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Autore: Laly of the Moonlight    03/07/2018    0 recensioni
Karyl. Khynd. Le terme. I pensieri e le sensazioni che si svolgono come volute di vapore nell'aria della fresca notte autunnale, placidamente illuminata dalle stelle del firmamento.
Missing moment della mini-long How the Ice met the Snow, ambientata subito dopo la partenza di Karyl e Khynd per l'Ovest.
Storia revisionata
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Martina.
Perché sei una piccola disgrazia ambulante, ma rendi il mondo un posto migliore.
 


Karyl si abbandonò contro il bordo roccioso della vasca naturale, sorridendo beata mentre un sospiro di sollievo lasciava le sue labbra rosate. Volute di vapore salivano dalla superficie calda dell’acqua in cui il suo corpo era immerso, ricoprendolo di una leggera patina opaca e umida. Allungò lentamente le gambe irrigidite dalle tante ore di immobilità e inspirò a pieni polmoni l’aria fresca e frizzantina della sera, rabbrividendo appena per la differenza di temperatura.
L’elfa si guardò distrattamente la spalla, sfiorandola appena con le punte delle dita e lasciando vagare i polpastrelli lungo la linea sottile che delineava la leggera cicatrice della freccia che l’aveva colpita alcuni giorni prima.
Era stata stupida. E ingenua.
Aveva pensato di farcela, che tutto sarebbe andato bene.
Invece era stata ferita e catturata, e sarebbe stata venduta come schiava, se Khynd non avesse deciso di salvarle la vita, per un motivo a lei ancora sconosciuto.
Un fruscio sospetto attirò la sua attenzione, distogliendola dal flusso dei suoi pensieri, per concentrarsi meglio su ciò che sentiva.
Sembrava quasi che qualcuno si stesse togliendo i vestiti.
Allarmata, si immerse ulteriormente nell’acqua fumante, cercando di coprire il più possibile la pelle chiara del seno e delle clavicole. Soddisfatta della propria copertura, si voltò curiosa per vedere che cosa stava succedendo lì dietro.
La nebbia biancastra di vapore le impedì di discernere nitidamente l’immagine, ma sentì distintamente lo sciabordio dell’acqua, mentre qualcosa di pesante si immergeva nel liquido caldo e trasparente in una delle altre pozze d’acqua termale lì vicino.
Karyl sgattaiolò via dalla sua postazione per avvicinarsi un po’ al luogo in cui aveva sentito muoversi l’acqua, sperando così di capire cosa stava succedendo.
Poco distante, pigramente appoggiato alla parete di roccia resa liscia e lucente dall’acqua, un uomo se ne stava a braccia allargate, con la testa reclinata all’indietro e i capelli castani raccolti in un codino alto, ben lontani dal rischio di bagnarsi.
I muscoli pettorali, non troppo sviluppati ma ben definiti, facevano bella mostra di sé, luccicanti alla tenue luce lunare, rendendo la visione dell’uomo quasi mistica.
  • Khynd, sei tu? – domandò timidamente la ragazza, senza riuscire chiaramente a vedere il proprio interlocutore.
  • E chi altri dovrei essere? Il Principe Azzurro? – rispose sbuffando l’uomo, senza spostarsi di un millimetro.
  • Sempre il solito scorbutico. – mugugnò in risposta Karyl, tornando a voltarsi, osservando il riflesso della Luna Blu sulla superficie appena increspata dell’acqua. Distrattamente, raccolse un po’ d’acqua nelle mani a coppa, inspirando l’odore lievemente sulfureo dell’acqua.
Sì, le terme naturali erano davvero meravigliose.
  • Sei stata a mollo tutto il pomeriggio, se non fai attenzione ti trasformerai in un’alga cotta. –
  • A-alga cotta?! Dì un po’, ma ti sembrano cose da dire a una ragazza?! – lo sgridò, contrariata, tornando a voltarsi verso di lui e lanciandogli un’occhiata di fuoco.
  • Ehi, abbassa la voce! Non sono mica sordo! – borbottò lui in risposta, stordito dagli acuti di lei.
  • Non sei sordo, sei ottuso! Razza di imbecille! – sbottò lei, girandosi nuovamente verso il bosco, continuando a brontolare come una pentola di fagioli.
  • Dovresti imparare ad apprezzare l’ironia, sai? – riprese lui, inarcando appena un sopracciglio alla reazione esagerata della ragazza.
  • E tu dovresti imparare la buona educazione! Ma tu guarda che roba… - Karyl scosse la testa, indignata.
Calò il silenzio, tra i due litiganti. Khynd sembrava aver rinunciato a punzecchiare la sua compagna e Karyl si era richiusa nel suo silenzio, barricata dietro una facciata di indifferenza.
In realtà per quanto il carattere burbero e tagliente di Khynd la snervasse, cominciava ad affezionarsi a lui, alla sua ruvida ironia e alla sua schiettezza. Paradossalmente, se lui fosse stato dolce e gentile con lei, probabilmente lo avrebbe tenuto a distanza e guardato con sospetto, storcendo il naso nauseata da un simile comportamento.
Forse era per questo che proprio non le riusciva di tenergli il muso per più di pochi minuti.
 
