Quel giorno il mare era molto agitato a causa del forte vento. Le onde s’infrangevano fragorose sulla scogliera mentre Irene le osservava dalla finestra. Era ancora troppo presto per la solita passeggiata nel bosco con Lucy e le nuvole grigie e minacciose di pioggia, le suggerivano che oggi non si sarebbe proprio mossa di lì.
Erano dieci anni che la principessa abitava in quella casa. Era stata mandata a balia all’età di otto anni a causa della prematura scomparsa di sua madre e, si era così abituata a vivere in casa di Lucy, con i suoi figli e i suoi animali, che tornava poche volte al castello, solo quando c’era suo padre. Ma suo padre, re Arthur, era sempre impegnato in guerre e campagne militari e tornava raramente. Irene non sapeva cosa fare in quel castello così grande e così buio per lei, senza nessuno con cui giocare, senza nessuno con cui parlare. Per questo aveva tacitamente deciso di restare lì con la sua balia che ormai, era diventata come una seconda mamma.
L’orologio batteva il primo rintocco delle cinque e le nuvole erano diventate meno scure. Della pioggia neanche più l’odore. Irene si alzò in piedi e andò a chiamare Lucy, seguita da Turnip, il suo gatto.
«Lucy, andiamo, sono le cinque, è l’ora di uscire.»
«Ma principessa piove.»
Irene rimase in silenzio e fece segno anche a Lucy di zittirsi.
«Hai sentito? Non piove. Ha smesso.»
«E va bene, testarda di una ragazza. Anche se ci fosse stata la neve, non avrei potuto trattenerti. Vorrei sapere cosa ci trovi di tanto bello nel bosco… a me fa paura.»
«È fuori dalle mura del castello, è questo il bello. Su non fare la fifona.» Rise.
«Non ci trovo niente di divertente.» Lucy arricciò il naso e fece una smorfia. Irene l’abbracciò.
Lucy andò alla porta e prese le mantelle sull’attaccapanni mentre Irene la raggiunse con Turnip. Uscirono di casa, dalle mura del castello e si incamminarono sul sentiero. Entrarono nel bosco, fitto di vegetazione e umido per la pioggia. Si sedettero accanto al solito albero dove Lucy, Irene, Anne e Gracie avevano inciso le loro iniziali. Tutto taceva. Tutto era normale all’apparenza.
Irene se ne stava sdraiata, accarezzando il pelo grigio e morbido di Turnip che le faceva le fusa. Pensava. Pensava che in diciotto anni, non aveva mai conosciuto ciò che c’era al di là delle mura del castello.
Non era mai stata in città, non aveva amici e non aveva mai conosciuto un ragazzo. Com’è che aveva vissuto allora? Rinchiusa? Può darsi. Certo aveva imparato tutto sull’aritmetica, la musica, la letteratura… sapeva leggere, scrivere e cantare ma, c’era qualcosa che non aveva mai saputo, mai visto, mai sperimentato ed era vita vera. Avrebbe voluto soltanto andarsene, esplorare, vivere senza costrizioni, senza balie e senza muri.
Mentre era assorta in questi suoi pensieri, qualcosa dentro si mosse e si alzò. Lucy accanto a lei dormiva come un sasso e non si accorse minimamente che la principessa si stava allontanando sempre di più, sempre di più fino a scomparire tra gli alberi con Turnip.
Erano dieci anni che la principessa abitava in quella casa. Era stata mandata a balia all’età di otto anni a causa della prematura scomparsa di sua madre e, si era così abituata a vivere in casa di Lucy, con i suoi figli e i suoi animali, che tornava poche volte al castello, solo quando c’era suo padre. Ma suo padre, re Arthur, era sempre impegnato in guerre e campagne militari e tornava raramente. Irene non sapeva cosa fare in quel castello così grande e così buio per lei, senza nessuno con cui giocare, senza nessuno con cui parlare. Per questo aveva tacitamente deciso di restare lì con la sua balia che ormai, era diventata come una seconda mamma.
L’orologio batteva il primo rintocco delle cinque e le nuvole erano diventate meno scure. Della pioggia neanche più l’odore. Irene si alzò in piedi e andò a chiamare Lucy, seguita da Turnip, il suo gatto.
«Lucy, andiamo, sono le cinque, è l’ora di uscire.»
«Ma principessa piove.»
Irene rimase in silenzio e fece segno anche a Lucy di zittirsi.
«Hai sentito? Non piove. Ha smesso.»
«E va bene, testarda di una ragazza. Anche se ci fosse stata la neve, non avrei potuto trattenerti. Vorrei sapere cosa ci trovi di tanto bello nel bosco… a me fa paura.»
«È fuori dalle mura del castello, è questo il bello. Su non fare la fifona.» Rise.
«Non ci trovo niente di divertente.» Lucy arricciò il naso e fece una smorfia. Irene l’abbracciò.
Lucy andò alla porta e prese le mantelle sull’attaccapanni mentre Irene la raggiunse con Turnip. Uscirono di casa, dalle mura del castello e si incamminarono sul sentiero. Entrarono nel bosco, fitto di vegetazione e umido per la pioggia. Si sedettero accanto al solito albero dove Lucy, Irene, Anne e Gracie avevano inciso le loro iniziali. Tutto taceva. Tutto era normale all’apparenza.
Irene se ne stava sdraiata, accarezzando il pelo grigio e morbido di Turnip che le faceva le fusa. Pensava. Pensava che in diciotto anni, non aveva mai conosciuto ciò che c’era al di là delle mura del castello.
Non era mai stata in città, non aveva amici e non aveva mai conosciuto un ragazzo. Com’è che aveva vissuto allora? Rinchiusa? Può darsi. Certo aveva imparato tutto sull’aritmetica, la musica, la letteratura… sapeva leggere, scrivere e cantare ma, c’era qualcosa che non aveva mai saputo, mai visto, mai sperimentato ed era vita vera. Avrebbe voluto soltanto andarsene, esplorare, vivere senza costrizioni, senza balie e senza muri.
Mentre era assorta in questi suoi pensieri, qualcosa dentro si mosse e si alzò. Lucy accanto a lei dormiva come un sasso e non si accorse minimamente che la principessa si stava allontanando sempre di più, sempre di più fino a scomparire tra gli alberi con Turnip.