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Autore: Lady I H V E Byron    26/06/2018    1 recensioni
-PREMESSA: non è una storia Yaoi/Yuri/Shonen/Shoujo-ai-
"L’amore ha molti volti, ma quasi nessuno li conosce: esiste l’amore romantico, quello tra i membri di una famiglia; anche la fedeltà ad una persona, non necessariamente coinvolta sentimentalmente, può essere considerata amore, poiché anch’essa può creare un legame indissolubile. Oppure, come diceva un antico poeta, “Amicizia è Amore senza le sue ali”."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora, Ventus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Note dell'autrice: sono VIVAAAAAA!!! Scusate, ma ultimamente avevo poca voglia di proseguire questo capitolo (anche dovuto a questioni legate alla vita reale), ma ce l'ho fatta e spero di continuare a ritmi regolari. Intanto beccatevi 'sto mattone! XP

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Il nuovo accampamento dell’Impero era situato nei pressi di una palude, nascosto da tanti alberi che avevano quasi ricoperto il ruolo di scudo. Ovviamente, ciò a disapprovazione dei membri femminili, quali l’imperatrice e le sue dame di compagnia, ma Topolino disse loro che era l’unico modo per stabilirsi definitivamente in un posto, senza il rischio di essere scoperti. Minni era un tipo impulsivo, ma sapeva essere altrettanto ragionevole: anche lei non ne poteva più dei continui spostamenti dell’accampamento.
Per arrivarci, era necessario addentrarsi nel punto più fitto del bosco, alla ricerca di un tronco d’albero tagliato molto vicino alla base; alzandolo, si poteva notare un passaggio verticale, che portava ad una galleria. Scostando, alla fine, delle radici, si poteva giungere all’accampamento.
Dalla forma, sembrava una foiba, ma era ugualmente adatto per nascondersi. Le abitazioni non erano più le tende, ma stanze da letto costruite all’interno degli alberi.
Era ormai il tramonto.
Topolino stava camminando avanti e indietro da un quarto d’ora, di fronte ad uno dei fuochi accesi, di fronte allo sguardo premuroso di Minni, mentre Riku, seduto sul terreno, puliva il suo Keyblade, dalla forma di un’ala di demonio e dalla lama a forma di ala d’angelo.
-E’ già il tramonto…- borbottò l’imperatore, più preoccupato che nervoso, osservando in alto per un attimo –E lui non è ancora tornato… Comincio ad essere preoccupato.-
-Starà sicuramente, di nuovo, giocando a… eheh… “Guardie e ladri” con i soldati reali…- ironizzò il ragazzo albino –Lo sai che mettersi nei guai è la sola abilità di Sora, oltre a stringere facilmente amicizia, s’intende.-
-Non è il momento di scherzare, Riku! E se lo avessero preso?-
L’ultima frase fece sollevare le sopracciglia del ragazzo.
-Sora? Catturato? Questa è bella! Sora sarà anche uno sfrontato, ma non è tipo da lasciarsi catturare.-
-Ha ragione, caro…- aggiunse l’imperatrice, consolando il consorte con la sua voce dolce –Sora è un ragazzo in gamba. Avrà avuto i suoi motivi per tardare così tanto, ma vedrai che tornerà sano e salvo come sempre.-
Topolino osservò Riku e poi Minni: entrambi erano tranquilli, come se avessero avuto fiducia in Sora.
Ma lui non riusciva a non essere preoccupato.
-Sarà come dite voi…- mormorò, tornando a guardare per terra –Ma io ho come un brutto presentimento…-
Dall’altra parte del bosco, nel frattempo…
-Ok, ragazzino…- fece Ventus, con un sorriso furbo –Siamo alla resa dei conti, a quanto pare… Cosa vogliamo fare, adesso?-
Sora, sorridendo nello stesso modo, non ci pensò due volte a dare la sua risposta.
-Io dico… Via!-
Rapidi, presero i loro boccali e bevvero velocemente.
Erano dentro una taverna, dove nessuno faceva caso se avessero un killer o una guardia reale per cliente, bastava che pagasse per bere.
-Basta, finito!- annunciò Sora, battendo il suo boccale sul tavolo –Primo!-
Ventus finì un secondo dopo di lui. Scosse la testa in modo violento, come per scrollarsi di dosso qualcosa.
-Wow!- esclamò, anche se con voce moderata –Non avevo mai bevuto birra, prima d’ora! E’ fantastico!-
-Come?! Ma se sei stato tu ad offrirmi un giro!- si stupì il ragazzo, alzando le sopracciglia scure.
-Potevi anche rifiutare. Ma poi tu puoi bere?-
-Ehi, ho sedici anni. E, tanto per chiarire, nemmeno io ho mai bevuto birra, ma ho un gusto particolare per le sfide…-
Il cavaliere si mise a ridere.
-Una cosa che abbiamo in comune…- notò, continuando a sorridere –Sai, quando avevo la tua età ero proprio come te, energico e competitivo.-
Anche Sora rise, appoggiando una mano sotto il mento.
