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Autore: AdhoMu    05/07/2018    5 recensioni
[Alicia Spinnet/Bastian Macnair (OC)]
Il regolamento parla chiaro: al migliore studente del corso di Pozioni Avanzate, la Cambridge Magical University offre una borsa di studio per affiancare la docenza di Hogwarts sulle classi del 6° e 7° anno.
Grazie al punteggio stratosferico ottenuto agli esami, un esultante e macchinoso Bastian Macnair si aggiudica il posto e si appresta a raggiungere il castello dove - ne è certo - riuscirà finalmente a portare a compimento il suo Piano.
Una volta a destinazione, però, il nostro ambizioso antieroe scopre che si dovrà impegnare il doppio... per evitare di perdere definitivamente la testa.
*
Warning: prologo postumo!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicia Spinnet, Angelina Johnson, Nuovo personaggio, Walden Macnair
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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6. Dicembre.

Dove si scopre che la lontananza non costituisce necessariamente una cesura e che certi errori non causano per forza effetti negativi. (Anzi).

- Ma... cosa fai...?
La ragazza gli prese la mano, tentando delicatamente di trattenerlo ma Bastian, che si era già alzato in piedi, si ritrasse agilmente. Raccolta la camicia, prese ad abbottonarla con metodo (era tutta stropicciata, cosa che lui odiava ma purtroppo, dato il frangente, si trattava di una cosa inevitabile).
- Beh, ma è evidente. Me ne vado.
- Oh - lei lo guardò, leggermente stordita. Intorno agli occhi chiari il trucco era un po' sbavato ma la cosa, tutto sommato, non rovinava l'insieme. I capelli biondi le incorniciavano il viso, rendendola assai graziosa. Fino ad un paio di ore prima, indossava un'elegante veste grigina di lana pregiata che le fasciava leggiadramente il corpo slanciato.
"Sei bionda e sofisticata" pensò il ragazzo, restituendole uno sguardo vagamente indifferente "ma non sei lei". Fece il giro del letto e, facendo attenzione a non inciampare nelle lucide scarpe di vernice nera coi tacchi alti e le suole rosse, recuperò la cravatta.
- Puoi rimanere, se vuoi...
- Grazie, no. Stavolta passo - rispose lui in tono vago. "Stavolta e qualsiasi altra volta, cara mia". Bastian lanciò una rapida occhiata allo specchio per verificare di non avere addosso macchie di rossetto. Sozzerie del genere gli facevano orrore.
- Ci vediamo - disse poi alla giovane strega, che lo guardava senza capire il perché di tanta fretta (le era sembrato che fosse stato bene con lei: come mai se ne andava così?!).
Senza aggiungere altro, Bastian si smaterializzò.

