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Autore: Forgivnessinblu    02/07/2018    3 recensioni
"Avevo lasciato Forks da cinque settimane, mi ero dimenticata il volto del pericolo, e mi beavo in una tranquillità che per quanto magnifica, sapevo non essere reale. Ero sempre vigile, sempre in attesa. Jacob Black aveva lasciato la riserva per me, per rendere umana la mia vita, quel tanto che bastava per rendere umana me. Non mi serviva più scappare, sapevo a cosa appartenevo, per la prima volta sapevo esattamente chi ero."
#continuazione di Afterglow#
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Emily/Sam, Jacob/Renesmee
Note: Movieverse | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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Se mi avessero detto due mesi fa che avrei parlato di paternità con il segugio dei Volturi non ci avrei scommesso nemmeno una tavoletta di cioccolato. Eppure mio malgrado era esattamente quello che stavo facendo, accovacciata sopra una roccia. Mi sentivo il corpo estremamente pesante e stanco, sembrava che niente potesse spostarmi. “Mi stai ascoltando?!” ringhiò Demetri cercando di attirare la mia attenzione. Il ringhio era basso e cupo, non sembrava affatto minaccioso o esigente. Somigliava più a una preghiera scortese: ingiusta.

Lo fissai, respirando lentamente. Io ascoltavo, ma che avrei potuto mai dirgli? Dovevo promettere al posto di Jacob? Come se fosse stato possibile fare una cosa del genere o prevedere la sua reazione. Non potevo dargli nessuna garanzia.
“Renesmee!” Questa volta il suono gutturale che aveva emesso aveva qualcosa di molto minaccioso, per quanto mi sentissi immobile e pesante il mio corpo reagì, mettendosi in posizione di difesa. Ringhiai in segno di avvertimento, preparandomi a balzare se fosse stato necessario.

“Non hai alcun diritto di chiedermi di promettere. Mi hai portato via da casa mia, saresti stato pronto a darmi la caccia per il mondo. Avresti ucciso la mia famiglia. Ma io ora dovrei proteggere tuo figlio.” Urlai esasperata, mettendo distanza tra lui e la mia rabbia. La voglia di aggredirlo era immensa, Jacob mi aveva insegnato a combattere e non mi sarei tirata indietro. Mai.
Leah. Il suo nome risuonò nitido nella mia mente. Mi sarei schierata se avessi dovuto, come aveva fatto la Beta di Jake per mia madre. Sospirai, cercando di calmarmi.
“Jacob non costringerà Leah ad abortire e non la caccerà.” Dichiarai, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
“Promettilo!” Sbraitò agitato, avvicinandosi repentinamente.
Lo fissai rabbuiata, poi con calma infinita diedi la mia parola.
Sapendo che per rispettarla, forse, in uno degli scenari possibili nella mia mente avrei dovuto sfidare Jacob e la sua autorità. Rabbrividì, voltandomi per tornare verso casa. Una mano gelida mi afferrò la spalla, trattenendomi.
“Non avresti dovuto promettere Renesmee.” La voce triste e calda era quella di mio Padre. Subito prima ancora di rispondere mi gettai tra le sue braccia, felice.
“Mi sei mancato papà.” Mormorai, appoggiando la guancia sulla camicia in lino. Lui mi strofinò i capelli, posando un bacio tra essi.
“Sei cresciuta.” Sopirò, accarezzandomi la schiena. “La mia piccola Renesmee.” Respirò lentamente, osservandomi con dolcezza.
“Hai appena detto che sono cresciuta.” Protestai ridacchiando, staccandomi dal suo petto marmoreo. Mi guardai intorno. Mia madre non c’era. Papà rapido, prima ancora che finissi di formulare il pensiero mi confermò che sarebbe stata lì a secondi. “Sono più veloce.” Ammise facendo spallucce. Poi in un guizzo i suoi occhi da divertiti si fecero seri. “Jake sta venendo qui.”
Oh. Ouch. Miseriaccia. Avevo dato la mia parola, avremmo litigato. Non volevo litigare. “Va bene.” Mugugnai, con il tono di una bimba che sa di essere messa in castigo. Le punizioni erano sopravvalutate.
Mio padre si rivolse a Demetri, parandosi davanti a me. “Ti conviene andartene.” Sibilò serio, rivolto al segugio.
“Non penso che lo farò.”