-E sai una cosa, Ventus?-
-Chiamami pure Ven.-
-Ok, Ven. Se avessi saputo che eri così simpatico, non ti avrei mai colpito con quella pietra.-
Ventus si toccò la cicatrice sulla tempia sinistra. Per tutto il giorno, se n’era completamente dimenticato.
Solitamente, non passava momento senza sfiorarsela, per ricordarsi dell’umiliazione subita una settimana prima.
-Oh, questa…?- mormorò, quasi sorpreso –Non importa. Sono ferite di guerra, dopotutto, e ogni cavaliere ne dovrebbe possedere una. Nonostante tutto, non mi dispiace averla, così almeno posso dire di essere stato vittima di avversità...-
Il ragazzo riprese a ridere.
-A proposito, Ven…- proseguì, ricordandosi di un discorso fatto prima della gara di bevuta –Mi stavi raccontando del perché hai deciso di diventare cavaliere…-
-Oh, sì! Dicevo…- si interruppe per un attimo, per ruttare a bocca chiusa –Scusa. Perché anche mio padre Storm era un cavaliere reale, tra i migliori del suo battaglione. Lui, il capitano Eraqus e il primo consigliere Xehanort erano nello stesso gruppo. Me ne hanno sempre parlato bene, ma io ormai non ho più ricordi di lui.-
-E che mi dici tua madre?-
-Non l’ho mai conosciuta. Dicono sia morta di parto, quando ha dato alla luce me e mio fratello Vanitas.-
-Mi dispiace tanto, Ven.-
-Non importa. Eravamo molto piccoli, quando ci hanno annunciato la morte di nostro padre. Xehanort si è preso cura di noi, come suoi figli.-
-Allora non ti posso biasimare, se continui a sostenere la sua innocenza… Gli devi veramente la vita.-
-Sì, da un certo punto di vista sì. Ma tutto sommato, si vede un miglio di distanza che preferisce Vanitas a me. E’ sempre stato il più intelligente tra i due e il migliore in qualunque campo, compresa la scherma.-
-Non andate molto d’accordo, presumo…-
-Per niente. Litighiamo spesso e lui coglie sempre al volo l’occasione per prendermi in giro ad ogni mio fallimento.-
-Tra fratelli non bisognerebbe volersi bene? Forse questi sono i vaneggiamenti di un figlio unico…-
-Eheh… se vuoi un fratello, ti presto volentieri il mio.-
Sora rise di nuovo.
-No, sarebbe troppo strano.- rispose.
-Che mi dici di te, invece?-
Avevano ormai dimenticato la loro avversità, quanto era successo una settimana prima, tutto.
Il ragazzo storse la bocca.
-Beh… da dove comincio…?- mormorò –Sono nato e cresciuto alle Isole del Destino, con mio padre Sky e mia madre Luna, entrambi pescatori. Anzi, tutti erano pescatori. Vivevo una vita tranquilla, giocavo con gli altri bambini, fra cui il mio migliore amico Riku, per me, effettivamente, quasi un fratello maggiore. Da un certo punto di vista assomiglia a Vanitas…-
-Irritante, vanitoso e presuntuoso?-
-Bravo!- esclamò Sora, battendo le mani una volta e indicando Ventus, prima di ridere entrambi –Ma poi tutto è cambiato quando, dal mare, sopra una barca, vedo il Primo Consigliere Xehanort, praticamente circondato da un alone oscuro, e con un Keyblade in mano.-
Il cavaliere assunse un’aria seria: era un aspetto del suo tutore di cui non sapeva assolutamente niente.
Inoltre, Xehanort stesso diceva di reputarsi troppo vecchio per impugnare ancora un Keyblade. Che non fosse altro che una menzogna?
-Sono passati due anni, ma lo ricordo ancora come se fosse ieri…- proseguì il ragazzo, con aria malinconica –Vedevo l’Oscurità nei suoi occhi, bramosia, potere… Quando ha alzato il suo Keyblade, qualcosa uscì da lì, un raggio viola, e il cielo è diventato scuro, come fosse notte, delle creature strane sbucavano dalla sabbia e attaccano gli abitanti…-
Ventus si fece sempre più serio e allarmato.
-Creature nere?- domandò, curioso.
-Sì. Simili a formiche giganti, ma con grandissimi occhi gialli luminosi. Saltavano addosso alle persone e… affondavano i loro artigli nei loro petti… Uno spettacolo orribile…-
Sora stava soffrendo, e il giovane comprese. Gli prese delicatamente una mano, per consolarlo.
-Se non te la senti, non fa niente…- disse, guardandolo negli occhi.
Sora apprezzò quella premura, infatti sorrise lievemente e scosse la testa.
-No, ho promesso che ti avrei detto la verità su Xehanort e così farò.- ribatté.
Anche Ventus ricambiò il sorriso. Era un vero testardo, come lui alla sua età.
-Come sei riuscito a fuggire, comunque?- passò al punto.
-Riku ed io siamo saliti su una zattera, abbastanza grande per noi due, e il mare ha fatto il resto. In realtà, è stata la decisione dei nostri genitori. Volevano che almeno noi ci salvassimo.-
-Quindi, i tuoi genitori…?-
Scoprì che non doveva porre quella domanda, non importava quanto fosse forte la sua curiosità: Sora era sul punto di piangere, dopo una breve pausa di due minuti.