Alzò la testa, perdendosi nel mare di stelle, sospirando lievemente. Il cielo notturno le aveva sempre trasmesso un senso di pace e di serenità, ma anche una profonda inquietudine.
 
Che strano… solo una settimana fa me ne stavo affacciata alla finestra della mia camera, fissando le vette insormontabili dei monti che circondavano Perilia. Mi sentivo in gabbia, mi chiedevo se la mia vita sarebbe trascorsa lì, in quella città, tra quei boschi. Mi sembrava di soffocare. Guardavo le stelle e rivolgevo loro la mia preghiera silenziosa, affinché potessi liberarmi dalle catene che mi opprimevano l’anima.
 
Chiuse gli occhi, ricordando tutti gli eventi che si erano succeduti nei giorni precedenti: l’arrivo di Rivok, le sue perplessità, i suoi goffi tentativi di scoprire la verità, la prigionia e infine la battaglia. Aveva desiderato tanto un cambiamento repentino, un soffio di libertà, un’ondata di marea che la portasse via dalle quotidiane preoccupazioni e dalla noia della routine.
Non aveva esitato un solo istante, quando Khynd le aveva proposto di solcare i cieli al suo fianco; era elettrizzata, assetata di avventure e smaniosa di immergersi nell’ignoto.
La mattina successiva, però, tutta la sua sicurezza aveva vacillato.
Mentre l’alba del nuovo giorno illuminava il paesaggio circostante, lei si era voltata indietro, aspettandosi di vedere ancora le cime delle montagne che nascondevano la sua città agli occhi del mondo. Grande fu la sua delusione, quando invece delle forme appuntite e familiari vide solo un’immensa distesa azzurra, punteggiata da bianche nuvole qua e là.
Allarmata, aveva appoggiato una mano sul dorso di Khynd, torcendo ulteriormente il busto e aguzzando la vista, alla disperata ricerca di quell’ultimo baluardo, residuo della sua terra.
“Se cerchi i monti Learis stai perdendo il tuo tempo. Li abbiamo sorpassati diverse ore fa.”
Karyl si era voltata nuovamente in avanti, guardandolo interrogativa. Lui se n’era accorto.
“Si chiama coì la catena di montagne che circonda Perilia, almeno secondo la cartografia dell’Ovest. Dovresti segnartelo, prima di dimenticarlo. Sembri essere alquanto sbadata… cucciolotta.”
 
Khynd e la sua dannata ironia. Da quando abbiamo intrapreso questa strana e assurda… collaborazione, lui non fa altro che punzecchiarmi e tirarmi frecciatine! Che nervi!
 
In quel momento però, non se l’era nemmeno presa, troppo assorta nelle sue considerazioni. Il battito delle ali di Khynd scandiva il flusso dei suoi pensieri, mentre i suoi occhi registravano il paesaggio che scorreva veloce sotto di loro, senza che lei lo vedesse realmente. Trincerata dietro al suo ostinato mutismo, Karyl aveva realizzato solo in quel preciso istante che cosa aveva fatto. Si era allontanata da casa, più di quanto avesse mai fatto in tutti gli anni precedenti, e non avendo più nessun punto di riferimento a ricordarle la sua terra natia, l’enormità della sua scelta le si era palesata in tutta la sua interezza, terrorizzandola. Un profondo senso di angoscia e inadeguatezza si era impadronito di lei, spiazzandola.
 
