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Autore: fandani03    03/07/2018    1 recensioni
E se Stefan non avesse preso la verbena e Damon avesse potuto soggiogarlo? Cosa sarebbe successo?
Dall'introduzione:
"Caro diario, [..] in questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente. Ed oggi mi trovo qui a tirare le somme. Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia."
Dal testo:
"..la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto."
Elena e Stefan...sopravvissuti, lacerati, ciascuno in cerca della propria strada. Per i nostri protagonisti ogni giorno rappresenta un piccolo passo verso la Rinascita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 - Essere umano....

Girò quel piccolo ombrellino tra le dita parecchie volte prima di decidersi a tornare dalla sua accompagnatrice.
Un analcolico, rigorosamente. Era una festa di liceali e Kristen era ancora minorenne.
Lasciò il bancone delle bibite, sgomitando tra decine di adolescenti, tutti lì con lo scopo di portare da bere alle loro ragazze. Passare in mezzo ad un folla di ragazzini carichi e chiassosi non era mai stato il suo più grande desiderio, e scorgere tra le coppie abbracciate anche Elena e Josh rendeva forse la serata ancora più difficile da tollerare.
Ma si era ripromesso di divertirsi ed era sua intenzione provarci. Sì….doveva perlomeno provarci.
Stefan consegnò nelle mani della giovane e appariscente Kristen la bibita promessa. Lei era poggiata ad uno sgabello e prese il bicchiere dalle mani del ragazzo con una malcelata indifferenza.
- “Ehi, va tutto bene?” -
- “Mmm? Sì certo, ti chiedo scusa. Grazie! Sei un cavaliere perfetto, Stefan…” - voltò nuovamente lo sguardo in direzione della pista da ballo. Non fu difficile per Stefan rendersi conto di cosa stava osservando.
gli occhi della ragazza persi nell’osservare Josh ed Elena abbracciati. Ora era tutto chiaro.
- “Non dovresti logorarti, sai? Sei bella e giovane, dovresti solo divertirti…” - la ragazza alzò lo sguardo verso Stefan, colpita da un’affermazione tanto inaspettata quanto perfettamente centrata.
- “Stefan Salvatore… ti preoccupi sempre per gli altri, non è vero? Beh, con me non dovresti sprecare le tue energie, fidati..non ne vale la pena..” -
- “Cosa?  Perché dici questo? Sbagli…” -
- “Oh d’accordo, ho capito, tu sei un bravo ragazzo e vuoi fare sempre la cosa giusta. Vuoi aiutarmi a divertirmi? Sono d’accordo… tieni…” - gli porse il bicchiere con l’ombrellino - “mi allontano un attimo, al mio ritorno mi farai fare delle bellissime giravolte in pista… adoro il charleston!” -
- “Cosa? Forse dovresti sapere che io…” -
- “Niente storie…” - non gli diede il tempo di terminare la frase. Si allontanò in direzione della toilette, seguita a ruota dalla sua amica Doroty.
Era interdetto ma divertito da quella scenetta. Si adagiò sullo sgabello che Kristen aveva lasciato libero. Si stava rilassando ma, quando si voltò verso la folla danzante, si trovò suo malgrado a puntare gli occhi verso quella coppia che dondolava lentamente, abbracciata, sulle note di un suadente jazz. Quella musica avrebbe invitato certamente chiunque a stringersi al proprio compagno o compagna con trasporto. Sembravano calati nella parte, sembrava che Elena lo stesse abbracciando come se niente al mondo fosse più importante di quell’attimo, in quel silenzioso caos da cui erano circondati.
Ma fu quell’attimo, l’attimo in cui gli occhi di Elena si aprirono, in cui si accorse che le cose molto probabilmente non erano veramente come apparivano.
Guardava diritta di fronte a sé, senza alcun preciso riferimento.
E proprio in quell’attimo a Stefan fu più che chiaro che quel trasporto non era reale. La tristezza che trapelò da quegli occhi non lasciava spazio a dubbi.
Sentì un moto interiore, qualcosa dentro di lui lo trattenne dall’alzarsi di getto da quello scomodo sgabello, gettarsi in pista, strapparla dalle braccia di quell’insulso ragazzo e portarla via di lì.
