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Autore: mikimac    02/07/2018    4 recensioni
Potrebbe sembrare impossibile, ma due anime gemelle riescono sempre a stare insieme, perché l'Universo non permette che ciò che è stato creato per essere unito sia diviso e incompleto.
Soulmate.
Genere: Angst, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Parole stonate
Le prime luci dell’alba trovarono Londra coperta di neve. Tutto sembrava più lento e silenzioso. Il cinguettio degli uccellini infreddoliti. Le ruote delle poche auto che si avventuravano per le strade, ripulite durante la notte, ma costeggiate da basse colline di neve sporca, che le rendeva più strette. Il sole fece timidamente capolino fra le bianche nuvole, che promettevano nuove nevicate.
Sherlock non prestava attenzione all’ovattato silenzio che avvolgeva la città. Ogni suo senso era concentrato sull’uomo dormiente, che stringeva fra le braccia. Ascoltava il suo respiro. Il battito del suo cuore. Lo strano piccolo rumore emesso dalle labbra semiaperte.
Quando aveva capito che John si era profondamente addormentato, Sherlock aveva osato circondarlo con le braccia e stringerlo delicatamente a sé. John non si era svegliato. Non aveva tentato di liberarsi dall’abbraccio. Aveva continuato a dormire, tranquillo e rilassato. Sherlock lo aveva presto seguito nel mondo dei sogni e si era svegliato alle prime luci dell’alba.
Nessuno dei due si era mosso.
Sherlock aveva sorriso. Era la prima volta in vita sua che si sentiva a proprio agio in prossimità di un altro essere umano. Generalmente non amava essere toccato o abbracciato da qualcuno né toccare o abbracciare le persone, salvo che questo non fosse indispensabile per risolvere un caso. Sherlock Holmes poteva fare e sopportare qualsiasi cosa per il Lavoro.
John, però, non rientrava nella generica categoria “persone”.
Era così giusto e naturale toccarlo e abbracciarlo, che Sherlock sarebbe rimasto in quella posizione per ore, senza annoiarsi. Anzi. Era stato costretto ad allontanare il pensiero di come si sarebbe sentito quando John avesse lasciato Baker Street per andare a parlare con Moran. Strinse John leggermente più forte a sé. Provava un leggero senso di possessività verso John. Era la sua anima gemella. Nessuno doveva osare separarli. Ora capiva perché alcune persone arrivassero a uccidere per amore di qualcuno. Ora lo avrebbe fatto lui stesso.
Uccidere per John.
Morire per John.
E la cosa non lo spaventava. Sentiva che entrambe le cose sarebbero state giuste. Per questo le  labbra di Sherlock Holmes erano piegate in un sorriso dolce e pieno di affetto.


