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Autore: _kementari_    02/07/2018    2 recensioni
Cosa succederebbe se, al posto di Fred, fosse morto Percy durante la Battaglia di Hogwarts? Con quali sentimenti devono ora convivere i sopravvissuti alla seconda guerra magica? Ma soprattutto, può chi ha spezzato un cuore tornare ad amare? E chi è ancora prigioniero dei terribili ricordi, ha diritto di trovare sollievo in qualcuno di assolutamente inaspettato?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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To the soldier, the civilian,

the martyr, the victim.

This is war.

[...]

To the right, to the left,

we will fight to the death!

 

 

 

Un'esplosione fece voltare il capo riccioluto di Hermione Granger. I suoi occhi si riempirono di uno sprazzo di luce verde, che evitò appena in tempo ma che finì per colpire il Tassorosso che combatteva vicino a lei. Il volto della strega fu deformato dall'orrore e dal senso di colpa: non ricordava nemmeno il nome di colui che era morto, quando al suo posto ci sarebbe potuta essere lei. Si riscosse quasi subito, però. Ron correva sulle scale davanti a lei, le braccia piene di zanne di Basilisco. Era la guerra, non c'era tempo per piangere i caduti, dovevano muoversi, dovevano trovare Harry. Il senso d'urgenza la investì come una folata di vento gelido, mentre le gambe riprendevano a correre, insensibili alla stanchezza e al dolore. Correvano all'impazzata su rampe di scale che cambiavano come sempre, come se il Castello non si fosse accorto di essere sotto assedio. Sfrecciarono di fianco alla Signora Grassa che strillò verso di loro «Le altre torri!» .

Ron si voltò rapidamente per raccogliere un assenso da parte della compagna. Salirono e salirono sempre di più, giungendo infine su un pianerottolo dove quasi non andarono a sbattere contro Harry. Sul viso di Hermione si aprì un sorriso stanco, mentre Ron spiegava la loro avventura.

Da qui tutto si fece più veloce, come se qualcuno avesse premuto un tasto sulla televisione per accelerare fino al punto successivo.
Si trovò bruciacchiata e piena di fuliggine, conscia di quello che era appena accaduto, con la sensazione di aver perso il senso del tempo: si trovavano fuori dalla Stanza delle Necessità, ansanti. Malfoy e Goyle stavano fuggendo, ma lei non vi badò. Stava dicendo «...che se riusciamo a prendere il serpente...» ma non riuscì ad aggiungere molto altro.

Intorno a loro la battaglia si infervorava e Percy era riuscito a rivelare il volto del Mangiamorte con cui lottava. Sembrò preso da una fiducia selvaggia, qualcosa che, molto tempo prima, era già accaduta anche a Sirius Black. «Ah Ministro!» urlò, scagliando una fattura contro l'alto funzionario. «Le ho detto che do le dimissioni?»

«Hai fatto una battuta, Perce!» gridò Fred, atterrando il Mangiamorte contro cui lottava.

«Hai davvero fatto una battuta, Perce... L'ultima che ti avevo sentito fare era...»

Hermione avvertì un senso di paura alla bocca dello stomaco, un sesto senso. Quel momento di ilarità e di sicurezza era certamente il preludio di qualcosa che non avrebbe saputo definire. Non ebbe tempo di aprir bocca, così come Fred non riuscì a rivelare loro quanto tempo prima Percy avesse fatto una battuta, perchè l'esplosione di una parete li scagliò tutti in direzioni diverse. Hermione finì a sbattere contro la parete opposta, vicina a un tossicchiante Fred Weasley. Il tempo di rimettersi in piedi e tutto sembrò farsi lontano, distante e ovattato.

Percy giaceva schiacciato da un enorme blocco di pietra, il corpo spezzato in un'angolatura strana. Gli occhiali di corno si erano stortati sul suo naso, la lente destra era in frantumi, la sinistra bizzarramente intatta. Si precipitarono tutti verso di lui, senza che ci fosse bisogno di un richiamo o di guardarsi. Ron prese a singhiozzare, Fred urlò «Percy! Percy cazzo! Non è il momento di fare scherzi!»

