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Autore: Meramadia94    10/07/2018    5 recensioni
Versione Oscarizzata del capolavo di Cameron.
Oscar è una giovane e bella aristocratica imprigionata per volere del padre e della matrigna in un matrimonio combinato. Lui, un ragazzo come tanti, con uno spropositato amore per la vita. Un incontro fortuito sulla famosa '' Nave dei Sogni'', segnerà il nascere di un grande amore che si trasformerà in una corsa disperata per sfuggire al disastro.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C'è stato un '' piccolo contrattempo'' , leggasi '' stupido PC che a causa di un lampo ti mostra ancora la lunghezza della pagina, ma ha cancellato tutto quello che avevi scritto nel documento'' e quindi ho dovuto ri-scrivere tutto il capitolo da capo.
Ma ora sono di nuovo qui. <3
Il giorno dopo Oscar scese fino alla terza classe per cercare il giovane Andrè Grandièr per ringraziarlo personalmente non solo per il suo averla salvata, ma anche per averla coperta confermando la sua storia e per scusarsi di averlo fatto accusare di tentata violenza.
Lo trovò intento a disegnare su un blocco da disegno.
All'inizio la giovane si sentì a disagio. Non tanto per l'ambiente che non rispondeva affatto ai canoni a cui era abituata, tanto per l'impressione di avere gli occhi di tutti puntati addosso, come se lei fosse il condannato alla fucilazione e tutti gli altri il fuciliere.
'' Dovevate aspettarvelo... non capita spesso di vedere una signora raffinata da queste parti...''- avrebbe voluto dire Andrè ma invece disse - Una rosa rossa non può passare inosservata in un campo di neve.-
I due passarono tutto il pomeriggio assieme, camminando avanti e indietro per il ponte della nave. Andrè le raccontò tutto di lui.
Le disse di essere nato in una famiglia povera, di aver perso i genitori a causa di una brutta malattia. Avevano racimolato del denaro per pagare le cure mediche, ma che purtroppo non sarebbero bastate per tre persone.
Il padre mentì alla moglie, dicendo che lui aveva un banale raffreddore che sarebbe passato da solo, per convincerla a curarsi... ma la donna non avrebbe mai potuto usufruire di quelle cure, sapendo che il suo bambino stava male e quindi decise di far curare lui.
Andrè si salvo, ma perse entrambi i genitori.
Poco dopo, il ragazzino venne '' adottato'' dal figlio del Marchese Gèrard de Soissons, un nobile molto amato dai suoi mezzadri, che viveva abbastanza agiatamente pur non essendo molto ricco, che lo mise al servizio di suoi figlio Alain. I due ragazzi e la sorellina di Alain crebbero assieme, proprio come se fossero tutti e tre figli degli stessi genitori, e la vita scorreva serena e felice... fino al giorno dell'incendio, dove i De Soissons persero la casa e la maggior parte degli averi ed Andrè la vista all'occhio sinistro.
Dei nobili gelosi della popolarità del marchese tra la sua gente gli offrirono aiuto... ma l'uomo fu costretto a vendere loro terra e bestiame per una cifra irrisoria.
Il marchese morì poco dopo l'incendio a causa di un attacco cardiaco, mentre la moglie, la madre di Alain e Dianne, si ammalò, incapace di sopportare tante disgrazie.
-... da allora lavoriamo come ramazza rifiuti, per guadagnare quanto ci serve per non morire di fame e per pagare il medico.- fece Andrè - e adesso siamo diretti in America, a cercare lavoro... così potremo aiutare la signora, Dianne... e magari toglierci ogni tanto qualche sfizio.
Ma adesso basta parlare di me. Mi dica di lei.-
Oscar sospirò - Lo so cosa pensa di me... che non so niente della miseria, che non ho il diritto di lamentarmi della mia vita visto che ho tutto... e che farebbe carte false per essere al mio posto.-
- No.- fece Andrè - La prima cosa che ho pensato quando l'ho vista appesa alla poppa è stata... '' Cosa potrà mai essere successo per pensare che l'unica soluzione sia un tuffo nell'oceano Atlantico?''.-
Oscar per tutta risposta gli mostrò la mano sinistra.
