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Autore: Colarose    28/06/2018    3 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Castello di Bugie 

 Gli uccellini cinguettavano, il sole riscaldava i giardini di Hogwarts e un lieve venticello rinfrescava gli studenti.
Una giornata perfetta, insomma! Calcolando che ieri c’erano certi nuvoloni nel cielo, era abbastanza strana la cosa. Ma molti di loro avevano rinunciato a capire il clima di Marzo o delle Scozia in generale.
Resta il fatto, che cinque ragazzini non si stavano godendo quella giornata. Magari approfittando di qualche ora buca, o dei piccoli intervalli per uscire fuori.
Avevano attirato molte occhiate sconcertate e sospettose in quell’angolino della biblioteca, ma non ci avevano fatto molto caso:  riuscivano a malapena a captare le parole di uno dei tanti libri sul tavolo, figuriamoci rendersi conto delle occhiate di qualche studente curioso.
James, da sempre un po’ iperattivo, odiava stare seduto per troppo tempo. Si muoveva in continuazione, cambiando sempre posizione senza neanche accorgersene. I suoi occhi nocciola, annoiati, leggevano disinteressati una pagina del libro “Trasfigurazione: Cambiare Sé Stessi”. Era tutto così… noioso. Lui odiava annoiarsi, e il fatto che ci fosse troppo silenzio non faceva che aumentare la noia.

Questa Biblioteca è inutile, inutile! Non si trova un Boccino! Ma perché non c’è un maledetto libro su come diventare Animagi?!” pensò esasperato.