-Morti.- fu quanto riuscì a dire, tra i singhiozzi.
Il cavaliere si sentì subito in colpa.
-Scusa, non dovevo chiedertelo.- mormorò, provando il suo stesso dolore –Del resto mi sembrava scontato…-
-Xehanort ha puntato il suo Keyblade contro mio padre e gli ha strappato il cuore, di fronte a me!- tagliò corto Sora, mentre leggere lacrime scendevano dai suoi occhi blu –E le creature oscure, nel frattempo, stavano uccidendo mia madre e i genitori di Riku!-
Ventus non seppe più cosa dire: ormai aveva perdonato Sora per la sua aggressione. Lo perdonò anche per il suo odio contro il suo tutore: aveva visto la sua famiglia sterminata da lui. “Come biasimarlo?” pensò.
Nello stesso tempo, però, pensò anche a quello che gli aveva raccontato: distruggere un’intera isola, usando il potere dell’Oscurità. Poi c’erano le creature simili a formiche giganti.
Cosa erano? E come aveva fatto Xehanort ad evocarle?
Erano tante le cose che Ventus non sapeva sul suo tutore, ma, fino ad allora, non le aveva ritenute così importanti. Gli era sempre bastato sapere che aveva conosciuto suo padre.
Cos’altro nascondeva?
-Tu e Riku, però, siete riusciti a fuggire, mi dicevi…- proseguì, mordendosi un labbro. Sora stava soffrendo a raccontare quelle cose, e ciò spingeva Ventus a frenare la sua curiosità; tuttavia, nello stesso tempo, era disposto ad andare fino in fondo per scoprire tutto ciò che non sapeva su Xehanort.
Il ragazzo si asciugò le lacrime.
-Sì.- rispose, prima di singhiozzare un’ultima volta –Abbiamo navigato per giorni, non so dirti quanti. Andavamo dove ci portava il mare, non ci importava. L’importante era che fossimo lontani dalla nostra isola. Siamo finiti su una spiaggia, privi di sensi, ci è stato detto. Pippo, il capitano delle guardie, ci ha trovati lì e ha inviato subito degli uomini a soccorrerci. Ci siamo risvegliati nel castello di Topolino, in una stanza da letto. Gli raccontammo la nostra storia, di Xehanort, di tutto e lui ci ha presi con sé. E’ da lui che abbiamo imparato ad usare il Keyblade.-
-Sì, è vero. Mi è stato detto che anche l’imperatore Topolino è un custode del Keyblade.- ricordò il cavaliere.
-Addestrato nientemeno che da Yen Sid.-
-Yed Sid lo stregone? Ho sentito che anche lui è scomparso.-
-Sì, ma non è morto. O, almeno, è quello che spero. Ci ha addestrati lui nell’uso del Keyblade.-
-Cosa gli è successo?-
-Non lo so. Un giorno, precisamente sei mesi fa, convoca l’imperatore Topolino, Riku e me nel suo studio, avvertendoci di un pericolo in agguato, ci voltiamo per un attimo, e poi è sparito. E’ stato il giorno seguente dell’annuncio della morte di re Dante e della regina Claire.-
Ventus si fece di nuovo serio.
-Cosa vi ha detto, esattamente?-
Sora cercò di ricordare. Storse nuovamente la bocca e tenne gli occhi chiusi.
-“L’Impero è in pericolo. Il re e la regina di Radiant Garden sono stati vittime di tradimento e si stanno spargendo voci che indicano noi come responsabili. Dovete mettere in salvo quante più persone possibile. L’Oscurità sta tornando.” Più o meno è quello che ricordo…-
Il giovane apparve confuso: se davvero era il primo consigliere Xehanort il responsabile della morte del re e della regina... sì, la prima cosa che doveva fare era trovare un modo per sbarazzarsi del suo alleato più potente, l’Impero Disney; e la cosa migliore da fare era annunciare al popolo che era stato l’imperatore Topolino ad ordinare la loro uccisione e muovere guerra contro di loro.
Tuttavia, gli sorse un dubbio.
-Allora, se siete tutti fuggiti, che fine ha fatto l’Impero?-
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
-Distrutto. Come la mia isola.-
Quella rivelazione fece sgomentare ancor più Ventus: ma, allora, contro chi combattevano, se gli abitanti dell’Impero Disney erano dispersi e l’Impero stesso era stato distrutto?
Che cosa aveva in mente Xehanort?
-O meglio… l’ultima volta che ho osato guardare indietro, mentre scappavamo, ho visto l’intero Impero circondato da una bolla oscura. Ma tanto è lo stesso, no? Nemmeno il Keyblade dell’imperatore è servito: prima che scappassimo, aveva sigillato il portone, per evitare che l’Oscurità entrasse nell’Impero. Ma, a quanto pare, l’Oscurità c’era di già e ha attaccato dall’interno e si è espanso, fino a coprire tutto.-
-E ora dove dimorate?-
Sora si mise in allarme: non poteva rivelargli l’ubicazione esatta del rifugio. Poteva anche essere un tranello: farlo parlare per avvicinarlo a lui, a tal punto da sentirsi libero di rivelare tutto.