In ambito, per così dire, "sentimentale", Bastian seguiva scrupolosamente una regola rigorosa, chiara e semplice: un incontro galante non doveva mai, mai!, per nessun motivo, trasformarsi in un indesiderabile incontro romantico.
Si andava nei posti, si conosceva gente, se ci si piaceva si andava via assieme, si faceva quel che c'era da fare e poi arrivederci e grazie, ciascuno a casa sua. Non c'era assolutamente alcun bisogno di stazionare a tempo indeterminato in lenzuola sudate (o farsele ulteriormente sudare, in caso le lenzuola fossero sue) o, peggio ancora, svegliarsi a fianco di perfette sconosciute col trucco colato e grandi chances di alito cattivo. Per carità.
Certo, spesso e volentieri, questi suoi princìpi ferrei lo avevano fatto oggetto di improperi e tentativi di fatture più o meno innocue, servite talora a caldo, talvolta a freddo. Lui non se la prendeva, limitandosi a liquidare la questione con un blando Protego! e un'occhiata glaciale. Fatto ciò, finiva di raccogliere le sue cose e levava le tende. Quella sera, le cose avevano seguito alla lettera la stessa identica dinamica di sempre. Non era neanche tanto tardi quando Bastian si materializzò nell'anticamera della vecchia casa di suo zio; le armature addossate alle pareti girarono subito gli elmi cigolanti verso di lui e abbassarono leggermente le alabarde ma poi, riconosciutolo, si rimisero al loro posto.
Sul muro davanti alla porta d'ingresso era appeso un enorme orologio a cucù.
La lancetta contrassegnata col nome Sebastian scattò immediatamente sulla dicitura "a casa".
Il ragazzo controllò le altre lancette. Zlatan indicava "voliera". Sharon, "cucina" (dalla quale, effettivamente, provenivano rumori molesti).
Walden, invece, risultava "a letto". Bastian sospirò. Era così strano non trovarlo nella Sala delle Lame, intento ad affilare qualche falce, scure, accetta o mannaia!...
Imboccata di buon passo la scala di legno che portava alle camere, prese quindi a risalire i vecchi gradini. Era il 22 dicembre; mancava da Hogwarts da quasi due mesi, ormai. Due mesi durante i quali lo zio aveva seriamente rischiato di tirare le cuoia e durante i quali Bastian e Madama Sharon si erano costantemente alternati al suo capezzale.
Proprio il giorno della partita Serpeverde-Grifondoro, Walden Macnair era uscito di casa prestissimo per recarsi ad un'esecuzione - che doveva, di prassi, avvenire col favore delle tenebre, quindi o al crepuscolo o prima dell'alba. Una volta giunto sul posto, però, proprio mentre tirava fuori la falce, l'Ippogrifo condannato gli si era avventato contro e lo aveva aggredito con le zampe anteriori munite di artigli affiliatissimi, con i quali gli aveva quasi fatto saltare via la testa. Walden Macnair era stato portato in tutta fretta al San Mungo, dove lo avevano ricoverato in fin di vita ed era rimasto fino alla settimana prima.
Bastian rabbrividì.
In generale, le bestie non gli piacevano. Le preferiva secche, in salamoia, in polvere o a fettine, già spellate, processate e pronte per il calderone.
Zlatan, la cornacchia, costituiva l'unica eccezione, e anche lei in dosi rigorosamente omeopatiche (ossia, la tollerava solo perché viveva in Casa Macnair da più tempo di lui, e accettava di starle vicino solo per brevi periodi).
Il signor zio l'aveva con sé da molti anni e le era parecchio affezionato, anche perché l'uccello era un rarissimo esemplare di Corvus Glacialis Cornix, una sorta di 'opposto teorico' delle Fenici. Periodicamente, Zlatan si autoibernava in un cubo di ghiaccio, all'interno del quale regrediva pian piano fino a ridiventare un uovo, che andava poi covato al freddo e al buio per una settimana. Quando il pulcino era pronto per nascere, il cubetto si scioglieva e il piccolo becco nero si metteva alacremente all'opera per forare il guscio.

Quella dell'Ippogrifo, tuttavia, altro non era che la versione ufficiale dei fatti, opportunamente spacciata a quei creduloni dei Medimaghi del San Mungo.
La verità era ben altra, e Bastian l'aveva appresa direttamente dallo zio non appena questo era stato in grado di parlare. In realtà, nei mesi precedenti, Macnair si era recato in missione dai giganti nell'Europa dell'Est, e laggiù aveva rimediato una bella batosta da quella terrificante stangona francese, direttrice di Beauxbatons. Se non fosse stato per Antonin Dolohov, che grazie a Salazar si trovava con lui ed era abilissimo nelle smaterializzazioni a distanza, lo zio probabilmente non sarebbe sopravvissuto.
Giunto davanti alla porta, Bastian si fermò e bussò.
- Avanti.
Bastian mise dentro la testa.
- Sono io, signor zio. Come si sente stasera?
- Sebastian. Entra pure, figliolo.
Il ragazzo si trattenne per qualche tempo in sua compagnia. Durante la visita, lo zio si premurò di confidargli, per l'ennesima volta, quanto fosse preoccupato per il suo futuro.
- Ma stavolta ho deciso - concluse Walden Macnair fissando a lungo gli occhi chiari in quelli del nipote. - Ho mandato gufi a destra e a manca. Avery. Dolohov. Malfoy. Rosier. Runcorn. Mulciber. I Carrow. Rookwood. Yaxley. E ovviamente, il nostro stimato leader. Non appena troveremo una data che vada bene a tutti, indiremo la riunione e ti manderemo a chiamare. È molto, molto importante, Sebastian, che tu entri al più presto a far parte del Club. Nel caso in cui mi succeda qualcosa, capisci? Voglio essere sicuro che, quando il Signore Oscuro assurgerà al potere, tu ti troverai ufficialmente dalla parte giusta.