Hermione era impietrita, non poteva fare nulla per aiutare i due fratelli, così prese gentilmente per le spalle Fred, visto che era quello più prossimo, mentre Harry cercava di scostare Ron dal corpo. Il gemello si scrollò di dosso la presa della Granger, rivolgendole uno sguardo torvo che non gli era proprio, prima di lanciarsi ad affrontare i Mangiamorte che si affrettavano a salire le scale.


*Tum-Tum-Tum*

 

Si riscosse, saltando quasi sul divano. Nemmeno si rese conto di esservi crollata ancora completamente vestita, ma questa fu una fortuna. In uno spasmo di adrenalina, gli occhi spalancati con aria folle, la donna la estrasse, rapida, puntandola alla porta e balzando in piedi in un unico movimento.

«Chi siete? Identificatevi!» intimò, un tremolio lieve sotto l'aria apparentemente sicura.

«Sono Ginny! Sono qui con Ron, ti ricordi?»

La voce dell'amica le arrivò attutita dal legno della porta d'ingresso.

«Provalo!»

«Il tuo patronus è una lontra, Hermione. Odi il fatto che i tuoi capelli siano ricci e il tuo colore preferito è il blu.» fu la replica di Ginny, la voce le parve quasi stanca.
«Va bene, entrate.» disse l'altra, portandosi il dorso della mancina alla fronte, imperlata di sudore.

Non riusciva a ricordare per quale motivo il suo ex ragazzo e la sua migliore amica fossero alla porta di casa sua di mattina presto.

Quando entrarono la trovarono ancora così, con la bacchetta sfoderata e l'aria stremata. Il piccolo appartamento situato nella Londra babbana era invaso da un disordine inusuale per una che era stata Prefetto di Grifondoro e non aveva mai amato il caos in ogni sua forma. Ginny restò di stucco notando che i libri sui regolamenti del Wizengamont erano sparsi ovunque insieme ad appunti e piume. Una boccetta di inchiostro si era rovesciata sul tavolo della cucina, anche quello stipato di pergamene e libri aperti.

«Tergeo» ordinò Hermione, pigramente, accorgendosi della boccetta solo quando vide lo sguardo dell'amica posarvisi. «Beh, perchè siete qui così presto?» borbottò, assonnata. Di certo il sogno, o meglio il ricordo notturno, non si poteva coniugare con un sonno ristoratore. Sembrava che non dormisse come si deve da tempo, a giudicare dalle occhiaie che ne cerchiavano gli occhi color nocciola.

Ginny sbuffò. «Ron è venuto a prendere gli ultimi suoi scatoloni. Ti ho mandato Leotordo ieri, non ti ricordi?»

«Oh sì, io... sì certo. Sono nello sgabuzzino.» indicò alla propria destra, senza che ce ne fosse davvero bisogno in realtà: Ron era un mago e poteva appellarli, senza contare che avevano convissuto in quella casa per un paio di mesi.

Il rosso si strinse nelle spalle, imbarazzato, e quindi appellò i due scatoloni con un incantesimo non verbale.

«Ti rendi conto che sono le dieci di mattina vero? Non proprio l'alba.» cercò di canzonarla l'altra Grifondoro, senza riuscire del tutto a nascondere la sua preoccupazione.

Ron pareva del tutto a disagio, come se non riuscisse a star fermo in quella stanza con anche Hermione presente. Un lieve rossore ne tingeva le guance, anche le orecchie stavano assumendo la medesima sfumatura, segno che il suo imbarazzo stesse diventando insopportabile. Borbottò qualcosa a mezza voce, al che Ginny gli scoccò un'occhiata insieme incredula e comprensiva, per quanto questo fosse possibile. «Torna a goderti il tuo giorno libero, signor quasi-Auror» furono le parole della sorella, aprendogli la porta. Ronald borbottò qualcosa che a Hermione suonò come un "bè... ciao" prima di sparire in tutta fretta giù dalla rampa di scale.

