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Autore: Vago    06/07/2018    3 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Un corvo dalle piume color pece saltellò appena sul ramo su cui si era posato, facendo scappare tra le frasche uno scoiattolo che gli si era avvicinato troppo.
Ai piedi di quello stesso albero, una volpe dai dorati occhi lucenti si accarezzava la folta coda con il muso appuntito.

Come posso salvarci da questa situazione?
Arriveranno, probabilmente in questo momento ci avranno quasi rintracciati.
Stanno diventando sempre più rapidi e precisi nei loro spostamenti.
Com’è possibile che abbiano un simile controllo sulla Trama del Reale? Come possono aprirsi un varco attraverso la sua maglia? Dove hanno trovato quell’arma in grado di ucciderci?
Non me lo diranno mai, tanto.    

Commedia non può combattere, a stento riesce a sopravvivere quando è solo.
Perché Melodia si è sacrificato per lui?
Poteva lasciarlo disgregarsi e disperdersi nell’aria. In questo modo Commedia non sarebbe stato in pericolo finché non fosse riuscito a riaggregare tutto il suo essere e Melodia non sarebbe stato ferito.
Cosa abbiamo guadagnato in tutto questo inutile correre e nasconderci?
Nulla.
Sappiamo solo che possono ucciderci.
No, non è vero, Passione ha ottenuto qualcosa, li ha fatti titubare.
Questo, però, non mi servirà a nulla. Per quanto possano provare ancora sentimenti umani, mi sembra evidente che siano oscurati dalla loro sete di morte.
Commedia, cosa posso farmene di te?

L’aria era pesante e calda e pareva che nessun vento passeggero avesse intenzione di trascinare via quella cappa che aleggiava tra gli alti tronchi.
Il corpo di Epistola non era altro che un lontano ricordo nel sottobosco, lasciato alla natura su cui si era accasciato.
- Tragedia… - disse la volpe, incespicando su quel nome. Solo dopo qualche secondo di pausa riuscì a riprendere parola – Tragedia mi ha detto il perché di quei segni sul suo corpo. –
Il corvo abbassò di scatto il capo per poter puntare i suoi occhi neri sulla creatura bronzea che aveva parlato.
La volpe, non ricevendo risposta, continuò a parlare, tornando ad accarezzarsi la coda. – Mi ha detto che gli servono per ricordare i nostri fratelli caduti. Ne avrebbe uno in più, adesso, se solo ci fosse ancora. –
Il corvo dovette aprire più volte il becco, prima di riuscire a farne uscire qualcosa.
- Secondo me è una scemenza. –
- Cosa? – la volpe alzò il capo di scatto, presa alla sprovvista da quel commento.
- Perché marchiare chi abbiamo perso? Sappiamo tutti chi non c’è più. Piuttosto si sarebbe dovuto segnare chi era ancora vivo, per ricordarsi per chi poteva ancora fare qualcosa. –
La volpe tornò lentamente a strusciare il proprio muso sulla folta coda, pensierosa.

Forse.
Ma a che scopo segnarsi chi dovresti proteggere, se non puoi far nulla? Se sei impotente di fronte agli eventi?

- Epica, cosa pensi di fare ora? –
La volpe rimase in silenzio, muovendo appena il capo.
- Epica? – insistette il corvo saltellando in direzione della punta del ramo su cui si era posato.
- Non lo so ancora, devo riflettere sulle possibilità che abbiamo. Ho bisogno di tempo. –

Dovrei sigillare la Trama, Loro non dovrebbero essere in grado di spostarsi attraverso di essa in quel modo, in teoria.
Ma se potessero?
Ci troveremmo senza la spada del Fato in balia del Loro potere.

La Trama tremolò appena, facendo ondeggiare lievemente i tronchi come se fossero stati visti attraverso una corrente d’aria bollente.

Non ho più tempo per pensare.
Stanno arrivando. Saranno qui a momenti.
Non posso combatterli, non posso vincere contro di loro.
Ne ho uccisi tre, è vero, ma il campo di battaglia mi era favorevole.
Non posso combatterli.

- Commedia, vattene. Scappa lontano. –
- Epica, non posso lasciarti qui! –
- Vattene, posso combatterli, se sono solo. –
- Ma, Epica… -
- Ho detto vattene! –

Dannazione, Commedia, obbediscimi!

