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Autore: Emmastory    05/07/2018    3 recensioni
Tutto ha inizio nella vasta e verde foresta vicina ad un villaggio di umani dove la quiete regna sovrana. Il mondo magico e quello dei mortali coesistono perfettamente, e pare che fra i due non ci sia mai stato il caos. Kaleia è giovane, e fa parte del primo. Abituata a vivere nella calma del suo amato bosco assieme a suoi simili e ad altre creature, è felice e non potrebbe chiedere di meglio, ignara però di un solo e intrascurabile dettaglio. Un giorno le cose cambieranno, e che non vi sarà altro che un conflitto fra luce e ombra. Seguitela nella sua avventura fra bellezze naturali, battiti d'ali leggere e sottile polvere di fata.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-I-mod
 
 
Capitolo XXIV

Verità in fondo al bosco

Tornata in casa, gioivo mutamente di essermi ripresa, sicura che quegli strani svenimenti non mi avrebbero più disturbata. Seduta nel salotto di casa, guardavo dritto di fronte a me, concentrata sul piccolo vaso di vetro in cui tenevo le viole ricevute in dono da Lucy tempo prima. Nonostante lo scorrere del tempo, i petali vantano ancora il loro vero colore, e sembrava davvero che fossero stati appena raccolti. Calma e tranquilla, ne accarezzai qualcuno, e non appena uno dei petali si scontrò con vitreo fondo di quel vaso, il mio viso divenne una maschera di tristezza. Forse sbagliavo, e forse dirlo era un’esagerazione, ma a dispetto di ogni apparenza, quei fiori dovevano aver sofferto almeno tanto quanto me. Abbandonandomi ad un cupo sospiro,  ritirai la mano, e senza dire nulla, provai ad alzarmi. Per una volta, le mie gambe non cedettero, e fatti pochi passi, fui distratta da un suono. Era Bucky, che fermo oltre la mia finestra, grattava e squittiva. Probabilmente voleva che lo seguissi, e annuendo lentamente, guadagnai la porta di casa. Di punto in bianco, il mio umore cambiò in fretta, e di nuovo felice, non riuscii a credere ai miei occhi. Seduta sulla riva del lago, Sky osservava la calma delle acque, e voltandosi, mi invitò a raggiungerla. Muovendomi verso di lei, realizzai il suo desiderio, e non appena mi sedetti, lei mi sfiorò la mano. “Scusami.” Quella fu la sua prima frase, che ascoltai senza proferire parola. Confusa, non seppi cosa dire, e dopo alcuni secondi passati a pensare, fu allora che capii. Era scomparsa dal bosco per qualche tempo, e con il suo ritorno, portava con sé delle scuse riguardanti i nostri precedenti dissapori. Ricordavo ancora il dolore delle ferite procuratemi da Midnight, per cui ora lei non provava che pentimento. Pur riflettendo, non riuscivo a dare un senso a quelle strane ferite, ma ora c’era la possibilità di trovarvi una soluzione. “Perché l’hai fatto?” chiesi allora, conservando la segreta speranza di mettere insieme ognuna delle vitree tessere di quel mosaico.”Mi dispiace, mi dispiace davvero, ma se l’ho fatto è stato per ferire te come tu ferivi me.” Rispose, avendo con quelle parole lo strano potere di aprirmi gli occhi e confondermi allo stesso tempo. Sbalordita, la guardai senza capire. “Ferirti?” Sky, io non ho mai…”biascicai, con un filo di voce. “Lo, so e devi perdonarmi, ma ero… ero gelosa, ecco.” Continuò, mentre la voce le si spezzava come l’ala di un uccellino ferito. “Gelosa?” le feci eco io, ancora incredula. “Sì, vederti con Christopher, così innamorati, così complici, sempre insieme… è stato difficile.” Spiegò, guardandomi con occhi dolenti a causa di un pianto a cui avrebbe solo voluto dare inizio. A quelle parole, mi avvicinai, e sfiorandole una spalla, la abbracciai. “Sky, io… non so cosa dire, dispiace anche a me.” Le dissi in un sussurro, accarezzandole la schiena e scivolando poi nel silenzio. Senza dire altro, rimasi al suo fianco in segno di rispetto, e una volta in piedi, l’aiutai a rialzarsi. “Allora? Pace fatta?” mi chiese, cercando il mio perdono. “Pace fatta.” La rassicurai, sorridendo e abbracciandola ancora in quel mattino dorato e splendente. Quel contatto ci tenne unite per altri lunghi secondi, allo scadere dei quali, ci staccammo ancora. Tornando a guardarla, notai nei suoi occhi un luccichio di puro dolore. Aveva cercato di scusarsi, aveva