseguire sulla strada già tracciata. Tanto peggio di così... “Ti sta davvero bene!”
Nami non lo guardò. “Grazie.”
Zoro espirò pesantemente col naso. L'imbarazzo era talmente palpabile che avrebbe potuto tagliarlo con un coltello. Perché continuava a girarci attorno? Doveva solo dirle chiaramente che gli dispiaceva, non ci voleva niente in fin dei conti. E magari aggiungerci che era un imbecille, si quello ci stava sempre bene. Magari l'avrebbe fatta ridere. Gli piaceva vederla ridere.
Prese fiato, sentendo il coraggio tornare. “Nami...”
Si fermò inorridito spalancando la bocca. Aveva dimenticato cosa doveva dirle! Sentiva il cuore pompare nelle orecchie, era assordante da ascoltare, più delle musica alta e molto più fastidioso.
Lei si voltò a guardarlo e quegli occhi tremendamente pieni di aspettativa lo fecero vacillare. Scioccamente pensò di fuggire, ma fu il pensiero di un attimo. Non poteva e probabilmente vista la situazione ne avrebbe ricavato un occhio nero da Sanji.
Scusa!” esclamò d'impulso. “Ho reagito male! Ho... io pensavo che quel ragazzo ti stesse importunando e ho agito d'impulso. Sono stato stupido, soprattutto per come ti ho aggredito. Non penso a te in quel modo, te lo giuro! Non potrei mai pensare a te in quel modo!”
Zoro prese fiato. Aveva detto appena poche frasi ma si sentiva come se avesse corso una maratona. Il suo cuore per lo meno ne era convinto.
Nami lo stava scrutando, impassibile. “D'accordo.” dichiarò alla fine tornando a guardare la pista davanti a loro.
Zoro batté gli occhi, preso alla sprovvista. Non era proprio la reazione che si aspettava.
Le bastavano davvero come scuse? Perfino per lui erano suonate stupide e prive di senso. Stava già pensando a come potersi scusare meglio, gli si stava formando in testa un discorso perfino migliore di quello che aveva dimenticato! E in questo avrebbe evitato di dirle che la voleva solo come amica, era più importante farle capire quanto voleva che facesse parte della sua vita. In un modo o in un altro.
Zoro deglutì, deciso a spiegarsi meglio, non poteva lasciare le cose com'erano. “Nami...”
Vuoi ballare?”
Si era voltata sorridendo appena, indicando la pista con un cenno. Zoro strabuzzò gli occhi, interdetto. Che cosa?
Come?”
Ho detto: vuoi ballare? Con me?” disse ridendo, scandendo bene le parole come se stesse parlando con un sordo.
Zoro non se l'era immaginato. Lo aveva davvero interrotto per chiedergli di ballare.
Rimase fermo per un attimo. Quel sorriso era sincero. Lo aveva perdonato. Per qualche motivo divino, l'aveva perdonato!
Annuì cercando di trattenere l'euforia. Se lei avesse continuato a sorridere così sarebbe diventato sempre più difficile mantenere la sua promessa. In quell'istante avrebbe solo voluto baciarla e toglierle il fiato.
Lo portò vicino alla pista e Nami non smise di sorridere quando gli mise le braccia dietro la testa, coinvolgendolo in un ballo lento nonostante la musica inadeguata.
Zoro la strinse piano a sé, ancora incredulo. Non aveva detto nemmeno la metà di quello che si era preparato. Non era riuscito a dirle che era meglio restare amici, che era la cosa migliore per entrambi. Non era riuscito a dirle che la trovava bellissima e amava sentire il suo cuore scoppiare nel petto quando lo guardava. Non si era nemmeno scusato per bene per averla offesa ma lei aveva capito lo stesso. L'aveva perdonato e a lui non interessava altro al momento, non avrebbe voluto altro. I grandi discorsi non servivano tra loro, l'aveva sempre saputo. Non c'era bisogno di esprimere opinioni, né di giustificare le proprie ragioni. L'aveva quasi persa, voleva solo sentirsela addosso e respirarla, di nuovo in pace.








   
 
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