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Autore: Diva_13    10/07/2018    1 recensioni
L'aria non giungeva ai polmoni, come un boa che avvolge la sua preda per poi ucciderla, così la vita stava intrappolando Harry, divenendo troppo stretta per lui.
Chiunque merita una seconda possibilità, merita di essere felice una seconda volta.
Lo specchio delle brame ti guarda dentro e scova ogni desiderio recondito, insidiato nell'angolo più buio del cuore e a volte ignoto alla persona stessa.
Harry non aveva dubbi: poter vivere una vita tranquilla e felice con le persone a lui care.
Ma la guerra miete vittime e lui è rimasto solo. Ha battuto Voldemort, ma a quale prezzo?
La speranza lo ha abbandonato, ed ora non gli resta altro che lasciarsi morire.
Fino a quando però non gli si presenta una seconda opzione: potrà vivere in una dimensione alternativa, dove tutti i suoi amici, i suoi genitori sono vivi, al prezzo di dover sconfiggere nuovamente Voldemort.
Dal cap. 1
"Non sapeva se sarebbe sopravvissuto una volta attraversato il velo, non sapeva se al di là avrebbe condotto una vita migliore, ma la paura non riuscì a fermarlo: fece un passo avanti, prese un lungo respiro e si lanciò senza esitazione, facendosi avvolgere dal buio"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, Harry Potter, I Malandrini | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO 1 -ENTRANCE-

La prima cosa che Harry percepì dopo aver attraversato il velo fu un silenzio assordante. Si trovava sdraiato per terra, immerso nel fogliame e, nonostante non riuscisse a collocare con precisione il luogo dove era capitato, un senso di familiarità lo colse. Si guardò intorno, lentamente, strizzando gli occhi come a voler scavare fra i ricordi, senza però avere successo.
Allora si alzò, spolverò i vestiti, notando di indossare una mantella nera a lui sconosciuta e cominciò ad aggirarsi nella radura in cui era capitato. Non riusciva proprio a collocare quel senso di familiarità all’interno della propria memoria: era già stato in quel luogo, lì aveva vissuto emozioni particolari, ma, dove si trovava?
Immerso nei propri pensieri, giunse ad un laghetto ed improvvisamente sgranò gli occhi: come un fiume in piena, un flash gli attraversò la mente e finalmente capì dove si trovava: nella foresta di Dean. Non sapeva esattamente come mai fosse proprio lì, prima di attraversare il velo, aveva immaginato che sarebbe giunto al ministero o comunque a Hogwarts. La foresta di Dean non era un posto importante per lui, nella sua memoria era stata solo una piccola parentesi, dolorosa, della sua vita. Una serie di domande gli stavano pian piano riempiendo la testa, ma, ancora una volta, non dovette aspettare molto prima che qualcun altro gli desse una risposta: la Morte infatti comparve di nuovo.

Un’ aurea di terrore avvolse il giovane mago senza spaventarlo però, bensì confortandolo. Per un attimo gli parve di essere tornato a casa.

“Questo luogo Harry ha un significato importante nonostante tu non riesca a coglierlo. Ti ho condotto qui per riportarti alle tue radici, qui hai incontrato il Patronus di Severus Piton, uomo che ha vegliato su di te per tutta la vita, nascondendosi dietro a una maschera; qui hai vissuto momenti particolari con i tuoi amici e quindi ripartire da qui serve a farti ricordare che avrai sempre qualcuno al tuo fianco quando ti sentirai solo. Rammenta che la fiducia va posta in poche persone e che a volte chi sembra essere un nemico è invece colui che ti salverà la vita. Sei forte Harry e l’amore ti dà potenza, ricordalo sempre. Rinasci ora dalle tue ceneri per diventare un uomo nuovo, pronto ad affrontare il tuo destino.” Harry annuì, si sentiva pronto, rinato, il dolore non si era estinto, ma aveva assunto una forma nuova, che lo rendeva più forte.

Il ricordo dei suoi amici e dei suoi cari fluì in lui come linfa vitale donandogli una speranza nuova. Inspirò profondamente ad occhi chiusi, quasi volesse attingere pace dalle parole della Morte e alla fine chiese: “Cosa devo fare?”

La Morte sorrise “Ora Harry non ti ricorderai di me dopo questo incontro, non ti ricorderai di avermi incontrato, ma saprai di essere il possessore dei doni della Morte e, nel profondo, sentirai che io sarò sempre al tuo fianco. Nel manto che ti avvolge troverai una busta, dentro vi è la chiave d’accesso alla tua camera blindata della Gringott, in cui sono stati trasferiti i tuoi soldi della dimensione precedente e tutti i beni che ti saranno necessari. Puoi scegliere se farti conoscere subito come Harry Potter o decidere di cambiare identità. A te la scelta, ma ricorda, tu, in questo mondo sei morto, quindi agisci con cautela, compi le tue mosse con saggezza. Sei destinato a fare grandi cose Harry.” Detto ciò la Morte scomparve, così come era venuta.

Harry si sentì avvolgere da una consapevolezza nuova. Esaminò se stesso con attenzione e vide tatuato sul suo braccio una piuma di fenice, il simbolo del suo legame con Fanny. Decise di trasfigurarsi per non destare sospetti: non sapeva com’era la situazione in quel mondo e, come diceva sempre Malocchio Moody, bisognava essere sempre vigili e scaltri. Dalle tasche trasse la bacchetta, fra le dita sentì scorrere una forma di potenza nuova, a tratti ignota e, con un gesto della mano, un fascio di luce lo avvolse. Al termine della magia, nella radura non vi era più Harry Potter, bensì un giovane uomo alto, biondo, dai tratti fini e dalla pelle perlacea. Gli occhi erano chiusi, quando si aprirono un profondo sguardo dorato scrutò la propria figura soddisfatto.