ottenuto le mie scuse, ma nonostante tutto, non riusciva a smettere di pensarci né a concentrarsi su altro. Ad essere sincera, la capivo, e restandole accanto, le tenevo una mano ferma sulla spalla. Non dicevo nulla, ma ero con lei, e lo stesso valeva per Midnight. Al suo posto nel suo nido di paglia e rami, la guardava fissamente, e in quello sguardo non vedevo che complicità. Poco dopo, anche Bucky le andò vicino, e ignorando quello che credevo essere odio nei suoi confronti, lei lo lasciò fare. “Ci sono.” Voleva farle capire, prendendo posto sulla spalla che le sfioravo e accennando quello che reputai un sorriso. Un messaggio che anch’io tentavo di trasmetterle, e che nel pomeriggio, parve finalmente avere effetto su di lui. Preoccupata, anche Lucy la invitò a giocare, e vedendola accettare, provai sollievo e orgoglio per lei. Dati i nostri trascorsi e le nostre origini, sapevo che era stata costretta come me a far fronte a una situazione più grande di lei, e non biasimandola, facevo quanto in mio potere per aiutarla. Essere fata o umana ora non contava, e l’unica cosa a farlo ora era la sua metaforica lotta contro sé stessa e la realtà a cui nonostante le mie supposizioni pareva non essersi abituata. In quel momento, la vicinanza di ognuno di noi era di grande se non vitale importanza per lei, e quando Christopher, vedendomi così abbattuta a causa sua cercò di baciarmi e risollevarmi il morale, io lo respinsi. Non avevo smesso di amarlo dalla sera alla mattina, certo, ma scambiarmi effusioni con lui in quel momento così delicato giungeva ai miei occhi come una mancanza di rispetto. Come potevo abbandonarmi all’amore e alla dolcezza mentre mia sorella soffriva a quel modo? Avrei voluto, e mentre le circostanze me ne toglievano la forza, passai quel pomeriggio a spremermi le meningi e tentare di aiutarla, sfogliando ancora una volta le pagine dello stranissimo libro trovato da poco nella libreria di casa. Dopo aver scoperto che un rapporto come quello che mi legava al mio Christopher era vietato, non lo avevo più aperto, ma sicura che contenesse altre informazioni sul mondo delle fate, mi ero decisa a rileggerlo. Nel farlo, scoprii di sbagliarmi. speravo di trovare risposte, cosa che peraltro era già accaduta, ma fallendo, lo riposi nello scaffale. “Maledetto libro.” Sibilai al suo indirizzo, non curandomi di sentirlo cadere con un tonfo appena attimi dopo. Stressata, tornai nel bosco, e incatenando di nuovo il mio sguardo a quello di Christopher, mi lasciai stringere. A quanto sembrava, Sky non era l’unica ad aver bisogno di conforto, e al contrario, ora non desideravo altro. “Amore, stai sudando.” Mi disse, guardandomi con aria preoccupata. “Sì, scusa, è solo che… che Sky…” provai a dirgli, bloccandomi senza volerlo e diventando una statua di puro ghiaccio. “Sta male, lo so.” Rispose lui, mangiando la foglia e precedendomi con la su solita maestria. Non sapevo come ci riuscisse, ma era come se a volte riuscisse a leggermi nel pensiero. “Come lo sai?” azzardai a chiedere, confusa. “Si nota molto, e poi, guarda su in cielo.” Disse soltanto, come se leggere le emozioni e i comportamenti umani fosse la cosa più facile del mondo. Seppur stranita da quelle parole, feci ciò che mi era stato chiesto, e sollevando lo sguardo, notai una miriade di nuvole grigie e pesanti spaziare nel cielo appena sopra di noi. Affatto contento, anche Midnight si agitava nel suo nido, e mantenendo il silenzio, mi strinsi ancora al mio lui. “Sai cosa fare?” sussurrai, volgendo un ennesimo sguardo alla mia povera sorella, ancora straziata da problemi che sembravano aver fatto ritorno. “Tocca chiedere a Zaria Vaughn. Forse saprà anche cosa fare con i tuoi lividi.” Mi disse lui di rimando, fornendomi un utile consiglio e apparendo ai miei occhi stressato, frustrato nel sapere di non potermi aiutare direttamente. Rinfrancata da quelle parole, dischiusi le labbra in un leggero sorriso, ed ergendomi sulle punte, non chiesi che un bacio. Innamorato, lui realizzò il mio desiderio, e non appena ci staccammo, guardai di nuovo il cielo. Le nuvole c’erano ancora, e nell’aria si diffondeva odore di pioggia. Presto sarebbe caduta, e qualcosa mi diceva che il tempo atmosferico non era mai