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Autore: Spoocky    26/06/2018    3 recensioni
[Parte della Hurt Comfort Christmas Challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/]
[Bookverse] Coda a "Duello nel Mar Ionio" NON è però necessario averlo letto per capire!
In seguito allo scontro con i Turchi, Tom Pullings è rimasto gravemente ferito e Stephen fa del suo meglio per prestargli conforto ma soprattutto per salvargli la vita.
Nel frattempo Jack cerca di tenere insieme il piccolo mondo della Surprise, senza l'aiuto del suo prezioso Primo Ufficiale ma soprattutto senza il suo migliore amico accanto.
Dedicata a James_T_Kirk
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing moments in Patrick O'Brian'
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Disclaimer: non mi appartengono ne la canzone ne i personaggi, solo la trama. Temo dovermi barricare al Grapes fino alla domenica per sfuggire ai creditori: nessuno mi ha pagato per questa storia. 

Buona Lettura ^.^


Nonostante l’ansia, Stephen rimase al capezzale di Tom, vegliandolo instancabilmente notte dopo notte. In una mano gli teneva il polso, contando i battiti, con l’altra sgranava un rosario dopo l’altro, pregando la Vergine, San Giuseppe[1], Santa Barbara[2] e San Tommaso perché vigilassero su di lui e lo proteggessero, che riuscissero dove la medicina stava fallendo.
Ormai non usciva quasi più dalla propria cabina e, per quanto entrambi se ne dispiacessero, non vedeva Jack che per pochi minuti al giorno. Entrambi tuttavia erano abbastanza maturi da capirne il motivo ed accettare la situazione.

Durante uno di quei fugaci incontri – Stephen stava finendo la colazione e Jack era entrato nella propria cabina per recuperare un cannocchiale – Aubrey gli chiese cosa potessero fare lui o gli uomini per aiutare il ferito. Qualunque reazione avesse preventivato, di certo non si aspettava il sospiro rassegnato che ottenne e la successiva risposta: “Pregate, Jack. Pregate: non c’è altro.”

Per pregare, pregarono.
Ciascuno a modo suo e senza mettersi d’accordo l’uno con l’altro, ma ciascuno manifestò in modo diverso la propria vicinanza: le squadre addette alle riparazioni facevano meno rumore avvicinandosi alle cabine di poppa, i timonieri pilotavano con attenzione anche maggiore del solito, evitando quanto più possibile di fare manovre brusche.
Mowett iniziò a scrivere un poema in onore dell’impresa contro la Torgud ma fece voto con se stesso di non proclamarlo finché Tom non fosse guarito e addirittura di bruciarlo se fosse morto.

Morto.

Quello che ogni singola anima a bordo della H.M.S. Surprise temette maggiormente era ricevere la notizia che il Primo Ufficiale – al quale alcuni tra i più ignoranti si riferivano come “moribondo” o “povero bastardo”- fosse venuto a mancare.
Niente avrebbe dato più dispiacere a Jack del dover comporre un sermone in memoria del suo giovane ed affezionato braccio destro – una presenza ormai quasi costante dalla sua nomina a comandante – ed una lettera di condoglianze alla famiglia al posto di una raccomandazione all’Ammiragliato per una promozione.
Niente avrebbe distrutto Stephen più di dover abbassare per l’ultima volta le palpebre su quegli occhi verdi, a cui avrebbe sempre voluto accostare un sorriso timido o la luce di una gioia spropositata dopo la nomina ad ufficiale, non certo la vitrea fissità della morte.
Per questo concentrò tutte le sue energie nell’assistere quel giovane sofferente.

Durante la notte, quando la febbre si alzava e gli spasmi diventavano insopportabili, gli accarezzava i capelli e lo rassicurava dolcemente. Nelle rare occasioni in cui riusciva a dire qualcosa sedeva accanto a lui in religioso silenzio, ascoltando i suoi sussurri – non curandosi di quanto incoerenti potessero essere - con l’attenzione di un confessore.
¤

La terza notte dopo l’operazione, verso mezzanotte, quando la febbre raggiunse un picco di 106,7°F[3] - che per fortuna non mantenne a lungo – Pullings cominciò a respirare più faticosamente del solito, la sua mano strinse quella del dottore e aprì gli occhi.
Socchiuse le labbra e Stephen si chinò su di lui per ascoltare.
Tutto ciò che gli giunse fu un flebile singulto, appena più forte di un sospiro: “Ho paura.”