Parole stonate


La signora Hudson salì le scale che portavano al 221B con attenzione. Sul vassoio aveva due tazze, una teiera, zucchero, latte, limone e biscotti. Era il suo servizio migliore. Si era alzata presto per preparare i biscotti. Il giovane John era un ragazzo ben educato, che avrebbe sicuramente influenzato positivamente Sherlock, smussando i lati spigolosi del suo carattere. La signora Hudson era molto affezionata a Sherlock, ma ne vedeva tutti i difetti, proprio come una buona madre. Se John aveva deciso di trascorrere la notte a Baker Street, senza opporre troppa resistenza al suo invito, non si era certo fatto né spaventare né scoraggiare dai modi di Sherlock. L’ipotesi che il suo inquilino si fosse comportato in modo più civile ed educato, per non fare scappare, John era da scartare. Sherlock era Sherlock, sempre e comunque. Quindi, sicuramente era stato John a vedere il cuore di Sherlock, andando oltre i suoi modi bruschi e scortesi. D’altra parte, salvo essere un santo, John poteva spazientirsi e decidere di non tornare più a Baker Street. Non doveva succedere. Lei avrebbe fatto la propria parte per trattenerlo. Tutti sapevano che per arrivare al cuore di un uomo bisognava passare per il suo stomaco. Anche se la signora Hudson ripeteva di essere la padrona di casa e non la governante di Sherlock, poteva fare il piccolo sacrificio di preparare la colazione, se questo significava che John sarebbe rimasto in quella casa. Inoltre, anche se non lo avrebbe mai ammesso con Sherlock per evitare che ne approfittasse, lei adorava prendersi cura del proprio inquilino e sarebbe stata felicissima di viziare anche John.
Arrivata in cima alle scale, appoggiò l’orecchio alla porta. Dall’altra parte c’era silenzio. Bussò leggermente all’uscio e lo aprì: “Yoohoo! C’è qualcuno che ha fame?” Domandò allegramente.
“Ssshh! John sta ancora dormendo!” Sibilò Sherlock, sottovoce.
John si scosse e aprì gli occhi. Sbatté le palpebre un paio di volte, non riconoscendo il luogo in cui si trovava. La sensazione più strana, però, era sentirsi stretto a qualcuno. L’odore dell’altro era piacevole. Un misto di muschio, tea e nicotina. John non ricordava di essersi mai destato sentendosi così piacevolmente al sicuro. Sbuffò, quando gli tornò in mente che, in realtà, non aveva molti termini di paragone, dato che i suoi ricordi risalivano alla settimana precedente. Le braccia si allontanarono di scatto, insieme al corpo che gli aveva fatto da cuscino. Con un tonfo sordo, Sherlock si trovò seduto sul pavimento. John provò un certo disappunto, come se fosse stato abbandonato: “Perché sei andato via?” Brontolò, guardando Sherlock in quegli occhi di un azzurro così chiaro da essere quasi trasparenti.
“Non volevo infastidirti,” rispose Sherlock, dispiaciuto.
“Non mi stavi infastidendo. Anzi. Era piacevole averti vicino.”
“Davvero?” Sorrise Sherlock, incoraggiato dalla frase di John.
“Davvero,” confermò John, con un sorriso sincero.
“Siete anime gemelle!” Esplose la signora Hudson, di cui i due uomini si erano dimenticati la presenza. Entrambi si irrigidirono, ma la signora continuò, in tono ciarliero: “Non negate, ragazzi. Riconosco lo sguardo di due persone che comunicano telepaticamente, quando lo vedo.”
Sherlock sospirò, rassegnato: “Signora Hudson, dovrebbe tenere la cosa per sé. La situazione è un po’ complicata e vorremmo aspettare, prima di rendere ufficiale e pubblico il nostro legame.”
“Sarò muta come un pesce. Se avete bisogno di un complice, per qualsiasi cosa, contate su di me. Sarà divertente ed eccitante. E anche così romantico,” terminò, in tono quasi sognante.
John si alzò dal divano e intervenne velocemente, prima che Sherlock sbottasse sul lato romantico del loro rapporto: “Grazie per la comprensione, signora Hudson. E per la colazione. Mi dia pure il vassoio, penserò io a riordinare appena avremo finito.”
“Sei proprio un bravo ragazzo. Sei stato fortunato, Sherlock,” aggiunse la donna, lanciando al giovane Holmes un’occhiata ammonitrice che voleva dire: “Guai a te se lo fai scappare!”
Sherlock emise uno sbuffo quasi disgustato, ma la signora Hudson salutò sorridente e lasciò soli i due uomini.
“Vieni a fare colazione. Questi biscotti hanno un aspetto delizioso,” sorrise John.
Sherlock si alzò da terra e raggiunse John in cucina. Il tea era nelle tazze.
“Vengo con te da Moran,” esordì Sherlock, come se non ci fossero possibilità di replica.
“No. Tu resterai qui,” ribatté John, con pazienza.
“Perché?” Ringhiò Sherlock, a denti stretti.
“Perché la tua presenza potrebbe complicare le cose. Da solo avrò più possibilità di far ragionare Moran,” insisté John.
Sherlock incrociò le braccia sul petto, pronto a puntare i piedi pur di ottenere quello che voleva. John riuscì a trattenere il sorriso che voleva increspargli le labbra: “Quello di oggi potrebbe essere solo il primo round con Moran. Se lo irritiamo, potrebbe intestardirsi a ostacolarci anche solo per una questione di principio. Abbi fiducia in me. Andrà tutto bene.”
“E sia. Facciamo quello che vuoi tu,” si arrese Sherlock, in tono lamentoso.
“Mangia,” ordinò John, mettendo un biscotto in bocca a Sherlock. Il consulente investigativo ne morse un piccolo angolo, con un sorriso irriverente: “Vedi che ho ragione io? Potrai anche non ricordarti chi tu sia, ma sai dare gli ordini come solo un capitano può fare!”
John lo fissò negli occhi per qualche secondo e scoppiarono a ridere insieme.