Ma quel qualcosa continuò a tenerlo ancorato a terra e incollato a quel maldetto sgabello. Accidenti, non si era mai reso conto, non vi aveva più prestato attenzione da più di un secolo. Il vampiro Stefan non provava nulla, certamente non sentiva dolore fisico. Ora, a tutti i suoi tormenti, si aggiungeva un fastidioso male al fondoschiena che lo stava snervando già da un po’. Aveva cambiato posizione più di una volta e la cosa lo fece sorridere. Immaginò suo fratello Damon che probabilmente lo avrebbe preso in giro a vita se avesse espresso quel pensiero ad alta voce, in sua presenza.
Non voleva farlo ma si ritrovò a ridere tra sè, provando una forma di calma interiore che aveva riscoperto solo dopo essere ritornato umano.
Quello sciocco pensiero lo fece sentire così vivo, così umano e così debole ma al tempo stesso forte perché poteva controllarlo. Aveva riscoperto il controllo che era stata la sua più grande croce nell'ultimo secolo. E questo lo faceva sentire padrone di sé, con una sensazione interiore che lo portava a pensare che non c’era nulla che potesse fermarlo dall’ottenere ciò che desiderava.
Dagli occhi tristi di Elena giunse qualcosa di inaspettato. Quando finalmente i loro sguardi si incrociarono, lei ricambiò con fermezza e il suo viso si aprì finalmente in un tenero e rassicurante sorriso.
Stefan rimase un po' sorpreso, ma rispose alzando il bicchiere che aveva in mano, nella sua direzione.
Per qualche istante, lunghi istanti, continuarono ad osservarsi mentre tutto intorno a loro scorreva.
Cosa doveva fare? Si stava chiedendo Stefan. Cosa era giusto a quel punto? Un senso di sottile ansia gli attanagliò il torace.
Abbassò la testa e distolse lo sguardo, non era semplice ignorare quella situazione. Avrebbe voluto dare seguito ai suoi impulsi, ma non sarebbe stato giusto.

Per fortuna l’arrivo improvviso della sua accompagnatrice lo distolse dai suoi mille pensieri.
- “Ehi…” -
- “Ehi, sei tornata…” -
- “Certo, pensavi che fossi scappata? Sono stata via pochi minuti…” -
Stefan si rese conto che a volte la percezione del tempo era alterata da molti fattori. Quei minuti gli erano parsi davvero molto lunghi.
- “Ehi, ragazzi… non volete ballare?” - la voce di Caroline, ospite non previsto, giunse al loro fianco.
- “Caroline… dove sono le gemelle?” -
- “Oh, eccole là, con Alaric…” -
- “Accidenti, ma sono bellissime…come si chiamano?” - partecipò entusiasta Kristen.
- “Josie e Lizzie… ti fa piacere venire a salutarle? E’ da quanto siamo entrate che mi chiedono chi sia quella bellissima ragazza insieme a Zio Stefan!!” - il trasporto che Caroline metteva in ogni sua affermazione e la meravigliosa arte che possedeva nell’enfatizzare fatti e parole, non poterono non coinvolgere Kristen.
- “Dici sul serio?” -
- “mmm.. come no, dice sul serio…” - il tono sarcastico di Stefan era però sfuggito alla giovane studentessa.
Caroline si parò di fronte alla giovane e, con una presa salda sul suo braccio, la guardò dritta negli occhi ripetendo con molta calma: - “Certo che dico sul serio. Tu sei molto lusingata e ora verrai con me senza fare obiezioni! D’accordo?” -
Kristen sbattè le palpebre e disse solamente: - “D’accordo!” -
Caroline sorrise, soddisfatta del risultato ottenuto.
- “Molto bene!” -
- “Caroline, ma che fai?” -
- “Oh, andiamo, ti stavi annoiando a morte, ringraziami a basta!” - prese Kristen delicatamente sotto braccio e la trascinò con sé.
Matt non era un vampiro, a meno che non lo fosse diventato nelle ultime ventiquattro ore. Ma sebbene fosse un normalissimo umano, a Stefan sembrò con certezza che stesse appena effettuando la stessa mossa con Josh.
Da dove si trovava poté osservare, dove poco prima c’erano Josh ed Elena che ballavano, uno spaesato e restio Joshua annuire a Matt che lo stava inducendo ad accompagnarlo non si sapeva bene dove.
La mano di Elena che cercava di impedire questo distacco un po’ forzato, anche se con non troppa convinzione, fu l’ultima cosa che percepì di quello scambio di carte che era appena avvenuto sotto ai loro occhi.
Lo sguardo di Matt e il cenno con la testa che fece poco prima di scomparire nella sala attigua, erano senza dubbio inequivocabili.
