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Autore: Erenas    30/06/2018    0 recensioni
Maggie Pitts è una giovane ventitreenne. Vive a Toronto in Canada, studia all'università e nel frattempo lavora nel negozio del suo amico Caleb. Maggie ha difficoltà nel crearsi degli amici della sua età. Non ama le feste, non ama bere, non ama uscire. Resta in casa, con le tapparelle chiuse. I suoi unici amici sono la signora anziana della porta accanto, il fioraio e il musicista di settanta anni.
Durante il turno di lavoro alla cassa, Maggie incontra Shawn. I due avranno modo di rincontrarsi la sera dopo quando l'auto del ragazzo si blocca nel vialetto davanti alla casa della ragazza. I due inizieranno ha vedersi nuovamente la sera dopo.
Maggie che è sempre stata dentro casa, inizierà ad amare il mondo esterno?
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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01. Tagliarsi i capelli e Gossip.
 

«Oggi parleremo della differenza tra l'etica e morale, quindi iniziamo...», la voce narrante del canale sette della televisione iniziò a spiegare. Il programma Tutto è sapere era in onda come tutte le mattine su canale sette, un canale dedicato ai target più anziani, adulti. Ed io, a soli ventitré anni, lo stavo guardando.

Una strana anziana signora con i capelli biondi e naso a punta, aveva preso posto al conduttore spiegando il suo punto di vista sull'etica. 
Ero pronta ad assistere una fra le tante discussioni tra vecchi, con i pop-corn in mano e una lattina di coca-cola appoggiata sul tavolo davanti a me. 
Appoggiai i piedi sul tavolo posando la ciotola sul mio stomaco. Avevo ventitré anni, ma mi sentivo come una cinquantenne disoccupata.

Il telefono iniziò a squillare. Lasciai perdere pensando che fosse una delle solite chiamate dei call center, ma quando il telefono iniziò a squillare sempre di più, decisi di alzarmi e rispondere. 
Sbuffai quando alzandomi, appoggiai il piede a terra camminando goffamente verso il telefono. 
«Se lei risponderà correttamente a questo quiz, vincerà un biglietto per vedere la prima del film Footloose il remake, ci saranno anche gli attori!», annuncia una voce squillante. Allontanai il telefono all'orecchio un secondo prima di attaccare.

Ero stufa di tutte quelle chiamate che mi arrivavano a casa. Folletti, quiz, biglietti gratuiti. 
Ritornai al mio posto riprendendo la ciotola che ancora non avevo toccato. 
«No! Non è vero. L'etica è l'azione, la morale è la conseguenza dell'etica, è il mio agire.», spiega un'uomo secco. Aveva i capelli grigi e occhiali dal colore azzurro, aveva denti storti. 
Si comportava in modo buffo, partendo dai suoi movimenti spontanei.

«Incompetenti», dissi cambiando canale e cliccando su rete quattro, documentari. 
Fin da piccola i miei genitori mi hanno istruito a guardare documentari, dinosauri, animali, big bang, l'universo. Un senso di nostalgia di casa mi pervade in tutto il corpo. 
Non tornavo a casa mia da mesi, giorni. Non ricordavo più il volto di mia madre, né di quello di mio padre. Ma era giusto così. Il dolore sui loro volti era impresso nella mia mente, fino a vederli nei miei incubi.

Ma dovevo farlo, dovevo andarmene. 
Decisi di spegnere la televisione; presi il tasto alzandomi dal divano e cliccai sul tasto. Accesi la luce della lampadina che si trovava sul comodino vicino al divano, la stanza dal buio che c'era, diventò leggermente più chiaro. 
Presi la ciotola dei pop-corn che avevo finalmente finito e andai goffamente in cucina. La cucina era un disastro: alcune pentole e piatti da rigovernare, ma purtroppo, non ho mai avuto tempo per pulire o semplicemente, non ho mai avuto la voglia di farlo.