Scusami…

Il corvo si alzò in volo, scomparendo tra le frasche pendenti.
Pochi attimi dopo, cinque figure nascoste dalle lunghe tuniche scure comparvero tra gli alberi, calpestando la poca erba che lì era riuscita a ricavarsi uno spazio nel sottobosco.
La figura di una giovane donna dal corpo magro e dai corti capelli neri gli stava di fronte, ritto, con gli occhi gialli come l’oro che risplendevano in direzione dei loro volti.
- Finalmente hai smesso di scappare. – disse il primo della colonna, alzando nella sua direzione la punta della lama nera.
- Avete ucciso tutti i miei fratelli. Non vi basta ciò? –
- Dobbiamo epurare il mondo da creature come voi e lo faremo fino in fondo. – L’uomo si tolse dal capo il largo cappuccio che teneva in ombra i suoi lineamenti.
Un paio di occhi verdi dalla sclera completamente annerita si posarono sulla fanciulla, duri come rocce. Il capo completamente rasato luccicava appena per le gocce di sudore che lo imperlavano.
- Ne siete proprio sicuri? Posso… posso fare qualsiasi cosa vogliate, potrò essere chiunque voi mi chiediate di diventare. –
Un bassissimo vociare si levò dai quattro uomini ancora interamente ammantati. La punta della spada, fino ad allora sollevata e perfettamente immobile, quasi fosse stata una statua ad impugnarla, fu percorsa da un tremolio.
- No. Dobbiamo ucciderti. – il capo dell’uomo armato si arricchì di nuove gocce di sudore.

Chi sei? Perché stai combattendo le tue pulsioni umane?
È quella spada? Che possa essere qualcosa di più di una semplice arma?
Spero che Commedia mi abbia obbedito, ma non posso voltarmi per controllare.

- Non dovete uccidermi per forza… - la fanciulla piegò il capo di lato, esattamente come aveva visto fare a Passione decine di centinaia di volte – Pensate a quante cose potrei fare… -
Il vociare si levò di nuovo dal gruppo rimasto indietro, ma subito fu zittito da un gesto della mano dell’uomo dalle sclere nere.
- Tu morirai. – disse ancora con fredda risolutezza.
Uno degli uomini che gli stavano alle spalle gli si avvicinò quasi con riverenziale timore.
- Maestro, ne è sicuro? Pensi al potere… -
La lama nera si aprì un passaggio all’interno del torace del secondo individuo, sfilandosi poi solo per permettergli di accasciarsi a terra per fare gli ultimi boccheggi della sua vita.
L’uomo che impugnava l’arma fu percorso da un brivido, i suoi occhi si allargarono, guardando il corpo morente a terra come stupito da quello che lui stesso aveva fatto.
Tornò quasi subito, a rivolgersi alla creatura femminile che gli stava davanti.
- Quest’oggi tutto finirà. –
L’imponente spada dalla lama bronzea comparve nell’esile mano della fanciulla dagli occhi dorati. Le labbra fini si serrarono, così come le palpebre che ridussero i suoi occhi a fenditure lucenti.

Perché ho provato a trattare con loro?
Non avrebbe mai potuto funzionare.
Devo combattere, se anche perirò in battaglia, Commedia dovrebbe essere al sicuro. Non sospettano della sua esistenza, credo.