All'anulare brillava un anello con diamante.
Andrè si trattenne dal ridere - Tu guarda che razza di sasso... riesce a sollevare il braccio?-
- Sono stati spediti cinquecento inviti. Sarò presente tutta l'alta società di Philadelphia. Mi sembra di essere in una stanza piena di gente, di gridare... ma nessuno che senta.-
- Perchè lo sposa?- chiese Andrè.
- Girodelle non è un uomo sgradevole.- fece Oscar.
- Io le ho fatto un'altra domanda.- fece Andrè - Non lo ama, questo mi pare ovvio... perchè sposarlo mi chiedo, quindi.-
- Con tutto il rispetto...- fece Oscar - Ma non credo che siano fatti suoi.-
- Sì, forse.- fece Andrè - però una cosa gliela voglio dire. Se una cosa non ti piace, se una persona, una situazione non ti piace o ti fa star male la soluzione è facile. La allontani.
Guardi me: io non sopporto i broccoli. Ho imparato ad evitarli.-
Oscar sorrise - Vorrei che fosse così facile...- nel dir così notò il blocco da disegno che il suo nuovo amico portava sotto braccio - Posso?-
Andrè glielo mise a disposizione.
La giovane iniziò a sfogliare i diesegni. Erano paesaggi di strada, scene di vita comune...  nessun soggetto che in genere era in grado di togliere il cuore ad Oscar come gli splendidi paesaggi di Monet, o le opere astratte di Picasso... ma Andrè riusciva quasi a rendere quei paesaggi, le persone ritratte così vive, così reali, che le sembrava di stare davvero camminando per le vie di Parigi e di avere davanti a sè quelle persone, di star parlando con esse...
- Andrè, sono eccezionali...-
Andrè chiese con gioiosa incredulità - Sul serio le piacciono?
Ne scelga uno.-
- Come?- fece Oscar.
- Ne scelga uno. Glielo regalo.-
- Veramente posso...- Oscar si mise a cercare un disegno che l'aveva colpita - Questo.-
- Madame Bijoux.- fece Andrè - Si sedeva sempre in un cafè alle sei del pomeriggio, con addosso tutti i suoi gioielli, ed aspettava lì il suo amore perduto.-
- Devo ammetterlo... lei ha un dono. Sente le persone.- fece Oscar.
- Sento lei.-
- E cosa sente?-
- Non si sarebbe buttata.- sorrise Andrè.
...
...
...
Intanto, ad un tavolo del Cafè Parisienne, l'amministratore delegato della White Star Line stava seduto, a gustare un caffè, assieme al capitano Edward De Mercy. Un uomo di sessantadue anni, ventisei dei quali li aveva passati per mare.
Anzi, aveva iniziato a viaggiare per mare quando ne aveva dodici, imbracandosi come mozzo, ed era un uomo di grande esperienza che aveva accettato il posto di comando sul Titanic per concludere in modo degno una lunga e dignitosa carriera, prima di andare in pensione.
- Come mai non ha ancora messo in funzione le ultime quattro caldaie?- fece Germàin.
- Non ne vedo la necessità.- fece il capitano - Siamo in perfetto orario.-
- Ascolti... il viaggio inaugurale del Titanic deve finire in prima pagina. Non deve passare solo come una nave più lussuosa e più grande delle altre.
La stampa queste cose le conosce già, ora voglio che si meraviglino della sua velocità.-
- Preferirei non sovraccaricare i motori prima di averli sottoposti ad un accurato rodaggio.- ribadì il capitano.