Era ancora quella risata che John aveva nelle orecchie e nella mente, mentre il taxi si fermava davanti alla villa in cui viveva Sebastian Moran. Scese e pagò il taxista, fermandosi davanti al grande cancello in ferro battuto, chiuso. John si chiese vagamente perché Sherlock si fosse arreso così facilmente. Era sicuro che avrebbe dovuto insistere di più affinché non andasse da lui con Moran. Probabilmente, aveva deciso di rimanere a casa per cercare informazioni sul suo futuro marito, in modo da trovare qualcosa che lo costringesse a lasciarlo andare. John respirò profondamente, si strinse nelle spalle e irrigidì la schiena.
Era pronto per la battaglia.
Il maggiordomo lo aspettava, tenendo aperta la porta: “Buongiorno, signor Rowling. Lord Moran è ancora a letto.”
“Sono alzato, Jervis. Preparaci un caffè,” ordinò una voce seccata, dalla cima delle scale. John alzò gli occhi e vide Moran scendere le scale, mentre si allacciava la cintura della vestaglia di seta marrone: “John, che cosa fai qui a un’ora così indecente?”
“Veramente, sono più delle dieci, Sebastian. Oggi è un giorno lavorativo,” ribatté John, seccamente.
“Per la gente comune può anche andare bene, ma io sono stato impegnato in un incontro d’affari fino alle cinque del mattino. Per me è l’alba. Sarà meglio che ti abitui subito ai miei orari non proprio usuali, così eviterai di seccarmi, quando saremo sposati.”
John strinse le labbra per non rispondere a Moran per le rime. Doveva mantenere il controllo e non litigare con lui o non avrebbe mai ottenuto quello che voleva: “Me lo ricorderò. Vorrei parlarti proprio del matrimonio.”
Moran aveva raggiunto John nell’ingresso e alzò un sopracciglio: “Ci sono problemi?”
“Non proprio, ma…”
“Dove hai trascorso la notte?” Domandò una voce furiosa alle spalle di John.
Il giovane uomo biondo si voltò e si trovò davanti la madre e il patrigno. Trent era furioso, mentre la madre sembrava preoccupata, ma evitava lo sguardo del figlio. Il cuore di John saltò un colpo. Parlare con Moran davanti a loro sarebbe stato molto più complicato: “Ero fuori, quando le linee della metropolitana si sono bloccate. Ho trovato ospitalità presso un conoscente,” rispose evasivamente. In fin dei conti era la pura verità.
“Sei stato da quel tossico, vero? Hai trascorso la notte da Sherlock Holmes.”
“Sherlock non è un tossico,” sbottò John, arrabbiato.
“Lo è. Il giovane Sherlock è la pecora nera della famiglia Holmes. Il fratello maggiore ha faticato molto per rimetterlo in carreggiata. Ora dicono che sia pulito da diverso tempo, visto che collabora con Scotland Yard, ma con Mycroft Holmes non si sa mai. Sarebbe capace di insabbiare tutto, pur di salvare le apparenze e il suo buon nome,” intervenne Moran.
John non poteva credere alle proprie orecchie. Non avrebbe mai sospettato che Sherlock fosse un ex drogato. Ex, comunque, era la parte importante della cosa. Sherlock non era più un drogato e John avrebbe impedito che ricadesse in quell’inferno: “Non vedo che cosa c’entri Sherlock in tutto questo. Stavo parlando con Sebastian e vorrei farlo privatamente, se non vi dispiace.”
“Stavate discutendo del matrimonio e questo riguarda anche noi,” ribatté Trent.
John era con le spalle al muro. Si voltò verso Sebastian, cercando di ignorare la presenza dei Davemport: “Vorrei che rinviassimo il matrimonio. Anche solo di una settimana,” disse, risoluto.
“Perché?” Moran aggrottò la fronte, più curioso che arrabbiato.
