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Autore: Emmastory    25/06/2018    5 recensioni
Tutto ha inizio nella vasta e verde foresta vicina ad un villaggio di umani dove la quiete regna sovrana. Il mondo magico e quello dei mortali coesistono perfettamente, e pare che fra i due non ci sia mai stato il caos. Kaleia è giovane, e fa parte del primo. Abituata a vivere nella calma del suo amato bosco assieme a suoi simili e ad altre creature, è felice e non potrebbe chiedere di meglio, ignara però di un solo e intrascurabile dettaglio. Un giorno le cose cambieranno, e che non vi sarà altro che un conflitto fra luce e ombra. Seguitela nella sua avventura fra bellezze naturali, battiti d'ali leggere e sottile polvere di fata.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-I-mod
 
 
Capitolo XXII

Spirito debole

Confortata dalle parole del mio Christopher, ero riuscita a dormire serenamente anche dopo essere svenuta e aver perso sangue dal naso, e riaprendo gli occhi, mi ritrovai di nuovo sotto la stessa coperta che mi aveva protetto dal freddo tempo prima. Non volendo che mi ammalassi, doveva avermela adagiata sul corpo non appena ero scivolata nell’incoscienza, periodo durante il quale, sprofondando e perdendomi in un sonno senza sogni, vedevo tutto nero. Sveglia da poco e ancora disorientata, notavo che attorno a me era tutto grigio. Bianco e nero mescolati, davano al mio mondo un’atmosfera cupa e a dir poco indecifrabile, o almeno la diedero per qualche secondo, fin quando, strofinandomi gli occhi, tornai a scrutare il mondo circostante e a vedere i colori. Un singolo attimo scomparve quindi dalla mia vita, e restando in silenzio, posai gli occhi sull’orizzonte. Il sole era sorto da poco, e nonostante la dormita a dir poco rigenerante, mi sentivo ancora stanca, confusa e con la testa leggera, quasi vuota. Era strano, e mentre il tempo scorreva, cercavo di smettere di pensarci. Scuotendo il capo, sforzai un sorriso, e non appena l’azzurro dei miei occhi si fuse con il marrone di quelli di Red, sul mio volto ne spuntò uno vero e luminoso. Felice, gli accarezzai la testa, e lentamente, scesi con le dita fin sotto al mento bianco, in netto contrasto con il rosso del resto del pelo e il nero delle zampe. “Buongiorno, Red.” Salutai, dolce e tranquilla, ma soprattutto non più disturbata da quell’orribile mal di testa. Con un debole uggiolio, la volpe ricambiò il mio saluto, e avvicinandosi, provò a leccarmi il viso. Lasciandolo fare, diedi sfogo a una piccola risata, e rimettendomi in piedi, mi guardai intorno,  e mettendo un piede in fallo, per poco non inciampai. Notandomi, Red si fece avanti per aiutarmi, e poco dopo, non appena ritrovai l’equilibrio, mi incamminai verso la quercia di Bucky. Alta e forte, era ormai diventato il suo luogo preferito in cui giocare e riposarsi quando la luce spariva, e raggiungendola, ne sfiorai il tronco. Aiutato dal fine udito di roditore, il mio amico peloso non tardò a sentirmi arrivare, e balzando di ramo in ramo, ben presto mi fu accanto. Conoscendolo, sapevo che adorava rosicchiare le sue amate ghiande, e pur sicura che non fosse ingrassato, trovavo il suo peso sulla mia spalla a dir poco insopportabile. Con un gesto della mano, lo invitai a lasciarmi da sola, e quando fatti altri passi incontrai Lucy, mi fermai a parlarle. “Buongiorno anche a te, piccolina.” Dissi, sorridendole e sfiorandole una guancia con il dorso della mano. “Kaleia! Ciao! Stai bene, la mia margherita aveva ragione!” rispose, abbracciandomi e stringendomi a sé con tutto l’amore di cui una bambina era capace. “Margherita? Che vuoi dire?” chiesi, confusa e stranita dalle sue parole. “Sì, quando sei stata male ho usato una margherita, e l’ultimo petalo diceva che saresti stata bene.” Spiegò, tenera e ingenua come sempre. Mossa a compassione dalla sua innata dolcezza, risi con lei, vedendo le sue guance passare da un pallido bianco latte al rosso delle fragole che era abituata a mangiare assieme ad altri frutti per merenda. A quanto sembrava, il mio ridere l’aveva in qualche modo imbarazzata. Volendo solo distrarla, presi a farle il solletico fino a sentirla ridere a crepapelle, e dandole del tempo per respirare, spostai lo sguardo altrove. In quel momento, incrociai lo sguardo di Christopher, che visibilmente sollevato, mi corse subito incontro per abbracciarmi. “Kaleia! Amore, stai meglio!” esclamò, felice come mai era stato. Senza dire nulla, mi crogiolai in quell’abbraccio, e lasciando che avvicinasse le labbra alle mie, gli concessi un bacio. Era passato appena un giorno, ma l’incidente mi aveva impedito di stargli accanto come avrei voluto, ragion per cui ora non desideravo altro che recuperare il tempo perduto. Si trattava di appena poche ore, e lo sapevo bene, ma data la lezione che mi aveva impartito sulla dubbia esistenza del domani, ero arrivata a prendere una decisione. Da ora in poi non avrei fatto altro che prendere in mano la mia vita e viverla per quella che era, nonostante i dubbi, le domande e le sfide che conteneva. Finalmente calma, riuscii a distrarmi e a non pensare a nulla oltre che a quel bacio, dopo la cui fine, mi limitai a guardare il mio fidanzato negli occhi. Era felice come e forse più di me, e tenendomi la mano, ne