Scosse rapidamente la testa, allontanando quelle cupe riflessioni e ritornando al presente.
La notte era il momento della giornata che preferiva, il tempo sembrava dilatarsi a dismisura, mentre gli eventi avvenuti durante il giorno si trasformavano in echi lontani e ovattati. La frenesia tipica della luce del giorno lasciava il posto alla calma liquida del crepuscolo e poi al nero oblio della notte, permettendo finalmente alla parte più irrazionale e sentimentale di prendere il sopravvento. Era il momento dei pensieri profondi, delle riflessioni sotto la luce delle tre Lune di Elgara, dei rimorsi e dei rimpianti che si facevano più intensi e dolorosi. Era il momento in cui si poteva percepire chiaramente l’immensità del cielo, sentendosi al suo confronto dei piccoli puntini in balia di forze ben più grandi e misteriose di quelle che si immaginavano durante il giorno.
La notte era il regno del sogno, del mistero, dell’illusione, dell’infinito.
Della nostalgia e dell’insicurezza.
  • Khynd, senti… - il cacciatore si mosse appena dalla sua posizione, posando le sue iridi affilate sulla schiena nuda della ragazza seduta nella pozza termale, le braccia a circondare le ginocchia tirate al petto e gli occhi persi a vagare nel manto stellato sopra di loro. Qualcosa, nel tono di voce della ragazza, lo spinse a prestarle attenzione, senza ironizzare come suo solito.
  • Tu… pensi che io sia pronta? –
  • Dipende. Dopo tutte queste ore, direi che tu sia cotta a puntino. – no, proprio gli era impossibile evitare di ironizzare su qualsiasi cosa. Era più forte di lui.
  • Ma insomma, possibile che non si riesca mai a fare un discorso serio con te? – brontolò lei, piccata. Khynd sospirò, spostandosi dal bordo e posizionandosi dietro la schiena della ragazza. Incrociò le braccia sulla nuda roccia e vi appoggiò il mento, osservando la linea curva della spina dorsale di Karyl, le sue scapole sporgenti e le spalle magre, quasi scarne. Rimase in attesa.
  • È che… quando Litharas mi ha detto che mio fratello era ancora vivo... non lo so, ho sentito qualcosa. Sollievo, credo, almeno in un primo momento. E poi… ho desiderato ardentemente andare da lui, ovunque fosse, e riportarlo a casa. Sono partita carica di entusiasmo, sicura che quella fosse la cosa giusta da fare… ma ora… - si voltò, guardando il cacciatore con i suoi occhi verdi colmi di tristezza e di dubbi - Khynd, e se lui non volesse tornare? Se lui pensasse davvero di essere stato abbandonato? Se lui mi odiasse? – l’uomo sospirò chiudendo per un istante gli occhi di zaffiro, cercando dentro di sé le parole adatte ad affrontare quel discorso. Sapeva che non sarebbe stato semplice, ma era bene che Karyl non si facesse troppe illusioni.
  • Stai correndo un po’ troppo, cucciolotta. Al momento credo sia inutile preoccuparsi per la sua possibile reazione. –
  • Perché dici questo? – domandò lei, titubante, mentre una strana sensazione di angoscia iniziò a serpeggiare all’altezza dello stomaco.
  • Perché non sappiamo nulla di tuo fratello, né dove sia né tantomeno se sia ancora… -
  • No! - lo interruppe lei, con un fervore tale da non ammettere repliche. L’enfasi del momento la portò a girarsi verso l’uomo. - Non dirlo nemmeno per scherzo! Kirayl non può essere morto! –
 