Quando lesse per l’ennesima volta il paragrafo sugli Animagi, che aveva letto milioni di volte poiché scritto più o meno uguale in ogni santo libro, chiuse di scatto il tomo facendo più rumore possibile.
Sirius sobbalzò, Peter alzò di scatto la testa da una pagina, Harry fu svegliato dal suo stato di trance- in cui guardava senza vedere veramente la pagina di un libro, con una faccia assonnata- e Remus chiuse anche il suo libro sospirando.
“Non c’è niente” si lamentò James con una faccia avvilita.
“Non possiamo fare una piccola pausa? Magari per riacquistare le nostre energie vitali?” chiese Sirius, mettendosi con distratta eleganza un ciuffo dei suoi capelli dietro l’orecchio.
“Io credo che in questa settimana abbiamo letto più libri di Trasfigurazione avanzata di quanti ne abbiano letti quelli del settimo anno” disse Peter guardando il libro che stava leggendo quasi fosse un suo nemico.
“Ci deve stare da qualche parte, è impossibile che non ci sia” biascicò Harry, stropicciandosi gli occhi trattenendo uno sbadiglio.
“Ma dormi la notte?” chiese Remus guardandolo, alzando un sopracciglio
Harry avrebbe tanto voluto rispondere che no, non dormiva.
“Si, Rem, dormo. È la decima volta che lo chiedi” mentì invece, spazientito.
“E allora si può sapere perché sembri uno che non dorme abbastanza da giorni?” chiese James scettico.
Era da più di una settimana che Harry era così. Aveva delle lievi occhiaie e nei momenti di nullafacenza i suoi occhi si socchiudevano, trattenendosi dal dormire . I Malandrini iniziavano a preoccuparsi, ma non volevano che il compagno si sentisse forzato a confessare. Avevano aspettato che dicesse il perché oppure che raccontasse loro cosa gli aveva causato quelle ombre che ogni tanto facevano capolino nei suoi occhi.
Oh si, perché nessuno di loro si era dimenticato ciò che avevano visto in quelle poche occasioni.
Dall’altra parte, Harry iniziava a capire che non poteva andare ogni notte nella Stanza delle Necessità. Primo perché era troppo rischioso, secondo perché aveva bisogno di dormire. Aveva in mente di fare un programma, fissando i giorni in cui ci sarebbe andato e quelli no.
Si malediva per non essere nato notturno.
“Facciamo una pausa” proclamò infine Harry, ignorando la domanda di James. Si alzò e mise apposto tutti i libri, quasi ne avesse bisogno.
Ma gli altri continuavano a guardarlo in attesa. Sospirò stanco
“Davvero ragazzi, non è niente.” Disse alzando gli occhi al cielo. Notando che quelli non fecero una piega, decise che doveva dare una piccola spiegazione. Avrebbe mentito un’altra volta, ancora e ancora. Per quanto tempo avrebbe dovuto farlo?
Se solo sapessero…  
Forse la verità avrebbe reso tutto più facile. Ma non poteva.
Era una verità troppo grande, talmente grande che forse loro, a quell’età, non ne avrebbero capito l’importanza.
Era in quei momenti che la mancanza di Ron, Hermione o Ginny gli attanagliava lo stomaco. In quei momenti aveva bisogno di loro, per sfogarsi, per avere consigli.
Ma non c’erano, e per quanto i Malandrini fossero ottimi, più che ottimi amici, non poteva farlo con loro. Semplicemente perché era tutto diverso, tutto troppo complicato. C’erano di mezzo troppe cose.
Gli occhi attenti di Remus notarono la postura di Harry curvarsi impercettibilmente, quasi portasse un peso. Fu un attimo, perché poi tornò subito dritta, riprendendo il controllo.
“Faccio qualche incubo la notte. Niente di importante” mentì Harry, muovendo la mano quasi come a scacciare una mosca. Tutti aggrottarono le sopracciglia.
“Che incubi?” chiese Sirius, Harry scosse la testa
“Non… ne voglio parlare” rispose guardando interessato il pavimento, quasi fosse diventato un’opera d’arte.
Si sentiva uno schifo.
Un viscido bugiardo. Non si meritava la loro preoccupazione né la loro pura amicizia. Si era costruito attorno un castello di bugie e loro neanche se ne accorgevano.
“ok…” sussurrò Sirius abbassando lo sguardo. Fu uno sforzo immane per lui non insistere.
L’affermazione fu seguita da un lungo istante di tensione
James si alzò, seguito poco dopo dagli altri. Diede una pacca sulla spalla di Harry, stringendola leggermente.
“Quando… quando sarai pronto ce li vuoi raccontare? Noi siamo sempre qui, per qualsiasi cosa” sussurrò studiandolo. Harry fece un piccolo sorriso, mentre ricostruiva al meglio la propria maschera.
“Anche se ci dici che questi incubi consistono nella McGranitt che ti rincorre per la scuola con un coltello. Ti capiremo, non penseremo che tu sia pazzo” scherzò Sirius sorridendo.
“Dopotutto ognuno ha le sue paure” disse James facendo spallucce, stando al gioco. Harry fece un sorriso divertito, mentre Remus scosse la testa.
Sempre i soliti.
Poi gettò un’occhiata di sottecchi a Harry. Il suo istinto gli diceva che non la raccontava giusta. E il suo istinto, raramente sbagliava.
                                                               
  *

“Buongiorno piccolo Giglio!” esclamò James sorridendo, avvicinandosi alla rossa.
Lily alzò gli occhi al cielo.
“Buongiorno Potter-idiota. E non chiamarmi ‘piccolo Giglio’ “rispose, spalmandosi la marmellata alle fragole su una fetta biscottata. Anche se ormai si stava arrendendo a dirglielo ogni volta. Ogni mattina lo diceva, e ogni mattina Potter lo ignorava.
Con suo grande orrore, Potter si sedette accanto a lei. Guardò disperata le sue tre amiche, poi tornò su Potter.