Decise di rimanere nel vago.
-Non abbiamo una meta precisa.- rispose. Ventus comprese.
Poi, il suo sguardo si posò sulla mano del cavaliere: aveva ancora la collana della regina Claire.
-E dì alla principessa… che mi dispiace di averla spaventata, quella sera.-
Il giovane ridacchiò.
-Lo farò. Ma lo sai che tu rischi grosso?-
-Perché?-
-Beh… la principessa Kairi non è il classico tipo di principessa. Anche lei sta imparando ad usare il Keyblade.-
-Davvero?!-
-Sì. Non so quante volte abbia implorato la sua guardia del corpo ad insegnarle a combattere. Lei… non ama la vita nobiliare, gli abiti belli e cose così. La gemella Naminé è il suo esatto contrario, infatti è amata e rispettata dalle dame e cavalieri di corte. Kairi li fa scappare tutti.-
Sora ci fece un pensiero sopra.
-Beh, sarebbe il mio tipo…- mormorò, alludendo a Kairi. Non gli erano mai piaciute le ragazze nobili e vanitose.
Ventus ridacchiò.
-Non ci provare. E’ già promessa sposa.-
Il mondo cadde sul ragazzo.
-E, guarda caso, a mio fratello gemello.-
Quella frase fece come suonare un campanello di allarme ad entrambi: se Vanitas fosse riuscito a sposare Kairi, re Ansem poteva morire anche accidentalmente, cosicché il regno sarebbe passato a Vanitas, di conseguenza, a Xehanort. Che fosse questo il suo piano? Ma quale era il suo scopo?
Sora lanciò un rapido sguardo all’esterno della taverna: il sole stava tramontando. Era sul punto di sparire.
-Beh, Ven, è ora che vada.- disse, sorridendo lievemente –I miei compagni saranno in pensiero…-
Anche Ventus guardò fuori per un attimo.
-Sì, giusto. Lo stesso vale per me.-
Uscirono insieme; da lì avrebbero preso strade diverse.
-Allora… mi ha fatto piacere conoscerti, Sora…- salutò il cavaliere, allungando una mano verso il ragazzo.
Questi la osservò con aria sorpresa. Sì, ogni avversità tra di loro era completamente svanita.
Infatti, strinse la sua mano.
-Il sentimento è reciproco, Ven…-
La stretta divenne più forte.
-Sora…- mormorò il giovane –Non temere. Xehanort avrà quello che si merita…-
Il sorriso sul volto di Sora svanì, lasciando spazio ad uno sguardo serio e triste nello stesso tempo. Un’ultima lacrima scese dal suo volto. Si morse le labbra, cercando di contenere la rabbia e il rancore verso il primo consigliere e annuì.
-E… grazie per la dritta sul covo di Gambadilegno.- concluse Ventus, facendo l’occhiolino al ragazzo, probabilmente per fargli tornare il buonumore.
Così accadde, per pochi secondi.
-Di niente…- rispose, sorridendo.
-Siamo stati una bella squadra.-
-Già…-
Le loro mani si separarono; dopodiché presero due direzioni differenti.
-Sii prudente, Sora.-
-Anche tu.-
Uno si diresse verso Radiant Garden, l’altro verso la palude.
Il sole era già sparito, quando Sora tornò all’accampamento.
Non ricevette una calorosa accoglienza; Topolino si avvicinò a lui, furioso.
-FINALMENTE SEI TORNATO!- tuonò, facendo allarmare il ragazzo –DOVE ERI FINITO?! PENSAVO TI AVESSERO PRESO! TI RENDI CONTO DI QUANTO MI HAI FATTO PREOCCUPARE? COSA DIAMINE E’ SUCCESSO PER FARTI ARRIVARE A QUEST’ORA?!-
Anche il resto dell’Impero Disney, incluso Riku, era dello stesso umore dell’imperatore.
Quel tono non fece allarmare il ragazzo; anzi, ridacchiò, passandosi un dito sotto il naso.
-Non ci crederete…- disse, sfoggiando un sorriso a 32 denti –Ma finalmente ci siamo liberati di quella canaglia di Gambadilegno…-
Quella notizia sconvolse i presenti.
Specialmente Topolino.
-C-cosa…?! Come è…?-
Il ragazzo fece un lungo respiro.
-Non crederete mai a quello che mi è successo…-
In quegli istanti, Ventus era ormai in cammino verso Radiant Garden. La sua mente era colma di pensieri e riflessioni. Soprattutto dubbi sul primo consigliere Xehanort.
Quello che Sora gli aveva rivelato lo aveva sconvolto. Non era sicuro se fossero verità fondate, ma l’unica cosa cui era certo era che, per la prima volta, il dubbio si era insediato nel suo cuore.
“Perché distruggere un’isola di persone innocenti…?” pensava, continuando a camminare “E quelle creature simili a formiche giganti…? Cosa significherà tutto questo? Cosa vuole fare Xehanort…? Aspetta un attimo…” si fermò, con aria sgomenta, ricordandosi di un evento di due anni prima. Collegato quanto raccontato da Sora.