No, non lo avrebbe fatto. Ed era comunque troppo tardi, le zampe pesanti del mio lupo affondavano nel terreno a mezzo miglio da lì. Ci sarebbe voluto ancora qualche secondo, forse anche di meno. Rimasi ad aspettare contando i millesimi di secondo che mi separavano da lui. Mio padre mi cinse il fianco, lo fissai, probabilmente stava ascoltando i pensieri di Jacob perché sembrava affrontare una lotta interiore con se stesso. Provai ad immaginarla e mi ritrovai a sorridere.
“Che c’è di tanto divertente?” La voce serena e familiare. Mamma. Le sorrisi stringendola a me, ero più alta eppure mi sentivo sempre protetta quando lei era accanto a me.
“Allora che c’è di buffo?” chiese stringendomi la mano. Feci spallucce, i miei pensieri erano solo miei in questo caso e probabilmente di papà. Dovevo davvero riabituarmi allo scudo. Mio padre mi guardò esasperato ed io per tutta risposta sorrisi colpevole.“Mamma come stai? Nonno Charlie e la nonna?” Volevo sapere così tanto eppure mi sembrava il momento più sbagliato per conversare del più e del meno. Perciò la risposta fu breve, mi disse che stavano tutti bene.
Sue aveva preparato già la cena ed io ero stata invitata quella stessa sera insieme a Seth e Leah. Mi venne spontaneo chiedermi se Sue sapesse di sua figlia, era preoccupata? Aveva anche lei un’ opinione a riguardo? Tutti i miei pensieri furono interrotti da Jacob. Apparve nella radura, uscendo tra gli alberi. Indossava dei semplici pantaloni color caffelatte e sembrava profondamente scocciato. Mi diede un’occhiata veloce.

“Hey Bells.” Salutò, facendo un cenno. Per tutta risposta mamma gli sorrise.
Sembrava tutto terribilmente strano. Era così che si salutavano dopo quel tutto tempo lontani? Erano migliori amici, no?
Forse ero io ad essere fuori dagli schemi. Evidentemente la situazione era più delicata e grave di quanto pensassi.
“Vorrei davvero chiederti come cazzo è successo.” Sibilò verso Demetri, inveendo contro di lui e contro la sua poca responsabilità verso la donna che diceva di amare.
“Pensavo che il Dottore sapesse il fatto suo. Evidentemente ho sbagliato a fidarmi di uno dei Cullen.” Mi sentii tirata in causa, volevo rimangiarmi la parola e difendere nonno. Poi una sola parola galleggiò nella mia mente e mi costrinsi a restare calma.
Leah.
“Dovresti essere più prudente quando parli della mia famiglia.” Mio padre, aveva afferrato il braccio del segugio. Poi si ritrasse, fissando Jake.
“Perché non dici a tutti quello che pensi, Jacob?” Mio padre sogghignò infastidito.
Il mio quasi fidanzato mi fissò a lungo, sarebbe stato così ora tra noi? Passò in rassegna tutti i presenti e alla fine si rivolse a Demetri.
“Ho pensato di far votare al branco. Onestamente Leah è talmente sotto oppiacei che non penso sia lucida abbastanza da decidere.”

