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Autore: Rexmin    07/07/2018    0 recensioni
Dal secondo capitolo:
Ho teso la corda, con la freccia verso l'alto, la punta di ferro che scintillava al sole. Sam mi aveva detto come calcolare l'angolazione in base alla distanza. Ho ripensato al mio primo tiro, mezzo anno prima, quando avevo visto la freccia fare centro prima di averla tirata. Dovevo aver visto nel futuro, come diceva Cylia. Ci ho provato di nuovo. Era la terza volta quel giorno. Ho visto la freccia volare. Le ho quasi imposto di fare centro, come quando stai sognado e ti accorgi che è un sogno, e controlli gli eventi.
'Devo crearmi il mio futuro' ho pensato.

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(La storia è ambientata prima della serie di Percy Jackson, prima che nasca Talia. Quindi non comparirà nessuno dei personaggi della serie, se non Chirone, gli dei e altri personaggi così)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l'ultimo lunedì di scuola. Mi ero appena svegliata al suono della mia sveglia, ma volevo continuare a dormire. Quella notte mi ero svegliata verso la due della mattina a causa di un incubo, e non ero riuscita a riaddormentarmi per almeno un ora. Ma dovevo alzarmi: per le sette e mezza io e mio papà dovevamo essere in macchina, poichè da casa mia a scuola c'era un pò di strada, e dopo lui andava alla sua officina aggiustatutto.

Mi sono alzata dal letto è ho guardato fuori dalla finestra. Si vedeva in lontananza il boschetto, e il cielo al di sopra era totalmente azzurro. Il terreno però era zuppo: quella notte aveva piovuto. Un altro motivo per cui non ero riuscita ad addormentarmi, la pioggia che batteva sui vetri e tutti i tuoni.

Ho ripensato al mio incubo. Anche lì pioveva proprio come quella notte... mi sono venuti i brividi ripensandoci. Ma era stato solo un incubo. Probabilmente sentendo la pioggia fuori, l'avevo vista anche nel sogno.

Mi sono alzata ancora insonnolita e ho lanciato un altra occhiata al cielo. Ho rivisto la pioggia. 'Pioverà anche oggi.' ho pensato. 'Anche se il cielo è azzurro pioverà anche oggi'. Non so perchè, ma ne ero assolutamente sicura, e mi sono fidata del mio intuito. Altre volte mi era capitato di essere sicura di qualcosa, e le mie sicurezze si mostravano sempre veritiere.

Sono scesa in cucina per fare colazione, e c'era mia madre che si faceva la sua consueta tisana.

“Oggi ti accompagno io a scuola” mi ha detto continuando a girare l'infuso nella tazza.

“Perchè? Papà non può?” gli ho chiesto corrucciata, ma ero anche un pò preoccupata... nell'incubo... no, era stato solo un sogno.

“Ieri ha lavorato fino a tardi per questo cliente che aveva fretta, quindi si vuole prendere un giorno di pausa” mi ha risposto sempicemente.

Dispiaciuta, e anche un pò sollevata, mi sono preparata la colazione e ho finito di vestirmi e mettere le mie cose nello zaino.

Appena prima di uscire dalla porta ho preso l'ombrello e ho infilato anche quello nello zaino.

“Perchè te lo porti?” ha chiesto mia mamma sorpresa. “È una bella giornata.”

“Lo so, ma pioverà lo stesso” ho risposto sicura e ho guardato di nuovo il cielo. C'erano delle nuvollette all'orizzonte, e le ho viste ingrandirsi e diventare nuvoloni neri, coprendo tutto e facendo piovere. Si, avrebbe piovuto.

A scuola non è successo niente di speciale. Apparte il fatto che a metà mattina ha iniziato a piovere. All'uscita ero l'unica ad avere l'ombrello, poichè tutti speravano nella bella giornata, visto che ormai stava arrivando l'estate. Ovviamente ho offerto a Cylia di ripararsi anche lei con il mio fino al parcheggio dove probabilmente l'aspettava sua madre.

“Ma come hai fatto?” mi ha chiesto durante il piccolo tragitto, guardandomi incredula.

“A fare cosa?”

“A sapere che avrebbe piovuto! Era impossibile immaginarlo stamattina!”

“Bè...” non le volevo dire che lo avevo semplicemente capito dal nulla, sarebbe parso strano... ma era la mia migliore amica, mi potevo fidare. “L'ho semplicemente capito, mi sono svegliata e ho pensato: 'oggi pioverà'.” gli ho spiegato. Lei mi guardava ancora più incredula.

“Uao! È come se avessi previsto il futuro!” mi ha detto entusiasta. “E... ce la fai a farlo altre volte? Di prevedere il futuro?”