John sospirò: “Quando ho avuto l’incidente, c’era un altro uomo con me. Un mio carissimo amico. I testimoni dicono che ci assomigliavamo moltissimo, tanto da sembrare quasi gemelli. Potremmo essere stati scambiati. Io potrei chiamarmi John Watson e non John Rowling.”
Allyson soffocò un grido, portandosi una mano alla bocca, ma fu Davemport a intervenire, ringhiando furioso: “Stai insinuando che una madre non sappia riconoscere il proprio figlio?”
“Da quello che mi ha raccontato… Allyson… non ci siamo visti per anni. Potrebbe essersi confusa per non dovere ammettere di avere perso anche il suo primogenito,” spiegò John.
“E io? Credi che io non possa riconoscerti?” Protestò Trent.
“Già. La signora Davemport potrebbe essersi sbagliata, ma Trent che motivo poteva avere per non correggere il suo errore?” Domandò Moran.
“Stai pensando ai soldi, vero? Eccolo qui, il piccolo bastardo ingrato. Uno gli dà tutto. Lo alleva come se fosse suo figlio. Non gli fa mancare nulla, ma lui continua a pensare che tu non sia all’altezza del padre naturale. Beh, sappi che tuo padre non era un santo. Lui ha tradito tua madre, la sua anima gemella, con diverse donne…”
“TRENT!” Esplose Allyson.
“NO! È giunto il momento che il tuo caro e spocchioso figliolo sappia tutta la verità sul suo papà perfetto. È abbastanza grande per sapere che se la faceva con qualsiasi gonnella che respirasse…”
“SMETTILA! Non dire un’altra parola. Qualsiasi cosa sia accaduto, appartiene al passato. John non ricorda nemmeno suo padre e tu non hai il diritto di infangare la sua memoria, sparlando di lui.”
“Forse non hai capito una cosa, Ally. Il caro John sta cercando di mandarci sul lastrico. Lui si è trovato un pollo da spennare senza che a noi tocchi nemmeno un centesimo. Se annulla il matrimonio con Sebastian, noi perderemo tutto!”
“Io non sto cercando di annullare il matrimonio! Voglio solo essere sicuro di chi io sia, prima di sposarmi! Voglio sottopormi a un test del DNA per accertare la mia identità. È nell’interesse di tutti. Se io fossi John Watson e me lo ricordassi a matrimonio avvenuto, questo sarebbe comunque nullo e voi perdereste ugualmente tutto. Non è meglio saperlo prima di commettere un errore?” Disse John, in tono ragionevole.
“Per chi mi hai preso? Mi credi veramente così stupido? Pur di fare felice il suo caro fratellino, Mycroft Holmes sarebbe capace di fare carte false. Per quell’uomo sarebbe anche troppo semplice falsificare un test del DNA per farti passare per John Watson e regalare un compagno di avventure a quello squinternato di suo fratello,” ribatté Trent, in tono sarcastico.
John si voltò verso Sebastian, in cerca di appoggio: “E se Sherlock avesse ragione? Se io fossi veramente John Watson, che cosa ne sarebbe del tuo prestigio personale?”
“Pensi veramente che questa donna mi stia imbrogliando?” Chiese Moran, con un sorriso enigmatico sulle labbra.
John trattenne il respiro: “NO! Non sto dicendo…”
“Sì, che lo stai facendo. – si intromise Trent – Stai affermando che tua madre sia una imbrogliona, una truffatrice. Vuoi davvero sostenere una cosa così davanti a un giudice? Perché questo sarebbe il solo modo che avresti per rimangiarti la parola che hai dato il giorno in cui hai firmato il contratto prematrimoniale, accettandone tutte le clausole. Davanti a noi. A me e a tua madre. Quando siamo venuti a trovarti nell’ospedale in cui eri ricoverato, dopo essere stato ferito in missione,” concluse, in tono basso e minaccioso.
