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Autore: mar89giss93    10/07/2018    1 recensioni
Richard Smith, economista statunitense, torna a casa dopo aver passato una serata in un locale a luci rosse, "Elusive Seduction". Ossessionato da una donna di cui ha intravisto solo un tatuaggio, chiederà aiuto ad una psicologa che cercherà di distoglierlo da questa "seduzione sfuggente". Scoprirà chi si cela dietro il tatuaggio oppure continuerà a cadere nel peccato?
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Credo di essere impazzito! La sanità mentale, ormai, è un vago ricordo.
Dopo l’increscioso episodio con la Banks dovrei smetterla. Ma smetterla sul serio!
Dovrei darmi una regolata, calmarmi e dimenticare quella notte all’Elusive!
Questo farebbe un uomo con un briciolo di senso.
Ma cazzo, per quanto mi sforzi… non ci riesco!
Non riesco a dimenticare il tocco delle sue mani, la sua pelle a contatto con la mia e quella schiena perfettamente bianca, che ho solo intravisto e che, sotto la mia bocca, sapeva di dolce e candida cioccolata bianca.
Un uomo come si deve dovrebbe prostrarsi ai piedi di quella poveretta, che ho quasi aggredito grazie alle cazzate, alimentate da Finn, che ronzavano nel mio cervello.
Ma, per quanto ci provi, non riesco a pensare ad altro che a scoprire l’identità di quella donna.
Devo riuscirci o non troverò mai pace!
La mia, ormai, è un’ossessione ne sono consapevole ma non riesco a fare marcia indietro.
Ed è spinto da questa certezza che percorro, in piena solitudine, a quest’ora di notte le vie della città.
Sono uscito di corsa senza nemmeno avvertire George, senza dirgli che forse, dopo, potrebbe servirmi l’auto.
Sia che la mia idea vada in porto oppure no!
Nessuno può capire il mio tormento e poi preferisco non rivelare a nessuno la mia meta.
Questa è una faccenda che devo sbrigare da solo e sono fermamente convinto che devo prendere il toro per le corna!
Devo tornare nel luogo dove tutto è cominciato!

Mentre cammino, in preda a non so quale follia, sento lo squillo del mio smartphone.
È da un giorno intero, esattamente da quando sono uscito dallo studio della Banks, che non rispondo a nessuna chiamata.
Il mio buonsenso mi dice di rispondere e, almeno in quest’occasione, sento il bisogno di assecondarlo.
Potrebbe essere mia madre che si chiede se sono ancora vivo e, di certo, non le occorrono altre preoccupazioni.

Prendo lo smartphone dalla tasca e, senza nemmeno guardare chi mi chiama, rispondo:
 “Pronto?”
“Pronto sto cazzo! Ti sto chiamando da ieri, dove sei finito? Qui in ufficio ti stiamo dando per disperso! Devi girarmi questa cazzo di e-mail!”
Ecco… ci mancava solo la chiamata di Finn! Non ho bisogno delle sue urla adesso.
Soprattutto non ho bisogno che mi parli di lavoro. Ho altro per la testa!
Devo sbrigarmi, non posso rimanere ad ascoltare i suoi rimproveri. Devo chiudere velocemente questa conversazione!
Infastidito gli rispondo: “Senti Finn è meglio che non mi rompi il cazzo, Ok? Non voglio starti a sentire!”
Dopo alcuni secondi di totale silenzio, lo sento rispondere: “Ma amico, ti sei drogato? Ho bisogno di questi documenti. E ne ho bisogno adesso! Smettila con le tue bambinate!” Non ci credo! Ha davvero detto una cosa del genere! A me!
Mi fermo per strada e alzando il tono della voce lo rispondo per le rime: “Ah, bambinate? Complimenti Sherlock Holmes dei miei stivali! Dopo la figuraccia che mi hai fatto fare con la Banks ti consiglio di non farti né vedere né sentire per un po’ di tempo. Lasciami in pace!” Questo è il minimo dopo avermi incitato a fare il maniaco sessuale con la Banks. Alla fine è tutta colpa sua e della sua follia! Mi ha contagiato!
Comunque non posso perdere tempo dietro a queste cazzate! Magari poi, con calma, gli spiegherò tutta la situazione ma ora voglio solo arrivare in quel cazzo di locale ed essere lì alla stessa ora di quella maledetta sera!
Parlare con lui ora è solo una perdita di tempo e mi distrae dal mio obbiettivo.
“Va bene, allora quando avrai finito di giocare allo scolaretto affranto con la tua sexy psicologa girami la mail, coglione! E vaffanculo tu, la Banks e la troietta che ti sei sbattuto all’Elusive!  Cresci stronzo!”

È pazzo!
Mi ha sbattuto il telefono in faccia!
Se crede di farla franca si sbaglia.
Per chi cazzo mi ha preso? Amicizia un cazzo! Forse non ha capito con chi ha a che fare!
Adesso non ho tempo per lui ma troverà pane per i suoi denti! Non finisce, certamente, così!