Potter-idiota = Malandrini

Poi scorse Harry che le sorrise.
La sua unica salvezza.
“Harry!” esclamò con un sorriso, poi spinse come se nulla fosse James lontano da lei facendolo quasi cadere per la sorpresa e facendogli rovesciare la piccola tazza di latte che aveva in mano.
James si ritrovò a un posto di distanza, con il latte sulla camicia.
“Evans per Merlino!” esclamò indignato e incredulo, guardando la camicia. Poi si voltò verso Lily irato.
Ma lei non fece una piega, anzi parlò con Harry.
“Mettiti qui, Harry. Presto!” esclamò battendo la mano sul posto della panca alla sua destra.
Harry si sedette confuso. Lily sospirò sollevata.
“Come stai?” chiese al suo amico sorridente, mentre Black e Lupin si sedevano affianco a Mary e Marlene- che erano di fronte a lei- e Minus affianco a Potter.
“Evans ti rendi conto che mi hai bagnato la camicia?!” esclamò James richiamando l’attenzione di Lily.
Lily fece un sorrisetto. Un sorrisetto che fece strabuzzare gli occhi a James.
Un… sorrisetto malandrino?!
Ma in che universo era?!
“Quindi? Almeno così impari a sederti vicino a me” rispose  per poi mordere la fetta biscottata con nonchalance.
James spalancò la bocca incredulo, mentre Sirius scoppiava a ridere.
“Mio dio! Non ci posso credere….” Esalò Sirius indicando James “La Evans… dio mio….” Guaì ricominciando a ridere. Gli altri non si trattennero più, e ben presto le loro risate attirarono un paio di sguardi.
James ghignò.
“Sai, Evans, mi piace molto questo tuo lato” disse con occhi furbi.
“Ti consiglio di non fare complimenti in questo stato, Potter. Sembri solo più ridicolo” rispose Lily alzando un sopracciglio.
James sbuffò.
“E mo che faccio?!” si lamentò toccandosi la camicia.
“Sei un mago, James” disse Remus.
“Davvero?!” chiese James ironico. “Peccato che non so fare incantesimi casalinghi!” esclamò.
Stette un attimo in silenzio, mentre gli altri riprendevano a parlare.
“Harry” James chiamò il suo clone, con guardo supplicante. Quest’ultimo si voltò verso di lui, interrompendosi mentre parlava con Lily.
“Si?”
“Vuoi pulire questa maledetta camicia?” chiese.
“E chi ti dice che lo so fare?” rispose Harry alzando un sopracciglio, per il puro gusto di divertirsi.
James sbuffò.
“Lo so che lo sai fare! Non fare il babbeo!” rispose piccato.
Harry aprì bocca nel momento stesso in cui i gufi entrarono in Sala Grande.
Un gufo bruno si posò di fronte a lui, tendendo la zampa col giornale, mentre nell’altra vi era un borsellino.
Harry pagò e prese il giornale.
“Harry!” lo richiamò  James, per poi essere completamente ignorato. Ma Harry teneva lo sguardo fisso sulla prima pagina, leggendo avidamente.
James continuò a chiamare, poi si rivolse a Remus, che spazientito, con un colpo di bacchetta ripulì la camicia.
Lily si sporse verso Harry per leggere anche lei
                                         
 
                                                                                        UN NUOVO MAGO OSCURO


Proprio ieri, i criminali che ormai iniziano a seminare panico nella comunità magica si sono fatti vivi. Si sono diretti verso la Casa Owen, dove vive Cecelia Campbell in Owen insieme a suo marito e i suoi figli. La Signora Owen è un membro del Wizegamot da 20 anni, ha partecipato esattamente a 38 processi. Purtroppo nessuno della famiglia è sfuggito all’attacco, sono stati tutti brutalmente uccisi.
La Gazzetta del Profeta dà le sue più sincere condoglianze a tutti i familiari di questa famiglia.
Ma uno di questi assassini è stato catturato dagli Auror, arrivati appena in tempo sul posto. Gli altri sono riusciti a fuggire, smaterializzandosi in un attimo.
“Lo abbiamo sottoposto a ore di interrogatorio, ma non si decideva a confessare” ci dice uno degli Auror “Ci ha detto solo che si chiamava Lucian Burke”
Ma il Ministero ha preso una decisione drastica: far ingerire il Veritaserum a Burke
Un gentile impiegato del Ministero, tale Napier Chandran ci ha rilasciato un’intervista:
“A questo punto non è bastato che fare le domande giuste per ottenere risposte veritiere. Il Signor Burke ci ha detto di essere un seguace di un Mago Oscuro, il suo Signore. Quando gli abbiamo chiesto il nome di questi, si è dimostrato assai riluttante a dirlo. Alla fine, ha detto che si faceva chiamare ‘Lord Voldemort’ e che non sapeva il suo vero nome. Non ci ha dato altre risposte, non sapeva l’identità degli altri seguaci, nessuno di loro la sapeva. Non c’è neanche un covo, poiché il luogo di ritrovo cambia ogni volta.” Ha detto l’impiegato

Ma qual è l’obbiettivo di questo Signore Oscuro, o per meglio dire, Lord Voldemort?