John non sapeva più che cosa dire. Trent Davemport stava evidenziando la parte debole della sua tesi, mentre Allyson non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi. John riportò la propria attenzione su Moran, sperando ancora in un suo aiuto. L'uomo, però, lo fissava con uno sguardo gelido e duro: “Non vi sarà nessun rinvio. Se credi che il giovane Holmes abbia ragione, annullerò le nozze e manderò in galera i Davemport. Li rovinerò. I loro figli finiranno in qualche orfanotrofio e mi assicurerò personalmente che rimangano dei pezzenti, come i loro cari genitori. Non avrò nessuna pietà. Già mi sono abbassato a sottostare a questa ridicola usanza di sposare un fratello della propria anima gemella per adeguarmi alle idee di vecchi parrucconi, che mi taglierebbero fuori dai loro affari, se non lo facessi. Inoltre, voglio onorare la memoria di mia moglie. Ho amato molto Kathy, ma ho sempre pensato che la sua famiglia la sfruttasse e approfittasse del suo buon cuore. È meglio che tu sia sicuro di quello che vuoi fare, John. Non ti darò tempo per fare il test del DNA. C'è stata la festa. Ti ho presentato a tutti come John Rowling, il mio futuro sposo, la mia seconda anima gemella. Se ora io mettessi in dubbio la tua identità, sarei coperto di ridicolo. Tutta la nobiltà inglese, i miei soci e i miei avversari mi riderebbero dietro. Non voglio, però, che mi consideri insensibile. Ti concedo una unica possibilità, poi non ne parleremo mai più. Annulliamo il matrimonio e io rovinerò i Davemport. Se hai ragione, loro avranno quello che si meritano, ma se hai torto spedirai in galera tua madre e suo marito, rendendo la vita dei tuoi fratellastri un inferno. Sposami e io rispetterò tutte le clausole previste dal nostro contratto prematrimoniale. La scelta è tua, John. ORA,” lo sollecitò Sebastian, con voce dura e secca.
John sentiva la rabbia e la delusione di Sherlock, attraverso il loro legame, perché il consulente investigativo sapeva che cosa avrebbe deciso di fare John. Non aveva altra scelta. Nel dubbio, senza una prova certa dello scambio di identità da mostrare in quel preciso istante, John doveva proteggere quella che poteva essere la propria famiglia. Moran non gli lasciava alternative: “Io… accetto… mi sposerò con te… rispetterò il contratto prematrimoniale…” mormorò, in tono appena udibile.
Trent sorrise trionfante a Moran: “I patti vanno rispettati, Sebastian.”
“Lo farò. Come sempre. Non parleremo mai più di questa storia. Non costringermi a comportarmi come il cattivo della fiaba, John. Non ti piacerei.”
John non ascoltò il resto della conversazione fra i due uomini. Sentiva solo la disperazione di Sherlock e il suo desiderio di sopprimere il dolore che stava provando, in qualsiasi modo. Spaventato da quello che Sherlock poteva fare, John uscì velocemente dalla villa. Doveva raggiungere Sherlock e impedirgli di fare qualcosa di stupido. Doveva fargli capire che non tutto era ancora perduto, per loro. E che lui non avrebbe rinunciato facilmente a un futuro insieme.




Angolo dell’autrice

Non siate troppo cattivi con il povero John. Purtroppo, Sebastian e Trent lo hanno messo con le spalle al muro, uno per salvare la faccia, l’altro per il proprio tornaconto personale. Non disperate, però. Ricordate che l’Universo (e l’autrice di questa storia, ammorbidita del romanticismo delle Soulmate e dalle vacanze) non permetterà mai che due anime gemelle rimangano separate.
Aspetto i vostri commenti, se avete voglia di lasciarne.

Grazie per avere letto fino a qui. Grazie a 1234ok, a meiousetsuma e CreepyDoll per il commento allo scorso capitolo.

A domani.

Ciao!
   
 
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