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Autore: shilyss    10/07/2018    15 recensioni
La prigione dove Odino ha rinchiuso Loki è una cella asfissiante priva di finestre. Costretto in una forzata inattività ma niente affatto piegato, il dio degli inganni affida i suoi pensieri più oscuri a delle lettere. Il destinatario? Thor, l’avversario di una vita, il compagno d’avventura prediletto, il fratello con cui ha condiviso ogni cosa. Carteggio estorto dal tonante cui Loki accetta di piegarsi solo per raggranellare qualche beneficio in più. Perché gli obiettivi del dio degli inganni potrebbero incrociarsi ancora con il destino di Asgard, e nessuna cosa è per sempre, neanche nelle prigioni sotterranee degli Aesir.
Dal cap. 1: Dimmi, Thor, dov’erano mentre il ferro nemico ti lacerava la cotta di maglia, penetrava nella tua carne, tagliava i tuoi muscoli? Dov’erano i tuoi fratelli di sangue, così nobili e valorosi, che siedono ai banchetti accanto a Odino, che chiamano le loro armi mai macchiate di sangue nemico con nomi inutili e altisonanti? Quante volte saresti morto, figlio di Odino, se non ci fossi stato io a gridare, parare, pensare?
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Odino, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 8

Nessuna coincidenza

 

Lettera 48

 

Sigyn non sa niente, ovviamente, ma ora tutto ha un senso. Vedo la stortura, solo non so come raddrizzarla e ogni soluzione mi appare audace e spaventosa allo stesso tempo.

 

Lettera 49

 

C’era una sola cosa che ieri ti avevo chiesto di non fare, ricordi? Io sì, ma lascia che ti rinfreschi la memoria, perché forse avevi bevuto un corno di idromele di troppo. Sei arrivato qui e abbiamo parlato di Astrid e io ti ho spiegato perché era importante che Sigyn non sapesse che la conoscevamo. Ci sei fin qui? Se la risposta è sì, barra con un segno di croce su “sì, ho capito.”

Se hai spuntato (come spero) la casella giusta, potresti per favore di dirmi cosa ti ha detto il cervello? No, perché a me sfugge completamente il ragionamento mentale che ti ha convinto a recarti da lei, a casa sua, per dire davanti ai suoi genitori che cosa, per le Norne, cosa? La verità tu non la puoi dire. Aprirebbe ferite enormi in una famiglia già provata, in nostra madre. Di lui no, non mi interessa. Avrebbe potuto dirmelo in mille occasioni – o dirlo a te, a questo punto sarebbe stato uguale – invece ha preferito tacere, mistificare, cancellare con un colpo di spugna quello che è stato. Chi è l’ingannatore, il bugiardo, adesso? Come laverà la sua colpa? Oh, lo so, lo sento: adesso tu ti metterai a blaterare che ho ragione in teoria e non in pratica e giocherai a fare il buon re. Scimmiotterai certe mie idee, sostenendo come la ragion di Stato possa portare a occultare fatti ed eventi in nome di qualcosa di più nobile e importante: il popolo – anzi i popoli – che ci siamo impegnati a proteggere e che, per inciso, non ci hanno mai chiesto niente se non la libertà. Quella che invoco anche io, ma in maniera diversa.

Ma adesso parlare di questi concetti è inutile e fuori luogo. Sigyn non tornerà perché ho guardato nella sua testa e ho visto quello che vuole, desidera, spera. Come potrebbe avvicinarsi a me sapendo che so cosa si lascerebbe fare? È persa, e il punto è che temo possa andare a investigare da sola, sfruttando le informazioni elaborate insieme. Questo potrebbe rovinare le nostre indagini, rendere vano il mio piano e inutili i rischi che sto correndo. Quindi fammi il favore, fratello. Porta le chiappe qui anziché andare a chiacchierare con il padre di Sigyn.

 

Lettera 50

 

Come hai potuto permettere che mi insultasse in questo modo?

 

Lettera 51

 

Sai dove devi ficcartela, la tua offerta di pace?

 

Lettera 52

 

Lo devo ammettere, Thor, sono colpito. Ho aperto la tua lettera chiedendomi chissà quale altro gesto deficiente avresti compiuto per farmi incazzare, ma stavolta hai superato le mie aspettative. Mi hai stupito. Allora, da dove vuoi che cominci?

Non chiederò la grazia a Odino, non mi pentirò di quello che ho fatto. Ho sputato sangue e non l’ho chiesta, sono svenuto davanti a lui e non gli ho detto una sola parola, al riguardo. Odino, non padre. Non lo è, non ci lega alcun vincolo di sangue, né mai si è comportato come un genitore dovrebbe, neppure adesso. Mi ha fatto gentilmente portare dai sotterranei all’infermeria per non dover spiegare al suo popolo una mia eventuale morte, ma soprattutto perché ora gli servo, Thor. Faccio gratuitamente ciò che altri non sono in grado nemmeno di pensare pur ricevendo un corrispettivo. Per questo la costringerà a tornare.