Stefan rivolse lo sguardo verso Elena.
Elena rivolse lo sguardo verso Stefan.
il ragazzo aprì la braccia in segno di resa. Sorrise. Sorrisero entrambi.
Si avvicinarono lentamente.
La pista continuava ad essere affollata. Lui allungò una mano in segno di invito.
Stavano suonando un pezzo che aveva accompagnato parecchie generazioni, uno di quelli che sembravano essere stati scritti appositamente per far ballare le coppie.
- “Forse…dovremmo…” -
- “Sì.. credo anch’io!” - Elena si aprì in un sorriso molto bello e finalmente rilassato.
- “Ma tu pensi che Matt e Caroline…” -
- “Credo abbiano voluto salvarci da accompagnatori che non ci soddisfano…o perlomeno, ecco….questo vale per me…” -
- “Dici sul serio? Ero convinto che foste molto affiatati…” -
- “Non so cosa dire, Stefan, forse lo eravamo, ora non lo siamo certamente… a volte mi sembra di…”  l’espressione del suo viso fu chiara molto più di mille parole.
- “Ti sembra di soffocare… vorresti tornare in superficie e prendere una boccata d’aria…” -
- “Esatto! E’ esattamente così che mi sento… .è incredibile…” -
- “Incredibile cosa?” -
- “Che tu mi conosca così bene, Stefan…” -
- “E trovi che sia strano? Come potrebbe essere diversamente, dopo tutto questo tempo?” -
- “Hai ragione….” - gli sorrise fissandolo negli occhi. Vide qualcosa che non ricordava. Degli occhi bellissimi, intensi, che la osservavano come… accidenti, non poteva dimenticare quello sguardo. Era stato lui il primo a farla sentire così. A farla sentire la più bella, la più amata, a farla sentire unica al mondo.
Doveva distogliersi da quel pensiero. Quello, come altro, in quell’istante le dava la sensazione di soffocare. Sembrava tutto troppo grande, troppo difficile, troppo complicato.
- “E tu invece? Volevi scappare dalla piccola bionda acchiappatutti??” -
- “Acchiappatutti?” -
- “Beh, ha l’aria di chi la sa lunga…ma magari è solo un’impressione sbagliata…” -
- “Sì, potrebbe essere sbagliata. Ho avuto anche io la stessa impressione, nei giorni scorsi, ma credo di aver capito che dietro l’apparenza si nasconda una ragazzina molto fragile. Dovremmo fare attenzione… forse ha bisogno di aiuto…” -
- “Sei molto attento a lei, vedo…è molto bella dopotutto!” - gli strizzò l’occhio.
- “Dovresti conoscermi abbastanza da sapere che non è un aspetto importante…Non lo sono forse sempre? Attento…” -
- “Sì…hai ragione, tu sei così sempre, con tutti, anche con il tuo peggior nemico!” -
- “Allora non dovresti essere prevenuta!” -
- “Non lo sono…è solo che, c’è qualcosa che non va, qualcosa che mi fa stare in pensiero, come una sensazione…” -
- “Di che parli? Che sensazione hai?” -
- “Non importa, davvero, sono tutte sciocchezze….” -
- “Ok ok… non dobbiamo parlarne per forza. E comunque sia…Elena.. sei molto bella anche tu, stasera..!” -
- “Oh, avanti, non hai forse detto che queste sono sciocchezze da comuni mortali?!” -
- “Non ho mai detto nulla del genere! Solo che non gli do importanza… non se non mi interessa la persona che sto osservando!” -
Elena non replicò. Non era necessario.
Continuarono a ballare chiacchierando… accompagnati da note delicate che resero l’atmosfera leggera.
Furono attimi che riportarono i due giovani a momenti passati, a giorni in cui un poco di spensieratezza era appartenuta alla vita di entrambi.
Quegli occhi le ricordarono, improvvisamente, cosa volesse dire sentirsi come si sentiva nuovamente in quell’istante. Amata. Protetta.
La porta che si spalancò improvvisamente, nonostante la musica fosse ad alto volume, riuscì ad interrompere quel momento che sapeva di intimo. Per Stefan e Elena, per tutti all’interno di quella palestra.
Un gruppo di ragazzi, palesemente su di giri e con delle bottiglie in mano, entrarono schiamazzando e con passo deciso, diretti verso l’angolo bar.
Protestarono, come sembrò evidente dai gesti, per l’assenza di alcolici. Cosa alla quale avevano comunque pensato di rimediare portando con sé svariate scorte.