“Andiamo Fanny” disse Harry, e accertatosi che la fenice lo stesse seguendo si smaterializzò. Lo schiocco della smaterializzazione venne seguito subito da un boato. Harry era arrivato a Diagon Halley dove in quel momento infervorava una battaglia tremenda: lampi di luce squarciavano il cielo e l’odore della morte aleggiava nell’aria.

Il giovane mago non fece tempo a capire la situazione che uno Stupeficium gli sfiorò un orecchio. Avvoltosi velocemente in uno scudo protettivo, si voltò verso il responsabile della maledizione, pronto a rispondere a propria volta. L’adrenalina era tornata a scorrere in lui, la rabbia lampeggiava negli occhi dorati, la determinazione per la vittoria di uno scontro era tale da spaventare i nemici. Per un attimo sembrava essere tornato il vecchio Harry.

Quello che però vide gli fece bloccare il fiato in gola: davanti a lui stavano infatti combattendo i Malandrini. Sentiva Sirius urlare maledizioni, mentre suo padre, James, gli copriva le spalle: una squadra perfetta. Con sincronia si muovevano, attaccavano e si difendevano l’un l’altro. Ad Harry era stata raccontata la sintonia che vi era fra i due Malandrini, ma lui non l’aveva mai compresa in pieno; ora la vedeva: sembravano due parti della stessa anima. Un sorriso gli sciolse i muscoli del volto mentre la tristezza tornava ad aleggiare nei suoi occhi, perché nel suo mondo non aveva potuto vivere tutto ciò? Perché la sofferenza per lui era stata tanta?

A risvegliarlo dal torpore in cui era caduto fu l’urlo di suo padre: “Attento!!” Subito si riprese e presa coscienza di quello che stava accadendo attorno a lui, il suo sguardo tornò ad indurirsi. Non si scompose, con calma si volto, lasciò libera sua aurea, facendo si che tutti sentissero il suo potere e ne rimanessero sconvolti. A lanciare la maledizione era stato Nott, lo riconobbe subito da sotto la maschera argentata. Ghignò, e davanti a quella reazione il Mangiamorte rimase stupito. Dentro di sè Harry invece si sentì morire: aveva lasciato di nuovo che le emozioni lo sopraffacessero e qualcun altro lo proteggesse rischiando la propria vita.

“Non vivrai a lungo Nott.” disse Harry. Il Mangiamorte rimase ancora sorpreso
“Come conosci il mio nome?” chiese.
“Sono tante le cose che conosco piccolo verme insignificante, morirete tutti, voi leccapiedi di Voldemort, assieme al vostro padrone.” La rabbia ora deformava i tratti del mago oscuro
“Osi tu pronunciare il suo nome e predire un tale destino? Tu non hai idea di chi hai davanti!” e detto ciò scagliò un Sectumsempra contro Harry.

Il ragazzo non si scompose e fermò la maledizione con un gesto scocciato della mano. Nott provò altre volte ad attaccare: “Stupeficium. Lacero. Sectumsempra. Crucio!” Ma ogni maledizione andava in fumo.

Il ghigno di Harry nel frattempo si stava allargando “Ora è il mio turno” proferì e con un semplice gesto delle dita, torse il polso di Nott rompendoglielo.

“I vermi come te non meritano di vivere. Avada Kedavra.” disse solamente.

Gli altri Mangiamorte, che avevano visto la scena, a quel punto attaccarono, ma Harry, voltandosi velocemente, bloccò ogni loro maledizione. Avvolse se stesso in uno scudo protettivo e mentre con la mano sinistra provocava un terremoto, con la bacchetta schiantava i Mangiamorte.

“Riferite al vostro padrone che è giunta la sua fine” e detto ciò permise ai maghi di smaterializzarsi.

“Dove hai imparato a batterti in questo modo? Sei solo un ragazzino, non dovresti impicciarti delle cose che non ti riguardano”. A parlare era stato Remus.

Dentro di sé, Harry scoppiava di gioia, ma mantenne una facciata indifferente. Guardò il suo vecchio professore e sorridendo mesto gli voltò le spalle andandosene. Stupido, stupido, stupido!! Non era riuscito a spiaccicare parole: l’emozione era stata tale da bloccargli la lingua.

“Che tipo strano vero, James?” disse Sirius guardando il giovane ragazzo allontanarsi.
“Sapeva usare la magia con entrambe le mani senza la bacchetta, non ho mai visto nulla del genere. E’ una dote posseduta da solo pochi, potentissimi maghi.” continuò Remus.
“Dite che sia pericoloso?’” A quel punto James parlò. Per tutto il tempo aveva fissato il ragazzo senza dire nulla: “Non so nulla ragazzi. “Non so se sia pericoloso o meno, anche a me le sue capacità hanno lasciato stupefatto, ma quello che mi ha colpito veramente sono stati gli occhi. Avete visto come erano vuoti? L’unica emozione che hanno lasciato trapelare è stata una rabbia tragica, rancorosa e satura di dolore. Quello sguardo non dovrebbe appartenere a un ragazzino.”
“Avremo tempo di scoprire qualcosa di lui, tranquillo. Dopotutto non credo se ne andrà presto. Hai sentito quello che ha detto ai Mangiamorte? Lui vuole sconfiggere Voldemort” concluse Sirius.
“E’ quello che vogliamo tutti” asserì James mesto.

Lui più di tutti voleva ciò, ma al momento quel desiderio sembrava irrealizzabile A questo punto, anche i tre maghi si smaterializzarono e di Diagon Halley non rimase che una strada vuota fatta di macerie.
   
 
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