Il nostro inviato ha chiesto anche questo.
“Dalle parole del Signor Burke, pare che Lord Voldemort voglia, per così dire, ‘purificare’ la comunità magica. Come molti di voi sanno, alcuni maghi giudicano i Nati Babbani e Mezzosangue delle persone impure, che sporcano la comunità magica. Seconda la mia modesta opinione, tutto questo non ha molto senso, ma sembra che questo Signore Oscuro non la pensi così. Perciò, come detto, vuole eliminare chiunque non sia ‘puro’. Naturalmente non ci riuscirà, poiché sicuramente in poco tempo sarà sbattuto ad Azkaban” ha concluso fiducioso il Signor Chandran
Inoltre, ci informa che dopodomani ci sarò il processo di Lucian Burke.
Speriamo che questo nuovo Mago Oscuro faccia la stessa fine di Gellert Grindewald, attualmente in prigione.
      
 

Andare a pagina pag 4 per più informazioni su Cecelia Campbell in Owen 
                                                           Andare a pag 7 per più informazioni su Gellert Grindewald 
                                                          Andare a pag 10 per più informazioni su Lucian Burke
 
 
Harry  posò il giornale con sguardo cupo.
“Cosa dice?” chiese Remus interessato e preoccupato, Harry gli passò il giornale senza dire niente. Poi si voltò verso Lily, che se ne stava immobile a guardare il vuoto.
“Lils?” la chiamò Harry scrutandola, Lily si risvegliò scuotendo la testa.
“È un pazzo, arrivare addirittura a questo.” Mormorò.
“Ma è un idiota patentato!” esclamò d’un tratto James, una volta finito di leggere la prima pagina del giornale, passato da Remus.
“Io non capisco qual è la vera differenza, Harry. I Purosangue vengono da famiglie da generazioni maghi, ma cosa hanno in più? Non lo so, qualche altro potere?! Io non ci vedo nessuna differenza tra me e loro. Davvero si credono superiori solo per questo banale motivo?” chiese Lily scrutando Harry.
“Te lo dico io, Evans. Sono solo una banda di permalosi. Io sono Purosangue, e sinceramente non puoi invidiarmi niente in magia.”  Disse James inzuppando distrattamente la brioche nel latte.
Lily lo guardò un attimo.
“Grazie, Potter” sussurrò Lily. James si voltò di scatto incredulo, ma Lily diede un altro morso alla fetta biscottata, come se non avesse detto niente. L’occhialuto la osservò un attimo indeciso, non gli piaceva vederla così.
“Cosa ti prende oggi, Evans? Prima fai la birbantella e poi mi ringrazi? Sei sicura di stare bene? Oppure il mio fascino ti ha stregato?” chiese James ghignando.
“Certo che sto bene, Potter. Ma se vuoi posso anche affatturarti per  darne una prova. Ma poi, quale fascino?” rispose Lily piccata.
Presero a battibeccare e la tensione si sciolse.
Solo quando arrivò l’ora di alzarsi per andare ad Erbologia, Lily si accorse che Potter l’aveva  strappata dai suoi pensieri più cupi con una semplice e giocosa provocazione.
Poi scacciò quei pensieri. Per quanto gli fosse grata, lui rimaneva un arrogante pomposo.
Punto.
                                                                             *
 