- Beh certo... io sono solo un passeggero...- fece Germàin - ma un capitano di grande esperienza come lei dovrebbe sapere cosa è meglio... ci pensi. Se arrivassimo a New York martedì sera, con un giorno d'anticipo... finiremmo in prima pagina e lei chiuderebbe in bellezza la sua carriera.-
L'obiettivo di Germàin era di arrivare con 24 ore d'anticipo sulla tabella di marcia, battendo tutti i record, dimostrando che la sua società poteva dove nessuno era riuscito, che quello che gli altri sognavano solo loro lo mettevano in atto... ma non poteva immaginare che il titolo da prima pagina del Titanic sarebbe stato molto, molto, molto diverso da come lo immaginava lui.
...
...
...
Erano le otto di sera ormai. Andrè fece per dirigersi verso la sala ristorante della prima classe quando venne fermato da un'arzilla quanto sveglia vecchia signora.
- Indovino, tu devi essere il giovanotto che ha salvato la vita alla nostra Oscar.- fece Marron- Glacè -
- Esatto.- fece Andrè baciando la mano della signora - Mi chiamo Andrè Grandièr.-
- Lo so, lo so... Oscar non ha fatto che parlare di te... e a proposito di parlare... cos'hai intenzione di indossare?-
Andrè gli mostrò gli abiti che aveva addosso.
Marron scosse la testa.
- Vieni con me.-
...
...
...
Marron prestò ad Andrè un frac che apparteneva al figlio, e lo istruì su come comportarsi alla cena.
'' Sulla tavola ci sono circa una dozzina di posate, sia a destra che a sinistra. Comincia sempre dall'esterno, non ti puoi sbagliare.
Impazziscono per il denaro: fingi di avere una miniera o una banca e ti adoreranno.''
All'ora dell'appuntamento, vestito di tutto punto, entrò nella sala ristorante, e tutti ( camerieri, uscieri ed ospiti vari) lo salutavano con garbo, scambiandolo per l'erede di una qualche fortuna milionaria, un nuovo ricco... Andrè si sentiva tale e quale a Cenerentola. Una persona che in circostanze normali non sarebbe mai stata notata ( nella migliore delle occasioni. Nella peggiore sarebbe stato scacciato con malagrazia e riportato nei suoi alloggi), ma che con un abito elegante diventava una persona degna di attenzione e di rispetto.
'' Che mondo vuoto, quello della nobilità... un vestito da e toglie stima e rispetto''- pensava Andrè.
Ma per quella sera poteva anche accontentarsi. Tanto più che la principessa sembrava davvero uscita da un libro di fiabe... i capelli perfettamente acconciati in una chioma con un piccolo diadema, uno spledido abito blu notte, lunghi guanti bianchi, un leggero velo di trucco, un giracollo nero ... vederla scendere dalla Grande Scalinata era una visione celestiale.
Restò immobile per un po' a fissarla, quasi volesse imprimere l'immagine di tanta bellezza a fuoco nella sua mente, prima di avvicinarsi a lei per baciarle la mano.
- L'ho visto fare in un cinema di terza visione...- spiegò Andrè - Non vedevo l'ora.-
...
...
...
Grazie ai consigli di Marron, Andrè se la cavava benissimo alla cena. Tutti al loro tavolo erano molto gentili ed educati verso l'uomo che aveva salvato la vita di Oscar, e lo trattavano proprio come se fosse uno di loro.
Rosalie e Charlotte poi, non avevano smesso un secondo di ringraziarlo e chiedergli nei dettagli il salvataggio dell'amatissima sorellastra.
L'unica a non gradire la presenza del giovane al loro tavolo era proprio la contessa di Polignac. Non vedeva di buon occhio Andrè non tanto per essersi messo in mezzo tra lei e la possibilità di togliersi dai piedi l'odiata figliastra, ma per il fatto che quel giovane sembrava aver riscosso un'ammirazione che le sue due figlie, non le avevano mai dimostrato.