Una volta lasciato lo zio, Bastian si diresse verso la sua stanza, vagamente inquieto.
Erano anni che Walden Macnair gli parlava del Club, caldeggiandone pregi, ideali, glorie e virtù. Quando Bastian era piccolo, il tono era accentuatamente nostalgico. Poi, qualche tempo prima, la nuova ascesa dell'Oscuro Signore aveva mandato in visibilio lo zio. "Presto, molto presto" gli diceva in tono solenne, guardandolo con fare orgoglioso "entrerai a farne parte anche tu". Lui annuiva con convinzione, senza fare domande né porsi alcun tipo di interrogativo.
Semplicemente, non aveva mai messo in discussione la cosa, ma l'aveva sempre considerata una sorta di sviluppo naturale.
Ora, però, qualcosa gli diceva che...
- Oh, per Salazar!
Un insistente scoppiettare, proveniente dall'antibagno, lo distolse dai suoi pensieri. Bastian corse verso il calderone e poco ci mancò che si mettesse le mani nei capelli. La fiamma era decisamente troppo alta: qualcuno, probabilmente un qualche sprovveduto e maldestro elfo domestico, doveva averla alzata inavvertitamente.
Il risultato era che la pozione contenuta all'interno del calderone presentava, in quel momento, il colore e la consistenza che avrebbe dovuto avere il mattino seguente, e cioè dopo diverse ore in più di bollitura.
- Ma porco di un Godric! Aguamenti!
Bastian spense in fretta la fiamma, furioso. Ma cosa accidenti gli era venuto in mente di uscire e lasciarla incustodita proprio nel momento più critico? Razza di idiota era stato; tutto per andarsi a fare una dannata sc...
Plop.
La pozione scoppiettò in modo allarmante.
No, non poteva essere. Dopo tanto lavoro, ce l'aveva quasi fatta. Ed ora, poteva aver perso tutto. Ci aveva messo cinque settimane (cinque!) per fabbricare quella maledetta pozione. Trentacinque dannatissimi giorni, accidenti! E, purtroppo, non ne aveva a disposizione altrettanti: il liquido dorato gli serviva pronto prima di fare ritorno ad Hogwarts. Ne aveva un disperato bisogno per recuperare i quasi due mesi durante i quali il Piano si era inevitabilmente arenato.
Perché quella, chiaramente, non era una pozione qualunque. Quella, gente, era -o meglio, avrebbe dovuto essere - Felix Felicis.