Il capobanda, così certamente sembrava, cominciò a guardarsi intorno. Sembrava stesse cercando qualcuno in particolare.
Il braccio di Stefan si strinse istintivamente attorno alla vita di Elena. Lei ricambiò la presa sul suo braccio.
- “Non sembrano promettere niente di buono…” -
- “Hai ragione.. forse meglio ignorarli…” -
Non fece in tempo, Stefan, a proferire queste parole che il tizio che guidava il gruppo, un giocatore di football presumibilmente dall’aspetto, e con aria poco amichevole, si mosse per dirigersi esattamente verso di loro.
- “Dove l’hai nascosta? Ti sei già stufato?” -
- “Cosa? Di chi parli?” - rispose Stefan spiazzato.
- “Non fare il furbo.. con quest’aria da bravo ragazzo… vedo che hai già cambiato gusti, da una bionda….ad una mora..” - il ragazzo allungò una nano arrivando a toccare i capelli di Elena.
La ragazza si ritrasse istintivamente e Stefan le si parò davanti.
- “Adesso falla finita, non so cosa vuoi ma ti consiglio di andartene…” -
- “Altrimenti cosa pensi di fare, sentiamo…” - diede una spinta a Stefan che fece qualche passo indietro. L’atteggiamento provocatorio era evidente.
Lo sguardo di quel ragazzo divenne più cattivo. Fece un ulteriore passo avanti e Stefan ed Elena un passo indietro.
- “Stefan, andiamo…” - Elena cercava di trascinarlo ma il giovane ex vampiro non sembrava voler cedere a quel ricatto. L’orgoglio e l’istinto stavano prendendo il sopravvento. Stava per reagire quando la voce perentoria di Alaric Saltzman sopraggiunse provvidenziale.
- “Ehi! Che sta succedendo qui?”- qualche solerte studentessa era corsa a cercare il loro professore di storia non appena aveva visto entrare nella palestra quei ragazzi chiaramente fuori controllo.
Tutti li conoscevano a scuola, Alaric sapeva come intervenire e lo fece.
- “Ehi, professor Saltzman, tutto ok…stavamo solo facendo conoscenza…” -
- “Certo, d’accordo. Ascolta, Kevin, senti cosa faremo: ora voi uscirete da qui, chiamerete un taxi e lascerete che i ragazzi continuino la loro festa. E forse potrò far finta di non aver assistito a questa pietosa scena…” -
- “Non si scaldi tanto, ce ne andiamo, che problema c’è? Volevamo solamente movimentare un po’ la festa!” -
- “Siete ubriachi, andate a casa!” -
Mentre il gruppo di ragazzi si ritirava di buon ordine, erano sopraggiunti Matt e Josh, attirati dal chiasso e dalla musica che era improvvisamente cessata.
- “Elena, va tutto bene?” - si era precipitato verso la ragazza, l’aveva afferrata per le braccia e l’aveva attirata a sé.
In quel mentre lo sguardo di Stefan venne attirato da quello di sfida dell’energumeno che usciva dalla palestra. Le sue intenzioni erano molto chiare.
- “Va tutto bene, sì, stai tranquillo!” -
- “Dannazione, dovevo allontanarmi proprio in questo momento…si può sapere cosa diavolo volevano?” - si rivolse verso Stefan.
- “Io…non lo so, ma credo ce l’avessero con me…” -
- “Sì, lo credo anche io. Forse dovresti stare lontano da qui, visto che attiri guai…” -
- “Josh, ma che dici? Lui non ha colpa, quei ragazzi, quel Kevin, erano chiaramente ubriachi. E forse…cercavano Kristen? Stefan, cosa voleva dire?” -
- “Credo dovremmo chiederlo a lei…” - rivolse lo sguardo verso Caroline che era apparsa sulla soglia della sala. Era sola, Kristen non era con lei.
- “Che diavolo è successo? Mi sono allontanata solo pochi minuti…” -
- “Ma dov’eri? Kristen non era con te?” -
- “Sì, ma l’ho persa di vista già da un po’…era con la sua amica con i capelli rossi… che c’è?” -
Caroline guardò Stefan, poi Alaric ed Elena. La osservavano ma non le davano spiegazioni.
Il suo udito da vampiro non le aveva comunque permesso di ascoltare l’intera conversazione. Quando era giunta in sala Alaric aveva già in mano la situazione.