Numerosi rami si ruppero al passaggio rocambolesco di un adone in armatura bronzea, comparso a un paio di metri di altezza dal terreno.
L’armatura impattò sulla fanciulla armata, strappandole i bianchi abiti leggeri che indossava e scorticandole la schiena. La testa incorniciata dai corti capelli neri colpì violentemente terra, per poi non muoversi più.
La spada bronzea si piantò nel terreno, vibrante.
- Fermi! – rombò una voce dall’interno dell’elmo lucente, fluttuando di intensità e tono – Non uccidetela. Vi ha mentito, siamo rimasti in due. –
- Ci hai risparmiato il disturbo di darti la caccia, creatura. – gli rispose l’uomo armato, dirigendo la punta della spada che impugnava in direzione della sua gola.
- Avete visto ciò di cui sono capace, ho ucciso tre vostri compagni e farò altrettanto con tutti voi, se ucciderete questa Musa. Voglio offrirvi però un accordo. –
Una lunga pergamena comparve tra le mani dell’adone, sulla sua superficie centinaia di caratteri si rincorrevano.
L’oggetto provocò un vociare ancora più intenso tra i restanti uomini ammantanti, che osarono fare pochi passi avanti per poter leggere di cosa trattasse.
- È un contratto legato alla mia magia. Se lo firmerete, io diverrò vostro servitore per sei secoli, concedendovi la possibilità di aumentare questo tempo in caso di miei errori, in cambio voi vi impegnerete a mantenere in vita quest’altra Musa, ovviamente come vostra prigioniera. –
Uno degli uomini ancora incappucciati si levò il manto dal capo sudato, avanzando ancora verso il contratto che gli veniva posto.
- Maestro, ci pensi, a cosa ci serve ucciderle se possiamo sfruttarne il potere? La prego, firmi. –
L’uomo armato parve tentennare a quelle parole, non riuscendo però a staccare gli occhi dalla sclera nera dell’adone.
- Maestro, la prego! – si intromise un secondo uomo, osando appoggiare una mano sulla spalla del suo interlocutore.
L’uomo armato si voltò di scatto, puntando la sua spada in direzione di chi lo aveva sfiorato.
- Maestro, torni in sé! Possiamo avere tutto! – riprese il primo chiudendo le proprie dita attorno al polso del suo maestro,  tentando di fargli mollare la presa sull’elsa che stringeva.
Dalla lama nera proruppe un’esplosione di denso fumo che gettò a terra i tre uomini che tentavano di riportare alla ragione la loro guida. Una nera figura indistinta si stagliò tra gli alberi.
- Uccidili tutti! – ruggì in direzione del suo servitore armato. Questi, però, in un disperato guizzò di ragione o scintilla di terrore a quella vista perse la presa sulla spada che gli era stata affidata, lasciandola cadere in direzione del suolo.
L’adone si mosse tremante ma veloce. Le sue dita lasciarono la presa sul contratto per permettere ai suoi guanti d’arme di chiudersi attorno all’elsa della spada bronzea, illuminandosi delle centinaia di scintille che questa produsse. Fendette poi il terreno nella quale si era piantata, fino ad aprire uno squarciò là dove la spada nera sarebbe caduta.
Solo quando la fenditura fu sufficientemente grande si permise di lasciare la presa, lasciando cadere la sua arma nello stesso taglio che aveva prodotto, seguita dalla sua rivale.
- Io ti sigillo. – disse ancora il soldato bronzeo con il fiatone e i palmi dei guanti ustionati fin nel profondo della loro essenza.
La fenditura si richiuse, facendo contorcere e accartocciare la Trama del Reale che tutto intorno li circondava.
- Hai fatto una cosa grave, tu! – ruggì l’ombra fumosa – Ma non importa. Non potrete in due tenere a bada tutte le forze di questo mondo e presto potrò riprendere il posto che mi spetta al tavolo degli dei! –
L’ombra si dileguò nell’aria, lasciando l’adone ansimante inginocchiato a terra, attorniato dal corpo privo di sensi di una fanciulla dalla schiena ferita e da quattro mortali dagli occhi colmi di terrore.
Poche gocce di sangue vermiglio caddero sul fondo della pergamena.
- Il tuo patto è stato siglato. – la voce flebile di uno dei seguaci che aveva osato opporsi al proprio maestro si avvertì appena nella cappa di aria calda che aleggiava.
L’adone abbassò il capo verso il terreno in segno di resa, non muovendosi neppure quando due di quei mortali si caricarono sulle spalle il corpo della ragazza che aveva cercato di proteggere, trascinandola fuori da quella macchia di verde.
Una solitaria, spessa riga bianca comparve sull’elmo bronzeo.




Angolo dell'Autore:

Con oggi siamo arrivati a ben due momenti estremamente importanti per questa storia.
Il primo, come anticipato, è la ripresa delle pubblicazioni settimanali. Quindi la settimana prossima preparatevi per un capitolo talmente corto e poco studiato che vi ci vorranno un paio di ore per finirlo. Il capitolo 20.5 è colossale, molto più di quanto avevo preventivato.
Il secondo, più evidente, è il punto della storia a cui siamo arrivati. Tutto è successo, le Muse sono state sconfitte, Commedia ha appena posato l'ultimo mattone per aprire la strada al Viandante e, finalmente, è stato rivelato come mai è Epica ad essere imprigionata e Commedia quella libera.
Io spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla settimana prossima, dove, dopo un capitolo lungo, seguirà un angolo dell'autore altrettanto pregno.
Vago
   
 
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