-Devo sapere.-
Rientrò nel castello, con aria seria, l’elmo sotto il braccio e il Keyblade stretto in mano.
-Ser Ventus!-
Un gruppo di cavalieri, lo stesso che si era unito a lui per la caccia a Sora, corse verso di lui, chiudendosi intorno a semicerchio.
-Vi abbiamo cercato dappertutto!- rivelò uno di loro –Dopo l’inseguimento del ladro, siete come sparito. Avevamo quasi perso le speranze.-
-Non temete. E’ tutto risolto.- spiegò Ventus –La priorità era recuperare la collana, e così ho fatto. Portatemi dal capitano Eraqus, ho aggiornamenti per lui.-
-Sissignore.-
La sua richiesta venne eseguita. Scortato dal suo gruppo di cavalieri, Ventus raggiunse lo studio del primo consigliere Xehanort, in quel momento in discussione col capitano Eraqus.
-Capitano, eminenza…- salutò il cavaliere biondo, con un leggero inchino.
Il capitano si alzò dalla sedia ove era seduto.
-Ventus…- disse, con una punta di severità nella lingua –Spero tu abbia una spiegazione valida per tornare così tardi… a quanto vedo, non hai ancora preso il ladro.-
-No, signore.- fu la risposta –Ma ho recuperato questa.-
Mostrò la collana della regina Claire. Il cuore azzurro brillava alla luce delle lanterne della stanza.
Eraqus si avvicinò al cavaliere, prendendo la collana, esaminandola.
-Ed è ancora integra…- commentò –Bravo, Ventus, ottimo lavoro. La restituirò alla principessa Kairi. Ma… cosa mi dici del ladro?-
-Ho dovuto trattare con il ladro per riprenderla.- tagliò corto Ventus –La collana in cambio della sua incolumità.-
Il capitano e il consigliere rimasero stupiti dalle sue parole.
-L’incolumità?!- si sgomentò il primo –Ma cosa ti è passato per la testa!? Quel ladro è un alleato dell’Impero, è un nemico del regno! Di norma andrebbe messo dietro le sbarre, se non proprio condannato a morte per favoreggiamento di un traditore! E tu lo lasci andare?!-
-Ma, capitano…!- cercò di chiarire il giovane, senza scomporsi di fronte al tono autoritario del suo superiore –Mi ha anche fornito di buone informazioni su un’altra banda di ladri a cui davamo la caccia tempo addietro, con a capo Pietro Gambadilegno. So dove si trova il suo nascondiglio e come raggiungerlo. Se ci muoviamo adesso, col favore della notte, potremo catturarli e metterli dietro le sbarre.-
Eraqus restò a fissare il cavaliere con aria severa per qualche secondo. Ventus riuscì a combattere la tentazione di abbassare lo sguardo, mantenendo gli occhi fissi su quelli grigi.
-Va bene, Ventus…- sospirò l’uomo –Mi auguro tu abbia avuto coscienza delle tue azioni. Raccolgo qualche cavaliere e poi mi condurrai da Gambadilegno.-
-Un attimo, capitano. C’è un’altra cosa…-
Lo sguardo del giovane converse su Xehanort, ancora seduto dietro la scrivania, con il mento appoggiato sulle mani incrociate.
-Prima avete parlato del ladro, sul perché io, proprio quello più determinato a catturarlo, lo abbia lasciato andare…- ricordò –Ecco, ci tenevo a lasciare questo discorso per ultimo e volevo parlarne soprattutto con il primo consigliere.-
Il citato inclinò la testa, ma non si mostrò sorpreso o turbato. Rimase impassibile, stoico, neutrale.
-Prego, figliolo…- si limitò a dire, accompagnandolo con l’apposito gesto delle mani.
Il giovane fece un passo in avanti, avvicinandosi alla scrivania, senza sedersi.
-Quel ladro mi ha raccontato molte cose, mentre lo interrogavo…- rivelò, con sguardo serio –Mi ha raccontato la sua vita, dove è nato, come è cresciuto, e come sia divenuto alleato dell’imperatore Topolino…-
-Beh, tipiche cose che direbbe un prigioniero per deviarti…- commentò l’anziano.
-Quel ragazzo veniva dalle Isole del Destino.- tagliò corto Ventus, sempre più freddo.
Anche Xehanort abbassò le sopracciglia grigie. Persino Eraqus divenne serio, a quel nome.
-Le Isole del Destino…- mormorò, infatti –Non erano sprofondate nell’oceano?-
-Questo è quello che si dice…- proseguì il cavaliere –Sora mi ha raccontato come sono andate davvero le cose.-
Il consigliere accennò una risata.
-Ora lo chiami per nome, Ventus? Non dirmi che siete diventati amici…-
Stava cercando di deviare il discorso. Era il suo modo per dire che la discussione si faceva sempre più fastidiosa. Ma Ventus non cedette.