Riprendo a camminare e accellero il passo. Mi sento teso ma anche eccitato.
Voglio vederla.
Voglio vederla lì nuda e pronta per me.
O quanto meno voglio che qualcuno mi riveli l’identità della donna che ho posseduto quella notte.
Nulla è più importante per me, in questo momento!
Altrimenti non sarò più padrone delle mie azioni. Voglio saperlo. A qualsiasi costo!

Giro l’angolo e vedo, finalmente, l’entrata del locale.
Vedo, distintamente, il grande e grosso uomo barbuto. È piazzato davanti all’ingresso per controllare la situazione e quando dei clienti gli si avvicinano lui guarda una cartellina con, probabilmente, tutti i nomi degli avventori attesi per la serata.
Cazzo! Non ho proprio pensato alla lista!
Il danno è fatto e, francamente, poco mi importa.
Entrerò lo stesso.
Non sarà certo lui a frenarmi.
Ho l’adrenalina a mille.
Sento alcune gocce di sudore scendere, lentamente, sulla mia spina dorsale.
Adesso devo, necessariamente, calmarmi.
Devo dare un’immagine di me disinvolta e sciolta.
Arrotolo le maniche della mia camicia sulle braccia, prendo un respiro profondo e mi dirigo, spavaldo, verso l’ingresso.
Nulla mi impedirà di fare ciò che ho in mente!

A pochi passi dall’entrata, il buttafuori mi chiede: “È sulla lista?” “Si si”. Rispondo svogliatamente. Mentre lo vedo abbassare il viso per controllare i fogli che ha in mano, entro nel locale senza curarmi delle sue urla: “Un attimo! Ehi dico a lei! Dove scappa?”

Non mi importa più nulla!
Ormai sono dentro, sono tornato in questo maledetto Elusive e nulla mi impedirà di fare ciò che ho in mente da ieri!
Mi dirigo verso un lungo corridoio, accellero il passo.
Devo trovarla ad ogni costo,  anche a rischio di beccarmi una denuncia.
Questa volta, anche se colto da una strana frenesia, faccio più attenzione ai dettagli che riempiono questo luogo.
Lungo il corrodoio vedo tante porte.
Porte scure, anonime, che non regalano alla vista alcuna indicazione.
Le apro una ad una e ogni volta sento delle grida levarsi intorno a me.
Ogni stanza che apro mi regala uno scenario diverso, ma sono tutte accomunate da uno stesso dettaglio: uomini con una benda scura sul viso e una o più donne che scivolano seducenti su di loro.
Ma queste scene non regalano nessuna reazione all’interno dei miei pantaloni.
Mi affaccio solo per guardare, per studiare queste donne nude e seminude. Le scruto con occhio quasi clinico ma nessuna ha la sua pelle, nessuna porta con fierezza il tatuaggio che ho intravisto, quella notte, sulla sua schiena.
Sento di nuovo la voce dell’energumeno.
Questa volta non si rivolge a me ma chiama a gran voce un nome a me sconosciuto.
Può anche chiamare la cavalleria, non me ne frega nulla! Mi resta solo un ultima porta da aprire.
E nulla mi impedirà di farlo.

Abbasso la maniglia dell’ultima stanza a me ignota e, questa volta, mi si para davanti uno scenario che mai avrei pensato di vedere fra quattro mura. Davanti a me vedo uomini e donne, tutti con indosso una maschera e vestiti di pelle e borchie.
Scorgo almeno una ventina di persone all’interno di questa stanza, inondata da una tiepida luce rossa.
Vedo avvinghiati uomini e donne, uomini con uomini, donne con donne, uomini con donne e uomini.
Tutti uniti solo per un unico scopo: arrivare a toccare l’estasi.
Su un divano blu vedo una donna , vestita con un corpetto di pelle, come la maschera che indossa, con stivali alti fino alla sua coscia, sodomizzare un uomo. Vedo due donne che con un frustino a più code colpiscono un uomo che è a quattro zappe sul pavimento, mentre urla di dolore e di piacere.
Vedo cinque persone su un divano rosso e non riesco proprio  a capire dove finisca l’uno e cominci l’altra.
Sullo sfondo della stanza si staglia l’immagine di un uomo con ai piedi dei tacchi di vernice nera che scopa selvaggiamente una donna.
Tutto questo mentre un altro uomo guarda lo spettacolo completamente nudo, ad eccenzion fatta per la maschera che indossa sul viso, e con una mano sul suo sesso, mentre un altro dirige l’amplesso di due donne che gli offrono uno spettacolino piccante chiuse dentro una gabbia metallica.
Queste sono persone che non hanno freni inibitori.
Gente che cerca spasmodicamente, nella segretezza dell’anonimato, solo il piacere del sesso.
Nemmeno la mia presenza interrompe il loro idillio fatto di estasi.
Anzi, forse, guardare un uomo completamente vestito e senza nulla che copra il suo volto, che li guarda a sua volta, potrebbe eccitarli ancora di più.
Per quanto mi riguarda questa scena non mi trasmette nessun appetito sessuale.
Ho solo un’idea in testa: guardare attentamente queste donne e vedere, finalmente, se la mia strega è qui dentro!