Lo aveva creduto morto per così tanto tempo che quell’idea si era radicata profondamente dentro di lei. Era una verità dura, triste, crudele, ma era la verità. Dopo la confessione di Litharas, però, tutto era cambiato: le sue certezze avevano vacillato, aprendo uno spiraglio alla possibilità, molto remota, certo, ma pur sempre potenzialmente reale, che il suo adorato fratello fosse ancora vivo. La speranza si era infine ridestata nel cuore della giovane elfa, come una Fenice risorta dalle proprie ceneri, per nulla intenzionata a svanire tanto presto.
Il Cacciatore inspirò profondamente, cercando di mantenere la calma. Far ragionare quell’elfa cocciuta sarebbe stata più dura del previsto.
  • Karyl, ragiona. Quanti anni sono passati? Non è detto che sia passato a miglior vita, ma dovresti prendere in considerazione il fatto che potrebbe aver rimosso tutti i ricordi della sua vita precedente. Potrebbe essersi scordato di te, di tutti voi… –
  • Mio fratello non lo farebbe mai! Lui adorava me e la mamma, non potrebbe mai essersi dimenticato di noi. – replicò lei, convinta, scuotendo furiosamente la testa e chiudendo gli occhi, cercando inutilmente di escludere il mondo esterno e le parole pesanti di Khynd. Il rapporto che la legava al fratello era quello fanciullesco e tenero dell’amicizia infantile, nonostante i diversi anni di differenza erano sempre stati molto uniti. I sentimenti di Karyl nei confronti del maggiore non erano mai cambiati, anche a distanza di tanto tempo. E sperava ardentemente che anche per lui fosse lo stesso.
  • Quello che intendo dire è che non sappiamo cosa gli sia successo e chi possa aver incontrato. Dovresti aver imparato che non tutti gli esseri che abitano Felary sono buoni. – ribatté il Cacciatore, spazientito. L’elfa alzò le palpebre, rivolgendogli un’occhiata vagamente ferita. Lui sostenne lo sguardo con fiera durezza.
 
Calò il silenzio.
Dopo qualche istante Karyl abbassò gli occhi, voltandosi nuovamente verso l’ignoto, abbattuta.
 
Non era mai stata una persona particolarmente riflessiva. Nonostante i continui e ripetuti rimproveri dei suoi insegnanti prima e di sua madre poi, la pazienza non era mai entrata a far parte delle sue virtù. Agiva d’impulso, senza pensare alle conseguenze delle sue azioni, senza valutare l’impatto che il suo comportamento poteva avere su di lei e su chi la circondava. E questa sua istintività la pagava sempre con l’irrequietezza che sopraggiungeva nel momento della calma, mentre rimuginava sulla sua condotta e si rimproverava fino allo sfinimento per essere stata incauta e avventata.
 
E anche in quel frangente, non aveva fatto eccezioni.
 
Era partita alla chimerica ricerca del fratello perduto senza un piano, spinta solo dall’impulsività del momento e dall’adrenalina che le scorreva in corpo nell’istante in cui aveva agganciato le bisacce alla sella improvvisata del Drago e si erano alzati in volo insieme, nella notte trapunta di stelle.
 
Khynd sospirò nuovamente, osservando con preoccupata solerzia la figura minuta immersa nelle acque termali. Storse la bocca, meditabondo. Forse aveva esagerato.
Dopotutto Karyl era ancora fragile, un’elfa appena uscita dall’adolescenza, un essere non ancora del tutto formato che ora si ritrovava in balia di eventi più grandi di lei…
  • Credi che non lo sappia? – gli domandò d’un tratto lei, a bruciapelo, interrompendo bruscamente il filo dei suoi pensieri – Credi che non sappia che potrebbe essere morto ancora prima di arrivare a quella città? Che potrebbe essere stato ridotto in schiavitù, o avvelenato, o chissà che altro? – tacque per alcuni istanti, cercando dentro di sé la forza di dare voce a quei dubbi che avevano iniziato ad affollarsi nella sua mente all’alba della notte successiva alla loro partenza, quelle domande che durante il giorno riusciva a rinchiudere in un angolo del suo cervello, ma che di notte tornavano a tormentarla, insieme ad un paio di inquietanti occhi verdi, simili ai suoi ma traboccanti di rancore e risentimento.
  • Karyl… -
  • Credi che non sappia che qualche orribile mostro potrebbe avergli fatto il lavaggio del cervello, che potrebbe non riconoscermi, oppure che potrebbe riconoscermi perfettamente e accusare me e la mamma di averlo abbandonato? Di averlo tradito? – continuò lei imperterrita, scuotendo la testa mentre alcune ciocche bionde, sfilatesi dallo stretto chignon, ondeggiavano nella quiete della sera – Ma vedi… anche se questa mia ricerca dovesse rivelarsi inutile e infruttuosa… anche se alla fine del mio viaggio dovessi ricevere solo insulti e offese… nonostante tutto, sento che… piuttosto che rimanere col dubbio sulla sorte di mio fratello, preferisco mille volte partire e rischiare di pentirmene una volta scoperta la verità, bella o brutta che sia. – terminò infine, tra i singulti sconnessi.
 