E siccome anche lei era una donna, come tale prediligeva la lettura di romanzetti d'amore, anche se trovava degli aborti letterari quelle favole dove il principe, con tante nobildonne a sua disposizione, decideva di sposare la serva, il suo timore era questo: che le sue figlie iniziassero a pensare di innamorarsi di qualcuno che non possedeva non solo un titolo nobiliare ma nemmeno un quattrino.
E lei, di passare come la madre della '' contessina sposata con il pezzente'', non ci pensava proprio.
Urgeva silurare quel Grandièr.
E subito.
- Pechè non ci parla degli alloggi di terza classe, signor Grandièr? Ho sentito che sono molto accoglienti.-  fece la contessa.
- I migliori in cui sia mai stato.- fece Andrè per nulla intimorito - solo qualche topo qua e là.-
Vedendo che altri commensali che sedevano alla loro tavola erano stupiti, Girodelle spiegò - Il signor Grandièr è un passeggero di terza classe. L'ho invitato a cenare con noi per ringraziarlo di aver salvato la vita alla mia fidanzata... è un ospite, contessa... e gradirei venga trattato come tale.-
La contessa si zittì, ma solo per tenersi pronta a sferrare un altro impietoso attacco.
- Ho scoperto che è anche un grande artista.- fece Oscar - I suoi disegni sono davvero meravigliosi.-
- Veramente?- fece Fersen - Sa, anche io sono una specie... di artista.
Sarei felice di vedere i suoi lavori e di mostrarle i miei, signor Grandièr.-
- Ne sarei davvero onorato.- fece Andrè bevendo un sorso di vino.
- Ci dica... dov'è che vive, quando non viaggia?- fece la contessa, già immaginando la risposta - anzi, no... dove trova i mezzi per viaggiare?-
- Madre...- fece Rosalie.
- Che c'è cara?- fece la contessa con fare innocente - E' una domanda legittima.-
- E non c'è ragione per cui io le debba negare una risposta, signora...- fece Andrè - Mi arrangio. Lavoro. Di solito rimedio un passaggio su navi da carico, ma il biglietto per il Titanic l'ho vinto in una partita a Poker.
Una mano molto fortunata.- fece Andrè fissando Oscar.
- Un vero uomo se la crea la fortuna.- aggiunse Girodelle.
- E a lei piace questa... chiamiamola vita? Vivere alla giornata, senza sapere se domani potrà mangiare...- fece la Polignac - Non la preoccupa?-
- Onestamente? No.
Vede signora, svegliarsi la mattina, senza sapere che cosa mi capiterà è una sensazione unica, alla quale non rinuncerei per nulla al mondo. Mi fa sentire vivo.
Mi spaventa molto di più l'idea di una vita in cui tutti i giorni sono uguali, senza un cambiamento, senza possibilità di cambiare... la vita è una, inizia e finisce, ed io non voglio arrivare alla fine con il presentimento o il rimpianto di essermi perso qualcosa.
Ogni singolo giorno ha il suo valore.-
E con quell'ultima stoccata, la contessa non ebbe più tempo nè modo di dire qualcosa.
- Beh, credo che siamo tutti d'accordo su questo.- fece Fersen - e se madamigella Oscar non fosse già promessa in sposa... il signor Grandièr sarebbe un ottimo partito.-
La contessa quasi si strozzò con lo champagne che stava sorseggiando.
Le sembrava già di sentire i pettegolezzi della Londra Bene che dicevano '' La figliastra della contessa di Polignac si è innamorata di un passeggero di terza classe  e ha rotto un ottimo fidanzamento per vivere sotto un ponte''- le sembrava di vedere gli sguardi imbarazzati di tutte le dame che contavano che borbottavano qualche parola di scusa per allontanarla, mentre la escludevano dalla vita mondana..
'' No... ho lottato troppo per avere quello che voglio. Non permetterò che un'infatuazione adolescenziale rovini tutto''
...
...
...
Dopo la cena, Andrè rifiutò di unirsi agli altri uomini in sala brandy ed annunciò di volersi ritirare.