Mia madre protestò, iniziando a parlare. Così come fece Demetri. Tutti avevano da dire qualcosa. Ma anche io avevo qualcosa da dire. Io ero nata, non ero cattiva. Perché questo bambino avrebbe dovuto essere diverso.
“Non puoi farlo Jake.” Il silenzio arrivò così come era venuto il caos: all’ improvviso.
“Perché?” Ringhiò scontroso.
Beh, avevo promesso. Ma sapevo che dirglielo lo avrebbe solo fatto infuriare. Avevo dato la mia parola che lui avrebbe dato la sua. A ripensarci la cosa sembrava abbastanza sciocca. Oh. Andiamo Renesmee. Tieni i tuoi pensieri per te. Sentii lo scudo galleggiare su di me, mi avvolse dandomi una sensazione di calore tenue e confortante.
“Non voglio che questo bambino nasca tra la paura e il disprezzo. Non voglio. Spetta a Leah.” Dissi risoluta, stringendomi le braccia al petto. Mamma mi sorrise orgogliosa. Demetri mi guardava curioso e Jacob mi guardava furioso.
“Non sai niente.” Proruppe angosciato. “Non mi prenderò la responsabilità di seppellire qualcun altro della famiglia quest anno. Se potrò evitare dolore e perdita. Lo farò.” Sibilò deciso. Certo che lo avrebbe evitato, capii immediatamente che si riferiva a Claire e a Quil. Ma Leah non era una bimba. Era una donna che a quanto pare sapeva ciò che voleva.
“Va bene Jake. Ma io non appoggio la tua scelta.” Dissi coraggiosa, ma dentro di me mi facevo piccola piccola, vigliacca e timorosa di farlo arrabbiare. Cosa che successe. Mise fine alla distanza tra me e lui in un nano secondo.
Mi afferrò per le spalle, scuotendomi. “Non è la tua storia. Non lascerò Leah morire.”
Non sarebbe morta. Era più forte di un’ umana. “Nonno salverà entrambi.” Sentenziai sicura di me.
“Ti sbagli. Ho telefonato a Josh, pensa anche lui che questa gravidanza non vada portata a termine.”
Da quando Josh era diventato il consulente/migliore amico di Jake? Se lui voleva fare a gara a chi diceva cosa, avrei potuto trovare anche io persone che sostenevano la mia causa.
“Tuo nonno. Un Dottore dice che non è possibile.” Sillabò, continuando a guardarmi in cagnesco.
Nonno diceva così perché il bimbo era in parte vampiro. Quanto forte poteva essere?
“C’è il rischio che spezzi le ossa a Leah?” Chiesi rabbrividendo, sapendo che era ciò che avevo fatto a mia madre.
Demetri, si avvicinò a Jacob, scrutandolo paziente. Non ero la sola a voler quella risposta.
“Non lo so!” Urlò spazientito, tirando un pugno a un albero lì vicino. Povero albero. La verità è che era una scommessa. La sorte di Leah e del suo bambino erano affidate al caso e a calcoli di probabilità che per tutta onestà sembravano non essere fondati ne veritieri.

“Io lo so. Se somministreremo a Leah il mio sangue fin da ora, sarà abbastanza forte, per portare in grembo un vampiro.”
Il silenzio che calò su di noi era innaturale. Fissai i visi delle persone che amavo ma nessuno di loro lasciava trasparire qualche emozione.
“Tesoro dissanguarti non è tra le opzioni.” Sentenziò mio padre, volgendo uno sguardo a mia madre. Non disse nulla, significava che era d’accordo? Di sicuro Jake lo era, perché gli rivolse uno sguardo grato.
“E’ una cosa che farò se Carlisle mi dirà che così Leah potrà condurre una gravidanza normale. Inizierò a donare il sangue già da ora se necessario.” Piagnucolai, osservando Jacob. Mi inchiodò a un albero, frustrato cercando di farmi ragionare, ma era una causa persa. Perché avevo promesso. Non a Demetri, a me stessa. Volevo proteggere il bambino.
“Leah è una mia responsabilità e se dovrò dire al branco di cacciarti se ti vedono a La Push lo farò.” Proruppe minaccioso, la cosa fece scattare una reazione in mio padre. Ero stanca persino di vedere litigare loro due. Ero adulta, sapevo scegliere per me stessa.
“Va bene. Vorrà dire che porterò Leah da un’ altra parte.” Mugugnai decisa, cercando di sfuggire alla presa di Jacob.
“Non mi fare arrabbiare.” Gracchiò, i suoi occhi color cioccolato fondente si persero nei miei. Chissà come mai, ma all’ improvviso mi era venuta voglia di baciarlo. Dovevamo proprio litigare? Forse avevo trovato una soluzione, non volevo discutere.

“Non cambierò idea. Se posso aiutare lo farò.” Appoggiai il capo al suo petto, ma mi scansò.
“Va al diavolo.”
Che novità, come se l' inferno non lo avessi vissuto fin da piccola. Lo guardai dileguarsi in mezzo al verde, restando in silenzio. Profondamente pensierosa, appoggiata all' albero su cui mi aveva lasciato. Era qualcosa di confortante sapere che ero ancora sull' albero dove lui mi aveva piazzato. Sparì in mezzo agli alberi e scomparve. Un ululato squarciò il silenzio che mi divideva in due. Mi sedetti a terra, fissandomi i piedi. Davvero un ottimo rientro a casa.





 


ANGOLO AUTORE

Ciao a tutti di nuovo, mi scuso per non aver ancora risposto alle vostre recensioni ma le ho lette!
Adesso appena postato qui, mi prendo un attimino per ringraziarvi del supporto! 
Capitolo breve ma intenso, almeno credO. Sono un po' arrugginita devo riprendere mano! 
Pure con l' editing alle foto, ma almeno ho messo qualcosina oggi! Voi come state?
Buona serata, Lisa. 



 


 
  
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