 

Lo so, non ci arrivi. Non cogli il nesso tra la volontà del tuo re di risolvere presto il caso e la sua pretesa che Sigyn torni a ronzarmi intorno. Non puoi farlo. Ti dovrei scrivere che sei troppo idiota per comprendere, ma non è esatto come termine, no: direi che sei ingenuo, ecco.

Vedi, fratello, il buon Padre Tutto sfrutta Sigyn per costringermi a occuparmi della questione ma, soprattutto, per farlo a modo suo. La polvere che ha nascosto sotto il tappeto va fatta sparire, la parete affrescata deve essere coperta – a proposito, chissà se c’è qualcosa, sotto la volta che lo ritrae e celebra la sua famiglia e i suoi successi? (1) E dimmi Thor, il mio ritratto l’ha già fatto cancellare? – rispondimi pure sinceramente, a me non importa, non interessa più da molto, molto tempo. Ma torniamo a noi: Padre Tutto verrà da me e dirà che io e lui siamo uguali, che i nostri desideri sono simili, puntano nella stessa direzione, quindi come posso io accusarlo, se sono coinvolto e invischiato quanto lui? Affermerà sprezzante che non posso giudicarlo, ma solo proteggere il suo nome per il fottuto bene di Asgard e, soprattutto, per lei che non merita altro fango addosso. La userà per controllare me. Da chi pensi abbia imparato a raggirare il mio prossimo, sentiamo?

 

Maledizione, la morte di Astrid avrebbe dovuto liberarci tutti e invece ci ha invischiato in una storia sgradevole e tremenda. Ecco perché non dovevi andare da Sigyn e mentirle a quel modo. Ora che ti ho svelato tutti i retroscena non mi resta che rispondere a lei. Grazie Thor, grazie tante.

 

Lettera 53*

 

Sigyn, ovviamente non ho assolutamente dato incarico a quell’idiota di mio fratello di porgerti le mie scuse. Nessuno sano di mente affiderebbe un messaggio delicato e importante all’irruente dio del tuono, nemmeno se fosse confinato in una noiosa infermeria. Questo non vuol dire che mi rimangerò con questa missiva il senso del messaggio di quel caprone (2). Quello che ho fatto è stato crudele, fidati lo so, ma necessario in una maniera che tu ancora non puoi comprendere. A ferirti non è sapere che io abbia visto Astrid, ma il resto. Non c’è giustificazione che tenga, per questo. Ci sono mali necessari – e quello non lo era – esistono compiti che vengono svolti con disgusto, e mentirei se ti dicessi che per me è stato così. Sono il dio dell’inganno, questo è il nome che mi hanno dato. Porto il caos ovunque, anche dentro di te. Potrei dirti che non userò ciò che ho visto per manipolarti. Suonerei pateticamente bugiardo a qualsiasi orecchio. Semplicemente, non meritavi tutto questo e capisco perché non mi vuoi più vedere, comprenderò se affiderai la tua vendetta a qualcun altro, anzi. Ti invito a fare esattamente questo. Ignora i discorsi sul senso del dovere di Thor, di tuo padre, del tuo re, persino. Il primo è un ingenuo, i secondi ti stanno usando. Sono quasi certo che, stavolta, brucerai questa lettera.

 

Lettera 54

 

Sai qual è l’ironia della sorte, Thor? Adesso che la mia cella misura un po’ più di diciotto passi per venti io cammino a malapena, mi stanco immediatamente e rimpiango un po’ che il gabinetto sia a trentaquattro passi dal mio letto. Nostra madre ha reso quella che era una soffitta spaventosa e con il tetto sfondato un appartamento confortevole e ben arredato: la mia gabbia, adesso, è bellissima. Affaccia sul bosco, si intravede uno scorcio del fiordo che circonda il palazzo. Devo confessare di aver provato un moto di felicità e stupore improvvisi, vedendo l’acqua blu e scintillante. Ci sono libri, tappeti, poltrone, un camino, strumenti per fare esercizio fisico persino, ma non posso uscire, resto un prigioniero e non l’ho dimenticato, non posso. Mi chiedi se rimpiango la compagnia del mio pubblico di tagliagole. Ho chiesto ai secondini che bivaccano nella mia anticamera cosa ne pensano di questa tua affermazione, e loro mi hanno risposto che di quel gruppo di delinquenti se ne può tranquillamente fare a meno e si sono arrischiati a domandare, con infinita esitazione, se potevo fargli la grazia di insegnargli uno dei miei trucchi per vincere a carte. Il portavoce del gruppo ovviamente è il buon Bjorn (3). Si è anche premurato di raccontarmi, qualora a me interessasse, di essersi ufficialmente fidanzato con la ragazza che corteggiava e di averne incontrato i genitori. Sono rimasti molto impressionati dal fatto che io l’abbia picchiato, lo considerano un grande onore. Gli ho fatto presente che non me ne può fregare di meno della sua vita privata e, come regalo di nozze, gli frantumerò tutte e dieci le falangi, solo a patto che non mi tedi mai più con queste cretinate.