Khynd rimase in silenzio, assorto, rimuginando sulle parole della ragazza, mentre il suono strozzato dei suoi singhiozzi mal trattenuti gli feriva le orecchie.
Era perfettamente consapevole dei rischi che c’erano a legarsi ad una ragazza così giovane, con una storia familiare tanto travagliata, eppure non era riuscito a rimanere freddo e distaccato nel momento in cui lei gli aveva rivolto una silenziosa richiesta di aiuto. Non ne capiva il motivo, ma si sentiva legato a lei, a un livello talmente profondo da spaventarlo. Aveva agito d’istinto, sia quando era andato a salvarla, sia quando si era offerto di aiutarla nella sua battaglia. Così come nel momento in cui aveva letto in quelle iridi verdi come gli smeraldi più puri il suo profondo desiderio di ritrovare il fratello.
 
Si schiarì la voce per attirare l’attenzione della ragazza, che dal canto suo decise di non muoversi. L’impercettibile tremito delle lunghe orecchie appuntite però non sfuggì alle attente iridi di zaffiro, rassicurando il Drago sul fatto che lei lo avesse sentito.
 
  • È più facile pentirsi di qualcosa che non si è fatto quando ce n’era la possibilità, piuttosto che di qualcosa che si è comunque provato a fare, anche se senza successo. Credimi. – Anche quelle parole, come tutte le sue azioni, non erano premeditate, ma frutto di qualcosa di più viscerale e inconscio. Non ne sapeva il motivo, ma vederla così triste e afflitta, vederla tormentarsi l’animo come aveva fatto negli ultimi giorni di volo proprio non riusciva ad accettarlo. Voleva lenire il suo dolore interiore, così come aveva fatto con quello alla sua spalla. Il suo udito draconico registrò un lieve sciabordio, mentre la testa di Karyl ruotava lentamente.
  • Ti sei mai pentito di qualcosa, Khynd? – chiese dopo qualche secondo, la voce resa flebile dalla disperata dichiarazione precedente.
  • Molte volte, Karyl. Ma sono cose con cui si deve imparare a convivere. La vita spesso ci mette di fronte a scelte inaspettate, ponendoci in situazioni che a noi paiono surreali, obbligandoci a percorrere sentieri irti di difficoltà. Ma ricordati che c’è sempre un motivo per qualsiasi cosa che accade, per qualsiasi imprevisto che si affaccia nel nostro presente. Forse sul momento non riuscirai a rendertene conto, ma un giorno capirai il perché di tutti gli avvenimenti che si sono susseguiti durante la tua vita. –
  • Il destino, eh? –
  • In parte, ma la verità è che siamo noi stessi a scegliere il nostro futuro. Le coincidenze possono darci una linea da seguire, uno spunto, ma poi siamo noi a decidere, siamo noi a doverci impegnare per raggiungere i nostri obiettivi. –
  • Sai Khynd… forse mi sbagliavo. –
  • Su cosa? –
  • A volte è possibile fare un discorso serio con te. – rispose lei, sorridendogli sincera, tergendo una lacrima dal ciglio destro col dorso della mano. Khynd sbuffò divertito, sorridendole di rimando.
  • Sciocca ragazza. –
  • Stupido Drago. –
 
Grazie per essere qui con me.
  
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