-Mi ha detto di come l’Oscurità stessa ha inghiottito l’intera isola, creature oscure uccidere gli abitanti. Lui e un suo amico sono gli unici sopravvissuti. E gli unici ad aver visto il responsabile. Uno in grado di brandire un Keyblade, a quanto pare…-
Nello sguardo di Xehanort si intravedeva turbamento. Eraqus, invece, era sempre più sconvolto.
-E perché ne stai parlando con me?- si limitò a dire l’anziano –Dove vorresti arrivare…?-
Il cavaliere aggrottò lievemente le sopracciglia.
-Ricordo che due anni fa lasciaste Radiant Garden per una missione diplomatica.- ricordò -Le Isole del Destino sono state distrutte proprio in quel periodo. E non avete mai rivelato il regno dove vi sareste condotto. Inoltre, Sora mi ha anche fornito una descrizione della persona che ha distrutto la sua isola, e quella descrizione corrispondeva esattamente a VOI.-
Eraqus perdette la pazienza.
-Ora basta, Ventus! Stai andando troppo oltre!- tuonò –Posso passare sopra al fatto che tu non abbia arrestato il ladro della collana della regina Claire giusto perché l’hai riportata integra, ma addirittura accusare il primo consigliere di aver distrutto le Isole del Destino non posso proprio tollerarlo!-
Xehanort sospirò, alzandosi in piedi.
-Ah, Ventus…- mormorò, scuotendo la testa –Pensavo tu fossi più intelligente di così. E’ una fortuna che tuo padre non sia vissuto abbastanza per vedere la delusione che stai diventando…-
Questo destabilizzò il giovane. Il dubbio tornò nel suo cuore. E con esso, i sensi di colpa.
-Ti rendi conto che questo “Sora” è un ladro, quindi un bugiardo di natura?- proseguì, con tono calmo, ma fermo –Per lui è facile manovrare le persone, con menzogne mascherate da verità. Inoltre, è alleato di un traditore. Le direbbe di tutte pur di far passare me come la causa che ha portato alla distruzione delle Isole del Destino. E poi, come sapete tutti, sono troppo vecchio, ormai, per brandire un Keyblade. Ora dimmi, Ventus, credi più a me, il tuo tutore, che ti ha accudito per anni, come figlio suo, o a un comune ladro, uno sconosciuto, che ti ha persino provocato quella cicatrice sulla tempia?-
Di nuovo. Aveva di nuovo usato il senso di colpa come arma per sottomettere Ventus, che alla fine cedette e abbassò lo sguardo.
-Perdonatemi, primo consigliere.- si scusò –Sono stato uno sfrontato…-
Un lieve sorriso si manifestò sul volto dell’anziano.
-Molto bene. Sei perdonato. Ma la tua sfrontatezza non sarà impunita.- si rivolse ad Eraqus –Privatelo del suo titolo di cavaliere per una settimana.-
Eraqus e Ventus ne furono sgomenti, soprattutto Ventus.
-COSA?!- esclamò, infatti.
-Hai osato accusarmi di fatti che non ho mai commesso. Che ti sia di lezione.-
-Capitano, per favore…- supplicò –Non fatelo…-
Eraqus osservò per terra, poi osservò il giovane.
-Mi dispiace, Ventus, ma il primo consigliere ha ragione.- rivelò –Per la tua sfrontatezza verrai privato del tuo titolo di cavaliere. Ti sarà requisito il Keyblade e l’armatura reale.-
-E non solo…- aggiunse il primo consigliere –Fino al termine della settimana verrai confinato nella tua stanza.-
Ventus osservò Xehanort, poi Eraqus, con sgomento.
-No! Non potete farlo!-
In quel momento, Dilan e Aeleus entrarono nello studio.
-Eminenza…- salutarono.
-Scortate Ventus nella sua stanza.- ordinò l’anziano –E portate il suo Keyblade e la sua armatura nell’armeria.-
Le due guardie annuirono.
Il più alto prese il cavaliere per un braccio, dirigendolo verso l’uscita.
-E lasciami!- protestò questi, strattonando il suo braccio per liberarsi.
Non poteva fare altro che eseguire gli ordini. Che altra scelta aveva, in fondo?
Il capitano Eraqus ed il primo consigliere Xehanort rimasero soli nello studio.
-Sono mortificato, Xehanort…- si scusò il primo, con un cenno del capo –Non riesco a capire cosa sia capitato a Ventus. Non si era mai comportato così, prima d’ora…-
-Mio caro Eraqus, dovresti saperlo meglio di chiunque altro, le strategie del nemico per ingannarti…- disse Xehanort, dopo un lieve sospiro –Comunque, a quanto sembra, questo Sora non ha rivelato a Ventus l’ubicazione del loro accampamento, o è Ventus stesso non volerlo rivelare… Tuttavia, è sempre stato avvistato nei boschi qui intorno. Questo fa dedurre che il loro accampamento sia in quelle zone.-
-I cavalieri incaricati di catturare quel ladro non sono riusciti a trovare nemmeno una traccia, un’entrata, qualcosa che portasse all’accampamento dell’Impero.- informò Eraqus –Siamo praticamente ad un punto morto…-
-No, non del tutto…- gli occhi gialli di Xehanort sembravano brillare di una luce propria; una luce strana, sospetta –Cosa facciamo, in fondo, per stanare un topo, o degli insignificanti insetti? O per far uscire allo scoperto i nostri nemici?-
Il più giovane si mise a riflettere.