stato così capriccioso. Triste e sola, Sky aveva smesso di divertirsi con Lucy, e non dando peso alla presenza di Red, non si mosse da dov’era, scrutando il sempre più scuro orizzonte. Lentamente, i minuti scorrevano diventando ore, e ben presto, il buio calò sul bosco. Pronta, strinsi ancora la mano di Christopher, e avvicinandomi a Sky, mi preparai a dirle la verità. “Devi venire con me. C’è qualcuno che può aiutarti.” Le dissi, avendo cura di non insospettirla. “La vecchia strega?” rispose lei, rifiutandosi di voltarsi e staccare gli occhi dal panorama. “Sì.” Mi limitai a risponderle, invitandola a seguirmi. Senza dire nulla, lei iniziò a camminare al mio fianco, e dopo un cammino che ci parve interminabile, eccola. La stessa casa diroccata e nascosta nel buio del bosco e della sua parte più fitta, in cui viveva colei che Sky considerava una strega. Per quanto ne sapevo, la signora Vaughn non era che un’umana dedita alla magia, e fingendomi sorda a quella considerazione, bussai a quella porta. Come mi aspettavo, la risposta non tardò ad arrivare, e mettendo cautamente piede in quella casa, non dovetti presentarmi, e lo stesso valse per Sky. La donna ci conosceva già entrambe, ma guardando negli occhi Christopher, non potè fare a meno di interrogarsi. “Chi hai portato con te, cara?” azzardò, curiosa e non malevola. Colta alla sprovvista, non ebbi la forza di rispondere, e tentando di proteggermi, Christopher si frappose fra me e lei. “Il suo protettore, signora.” Fu veloce a risponderle, presentandosi e tendendole la mano perché gliela stringesse. “Piacere mio, ragazzo.” Disse la donna, afferrando la sua mano con le dita scheletriche e mostrando un debole sorriso, felice di fare la sua conoscenza. “Il tuo nome?” chiese poi, scivolando nel silenzio in attesa di una sua risposta. “Christopher.” Rispose subito lui, avendo cura di non scattare sulla difensiva, comportamento che, ne ero sicura, non avrebbe certo deposto a suo favore. “Abbiamo bisogno di aiuto.” Tagliai corto io, mettendo fine ai convenevoli e sperando che fosse in grado di dissipare i miei dubbi. A quelle parole, la signora Vaughn mi guardò  con aria interrogativa, e prendendo coraggio, parlai ancora. “Si tratta di mia sorella.” Chiarii, restando calma e mostrandomi seria. “Capisco.” Replicò la donna, volgendo lo sguardo su Sky stessa. “Vieni avanti.” La pregò, restando a guardarla e attendendo che si avvicinasse. Obbedendo, mia sorella non mosse foglia a riguardo, e sedendosi con lei, non disse altro. Con un solo gesto, la signora Vaughn le prese entrambe le mani, e guardandola, la pregò di concentrarsi e guardare nella sua sfera di cristallo. Annuendo, Sky posò lo sguardo su quello strano oggetto, e in quel momento una strana nebbia si palesò al suo interno. Poco lontana, seguii quella scena in assoluto silenzio, e solo allora notai che quella sembrava una sorta di tempesta. Un parallelismo a dir poco azzeccato con il suo stato d’animo attuale, che nessuno di noi sembrava essere capace di decifrare. Conoscendola, sapevo che Sky era un vero enigma, e più il tempo passava, più me ne convincevo. “Che significa tutto questo?” chiese, confusa e leggermente stizzita. “So bene come ti senti, fata del vento. Non ti conosci ancora bene, e un giorno, quando questo accadrà, non sarai più sola.” Spiegò a quel punto la donna, facendo uso dei suoi strani poteri e tentando di predire il suo futuro. In quanto essere magico, anch’io credevo nella magia, e nonostante non avessi modo di dire lo stesso di Sky, decisi di fidarmi del mio istinto, e quella sera, guardando la luna e le stelle, ne scorsi una più lucente delle altre. Riflettendo, ipotizzai che fosse una stella cadente, ma guardando meglio, con Christopher sempre al mio fianco, scoprii che non lo era, ma che al contrario poteva nascondere un altro significato. Al momento lo ignoravo, ma non importava. Durante il viaggio di ritorno a casa, Sky non aveva fatto altro che accarezzare Midnight e apparire molto più calma, e lasciandomi vincere dal sonno, quella notte dormii come una bambina, felice di averla aiutata e di aver trovato le risposte che tanto bramavo proprio in fondo al bosco.

 
 
   
 
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