Non mi piaceva questo modo di mettere la questione, io avrei detto che avevo solo un buon intuito, ma effetivamente lo avevo fatto diverse volte, e non mi sbagliavo mai.

“A dire il vero si... ma piccole cose, come questo: sapere che tempo farà, le un oggetto sta per cadere... cose così.” le ho detto lentamente.

“Oh mio dio, è fantastico! Dai, prova a prevedere qualcosa!” mi ha spinta scherzosa.

“Cosa? No, non ce la faccio così, quando voglio, mi succede e basta...” ho cercato di frenarla. Ma lei insisteva ridendo.

“Dai, su, se hai qualche potere devi imparare a usarlo! Prova a... capire di che colore sarà la prossima auto che entrerà nel parcheggio!” mi ha proposto ancora. Ovviamente lo stava prendendo per un gioco, e forse era meglio così.

“Va bene, ci provo...” mi sono arresa.

Ho guardato l'entrata del parcheggio, e ho provato a concentrarmi. 'Di che colore sarà la prossima auto?' mi sono chiesta da sola. E ho visto una macchina giallo chiaro entrare e parcheggiarsi in un posto vicino a noi. Poi ho sbattuto un pò le palpebre e la macchina non c'era più.

“Sarà gialla” ho detto a Cylia. “Una macchina giallo chiaro, e si parcheggierà proprio qui” ho continuato, indicando il posto accanto a noi. Cylia mi ha guardata ad occhi spalancati.

“Stai dicendo sul serio?” Ora non rideva più. Io ho sorriso nervosa.

“Si... cioè, l'ho vista entrare e poi è scomparsa, quindi credo...”

Cylia si è bloccata all'improvviso e ha fissato l'entrata. Una macchina gialla stava attraversando la strada e si stava parcheggiando. Io mi sono spostata tirandomi dietro Cylia, perchè eravamo quasi dentro il suo posto. Cylia si è voltata lentamente verso di me, totalmente scioccata.

“Tu... hai appena... cioè...” ha deglutito. “Prevedere che tempo fa puoi anche indovinare, ma la macchina... capire il colore... neanche fosse un colore frequente! E pure dove andrà a parcheggiarsi... È...” sembrava impazzita, non smetteva di spostatare gli occhi da un punto ad un altro.

“Cylia!” l'ho afferrata per le spalle “Dai, smettila! Non è niente di troppo speciale...”

“Niente di troppo speciale? Sei seria?” ora sembrava arrabbiata. “Shara, tu puoi prevedere il futuro!” ora invece sorrideva un poco. “È fantastico!” ora era sprizzante di gioia. Non sapevo che fare. Ha continuato a farfuglare tutto quello che potevo fare prevedendo il futuro, e alcuni ragazzi della scuola hanno iniziato a guardarci. Era sempre lunatica lei, e credeva in tutte le cose sovrannaturali che potessero mai esistere.

“Cylia, abbassa la voce, ci guardano tutti.” le ho sussurrato, e lei si è zittita, ma continuando a sorridere. “Non lo devi dire a nessuno, va bene?” le ho detto.

“Okay, prometto” ma continuava a sorridere e le luccicavano gli occhi.

A questo punto ha suonato un clacson e ci siamo voltate. Era la madre di Cylia, che vedendoci parlare così tranquillamente mentre la scuola era già finita evidentemente si stava stufando ad aspettraci. Ho accompagnata Cylia sotto il mio ombrello fino alla macchina e ci siamo salutate. “Non una parola” le ho sussurrato all'ultimo. “Non fiaterò” mi ha assicurato lei.

Io dovevo andare alla lezione di tiro con l'arco, e avendo lasciato il mio arco là l'ultima volta, ci potevo andare senza passare da casa, prendendo un autobus.

Negli ultimi tempi, visto che ormai ero abbastanza brava, aiutavo Sam ad insegnare agli altri ragazzi, alcuni anche più grandi di me, o aiutare quelli che già se la cavavano. A me non dispiaceva, e comunque facevo sempre qualche tiro di dimostrazione per quelli che per esempio facevano la lezione prova per decidere se iscriversi o no, e rimanevano sempre meravigliati, così che si iscrivevano subito per riuscire a fare tiri come i miei. Io li incoraggiavo, anche se sapevo che arrivare al mio livello era quasi impossibile. L'unico che riusciva a battermi in precisione era Sam. Quando avevo iniziato a tirare da 100 metri facendo tracciare alla freccia un arco nell'aria, mi aveva fatto vedere come fare, e la sua freccia era elegantemente volata in cielo per piantarsi nel perfetto centro del bersaglio. Io quasi quasi non riuscivo neanche a vederlo il bersaglio, e questo problema non ero ancora riuscita a superarlo quel lunedì.