Oscar gli andò dietro, per accompagnarlo e per scusarsi.
- Andrè.... ti faccio le mie scuse. Quello che la contessa...- fece Oscar.
- Tranquilla. Mi sembra di averla zittita come si deve... hai una madre molto simpatica, non c'è che dire.-
- Non è mia madre.- fece Oscar - La mia vera madre è morta quando ero piccola, dopo una brutta malattia... mio padre si è risposato poco dopo.... dicendo che avrei avuto una nuova madre e due adorabili sorellastre.-
- Uh, tipo Cenerentola...- fece Andrè.
- Sì...- sorrise Oscar - Ma Charlotte e Rosalie sono straordinarie....- sì, erano due nobili fanciulle, ed erano figlie della Polignac... ma entrambe avevano un grande cuore, una bellissima anima... ma avevano bisogno d'amore e d'affetto. La loro madre, quella che avrebbe dovuto voler bene loro più di chiunque altro, le ricopriva di regali per renderle ancora più belle, ma tutto il suo tempo lo trascorreva  tra feste, balli di società, partite di Bridge e polo... non un secondo della sua giornata veniva sprecato per dire alle figlie '' amore mio ti voglio bene e sono fiera di te'', per rimboccare le coperte alla più piccola e magari leggerle o cantarle qualcosa per farla addormentare nè per dare qualche consiglio a Rosalie o confortarla quando sentiva troppo la mancanza del padre.
Le due ragazze avevano detto ad Oscar che era lei la prima vera madre che avessero mai avuto.
-.... mio padre dice che la contessa di Polignac sembra un angelo... a me ricorda uno scorpione tra i sandali aperti.-
Andrè rise divertito - Sì... confermo. E' velenosa in egual misura.-
- Dico davvero... vorrei scusarmi per il disagio che ti ha causato. Dimmi cosa posso fare...- Andrè l'afferrò per un polso ed iniziò a correre verso la terza classe - dove andiamo?-
- Se ci tieni davvero a scusarti... fammi da damigella per la serata.-
- Dove?-
- Ad una festa vera.-
...
...
...
Che Oscar ricordasse non si era mai divertita tanto come quella sera. In terza classa forse non c'erano quartetti di violini o persone raffinante... in compenso c'era tanta allegria, non esistevano persone più importanti delle altre... solo musica, risate, gioia di vivere.
Aveva i capelli spettinati, puzzava di birra da due soldi ed aveva i piedi doloranti... ma si sentiva viva e felice come non lo era mai stata.
- Bene... dobbiamo salutarci...- fece Oscar con rammarico mentre si ritrovava davanti all'ingresso per i passeggeri di prima classe.
- Aspetta un altro po'...- fece Andrè indicandole la vastità del cielo stellato - guarda che meraviglia...
Una stella cadente.- fece Andrè indicando la stessa e la sua scia.
- Mi sento così piccola...- fece Oscar - Quei ricconi pesano di essere dei giganti... ma non sono che polvere agli occhi di Dio.-
Andrà le carezzò la guancia - Ma tu sei diversa da loro... chissà, la cicogna avrà sbagliato strada.-
I due risero.
- Sai... mio padre diceva che quando una stella cade, un'anima sale al cospetto di Dio.-
- Mi piace.- fece Oscar - E' poetico... non esprimi un desiderio?-
Andrè scrollò le spalle - E perchè dovrei? Accanto a me c'è la stella più preziosa dell'universo... prego, ti cedo il desiderio.-
Oscar s'incupì all'improvviso - Non c'è niente che desideri e che possa avere.- fece la ragazza dandogli un bacio sulla guancia - Ci vediamo domani... va bene?-
- Ma certo.- fece Andrè.
Il giovane rimase lì, a fantasticare, seduto sulla panchina del ponte ammirando lo spettacolo della volta celeste per poi ammirare quello della luce crescente dell'alba.
Era la mattina del 14 Aprile 1912.
  
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