“Ragazzi” disse James “È da troppo tempo che non facciamo un vero scherzo” continuò, buttandosi sulla poltrona.
“Perché quello di ieri cos’era?” chiese Peter confuso.
“Far rincorrere Mrs Purr da un topo gigantesco non è un vero scherzo, Pete” disse James eloquente, mentre gli altri si sedevano sui divani, approfittando del fatto che non fossero occupati dai ragazzi più grandi.
Sirius si mise all’erta, già pregustando l’idea di fare un vero scherzo.
Remus notò Peter aggrottare le sopracciglia perplesso
“Intende un grande scherzo, Peter. Come quello della biblioteca o di capodanno.” Spiegò pazientemente al suo compagno.
“Aah, ho capito. E che facciamo?” chiese curioso guardando con i suoi occhi acquosi James. La sua domanda fu seguita da un attimo di silenzio.
“Non lo so” rispose James facendosi pensieroso. Dopo un po’ in cui tutti si erano messi a spronare il cervello, Sirius si raddrizzò di scatto, guardando euforico Peter. Quattro paia di occhi saettarono verso di lui.
“Peter!” esclamò guardando quest’ultimo.
“Che c’è?!” rispose sorpreso l’altro.
“Certo, l’hai detto, l’hai detto, Peter! Merlino… come abbiamo fatto a dimenticarcelo… una cosa così geniale!”  esalò esaltato.
“Cosa ho detto?!” domandò Peter non capendoci niente, come anche gli altri del resto.
“Non mi ricordo quando, forse a Novembre, hai detto che il professor  Wittle aveva dei Folletti della Cornovaglia nel suo ufficio e hai proposto di liberarli in Sala Grande! E non l’abbiamo più fatto! Questo è un grande scherzo!” disse concitato Sirius.
“Davvero?!” chiese sorpreso Peter “Non me lo ricordo…” mormorò.
“Ah!” disse sorridendo “Ora lo ricordo!” continuò.
“Per Circe! Dobbiamo subito metterci in azione!” esclamò James alzandosi di scatto con un sorriso furbesco e malandrino.
“Frenate, frenate!” esclamò Remus spalancando le braccia, cercando di placare gli animi. 
“Non fare il guastafeste!” sbuffò Sirius.
“Andiamo, non sarebbe bello?” chiese Harry sorridendo. Sembrava essersi ripreso in quei giorni. I Malandrini avevano pensato che gli incubi fossero diminuiti, ma in verità Harry si era organizzato. Quattro giorni alla settimana (Lunedì, Mercoledì, Venerdì e Sabato) andava nella Stanza delle Necessità, restandoci dalla 22 alle 3 di notte.  Gli altri giorni si riposava. 
“Ci sono tantissimi cose che potrebbero andare storte! I Folletti della Cornovaglia potrebbero uscire dalla Sala Grande e mettere a soqquadro l’intero castello, per non parlare poi di cosa potrebbe succedere se il professore ci beccasse nel suo ufficio, se ci vedranno liberare i folletti potremmo essere-“
“Diamine, Rem! Ma secondo te il professore ha con sé un intero esercito di Folletti della Conovaglia?!” lo interruppe James alzando gli occhi al cielo “E poi chiuderemo le porte della Sala Grande” continuò.
“Cercate di rag-“
“Se ragionassimo penseremo alle conseguenze. Meglio agire d’impulso, altrimenti non si combina niente. Poi fa parte del mestiere di un Malandrino rischiare” disse Sirius risoluto bloccando di nuovo Remus. Quest’ultimo non sembrava gradire l’ennesima interruzione.
Dopo varie e disperate preghiere, riuscirono a convincere il Lupo Mannaro.
 