Avere a che fare con gli studenti della scuola Salvatore forse era poca roba rispetto a questi idioti che Alaric doveva gestire ogni giorno, al liceo di Mystic Falls.
Da molto tempo, infatti, discutevano perché lui scegliesse di occuparsi unicamente della loro scuola privata. Ma fare il professore a scuola gli permetteva di dare una copertura decente alla loro doppia vita. Avrebbero dato meno nell’occhio se lui avesse condotto una vita più o meno normale.
Mentre Caroline si occupava del suo esclusivo collegio e dell’organizzazione di feste, eventi, ricevimenti.
Insomma, nulla di diverso da quanto era sempre avvenuto a Mystic Falls.
- “Scusate, vado a cercare Kristen…” -
Appena Stefan fu distante Caroline cercò di carpire da Elena i significati che le sfuggivano.
- “Stefan crede che quei ragazzi ce l’avessero con lui per via di Kristen.. non so cosa ci sia dietro.” -
- “Oh, ho capito, allora forse dovremmo capirci qualcosa di più…” -
- “Se ne sono andati, direi che piuttosto dovresti cercare di far ripartire la musica, altrimenti se ne andranno tutti…” -
Si guardarono attorno e la sala era piena di ragazzi che parlottavano tra loro, alcuni a disagio, altri divertiti. Le ragazze, con il loro bel fiore al polso, attendevano che qualcosa convincesse i loro accompagnatori a riprendere qualche discorso in sospeso.
La vampira Caroline fu costretta ad entrare in azione, tranquillizzò i musicisti che ripresero a suonare, eseguendo tutto ciò che era previsto nella scaletta della serata.

Sulle note di un charleston, a distanza seduta nel bagno, Kristen ciondolava la sua testa lamentando dolori ovunque.
- “Ma cosa stai bevendo?!” - le chiese Doroty.
- “Io non te lo so proprio dire…so solo che me l’ha dato Kevin…lui mi vuole bene, sai?” - scoppiò in una chiassosa risata.
- “Ma che dici? Quello è un imbecille, cosa ti ha dato, fammi vedere…” - le strappò il bicchiere di mano, se lo portò vicino alle narici sbuffando per il fastidio. Era decisamente troppo forte per poterlo anche solo assaggiare.
Kristen si affrettò a riprendersi il bicchiere e ingurgitò un altro sorso.
La porta del bagno si spalancò all’improvviso e Stefan apparve sulla soglia.
Vide le due amiche sedute per terra, era tutto così evidente così come era evidente che nessuna delle due sapeva badare a se stessa..
- “Ehi, ma che succede?” -
- “Ehi, ciao… da quanto non ci vediamo?” -
- “Ti stavo cercando, eri sparita da un po’…” -
- “Sì, stavo giocando con questa…” - Kristen alzò la mano in cui teneva stretta una bottiglia.
- “Ma cos’è? Dammela…” - Stefan le prese con forza il bicchiere. Vodka. - “Come hai fatto ad averla? Sei ubriaca, ma che ti prende?” - cercò di sollevarla ma lei opponeva resistenza.
- “Lasciami, per favore…” -
Con la Vodka erano sufficienti pochi sorsi per andare fuori di testa, certamente per una giovane inesperta e con una corporatura così esile.
- “Come l’hai avuta? Qui dentro non ci sono alcolici…è stato Kevin?” -
- “Kevin mi vuole bene, mi ha detto che sono bellissima, anche di più se bevo questa cosa qua…” -
Accidenti, quel ragazzo era un folle e si stava chiaramente approfittando di lei. Gli apparve improv
Ed era chiaramente geloso della presenza di un altro cavaliere al suo fianco.
Forse però era all’oscuro del fatto che il vero interesse di Kristen era per il barista del Grill.
- “Kristen, ascoltami… non ascoltare nulla di quel che proviene da un ragazzo del genere, vuole solo farti sentire debole, per poter avere più potere su di te. Non gliene importa niente che tu stia male per questo…” -
- “A nessuno importa niente di me…” -
- “Ma non è vero, cosa dici? A me importa… a molti importa, anche a Stefan che è qui per te, guarda..” - intervenne l’amica Doroty, cercando di consolarla invano.