 

Lettera 55

 

Come il lupo, esattamente. In fondo, la modalità con cui risolve i suoi problemi è stata collaudata in anni e anni di macchinazioni e depistaggi. Mi usa, ci usa, concede per poi sottrarre, ricatta in maniera subdola. Promette e poi circonda il percorso di paletti. Potrei farti ricordare quando, il giorno della tua incoronazione, decidesti di vendicarti degli Jotnar: era una scelta impulsiva, la tua? Probabilmente sì e il tuo piano, non dimenticherò mai di dirtelo, era davvero stupido e incauto, tuttavia c’era un fondo di giustizia nella tua pretesa. L’idea era orribile, ma il principio che lo animava lecito e corretto. Eppure non gli è importato, ti ha punito in modo esemplare con il banno.

Peccato che, a noi, i suoi metodi tirannici non stupiscano più di tanto. Ci abbiamo fatto il callo, dico bene?

 

 

Lettera 56

La sincerità è un lusso che non voglio concedermi, un’illusione cui non voglio aggrapparmi. Non è un valore né è assoluta. Io non devo essere leale con te o con Sigyn, soprattutto con lei. Non le devo niente, non ho intenzione di restituirle una goccia, un sussurro di quello che le ho strappato, perché era utile e necessario. E tu lo sai. Non è la mia donna, né mai lo sarà. Nostro padre tenta di gettarla nel mio letto per accusarmi di un vizio che appartiene più a lui che a me, e lo fa in maniera subdola, spietata, che non posso fare a meno di ammirare, lo ammetto. Le concede di entrare nella mia stanza al calare delle tenebre, quando le guardie che mi tengono d’occhio sono stanche e affamate. Vuole che restiamo soli, così che il lupo imprigionato scelga di mangiare, anziché mostrare il ghigno carico di sfida e lasciarsi crepare.

 

Bel modo di stanarla, davvero. Degno di lui. Lo avevo sottovalutato, mi ero concentrato sulla possibilità che tu o qualcuno dei nostri incapaci fratelli spifferasse a destra e a manca la ragione delle rughe nuove che solcano il viso di nostra madre, e invece è stato lui. Ha messo a repentaglio tutto il mio piano e la mia stessa vita, condividendo con lei parte della mia strategia. Ovviamente Sigyn ha frainteso. Mi ha urlato contro parole sul sacrificio, il coraggio, la pazzia. Le ho fatto presente, non celandole affatto un certo fastidio per il tono e la sua irruzione improvvisa, che aveva azzeccato solo la pazzia, caratteristica che senza dubbio mi appartiene. Tutto il resto sono vane parole. Non ho scelto io, di essere un bersaglio. Mi sono ritrovato in questa fastidiosa condizione e non sono nemmeno certo che i delitti siano collegati con la mia particolare vicenda. Potrebbe tranquillamente essere il piano di un qualche nemico vecchio o recente, non ha importanza, che sta cogliendo al balzo l’occasione offertagli dal caos di queste ultime settimane per agire passando indisturbato. Io avrei fatto così, farei così.

 

Come al solito, le nostre visite sono la valvola di sfogo dei miei secondini. Ti informo che stanno abbassando la guardia, fratello. Credono che il loro principe gli sia amico e non rappresenti più un pericolo solo perché deve fermarsi a riprendere fiato ogni dieci passi e ha un tavolo pieno di intrugli e medicamenti. Si illudono che, siccome un paio di volte ho concesso loro di bere il mio idromele e mi sono divertito a giocare a carte insieme, mi farei degli scrupoli a tagliare loro la gola da un orecchio all’altro. A metterli fuori strada è il fatto che io stia apparentemente lavorando per Asgard. Dormi sonni tranquilli, fratello. (4)


Continua...



L’angolo di Shilyss

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Voglio come sempre ringraziare i coraggiosi recensori (Stella Cadente, MaxT, Avareil, Sildoryl, Makochan, Lightning, LadyStarkiller98, Myrose e Detective per aver nutrito la buona Fatina dell’Ispirazione e ringrazio tutti coloro che preferiscono, seguono e ricordano questa mia storia. Vi adoro tutti. Vincete la timidezza e ditemi che ne pensate, mi raccomando!

 

1 Il riferimento, qui, è alla scena presente in Ragnarok dove Hela mostra la volta originale della sala del trono di Odino (per voi due, Makochan e Light, so che apprezzerete ♥).

2 Nell’Edda Thor va in giro su un carro velocissimo tirato da… caproni.

3 Credevate che avrei dimenticato Bjor? Puah!

4 Mi rendo conto che questa lettera è, più delle altre, particolarmente criptica perché non è chiaro il motivo per cui Sigyn è tornata da Loki nonostante quello che ha subìto nel capitolo 7. Siccome non mi va di farvi stare 14 giorni con il dubbio amletico, voglio espletarvi il passaggio: Odino convince Sigyn a tornare rivelando qualcosa che Loki e Thor sanno (il sacrificio) e che potrebbe far parte della strategia di Loki; qualcosa che la ragazza non condivide e che la spinge, nonostante tutto, a tornare da Loki.

A presto! (Per sapere quando, usate facebook, ma lo sapete, sono una creatura abitudinaria…

Un caro saluto,

 

Shilyss


   
 
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