Quel giorno non c'erano ragazzi nuovi, ma alcuni aveva bisogno una mano. Quando mi sono liberata era quasi ora di andare a casa, ma volevo provare quel tiro. Mi sono messa i miei guanti da arciere e sono andata con il mio arco e alcune freccie alla linea di 100 davanti al mio bersaglio. Era anche messo in un angolazione così che il sole mi andava in faccia, peggiorando la mia visuale del bersaglio. Ma era solo una sfida in più che dovevo riuscire a superare. Immaginai quel bersaglio come uno dei mostri di cui parlava Sam con mio papà, se mai esistevano. 'Un mostro potrebbe anche essere messo contro luce' ho pensato. 'Ma devo comunque riuscire a colpirlo'.

Ho teso la corda, con la freccia verso l'alto, la punta di ferro che scintillava al sole. Sam mi aveva detto come calcolare l'angolazione in base alla distanza. Ho ripensato al mio primo tiro, mezzo anno prima, quando avevo visto la freccia fare centro prima di averla tirata. Dovevo aver visto nel futuro, come diceva Cylia. Ci ho provato di nuovo. Era la terza volta quel giorno. Ho visto la freccia volare. Le ho quasi imposto di fare centro, come quando stai sognado e ti accorgi che è un sogno, e controlli gli eventi.

'Devo crearmi il mio futuro' ho pensato. Non so perchè l'ho pensato, ma doveva essere così è basta.

Ho visto la freccia fare un centro perfetto. Sono ritornata alla realtà, con la freccia tesa e le dita che facevano male nonostante i calli e il guanto. 'Il futuro è stato deciso e non si può più cambiare'. Mi sono sorpresa dei miei stessi pensieri; da dove mi era uscita una frase del genere? Ma sapevo che era così. Ho puntato un pò più in basso e un pò più a destra, e ho teso di più la corda. Ecco. Così avrebbe fatto centro.

Ho lasciato la corda e la freccia è partita, volando nell'aria, andando in piacchiata verso il bersaglio e trafiggendolo. Non riuscivo a vedere se avesse fatto veramante centro, quindi mi sono avvicinata correndo. Sono rimasta sbalordita. Era un centro perfetto. Ho estratto la freccia e ho visto che la punta era tutta ammaccata. Possibile che avessi tirato con tutta quella potenza?

Anche Sam doveva essere rimasto sbalordito. “Come hai fatto?”

Io mi sono presa un colpo perché mi ero accorta solo in qual momento che mi stava guardando. Da tutto il tempo probabilmente.

“Emh, non lo so...”. Non volevo rivelare anche a lui il mio 'potere', ma non sapevo che scusa inventarmi. “Ho cercato di calcolare l'angolo anche in base al vento e... si, quello”. Sam mi squadrava pensieroso. “È poi forse è stata fortuna” ho concluso.

Non sembrava convinto, ma ha alzato le sopracciglia e ha detto: “Ti volevo dare una cosa” e si è avviato verso la casetta degli attrezzi. Io l'ho seguito. Là ha preso una faretra piena di frecce e me l'ha mostrata.

“Queste sono freccie speciali” mi ha spiegato, e ne ha estratta una. Era fatta molto bene.

“La punta è fatta con un bronzo... particolare. Di sicuro è più duro del ferro.” ha accennato alla mia freccia ammaccata che avevo posato sul tavolo. A quando mi risultava però il bronzo è più morbido del ferro. Ma quello era un bronzo particolare, come aveva detto Sam. Mi ha porso la freccia, e prendendola ho sentito che il peso era perfettamente bilanciato tra punta e coda, e il bronzo della punta effetivamente era un po' strano. Era come se rispendesse.

Mi ha messo in mano anche la faretra. “Portatele insieme all'arco. Ormai meriti frecce più decenti, visto il tuo livello” mi ha detto sorridento.

Poi lo ho aiutato ha mettere un po' in ordine gli archi e le freccie lasciati dai altri ragazzi e mi ha accompagnato a casa con la macchina, dicendo che voleva parlare con mio papà. Altre volte capitava che mi accompagnasse lui per poi passare la serata con noi. Era diventato un amico per tutti. Ma quando me l'ha detto quel giorno sembrava un po' preoccupato. Ho ripensato subito al mio incubo. Ero riuscita a distrarmene durante la lezione, ma ora mi sono venuti di nuovo i brividi. Possibile che...? No. No, era stato solo un incubo, mi stavo suggestionando da sola. Mi sono convinta che Sam probabilmente aveva qualche altro problema a casa.