-Si distrugge il loro nascondiglio.-
-Esatto.-
-Ma noi non sappiamo dove si trovano.-
-Chi ha detto che dobbiamo sapere per forza la loro ubicazione per farli uscire allo scoperto…?-
Eraqus conosceva Xehanort da molto tempo: sapeva benissimo cosa voleva dire con quello sguardo.
-Non vorrai mica… distruggere i boschi…?!-
Il primo consigliere si alzò in piedi.
-No, non completamente.- spiegò, girando per la stanza –Giusto per farli allarmare e farli uscire allo scoperto per difendersi. Uno specchietto per le allodole, insomma.-
C’era altro, in realtà.
-Xehanort, perché proprio adesso un attacco diretto. Perché non farlo prima?-
Eraqus sospettava qualcosa. Le parole di Ventus lo avevano fatto allarmare. Sapeva che Xehanort aveva diversi scheletri nell’armadio, ma, fino ad allora, preferiva non indagare e prendere tutto come una banale impressione basata sul dubbio.
-Le accuse di Ventus nei miei confronti sono alquanto gravi…- spiegò il primo consigliere –Pensa cosa succederebbe se la voce si spargesse: il resto dei cavalieri potrebbe cominciare ad avere dubbi sul mio conto e anche sul conto di re Ansem, forse anche su di te. Pensa cosa accadrebbe se si rivoltassero tutti contro di noi! Non vogliamo che accada, vero…?-
Il capitano non poteva dargli tutti i torti. Bastava poco per rovesciare l’ordine, poco per spezzare il filo cui era sospeso.
-No, certo che no. Ma non sarebbe meglio avvertire il re di questo?-
-Ci stavo già pensando.- concluse Xehanort, prendendo il suo bastone –Vieni con me.-
Anche re Ansem era nel suo studio, immerso nella lettura, come era solito fare appena aveva un momento libero.
Leggere lo rilassava. Ma in quel momento stava solo osservando le lettere del libro che aveva di fronte: la sua mente era altrove.
La condizione del suo regno, la situazione esterna lo stavano sottoponendo ad una dura prova. Non era solo Naminé a rischiare il collasso mentale, ma anche lui.
Quanto sarebbe passato, prima che Radiant Garden cadesse? Forse non era solo la guerra a rovinarla…
Ansem sospettava qualcosa.
Dei colpi alla porta lo distolsero dai suoi pensieri.
-Vostra Maestà…- salutò il primo consigliere, prima di entrare.
Eraqus fece un silenzioso cenno con la testa.
Il re si tolse gli occhiali, strofinandosi gli occhi.
-Cosa altro volete, consigliere Xehanort…?- domandò, con tono da persona stanca e distrutta –Non vi è bastato torturarmi con la storia che mi avete raccontato stamane?-
-Me ne dispiaccio, Vostra Maestà.- si scusò l’anziano, con una mano sul cuore –Tuttavia, no. Sono venuto con una notizia buona.-
Eraqus aprì la mano.
-Uno dei nostri cavalieri ha ritrovato la collana della regina Claire.-
Quella notizia scaldò il cuore al re. Infatti, si alzò, avvicinandosi al capitano, prendendo la collana.
-Meraviglioso…- mormorò, sorridendo –Kairi ne sarà felice. Ci tiene molto a questa collana… Non oso immaginare il sorriso sul suo volto, appena la rivedrà…-
-Tuttavia…- proseguì Xehanort –C’è anche una cattiva notizia.-
Una mera illusione. Ansem si illuse che ci fosse solo una notizia buona. Ma ogni illusione era svanita.
-Quello stesso cavaliere… si è rivolto a me con accuse molto pesanti, tra cui la distruzione delle Isole del Destino. A quanto pare ha instaurato un legame con il ladro della collana, un alleato dell’Impero Disney, e lui, per ingannarlo, si è rivolto a lui con parole menzognere. Tutto senza avere una prova, ma, come sapete bene, delle singole parole possono instaurare il dubbio nei cuori, e si propaga come una malattia. Non potevo permettere che accadesse con i nostri soldati. Come punizione, l’ho privato temporaneamente del suo rango di cavaliere e l’ho confinato nella sua stanza per una settimana.-
Re Ansem camminò verso la sua scrivania, poggiandovi le mani, dando le spalle al consigliere e al capitano.
-Consigliere Xehanort…- mormorò, dopo un sospiro –Troppe volte, ultimamente, state prendendo delle iniziative senza consultarmi…- osservò Xehanort con aria severa –Dovevate portare quel cavaliere da me. Avremmo discusso insieme su cosa fare!-
Il citato fece un lieve inchino.