Maturin sentì il cuore stringersi nel petto mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime ed un groppo immane gli si formava in gola.
Tirò su con il naso e ricambiò delicatamente la stretta, prima di posare una mano sulla testa del giovane e accarezzarla, sforzandosi di produrre una parvenza di sorriso: “Tranquillo, Tom. Va tutto bene, figlio mio: ci sono io qui con te.” Il poveretto gemette pietosamente “Shh, shh. Non affaticarti, piccolo. Va tutto bene. Shh. Sono qui. Sono qui. Shh.”
Vedendo che il giovane stava soffrendo molto, il dottore si mise a cantare una breve ninnananna in Gaelico Irlandese che la sua balia era solita cantargli per farlo addormentare.
Seothó seothú ló
Seothó seothú ló
Seothú ló
Seothú ló

Mo ghaol, mo ghrá 'gus m'eadúil thú
Mo stoirín úr is m'fhéirín thú
Mo mhacán álainn scéimheach thú
Chan fiú mé féin
bheith 'd dháil         [4]

Era davvero una cosa piccola e, senza accompagnamento musicale, il chirurgo – che già aveva una voce di per se poco armoniosa – faticava ad intonare la nota giusta per cui il risultato non fu particolarmente gradevole, ma non sembrò fare differenza. L’assonanza delle parole ed il tono dolce riuscirono, insieme alla mano che gli scostava delicatamente i capelli dal volto, a rasserenare il ferito e ad accompagnarlo in un sonno più sereno.

Più tardi, quella stessa notte, alla fine del suo turno di guardia Jack s’introdusse con discrezione nella cabina ed appoggiò una mano sulla spalla di Stephen, con lo sguardo triste rivolto verso il Primo Ufficiale.
“Come sta?”
Maturin sospirò: “Molto male: la febbre è salita ancora. Finora tutti i miei medicamenti sono serviti a ben poco. Sto facendo del mio meglio ma se la temperatura non scende c’è la possibilità concreta che non superi la notte.”
Aubrey si sentì mancare, sia all’idea di poter perdere Pullings sia nel sentire il suo Stephen così abbattuto e stanco, ma non volle cedere alla disperazione: “Quando gliel’hai provata l’ultima volta?”
“Sinceramente non lo so. Forse qualche ora fa?”
“Provagliela ancora.”
“Dici? Beh, male non può fare.”

103,1° F. Deo Gratias!

“Dio sia lodato! E’ scesa! Non di molto ma è comunque più bassa.”
“Che bella notizia, mio caro! Sono davvero contento. Adesso però vai a dormire, anima mia. Da quanto tempo non fai una bella notte di sonno?”
“Da tempo immemorabile.”
“Vai a dormire, allora. Resto io con Tom. Avresti la mia cabina tutta per te.”
“Gioia, per quanto la tua proposta sia davvero, davvero allettante mi vedo costretto a declinarla. La situazione è terribilmente delicata e non potrei perdonarmi se accadesse qualcosa mentre non sono qui.”
“Ma sarebbe solo per poche ore! Sii ragionevole, Stephen: non sarebbe abbandonato a se stesso e ti verrò a chiamare al minimo cambiamento ma tu nel frattempo potrai riposare come sono certo hai bisogno.”
“Ti sono grato per il sostegno, mio caro. Tuttavia devo insistere nella mia posizione: io devo fare solo questo, tu devi comandare una nave di Sua Maestà. E comunque non mi pesa restare sveglio, anche perché tu non sapresti dove mettere le mani ma sono certo che, in buona fede, cercheresti di intervenire in qualche modo, se non altro per non disturbarmi e rischieresti di fare danni."
“Come preferisci, allora. Buonanotte, Stephen.”
“Buonanotte, gioia.”
 
Note:
[1] Speranza degli infermi, Patrono dei moribondi.
[2] Invocata contro la febbre e la morte improvvisa.
[3] 41,5°C
[4] Oh tu sangue del mio sangue, mio amore e mio idolo/ La mia cosa più cara e più preziosa/ Mio bellissimo piccolo figlio/ Con solo me a prendersi cura di te
Tradizionale ninnananna irlandese di datazione alquanto incerta, arrangiata musicalmente nel XX secolo. Il testo sembra però essere più antico.
 
  
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