Seduto sul bordo del letto, il mento appoggiato sulle mani, Bastian osservava il disastro con fare desolato. Il ragazzo si sentiva sull'orlo di una crisi di nervi: fosse dipeso da lui, in quel momento sarebbe sceso in cucina e, snidati gli elfi domestici, li avrebbe cruciati uno ad uno (ma così facendo avrebbe condannato se stesso e lo zio a mangiare fagioli a vita, quindi meglio astenersi).
In mancanza di soluzioni più convincenti, decise allora di correre il rischio: si alzò, raggiunse il calderone, afferrò il mestolo e, senza neppure servirsi in una scodellina, si scolò un lungo sorso di liquido dorato.
Dopodiché tornò sui suoi passi e, con fare teatrale, si gettò sul letto ancora vestito.
Si sentiva un idiota a comportarsi in modo così sentimentale, ma la verità era una e una sola: lei gli mancava. Alicia gli mancava. Gli mancava vederla volare e camminare per la scuola, gli mancava osservarla all'opera vicino al calderone, gli mancava il dover decifrare i suoi geroglifici disordinati, gli mancavano la sua amabile goffaggine, la sua cafonaggine e la sua assoluta mancanza di classe. Gli mancavano il suo sguardo limpido e il timido sorriso. Gli mancava la sua bionda luce, così diametralmente opposta alla densa oscurità della casa in cui aveva sempre vissuto e che ora, chissà perché, aveva cominciato a percepire come lugubre e opprimente.
La Felix Felicis era stata la sua ultima speranza, ora irrimediabilmente sfumata.
"Se 'sta sbobba mi avvelena nel sonno, tanto meglio" pensò, drammatico, prima di scivolare in un sonno agitato. "O magari, chissà, mi sveglio ornitorinco. Di certo mi giovrebbe".

Il giorno dopo fu svegliato da un baccano infernale che proveniva dal piano di sotto.
Bastian sbirciò l'orologio. Le otto. Era ancora schifosamente presto. Tentò invano di riaddormentarsi, ma il frastuono glielo impedì. Rassegnato, strisciò verso il bagno.
E qui ebbe la prima sorpresa del giorno.
Dopo esattamente due minuti di doccia (aveva appena finito di insaponarsi), la tubatura vide bene di esplodergli in faccia. Bastian fu investito da un fiotto di acqua gelida, il che sortì il duplice effetto di farlo imprecare come un miscredente e di ridurre notevolmente i (solitamente eterni) tempi di abluzione.
Leggermente stordito, fece ritorno in camera e, senza pensarci troppo, si infilò in un vecchio e spesso maglione nero a collo alto. Tanto, si disse, quella mattina non sarebbe andato da nessuna parte.
Scese le scale e si diresse in tinello, affamato come un lupo. E qui, seconda sorpresa. Il tavolo era ingombro di decine e decine di tortini di fagioli.
Bastian trasecolò: come aveva fatto a non ricordarsene? Il giorno prima della Vigilia, da sempre, Madama Sharon dava fondo a tutta la sua più fantasiosa abilità culinaria. La gazzarra di poco prima, presumibilmente, doveva essere stata provocata dalla strega che spadellava. Il ragazzo arretrò con cautela fino all'atrio mal illuminato. Doveva stare attento a non farsi vedere, o lei avrebbe trovato il modo di costringerlo a mangiare. Un rumore di passi in avvicinamento lo mise in allarme: Bastian agì d'impulso e si smaterializzò.