accarezzava il dorso con il pollice. Silenziosa e tranquilla, gli permettevo di farlo, sentendo le guance scaldarsi e non notando il lieve rossore che le aveva imporporate. Ad essere sincera, non sapevo quale parte di me agisse nella maggioranza dei casi, se quella umana o quella fatata, ma pensandoci, avevo deciso che era un dettaglio insignificante, e che proprio per questo, non  mi importava. Così, con il dorato re del cielo a farci compagnia, mirai il cielo per minuti interi, indicando a Lucy ognuna delle figure che scorgevo nelle nuvole di passaggio, candide come la sua pelle e il suo animo di bimba. Insieme, ne vedemmo di molteplici, e nonostante fossero così compatte da non avere delle forme vere  e proprie, io l’assecondavo. Lei ipotizzava, e giocando con lei annuivo. Grazie alla sua ingenuità di bambina, non vide altro che fiori, uccelli e animali del bosco volare nel cielo grazie alla libertà di cui disponevano, e nonostante fossi sempre sul punto di scoppiare a ridere a quella sola idea, stavo bene attenta a non farmi vedere da lei, sicura che avrebbe provato imbarazzo o rabbia nei miei confronti. Dopo un pomeriggio passato a giocare rincorrendo le farfalle che fuggivano da lei, fu costretta a fermarsi, sedersi e respirare. Oltre al nascondino e alla classica acchiapparella, il volo era uno dei suoi giochi preferiti, e ora che non riusciva, non faceva che lamentarsi. “Voglio volare.” Ripeteva, triste e amareggiata, nonché di nuovo avvolta da quella luce azzurra, ora indice di quella così cupa emozione. Ascoltando i suoi lamenti, Christopher si voltò a guardarmi, e stringendomi la mano, mi infuse sicurezza. “Su, provaci. Stai diventando forte, dovresti riuscirci.” Mi disse, per poi scivolare nel silenzio e aspettare che operassi la mia magia. Stringendomi nelle spalle, annuii lentamente, e assieme ad alcuni fili d’erba, sollevai anche la piccola Lucy, facendola volteggiare a pochi metri da terra con ogni movimento delle mie dita. Orgoglioso, Christopher non proferì parola, ma una seconda stretta della mia mano, stavolta più forte della prima, fu per me chiaro indice della sua felicità. Innamorata, lo conoscevo meglio di me stessa, e nonostante sapessi che non era solito esternare le sue emozioni in maniera vistosa, ciò non significava che le imbottigliasse o tenesse dentro, e pensandoci, mi sentivo orgogliosa di lui, proprio come gli accadeva quando pensava a me e ai miei poteri. Lentamente, il tempo continuò a muoversi, e senza averne abbastanza da rendermene conto, scoprii che quei momenti di dolce felicità erano destinati ad avere vita breve. Non ero pessimista, ma una dose di puro realismo mi permise di abbandonare la fantasia e guardare in faccia la realtà. Improvvisamente, sentii di nuovo la testa dolere come mai prima una specie di scampanellio esplodervi dentro, e qualunque voce o suono a me intorno giungermi ovattato. Non sentii più la risata di Lucy, lo squittio di Bucky, o i latrati di un giocoso Red impegnato a dare la caccia a un povero e spaventato coniglio. Niente. Il nulla più totale, o per meglio dire, solo lontani echi che sembravano appartenere ad un’altra realtà diversa da quella in cui vivevo. Stremata, crollai a terra, e con un sommesso lamento, finii fra l’erba. Perdendo l’equilibrio, incontrai il terreno con un tonfo, e poco prima di svenire ancora, ebbi appena il tempo di vedere del sangue e sentirne il sapore in bocca, così come lo sguardo di Christopher su di me. Preoccupato, mi aveva raggiunta, e pur sentendolo chiamare il mio nome, non ebbi tempo né modo di rispondere. Il mio risveglio aveva rallegrato gli amici che mi ero fatta nel bosco, ma per pura sfortuna non era durato poi molto, e perdendo la capacità di vedere, sentire e muovermi, scivolai di nuovo nell’incoscienza. Era successo per la seconda volta, e benchè durante la prima non avessi sentito nulla, ora non provavo che paura, sentendo il mio cuore battere, il sangue scorrere e una parte nascosta e recondita di me gridare aiuto. Per pura sfortuna, nessuno poteva sentirmi, e così, rannicchiata in un’istintiva posizione fetale, temetti per me stessa. Era trascorso appena un giorno da quando Christopher mi aveva parlato di pericoli e disordine, e a quando sembrava, anche Sky aveva ragione. Non avevo idea di cosa mi stesse accadendo, e benchè lei fosse sicura che avrei trovato in Christopher le risposte che cercavo, nei suoi occhi e nel suo animo non avevo visto che terrore. Terrore alimentato dalla mia vista in quelle pietose condizioni. Con il sole in cielo, tutto sembrava andar bene, ma per qualche strana ragione, ora scoprivo di non aver controllo su me stessa, sul mio presente e sul mio spirito debole.


Buonasera a tutti, miei lettori, ad ognuno di voi. Forse lo sapete, o forse no, ma quale modo migliore di festeggiare la conclusione degli scritti della mia maturità se non con un nuovo capitolo? Altri mille, ma dato il mio amore per la scrittura, stavolta ho scelto questo. Come si vede, non è il più felice nonostante qualche momento di tenerezza, e attendendo i vostri pareri, spero solo che vi sia piaciuto. Grazie sin d'ora di tutto il supporto che mostrate, e al prossimo capitolo,

Emmastory :)
 
   
 
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