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Autore: Angel TR    06/07/2018    3 recensioni
21 lettere per 21 storie.
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Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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Nome: Angel Texas Ranger
Fandom: Tekken
Rating: Giallo
Personaggio: Geppetto Boskonovitch
Ship: no


U - Utopia


La cosa bella di essere un immigrato è che puoi insultare il tuo boss senza essere compreso.
Ora, però, Geppetto non è più uno straniero e non può più assestare fendenti velenosi in russo, sghignazzando perché i tagli che lasciavano non erano visibili agli occhi dei giapponesi.
Ora Geppetto è tornato a casa, al punto di partenza e, per di più, sa che manca poco alla fine. Alla fine della mia vita o della sua? Si ferma nel bel mezzo del suo bunker di ferro allestito a laboratorio e sospira, desolato. Dai gradi che il tabellino attaccato al muro segnala capisce che è scesa la notte in Siberia. È passato un altro giorno, pensa distrattamente.
A dodici anni gli appiopparono il titolo di "Scienziato del Futuro" e la Mishima Zaibatsu fece di tutto per accaparrarselo. Nel corso degli anni spesi a lavorare per quei pazzi, Geppetto aveva costruito animali cyborg, bracci meccanici e visto esseri umani trasformarsi in demoni.

E ora lascerò mia figlia – o ciò che ne resta – nelle mani dell'erede del sangue maledetto.

Fa scorrere la mano lungo la capsula che contiene il corpo robotico della figlia.
«Mi odierai» sussurra. «Ma forse non a lungo. Forse, nella più perfetta delle probabilità, troverai un modo per non seguire le orme di tuo padre. Forse, se questo Dio in cui non credo decide di ascoltare per una sola volta nella vita l'unica speranza che ho, non sarai un robot obbediente e senz'anima. Forse forse, ti ricorderai la mia voce e saprai che non sei sola, che non sei stata creata con dei bulloni ma con un grande amore. Hai resistito a una malattia devastante...» gli si spezza la voce. Cercando di controllare i singhiozzi, continua «... resisterai anche ai Mishima e ai loro piani perché tu possiedi qualcosa che loro non hanno: l'amore per la vita».

Sua figlia giace immobile. Sembra dormire. Geppetto sa che le possibilità che lei abbia memorizzato le sue parole sono scarsissime. Sospira e si allontana dalla capsula, il passo incerto a tenergli presente l'età che avanza, una macchia sugli occhiali doppi come fondi di bottiglia.
Si accascia sulla sedia di plastica e seppellisce il volto nelle mani nodose perché sa anche che quello che vede lui non lo vede il resto del mondo. Chi mai vedrà in quell'androide una figlia da accudire, un'amica da ascoltare, una ragazza da amare?
Geppetto scuote la testa. Mantenere viva la fiamma della speranza, per quanto fiacca e fredda, è sempre meglio di soffiarci sopra.

In un mondo perfetto, lui avrebbe visto sua figlia crescere, trovare un lavoro all'altezza del suo cervello, magari sposarsi e dargli dei nipoti.

In un mondo perfetto, Alisa non si sarebbe ammalata, non si sarebbe ridotta a un guscio vuoto di microchip e fili, non sarebbe stata costretta a eseguire gli ordini dei Mishima.

Ma il mondo dove Geppetto Boskonovitch aveva buttato sua figlia era tutt'altro che perfetto; era meschino e approfittatore e spolpava vive quelle come Alisa.

«Mi dispiace, figlia mia» è tutto quello che può aggiungere Geppetto.


N/D: secondo me, quando Geppetto progettava Alisa, ha avuto le migliori crisi di coscienza. Me lo immagino isolato dal mondo, in un bunker in Siberia, nel suo camice bianco e gli occhiali a fondo di bottiglia. Menomale che arriva Lars u.u

  
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