Ricomparve a Diagon Alley pochi secondi dopo.
Il freddo era intenso e Bastian, ancora leggermente intontito per la doccia gelata e la fuga dalla colazione di Madama Sharon, si maledisse per il fatto di non essersi portato dietro il cappotto. Accidenti a quel dannato elfo domestico, alla Felix Felicis sabotata e all'impietosa sequenza di sfighe che ne erano conseguite, pensò, nervoso.
Guardandosi rapidamente intorno alla ricerca di un luogo in cui rifugiarsi, gli occhi del ragazzo furono catturati da una chioma bionda che transitava oltre la vetrina del Ghirigoro. Non era riuscito a vedere bene, eppure...
Incuriosito, Bastian spinse la maniglia e entrò nella libreria. In fondo alla corsia alla sua sinistra, qualcuno discuteva animatamente.
- Mi dispiace signorina, ma il libro non è arrivato...
- Ma mi avevano garantito... l'ho ordinato all'inizio di dicembre!... - rispose una voce dall'accento inconfondibile. Bastian si avvicinò, nascondendosi fra i volumi.
- Sì, ma sa... Natale, neve...
- Ma io parto oggi!... Mi serve per studiare!...
La commessa sbuffò.
- Vado a parlare col proprietario e vediamo cosa possiamo fare. Mi aspetti qui, per cortesia.
Bastian aspettò qualche secondo e poi fece il giro dello scaffale. Non gli andava di farsi vedere da lei così malvestito, ma non poteva certo lasciarsi sfuggire l'occasione.
- Oh, ma che combinazione - commentò, trovandosi davanti Alicia. La ragazza sembrava piuttosto seccata ma, quando lo riconobbe (così abbigliato, decisamente meno in tiro del solito, appariva più giovane e meno rigido), lo guardò in faccia e gli sorrise, spalancando gli occhi per la sorpresa.
- Oh! G'Day... ehm... cioè: buongiorno professor Macnair...
- Ti ho sentita che discutevi...
- Sì! Ma ci crede?... Avevo ordinato (che combinazione, davvero) Alambicchi e Ampolle ma non è arrivato!...
- Magari ce la fanno per domani - buttò lì Bastian con fare rassicurante.
- Troppo tardi!... - rispose lei, scuotendo la testa. Per Salazar, quanto era graziosa! - Ho la Passaporta Intercontinentale per Brisbane alle 11.30, non posso perderla. Con quel che costa!
Senza sapere bene come mai, il ragazzo infilò la mano nella tasca posteriore dei pantaloni, dove c'era qualcosa di duro che gli dava fastidio. Quel mattino li aveva infilati a casaccio, in preda ai brividi, dopo averli strappati in fretta e furia dal gancio appeso dietro la porta del bagno. Erano secoli che non li indossava.
Le sue dita cozzarono contro la costa rigida di una rilegatura. E Bastian capì. Il baccano, l'acqua fredda, i tortini di fagioli, i pantaloni messi su senza pensarci. Tutti elementi di disturbo atti a farlo uscire presto di casa e permettergli di trovarsi nel posto giusto e al momento giusto.
La Felix Felicis funzionava.
- Beh, si dà il caso - disse ad Alicia, senza neanche guardare la copertina del piccolo libro, che estrasse dalla tasca con un gesto elegante, come un coniglio da un cappello - che io abbia qui la mia copia. E, se vuoi, te la presto volentieri - (Non era del tutto convinto di voler lasciare il suo prezioso libro nelle mani di quella piccola disastrata, ma sapeva che tutto ha un prezzo e che, per aggiudicarsi il successo, qualche sacrificio va fatto).
Alicia non credeva ai suoi occhi.
- Incredibile!... Piton... ehm, il professor Piton ci ha promesso una verifica appena torneremo... non so proprio come avrei fatto!...
Bastian le porse il libro e ne approfittò per sfiorarle discretamente la mano.
- Adesso sei a posto.
Alicia sorrise di nuovo e poi, con la spontaneità di sempre, sganciò la bomba.
- Senta - gli disse, e sul suo viso pulito non c'era traccia di imbarazzo. - Le posso per lo meno pagare un caffè? Come ringraziamento per il prestito.
Bastian sbattè le palpebre. Che razza di Felix Felicis gli era riuscita?! Alicia Spinnet che lo invitava a bere un caffè. Per Merlino, Salazar e Nicholas Flamel!
Decise di osare.
- Il caffè lo accetto, ma lo pago io - le rispose, mettendo su la sua migliore faccia da bravino. - Un'altra cosa. Potremmo sorvolare sul 'professor Macnair'? Non siamo a scuola, suvvia. E poi, di anni, io ne ho ventuno. Mica cinquanta.
Alicia rise di gusto.
- E come ti devo chiamare?
- Sebastian o Bastian van più che bene.
- Solo per oggi.
- Solo per oggi.
- Ok, Basteeeen.
"Oh Thor, oh Odino, che impedite lo scioglimento della calotta polare e salvate gli orsi bianchi. Mantenetemi freddo".