Avevo un disperato bisogno d'aiuto, e lo sapevo; ma il mio troppo orgoglio mi diceva di non andare da uno strizzacervelli e farmi aiutare. Volevo farlo da sola e ci sarei riuscita, prima o poi.

***

La mattina dopo mi svegliai grazie al suono della sveglia. Allungai il braccio sinistro verso il mio telefono cercando di stoppare la canzone; sbuffai quando il mio telefono cadde sul pavimento creando un fastidioso suono. Mi alzai svogliatamente, raccogliendolo. La canzone Back in the 90' dei Grouplove suonava ancora, senza sosta. 
Fermai finalmente la canzone e a quel punto decisi di alzarmi. Decisi di fare una doccia, quindi preparai tutto l'occorrente.

Dopo trenta minuti di una doccia d'acqua calda, mi fermai per almeno dieci minuti pensando a quello che mi sta succedendo; come se quella doccia di trenta minuti, non fosse stata abbastanza. La mia camera era ancora molto spoglia a differenza della mia camera da adolescente, non era decorata, non aveva ancora niente che appartenesse a me.

Il mio telefono si illuminò, di nuovo, e sperai con tutto il cuore che non fosse una chiamata da parte di mia madre. Stupita, guardai l'e-mail arrivata dall'università informatica. 
L'avviso diceva che: per via di una fuoriuscita di gas la scuola sarebbe stata chiusa. Sbuffai. Stare sempre a casa a riordinare era ormai stancante e avevo il disperato bisogno di qualcosa di eccitante nella mia vita.

Così decisi di fare una pazzia. Con l'accappatoio ancora addosso e le infradito ormai molli, decisi di raggiungere il lavandino e con delle forbici mi tagliai i capelli rendendoli corti. Volevo un cambiamento. Un cambiamento che mi avrebbe cambiata davvero rendendomi irriconoscibile.

Mi guardai allo specchio osservando la nuova me. Lo specchio era ancora circondato dal troppo vapore, lo pulii rendendomi più visibile. 
Potevo vedere la paura e il timore del mondo esterno, delle persone. Quelle che giudicano, diamine quanto le odio.

Quello che avevo imparato negli anni era che il giudizio delle persone è importante, quello che pensano di te è importante. Il tuo aspetto fisico, quello esteriore. Ma con il passare del tempo ho smesso di pensarci, di credere a loro e ai suoi giudizi.

Ma mi piacevo così, con i miei nuovi capelli e la nuova me. Stava iniziando a piacermi e questo mi spaventava. Andai in camera mia iniziando a cambiarmi; mi misi una semplice tuta con una maglia fin troppo grande per me di mio fratello. Andai in salotto distendendomi sul divano. Avevo deciso di non fare niente ma non dipendeva da me, ma dal fatto che non avevo ancora degli amici qui.

Decisi quindi di andare a trovare la signora Horman e il suo gatto con un occhio solo, Oliver. Portai con me il mio inalatore, presi il giacchetto di pelle nero le chiavi ed uscii di casa. Quando chiusi la porta di casa scesi di fretta le scale; il mio appartamento si trovava in mezzo ad altri condomini e mi ci volle ben poco, tre passi, per arrivare a casa della signora Horman. 
La via in cui abitavo era abbastanza tranquilla, davanti a casa mia c'era un fioraio dove il proprietario Cody Day era un grande amico della mia vicina di casa. Accanto ad essa, si trovava il negozio del mitico rocker  Caleb Acosta, forse l'unico che posso considerare mio amico, grazie al suo negozio di cd. E il resto... appartamenti. Piccoli e grandi appartamenti si estendevano per tutto il grande viale.

Sorrisi quando vidi il signor Day che litigava con Caleb per qualche assurdo motivo. «Ti ho detto mille volte che Chuck Berry è uno dei migliori artisti di questo pianeta! È un genio assoluto», sentii dire dal signor Day. 
Raggiunsi con tre passi la casa della signora Horman, bussai.