Appena muovo un passo per entrare in questa stanza, inondata dalla lussuria, sento gridare dietro di me: “Jim prendilo!”
Una forza indescrivibile mi solleva e mi trascina lontano dalla stanza.
Mi dibatto e grido come una furia ma questo non sembra scalfire il grosso omone che, tirandomi per le spalle, mi allontana dall’ultima porta che voglio e pretendo controllare.
Anche adesso, che mi ha trascinato fuori dal locale, il bastardo non molla la presa!
Con tutto il fiato che ho in corpo urlo, ancora una volta: “Mi tolga subito queste luride mani di dosso!”

“Jim lascialo!” Sento rispondere, immediatamente, da una voce brusca che a stento trattiene la rabbia.
Finalmente, l’energumeno si decide a lasciarmi.
Libero dalle grinfie di quel mostro cerco di ricompormi, guardandolo in modo truce.
Sposto lo sguardo e vedo il titolare del locale infilzarmi con i suoi occhi di ghiaccio.
Effettivamente potrei aver rovinato gli incassi della serata ma non me ne frega un cazzo!
Se vuole posso anche rimborsarlo, basta che mi faccia entrare in quella maledetta stanza!
Dopo avermi lanciato una lunga occhiata, il titolare prende la parola: “Signore lei è entrato e ha creato scompiglio nella mia attività. Se non sparisce subito chiamo la polizia!” La sua espressione non ammette repliche.
Vuole sentirmi chiedere scusa? Può solo sognarselo il biondino!
Devo rientrare e controllare quella stanza prima che anche una sola donna possa sgattaiolare via.

Quest’uomo non sa contro chi si sta mettendo!
“Come si permette di usare questi toni con me?! Io sono Richard Smith, il figlio del Senatore Smith e non le permetto altro, perciò mi faccia finire ciò che ho cominciato!”
Il titolare, impeccabile nel suo completo grigio, mi guarda come se fossi un totale idiota e mi risponde: “Vedo che con lei le parole non risolvono nulla! Io non ho tempo da perdere con gli psicopatici e a finire ciò che ha cominciato non sarà lei ma il mio bodyguard”.
Appena termina il suo discorso guarda il grande e grosso omone e gli dice: “Jim, sai cosa fare!”
Non ho nemmeno il tempo di capire cosa sta succedendo che mi sento, ancora una volta, sollevare da terra e trascinare in una strada adiacente.
A qualche metro dal locale, Jim con un tonfo mi fa cadere sul duro asfalto mentre lo vedo ghignare soddisfatto, dopo aver incrociato le braccia sulla sua enorme pancia.
Con l’audacia come ultima carta da giocare gli rispondo: “Cerchi guai amico?”
So che può conciarmi per le feste, sarei un pazzo a sperare di avere una chance con lui, ma la miglior difesa è l’attacco…
Almeno è quello che ha sempre detto mio padre.
Lui mi guarda e ridendo risponde: “Sei simpatico sai? Proprio per questo ti farò un regalo, moscerino. Ti lascerò solo un ricordino! Giusto per ricordarti di non mettere mai più piede nell’attività del mio capo!”
Lo vedo alzare il braccio verso di me e dopo il buio.

Sento un ronzio allucinante nella testa e un dolore lancinante all’occhio sinistro.
Cado a terra e gemo in preda al dolore, dovuto al pugno che mi ha sferrato in pieno viso, mentre sento i suoi passi che si allontanano da me.
Avrei dovuto avvertire George! Maledizione!
Mi sento stordito.
Non riesco a capire nulla.
Non riesco a muovere nemmeno un musolo.

Cazzo! Cazzo! Cazzo che dolore!

Ad un tratto sento qualcuno che chiama il mio nome a gran voce.  
Sento una voce spaventata che non riesco a identificare e le mie spalle vengono, insistentemente, scosse da delle piccole mani che hanno una presa calda e decisa.
Stranamente mi sento al sicuro, protetto.
Devo guardare chi si sta dando tanta pena per me.
Provo ad aprire gli occhi.
Sento un male cane e la vista è sfocata, poco nitida.
Vedo solo un viso con intorno una luce bionda.
Che sia un angelo?
Che sia morto?
Cazzo no, non posso morire prima di suonargliele a quell’idiota di Finn!
“Sono in paradiso, chi sei?”
“Ma quale paradiso signor Smith! Più che il paradiso lei meriterebbe l’inferno!”

Merda! Ecco in scena la mia ennesima figura di merda”
   
 
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