Il viaggio è stato silenzioso, e nel mentre ho revisionato mentalmente tutti i compiti di scuola che avevo, per farmi il conto di quanto sarebbero stati noiosi: avevo da fare delle equazioni (potevo cavarmela), un tema (anche con questo nessun problema, ero brava a scrivere i temi), studiare delle copie di storia (semplicemente una noia) e ricopiare sul quaderno di epoca un testo di quattro facciate. Quest'ultima cosa mi turbava, anche se era praticamente la più facile; dovevo solo ricopiare un testo. Il fatto era che avevo una calligrafia pessima, scrivevo esattamente come scrivevo in terza quando abbiamo imparato il corsivo e non riuscivo a migliorarmi minimamente. Questo era uno svantaggio in tutte le materie, ma quando si trattava di scrivere sul quaderno di epoca la maestra pretendeva cura nella scrittura, e io proprio non ce la facevo. Quindi la maestra non faceva altro che rimproverarmi per le lettere deformate e righe sballate.

Siamo arrivati a casa, e mia mamma era fuori che dava l'acqua nell'orto. Cosa che solitamente faceva mio papà.

“Ah, ciao Shara, ciao Sam!” ci ha salutati posando il tubo che stava dirigendo nella direzione giusta.

“Ciao Micol” ha salutato di rimando Sam. “Vedo che stiamo badando alle piante” ha aggiunto sorridendo.

“Si... Buck stamattina si è fatto male mentre aggiustava un pezzo di tettoia che stanotte si era staccato con il temporale, e ho dovuto sostituirlo nelle sue faccende quotidiane...” gli ha spiegato mia mamma. Lui ha annuito ancora sorridendo, capitava spesso che mio padre si facesse male mentre lavorava, ma il suo sorriso è sparito un poco sottomesso dalla preoccupazione. Io ho cercato di non farci caso, ma mi è venuto lo stesso un brivido.

Quando mia mamma ha finito di abbeverare l'orto siamo entrati e le ho fatto vedere le mie nuove freccie, spiegandogli quello che mi aveva detto Sam al loro proposito, e lui mi guardava, forse compiaciuto del fatto che avessi capito la particolarità delle freccie. Lei ha detto che avrebbe fatto un frullato alla frutta in onore al mio tiro fortunato e io sono salita nella mia stanza per iniziare a fare fare i compiti, Sam invece è andato nella camera accanto dove riposava mio papà.

Ho deciso di iniziare con il copiato, così da non avere fretta, cosa che avrebbe sicuramente peggiorato la mia calligrafia. Ho scritto il titolo del testo con la matita colorata; la parte più difficile, perché le matite fanno attrito sulla carta. Dopo ho iniziato a scrive il testo con la penna, cosa più facile, perquanto la penna scorre più liscia delle matite. Mi stavo concentrando al massimo per cercare di fare delle 's' che non sembrassero 'r' e 'a' che non sembrassero 'o', e iniziava a farmi male la mano. Dopo un po' mi sono accorta di aver scritto quasi in verticale sulla pagina. “Diavolo!” ho imprecato sottovoce. La maestra mi aveva consigliato di farmi le rige con la mina per poi cancellarle ma me lo ero dimanticato e ora la penna non si poteva cancellare. Ho cercato di scrivere le altre righe in modo da formare un ventaglio fino a quando sarebbero state dritte, ma ormai la mano mi faceva troppo male e le lettere simili si stavano confondento. Ho abbandonato la penna e il quaderno, ho preso una mina e un foglio a caso, e mi sono messa a fare un disegnino. Il problema della mia calligrafia non era la mano o il modo in cui tenevo la penna, perché a disegnare ero brava. In un minuto avevo disegnato un personaggio che sembrava un ragazzino timido. Non era dettaglaito, ma i tratti si riconoscevano bene. Aveva una maglietta a maniche corte infilata nei jeans, scarponi e i capelli lunghi ai lati con un ciuffo davanti, tipo.

'Chissà chi è' mi sono chiesta da sola.

'Probabilmente solo un tizio a caso' mi sono risposta da sola.

La mia mano era di nuovo rilassata e stavo per rimettermi a fare il copiato, quando ho sentito mio papà nella stanza accanto gridare un “Ahia, Sam, vacci piano!”

“Sei stato tu a muoverti!” gli ha risposto Sam.

Non potevo vedere cosa stavano facendo, ma probabilmente Sam si stava occupando della ferita che mio padre doveva essersi fatto quella mattina. Era abbastanza bravo in questo genere di cose, e negli ultimi mesi era stato il medico personale di mio papà, che con i dottori non andava molto daccordo.