In poche ore si erano procurati la gabbia dei Folletti, approfittando di un intervallo particolarmente lungo tra Trasfigurazione e Storia della Magia. Avevano deciso di liberarli a pranzo: James aveva coltivato la speranza che in questo modo i professori decidessero di annullare le lezioni per riparare il danno.
Dopo aver verificato se le porte della Sala Grande potessero chiudersi, o semplicemente muoversi dalla loro consueta posizione (non le avevano mai viste chiuse).
Poi avevano dovuto fare i conti con un altro problema: trovarsi in Sala Grande mentre si scatenava il caos.
Sì, perché per loro sfortuna dovevano essere presenti per non destare sospetti.
Ma Remus e Harry trovarono una soluzione, dopo aver passato cinque minuti buoni parlottando fra loro.
I ragazzi avevano alla fine concluso che bastava un solo Malandrino invisibile per svolgere il tutto.
All’una del pomeriggio, mentre gli studenti pranzavano allegramente senza avere il minimo sospetto di quel che si sarebbe scatenato da lì a poco, Sirius con una gabbia di Folletti in mano- sotto il Mantello dell’Invisibilità- si dirigeva verso un angolo remoto della Sala Grande. Nessuno notò una gabbia comparire dal nulla, né che si aprì apparentemente da sola.
Però tutti notarono immediatamente una quindicina di folletti saettare per la Sala Grande, rompendo ogni cosa che capitasse a tiro nello loro mani.
“SONO FOLLETTI DELLA CORNOVAGLIA! LASCIATE FARE A ME! VI SALVERÒ TUTTI!“ urlò un Corvonero del settimo anno sguainando la bacchetta.  
“NON DIRE STRONZATE, ALLOCK! NON È PROPRIO IL MOMENTO!” urlò un ragazzo moro, vicino a una crisi di nervi.
Intanto Sirius, tra le urla di tutti gli studenti, si diresse frettolosamente verso il portone, chiudendolo in poco tempo. Poi mischiandosi tra la folla urlante (rischiò di essere travolto innumerevoli volte) si tolse il mantello con nonchalance e se lo mise in tasca, mettendo su una finta faccia terrorizzata e incredula.
“I MIEI CAPELLI, I MIEI CAPELLI!” strillò Eliza Shaw, mentre un  paio di folletti glieli tiravano.
Un fracasso di piatti rotti, bicchieri, e tutto ciò che si poteva rompere rimbombò a lungo nella Sala.
“STUPIDA BESTIACCIA! COSA DIAMINE VUOI DA ME?! VATTENE, VATTENE!” urlò un Tassorosso  fendendo l’aria con un libro, schiacciando tutte le bestioline che osavano avvicinarglisi. Qualcuno che lo vide dubitò fosse un vero Tassorosso.
I folletti presero a lanciare del cibo, e tutti gli studenti presero a correre per la Sala, chi andando a sbattere su una panca, chi inciampando e chi mettendosi sotto a un tavolo
“L’INFERNO,L’INFERNO! SONO DIAVOLI, SONO DIAVOLI! NONONO NON VOGLIO MORIRE GIOVANE” urlò drammaticamente Sirius.
“LASCIATEMI! LASCIATEMI!” strillò terrorizzato un ragazzino di Serpeverde del primo anno mentre veniva trascinato sempre più in alto.
Silente alzò la bacchetta insieme alla McGranitt, con la toga sporca di succo di zucca volato da chissà dove.
“Glacius!” urlarono insieme e immediatamente tutti i folletti si immobilizzarono, sospesi a mezz’aria.
La Sala Grande era un completo disastro: bicchieri, piatti, posate e cibo sparsi per il pavimento, alcune finestre rotte, studenti sotto ai tavoli, stendardi strappati, panche rotte e quant’altro.
Seguì un lungo istante di silenzio.
“Qualcuno pare aver pensato che fosse una buona idea liberare dei Folletti della Cornovaglia” disse Silente guardando la folla di studenti con i suoi luccicanti occhi azzurri, con la voce un po’ grave. “Creature dispettose che amano fare scherzetti e trucchetti. Purtroppo in questo modo ha distrutto la Sala Grande, e per questo annuncio il totale annullamento delle lezioni per questa giornata.” L’ultima affermazione creò un vociferare eccitato per la Sala. Silente richiamò il silenzio. “Il corpo insegnanti dovrà contribuire a riparare il danno. Inoltre, la Professoressa McGranitt mi ha chiesto di specificare che il colpevole, o i colpevoli, verranno severamente puniti se scoperti. Potete andare nei rispettivi dormitori e nelle vostre rispettive Sali Comuni, sicuramente tutti hanno bisogno di una sistemata dopo quel che è successo” concluse con un sorrisetto, poi le porte della Sala Grande si spalancarono. Gli studenti, come risvegliati, presero a parlare e a dirigersi velocemente verso l’uscita.
Tutti e cinque i Malandrini, evitarono accuratamente di girarsi indietro.  Erano consapevoli che gli occhi della loro cara professoressa di Tasfigurazione li stessero fissando, e non avevano alcune intenzione di incrociarli. Il loro istinto, gli diceva che era meglio così se volevano dormire la notte.









Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie!
   
 
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