- “Ti sbagli. Non devi neppure pensarle queste cose. Tu soffri perché Josh sta con Elena, ma non puoi logorarti per un ragazzo con il quale hai scambiato forse qualche parola o qualche sorriso. Lui ora non si accorge di te? Magari lo farà in futuro. E se non lo farà, Kristen, sei circondata di ragazzi che farebbero carte false per uscire con te… non buttarti via così…ti prego…” – il cuore di Stefan aveva dato tutto se stesso in quel breve discorso. Era colpito dalla sincera sofferenza e fragilità di Kristen e il suo vero essere, quello che l’aveva sempre contraddistinto, l’empatia che comandava ogni sua azione, lo faceva partecipare profondamente di ogni situazione. Anche questa volta.
- “Ma io faccio solo scelte sbagliate…” -
- “Non le farai per sempre, fidati…. Avanti, alzati e rimettiti in ordine…” - la aiutò ad alzarsi da terra. Stavolta Kristen si lasciò andare alla forte presa di Stefan. Lanciò un’occhiata e un cenno perentori a Doroty la quale, imbambolata, aveva subìto senza dubbio il fascino indiscusso e autorevole dei Salvatore.
- “Te la affido, devo andarmi ad occupare di una faccenda. Ma vi chiamerò un taxi, sarà qua fuori tra non molto. Mi raccomando, andate dritte a casa.. “ -
Stefan si avvicinò alla giovane Kristen. Lo fece come gesto fraterno più che altro, ma le prese le mani e le diede un leggero bacio su una guancia. Non era da lui lasciare sola una ragazza in difficoltà, ma sapeva di dover andare a cercare Kevin prima che creasse altri problemi. E gli parve che Doroty, sebbene molto giovane e impaurita, tenesse alla salute dell’amica tanto quanto lui. Aveva ripreso il controllo della situazione.

Mentre Stefan cercava di salvare la perduta Kristen da se stessa, Elena e il suo accompagnatore Joshua, insieme ad un altro gruppo sparuto di giovane studenti, tentarono di far ripartire la festa prima che divenisse un totale disastro.
Molte coppie ripresero a ballare, Elena si lasciò trasportare nuovamente da Josh. Si era in qualche modo convinta di dovergli qualcosa dopo aver ballato ed essersi distratta a causa di Stefan.
Solo molto dopo si sarebbe resa conto di quanto sciocco fosse quel pensiero, quanto inutile fosse cercare di convincere se stessa di qualcosa che non poteva essere, o negare qualcos’latro che era, invece, così evidente.

La boccata di aria fresca che prese una volta uscito all’aperto gli fece recuperare la lucidità che per qualche istante aveva perso. Non era più un vampiro, non era preda della brama di sangue, ma aveva ancora molte debolezze che doveva imparare a gestire. La rabbia che aveva provato, per l’impotenza di non poter reagire, per qualche istante gli aveva offuscato la mente. Se non fosse intervenuto Alaric forse non sarebbe stato in grado di rendersi conto che contro quel tizio non aveva alcuna speranza.
Che idiota, pensò, volevo proprio finire in ospedale a quanto pare.
E fu proprio mentre formulava questo pensiero, prendendo in mano il cellulare per chiamare il taxi che aveva promesso a Kristen, che una mano gli si poggiò sulla spalla e in meno di un secondo si trovò sbattuto con forza contro la sua auto.
- “Che diavolo succ…” - si voltò e si trovò di fronte Kevin e i suoi amici. Doveva aspettarselo… quello sguardo di sfida non aveva lasciato adito a malintesi. Voleva affrontarlo.
- “Ma si può sapere cosa vuoi da me?” -
- “Devi andartene… devi lasciarla stare. Levati di torno, anzi…facciamo che domani lascerai la città…” -
- “Cosa? Tu sei fuori di testa, questa è casa mia!” -
- “Sono fuori di testa, dici bene… credo tu non abbia capito quanto….” - il pugno che gli sferrò fu così rapido che neppure lo vide arrivare.
Stefan cadde a terra e faticò a rialzare la testa. Gli sembrava che l’occhio uscisse dall’orbita.
Un dolore indescrivibile.
Provò a reagire, doveva rialzarsi, ma non fece in tempo a poggiarsi sulle braccia che gli arrivò un calcio, poi un altro ancora.
Non era solo Kevin, erano tanti. Gli parve che quei calci arrivassero da tutte le direzioni. Era certo che avrebbe perso i sensi in poco tempo.
Essere un umano era anche questo….
Desiderò con tutte le sue forze poter reagire come una volta, ma non poteva far nulla…
L’ultima cosa che gli parve di udire fu la voce di Alaric e, dopo pochi istanti, le urla inferocite di Caroline.
E nulla più.

  
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