Bevvero il caffè, chiacchierarono per una mezz'ora e poi Bastian l'accompagnò al Terminal Passaporte Intercontinentali, dove si separarono.
Al momento dei saluti, il ragazzo si astenne dal compiere gesti equivoci. Consegnarle il libro era stato più che sufficiente: già sapeva che, ogniqualvolta lo avesse aperto o anche solo preso in mano, Alicia avrebbe pensato a lui. Quella sera, una volta rientrato in casa dopo una giornata trascorsa a zonzo, Bastian trovò un gufo che lo aspettava pazientemente appollaiato sul davanzale della finestra di camera sua. Non appena lo vide, il rapace stese la zampa e, una volta liberato dal suo carico, spiccò un balzello e volò via.
Era un messaggio di Carbry.
Ehi, vecchio lupo di calderone - diceva la grafia tutta punte (da vero Medimago, in effetti) dell'amico - non credere che mi sia scordato della nostra scommessa. Ho vinto io, e quindi tu metti da parte i tuoi modi da orso e vieni alla festa di Capodanno. Ti aspettiamo il 31 al Vecchio Teatro Ness qui ad Edimburgo. Non infighettarti troppo. Carbry.
Bastian strinse le labbra.
Che seccatura. Detestava il clima di allegria forzata delle feste di Capodanno. Ma purtroppo, ad agosto, era stato così cretino da scommettere che Carbry (che in quel periodo era piuttosto festaiolo) non avrebbe passato Parapsicologia Animale al primo colpo, con un voto superiore a 253.
"Se lo supero, vieni in Scozia a Capodanno" gli aveva proposto Carbry con un sorriso sornione.
"Affare fatto. Tanto ti segano".
Ma quel dannato scozzamericano disseminatore di milze (gli organi giocattolo sparsi per la stanza erano motivo di discussioni costanti fra i due) aveva visto bene di fare una full immersion e di farsi promuovere con 253 e 1/2.
Cosicché, ora, gli toccava andare alla festa del suo caro roommate.
"Che palle" pensò il ragazzo, sommamente contrariato. L'effetto della Felix Felicis, evidentemente, era già terminato.

Mancava poco più di una manciata di minuti alla mezzanotte quando Bastian, sbuffando, spinse le porte a vetri del Vecchio Teatro Ness. Attraversò svogliatamente il foyer, lasciò il cappotto di alpaca all'addetta del guardaroba (la brunetta gli rivolse in sorriso caldo, che lui gelò subito, sibilando: "costa più della sua testa, faccia attenzione") e fece ingresso nel salone gremito di gente.
Nonostante l'affollamento, avvistò subito Carbry che, in un angolo, chiacchierava con una giovane strega vestita di celeste. L'amico sollevò il bicchiere al suo indirizzo, quando lo vide, e con un'espressione alla "dove cazzo eri?" gli fece cenno di entrare.
Poco lontano, un gruppetto di gente conosciuta: la sorella di Carbry con Oliver Baston, suo fidanzato storico e giovane stella del Quidditch nazionale, Cormac McLaggen (nonostante le zampacce che aveva al posto delle mani, Bastian aveva dovuto riconoscere che era abile a Pozioni), Heidi Macavoy (quella era davvero brava) e altri giovani maghi e streghe che lui non conosceva. Insofferente, Bastian decise che si sarebbe trattenuto giusto il tempo del brindisi e poi se ne sarebbe andato.
Nel frattempo, appellò un calice di champagne e spostò nuovamente gli occhi su Carbry e sulla ragazza che si trovava con lui. Era bionda e alta, piuttosto carina.
Al collo, portava...
Bastian la mise meglio a fuoco e rimase di sasso. Per Salazar.
Quella era Alicia.
Alicia Spinnet.

Note:
1) Non ho molto da dire, se non che, effettivamente, i tempi morti si sono ripresentati e mi hanno permesso di andare avanti. Massima irregolarità, lo so, ma si sfruttano i ritagli.
2) Non so voi, ma io spero che lo zio boia e i suoi amici, la riunione di marchiatura di Bastian, non la facciano mai.
3) 'G'Day' è un'espressione di saluto australiana. E 'Basteeeen' è, più o meno, la maniera della Aussie di pronunciare 'Bastian'.
   
 
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