-Perdonatemi, Maestà. Non succederà più.- si scusò –Ciononostante, sono venuto per proporvi un attacco contro il nostro nemico.-
-Cosa intendete dire?-
-Per il motivo spiegatovi poco fa, non possiamo permettere che l’Impero la faccia franca, facendo leva sul dubbio dei nostri soldati, costringendoci a lottare l’uno contro l’altro, per poi conquistarci con facilità. Dobbiamo attaccare per primi.-
-I soldati hanno trovato il loro accampamento?-
-No, Maestà, ma ho un piano che li farà uscire allo scoperto.-
Ansem non sapeva cosa fare. Xehanort aveva come il potere di indebolirlo e scuoterlo solo con le parole. Non ebbe altra scelta che affidarsi a lui, per il bene del regno.
-Capitano Eraqus…- aggiunse, rassegnato –Voi avete qualcosa da dire a proposito?-
Il capitano scosse la testa.
-No, Vostra Maestà. E confido nel primo consigliere, per quello che vale…-
-Allora vi dò carta bianca per questa operazione.- decretò il re; ma non sembrava convinto; c’era qualcosa di sospetto –Ma che sia per l’ultima volta.-
Il consigliere e il capitano si inchinarono un’ultima volta.
-Sì, Vostra Maestà…-
-Bene. Potete andare.-
Rimasto solo, ad Ansem non rimase altro che guardare fuori dalla finestra: Radiant Garden sembrava essere illuminata di una luce propria persino nel buio della sera.
Osservò il cielo: la notte stava per prendere il posto del giorno.
-Dante…- mormorò –Tu cosa avresti fatto…?-
In quegli istanti, Ventus era stato scortato alla sua camera dalle guardie Dilan e Aeleus. Non era una camera grande, come quelle dei nobili, era piccola, come gli alloggi della servitù.
-Per ordine del primo consigliere, dobbiamo requisire il tuo Keyblade e l’armatura.- ricordò Dilan, allungando una mano.
-Sì, sì…-
Diede il Keyblade alla guardia dai capelli neri, poi si privò dell’armatura, dandola ad Aeleus.
-Per una settimana rimarrai qui.-
-Anche questo lo sapevo.-
-Se abbandonerai la tua stanza, la pena si allungherà di una settimana.-
La voce di Dilan sapeva essere più fastidiosa di quella di Xehanort.
A Ventus non rimaneva altro che indossare degli abiti da civile e abbandonarsi sul letto, affondando la testa sul cuscino.
Non sapeva se piangere, arrabbiarsi… diede solo dei colpi al materasso, con dei lievi lamenti, prima di voltarsi verso il soffitto.
Ripensò a Sora, alla sua storia, e a Xehanort.
Era confuso. A chi doveva credere? Sora sembrava così sincero, e Xehanort, in ogni parola che pronunciava, riusciva sempre ad avere ragione.
-Tutto questo non ha senso…- mormorò, più confuso che mai.
Guardò in avanti, verso una mensola: al centro, vi era un piccolo ritratto di suo padre Storm, con l’armatura e il Keyblade, con posa fiera.
Si alzò, avvicinandosi. Prese la cornice e la avvicinò a sé.
Capelli biondi, occhi blu… solo in questo assomigliava a suo padre.
-Non sarò un bravo cavaliere come te…- mormorò –Xehanort ha ragione. Se fossi ancora vivo e mi avessi visto, saresti deluso da me…-
Fece per posare la cornice, ma, sbadatamente, gli scivolò dalla mano, cadendo per terra.
Il vetro si ruppe in mille pezzi.
-Ah, fantastico!- imprecò il giovane –Non ne combino una giusta oggi!-
La foto era persino scivolata fuori dalla cornice di legno. Prendendola, notò un particolare che lo fece allarmare: c’era qualcosa dietro il ritratto di suo padre. Un secondo ritratto.
I bordi erano gialli, quindi doveva essere molto vecchio. Lo sfilò con molta cura, per evitare di rovinarlo.
Era un altro ritratto di suo padre. Doveva avere all’incirca la sua età. Ma non era da solo. Stava abbracciando qualcuno, con un braccio intorno al collo.
Non era né Eraqus né Xehanort.
Suo padre era in armatura, ma l’altro ragazzo era vestito con un camice da laboratorio e indossava un paio di occhiali a montatura sottile.
Aveva i capelli scuri, acconciati lievemente a punta, ma gli occhi erano dello stesso colore di Storm e anche di Ventus, blu.
-Chi è l’altro?- domandò, infatti –Ha un aspetto molto familiare…-
Notò, inoltre, una nota in fondo, scritta a mano.
 
A Storm, il miglior cavaliere di Radiant Garden e il miglior fratello che potessi mai avere.
Ti voglio bene e so che sarai sempre lì per me, come io lo sarò per te.
Sky
 
Sky… quel nome lo aveva già sentito da qualche parte…
Poi si ricordò della sua discussione con Sora: in effetti, suo padre si chiamava Sky!
Osservò di nuovo la foto: in effetti, la persona in compagnia di suo padre assomigliava molto a Sora.
Ventus si sentì come mancare.
Scese lentamente verso il basso, senza curarsi delle schegge di vetro sul pavimento.
Il cuore gli batteva a mille.
-Oh, cielo. Oh, cielocielocielocielo…-
   
 
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