Quando la porta si aprì mi trovai subito Oliver che cerca di farmi le fusa ma la signora Horman lo allontanò subito. «Oliver non so quante volte ti ho detto che non può avvicinarsi a te», dice lei prendendo il gatto e mettendolo in terrazza. 
Provai un attimo di pena per Oliver, infondo, era solo un gatto e per colpa della mia allergia non poteva stare a casa. Nella sua casa.

«Puoi tenerlo dentro lo sai che porto sempre il mio inalatore», dissi entrando dentro casa sua. 
«Lo so che lo porti sempre dietro, Maggie; ma non me lo permetterei mai se ti succedesse qualcosa sei come una figlia per me lo sai. A proposito, cosa diamine hai fatto ai capelli? Dannazione ragazza erano bellissimi!», sorrisi alle sue parole.

«Avevo bisogno di cambiamenti.»
Mi fece cenno di sedermi sul divano e così feci, ma appena mi sedetti lei si sedette sulla sua poltrona con la fantasia floreale e disse: «ho qualcosa da dirti cara, scommetto che ti piacerà. Gossip», risi alla sua esclamazione.

Era questo che più ho amato di lei: è sempre stata allegra, gentile e così affascinata dai pettegolezzi. 
«Ho sentito che Caleb è uscito con quella bionda sai? Quella che lui la chiama mongolfiera, insomma, tette grosse», aggiunse lei prendendo la sua tazza di tè che aveva preparato prima che io entrassi in casa sua.

«Deve piacergli davvero, allora. Insomma, sono impressionata anche io delle sue mongolfiere», confermai facendola ridere. 
«Me l'ha detto Cody sai? Quando è venuto a casa mia ieri. Abbiamo parlato e cenato ricordando i vecchi tempi»,  racconta alzando il mignolo mentre beve ancora un po' di tè dalla tazza bianca.

«Perché non ti fai avanti, con Cody intendo?», domandai mentre la osservavo, stava riposando la sua tazza in cucina e quando gli feci quella domanda si paralizzò all'istante restando ferma sul posto. Sorrisi capendo che avevo appena fatto jackpot.

«Maggie, sono vedova da venti anni, ho ottanta anni ormai il tempo dell'amore è finito», rimasi un po' triste dalla sua risposta. 
«Mia mamma mi diceva sempre che non c'è mai tempo per l'amore, viene quando deve venire e si capisce che fra di voi c'è qualcosa e non conta l'età», dissi guardandola dritto negli occhi.

«... e poi sono sicura di non piacere a Cody; credo che a lui gli piaccia Juliette, quella rifatta», sorrisi sentendo un pizzico di gelosia nella sua voce. 
«Beh, se non ti fai avanti non lo saprai mai», dissi guardando Oliver che seduto, ci stava osservando dall'esterno.

«Sai forse non dovremmo parlare di me, ma di te. Devi farti degli amici Maggie, non puoi stare sempre chiusa in te stessa o parlare solo con me o con Cody e Caleb. Siamo entrambi vecchi, un giorno moriremo e cosa farai poi?», disse guardandomi dritto negli occhi.

La realtà mi si era appena posata davanti agli occhi. Aveva ragione ma io non sapevo da dove iniziare, come fare. Infondo era vero, non potevo stare sempre chiusa in me stessa e dovevo uscire con persone della mia stessa età, del mio stesso calibro e sicuramente non ce l'avrei mai fatto restando chiusa in casa. 
Ma ero così spaventata delle persone.

«Sai cosa mi è capitato Tabitha, non posso farmi degli amici, non voglio farmi degli amici», dissi posando gli occhi sul pavimento trovandolo tutto ad un tratto interessante.

«Non puoi sempre pensarla in questo modo, sai, le persone possono sorprenderti ma tu non lo saprai mai se non ci proverai», e anche adesso, aveva perfettamente ragione.

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