Dopo qualche altro lamento Sam ha ripreso a parlare: “Comunque, non mi hai ancora detto come te le sei fatte...”

“Ieri notte... è scattata una delle trappole che ho messo ai confini e sono andato a controllare.” ha cominciato mio papà.

Io sono trasalita. 'Non può essere. Mamma ha detto che si è ferito stamattina.'

“C'enerano almeno cinque, o forse quattro, non sono riuscito a capirlo con tutta quella pioggia” ha continuato.

'Oddio' mi stavano venendo di nuovo i brividi 'Cinque. Si, erano cinque'

Mio padre stava raccontando a Sam esattamente quello che era successo nel mio incubo. Era tutto vero.

“Sono sempre quelle empuse, ce l'hanno con me dopo quello che gli abbiamo fatto nell'impresa, ricordi?” ha detto mio padre. 'Ecco cos'erano quelle... cose.' mi sono detta. Non volevo pensarci, ma mi ricomarvero chiare in mente: avevano gli occhi rossi e zanne e artigli affilati, e le gambe... erano una di asino e l'altra di bronzo.

“Si, ma a quei tempi eravamo preparati. Come hai fatto a sopravvire? Cinque contro uno...” disse Sam.

“Sono vivo per miracolo. Sono riuscito a farle cadere in un altra delle trapole e poi... credo che non mi volessero veramente uccidere.”

Ricordavo la scena del mio incubo. Lo avevano accerchiato e lo attacavano, lui cercava di difendersi con una spada di bronzo. Ora che ci ripensavo mi sono resa conto che era lo stesso bronzo di cui erano fatte le mie nuove freccie. Mio papà era riuscito a colpirne una e quella si era disintegrata, non so come. Aveva continuato ad indietreggiare mentre tentava di perdere tempo. Le empuse, così le aveva chiamate mio papà, gli stavano dicendo qualcosa.

“Che vuoi dire?” stava chiedendo Sam in quel momento.

“Non volevano me”. Ha fatto una pausa. “Volevano Shara”.

La nostra madre non lascierà che la Creatrice di Futuri continui a vivere.” avevano detto. “Intralcia il suo compito. E intralcerà anche il piano del nostro fratello... ma questo te lo ha già detto Apollo, vero?”

Mio padre non aveva risposto, era arrivano nel punto dove c'era la trappola. Altre due empuse sono state disintegrate da delle lame che spuntavano dal terreno appena ci passavi sopra. Le unltime due hanno indietreggiato.

Sei stato avvertito, figlio di Efesto. Ti conviene darci la tua 'figlia' se non vuoi fare una brutta fine insieme a lei”

E se ne sono andate, lasciando mio padre con delle brutte ferite sui bracci e una sul petto.

“Cosa centra mio padre? Cosa ti ha detto?” stava chiedendo Sam. Mio papà gli aveva raccontato quello che avevano detto le empuse. Ha sospirato.

“Shara, lei... avrei dovuto dirglielo prima-” Non ho potuto sentire il resto perché mia mamma aveva acceso il frullatore. 'No, perché proprio ora?' ho pensato. Sapevo che non era giusto origliare tutte le loro discussioni, ma maggiorparte di esse aveva qualcosa a che fare con me, e io le volevo ascoltare. E ora mio padre stava dicendo a Sam qualcosa che avrebbe dovuto dire a me. Avevo più che diritto di origliare, ma il frullatore rumoroso me lo impediva proprio adesso.

Finalmente il frullatore ha smesso di fare rumore. “Devi portarla al campo, è la cosa migliore. E non ci saranno problemi con la casa, anche se non verrà riconosciuta puoi garantire tu” stava dicendo Sam.

“Si, hai ragione... ma facciamo almeno finire l'anno scolastico.” ha detto mio papà. “Poi... gli racconterò tutto”.

Mia madre ci ha chiamati per bere il frullato, ma io stavo cercando di riconnettere tutto quello che si erano appena detti mio padre e Sam.

Almeno mi avrebbe raccontato tutto.

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Angolo dell'autrice: Buongiorno, buonasera. Ho finalmente finito di scrive il secondo capitolo. Il problema è che solo ora che ho iniziato a scrivere sto veramente pensado a cosa deve succedere, quindi devo pensare un sacco.
Lasciete una recensione se vi piace e se volete sapere cos'altro succederà così sono più motivata a scrivere, diciamo. E ovviamente qualche consiglio o critica è ben accettata.
.. o anche sospetti sul futuro della creatrice di futuri (gioco di parole!).
Spero di poter aggiornare presto.
   
 
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