 

Ginny tirò un sospiro di sollievo, prima di rivolgersi di nuovo, con aria clinica, verso l'amica. Durante il loro ultimo anno a Hogwarts, conseguito tutti insieme a causa del prematuro abbandono della scuola da parte del famoso Trio, Hermione era sembrata tranquilla, come se si fosse totalmente ripresa dallo shock. Probabilmente l'atmosfera che le ricordava la spensieratezza dei loro giorni precedenti alla guerra era riuscita a tenere insieme i pezzi della strega. La sua relazione con Ron era proseguita, filando liscia come quella tra Harry e Ginny. Hermione aveva conseguito tutti i Mago necessari ad entrare nell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, Ron e Harry per entrare nel Dipartimento Auror. Eppure, non appena erano entrati nel mondo degli adulti, dopo che quei due avevano deciso di abitare nell'appartamento londinese ereditato dai nonni di Hermione, tutto era precipitato. Nessuno, né lei né Harry e nemmeno tutte le persone che li conoscevano, avrebbero saputo dire cosa fosse successo, ma nel giro di un paio di mesi tutto si era incrinato: il rapporto tra la ragazza e suo fratello si era sgretolato come un mazzo di vecchi fiori secchi e lei pareva aver perso interesse e concentrazione. Inoltre era sempre in costante stato di vigilanza, come se si aspettasse sempre che qualche seguace di Voldemort spuntasse da sotto il suo letto.

Furono proprio le parole di Hermione a riscuotere l'amica dai suoi pensieri.

«Ho preso appuntamento con quel Medimago specializzato nei traumi mentali al San Mungo.» annunciò la riccia, in un sospiro. Sembrava portare un mondo intero sulle spalle.

Ginny parve sollevata.

« E' la cosa migliore, Hermione. Nessuno di noi ha la capacità di aiutarti davvero. Vedrai che ti farà bene.» cercò di incoraggiarla, esibendo un sorriso più spontaneo.

L'altra annuì appena, anche se sembrava ancora titubante. «E' che non mi piace sentirmi malata.» sussurrò con un filo di voce, strofinandosi il braccio con cui teneva ancora la bacchetta, visibilmente a disagio.
La rossa fece qualche passo avanti, per poterla abbracciare dolcemente, in modo confortante. Hermione parve cedere a quel contatto, infilandosi di nuovo la bacchetta nei jeans, per poi ricambiare la stretta.

« E' oggi pomeriggio» aggiunse.

«Bene, vorrà dire che ci andremo insieme. Non ho allenamenti oggi.» le rispose Ginny, scostandosi per darle un'occhiata piuttosto critica. «Ma non puoi uscire in questo stato. Ora vai a farti una doccia, io ti trovo un cambio in questo caos.»

Il tono non ammetteva repliche, così la Granger fu costretta a obbedirle di buon grado. Ginny Weasley somigliava a sua madre più di quanto volesse dare a vedere.

 

[...]

I do believe in the light

Raise your hands up to the sky

The fight is done, the war is won

Lift your hands towards the sun.
 

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Angolo autrice: 

Salve a tutti! 
Questa è la mia prima fanfiction a tema potteriano. Ho letto tantissime belle fic sulla Fremione è mi è venuta voglia di buttare giù qualcosa io stessa. Spero che vi piaccia e che non ci siano strafalcioni, nel qual caso sentitevi liberi di avvisarmi. 
Ho inserito delle frasi nella parte del sogno/ricordo prese direttamente dal settimo libro nella sua prima traduzione italiana. 
La canzone che dà il nome al capitolo è This Is War dei 30 Seconds to Mars. 
Nel prossimo capitolo entrerà in scena anche Fred, non preoccupatevi. 
Spero di riuscire ad aggiornare con costanza, visto che sono in piena sessione! 
(ho aggiornato, spero che ora si vedano i dialoghi)

Fatto il misfatto!

   
 
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