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Autore: Meramadia94    11/07/2018    4 recensioni
Versione Oscarizzata del capolavo di Cameron.
Oscar è una giovane e bella aristocratica imprigionata per volere del padre e della matrigna in un matrimonio combinato. Lui, un ragazzo come tanti, con uno spropositato amore per la vita. Un incontro fortuito sulla famosa '' Nave dei Sogni'', segnerà il nascere di un grande amore che si trasformerà in una corsa disperata per sfuggire al disastro.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oscar rimase sveglia quasi tutta la notte, a pensare ad Andrè.
'' Tu cosa vorresti?''
'' Niente che possa avere''
Però ora iniziava a chiedersi... e chi lo diceva? Aveva vent'anni, una vita intera davanti, e quindi poteva dirsi libera di fare ciò che voleva.
La vita era troppo breve per passarla ad accontentare gli altri. Dopo una notte insonne si vestì con uno dei suoi vestiti più belli, si pettinò con cura e decise.
Avrebbe parlato a Girodelle riguardo la sua intenzione di rompere quel fidanzamento. Gli avrebbe detto che gli voleva bene, ma come se ne voleva ad un amico, magari ad un fratello... sulle prime forse ci sarebbe rimasto male, ma ne era certa, l'avrebbe sciolta da quell'impegno, perchè era un uomo d'onore.
La cameriera venne ad avvisarla che la contessa di Polignac voleva vederla.
'' Ho l'impressione che questa sarà una pessima giornata''- fece Oscar sbuffando. C'era un detto che diceva che vedere come prima persona una donna al mattino portasse male... lei aveva sempre odiato quel modo di dire, troppo maschilista per i suoi gusti... ma pure vedere la contessa di primo mattino non era certo indizio di buon auspicio.
La contessa era in camicia da notte e stava facendo colazione nella sua cabina con tè e biscotti.
- Buongiorno contessa.- salutò Oscar.
- Ieri sera io e le altre signore ci aspettavamo che ci avresti raggiunto nel mio salottino per una partita a bridge.- fece la contessa.
- Ero stanca.- fece Oscar.
La Polignac la guardò male - Sì. Di certo la tua esuberanza sul ponte deve averti spossato, ieri notte.-
- Vedo che mi avete fatta seguire dal vostro segugio.- fece Oscar acidamente.
 - Sarò chiara con te.- fece la contessa sorseggiando una  tazza di tè - Non dovrai rivederlo mai più.-
- Non credo che questi siano fatti vostri.- fece Oscar per niente intimorita. Ho capito il vostro gioco, così come il fidanzamento con Girodelle.
Non mi volete tra i piedi, volete essere la padrona di una casa che non vi appartiene, e l'unico modo che avete per mettere le vostre avide mani su tutto il bottino è far fuori l'unica che potrebbe rivendicare l'eredità paterna.- Oscar notò che la contessa iniziava a somigliare ad un drago sputafuoco per l'ira, evidentemente gli epiteti con cui l'aveva definita non erano di suo gusto ma non le importava. In fondo era la verità - Un omicidio o una morte sospetta farebbe troppo rumore, quindi si libera di me con il matrimonio... ottimo. Ma sarò io a decidere chi sposare.
Non vedo perchè la scelta del mio futuro consorte vi lasci tanto sconvolta.-
- Allora ti spiego come stanno, stupida ragazzina.- fece la contessa - Se si viene a sapere una cosa del genere, hai idea di cosa dirà la gente?-
- Lasciate che parlino.-
- Certo. La fai facile tu, che magari progetti di scendere con lui in America... ma se si viene a sapere una storia del genere, il biasimo ricadrà su di me.- fece la contessa.
- Allora forse è il caso che iniziate a capire che non esistete solo voi a questo mondo.- fece Oscar - Io ed Andrè scenderemo da questa nave assieme, se vorremo, e se vorremo scapperemo assieme.-
- E' questa la tua decisione?- fece la Polignac preparandosi a sferrare il suo attacco.
- Ultima e definitiva. Vi lascio al vostro tè... vi direi di non esagerare con il veleno, ma ne avete già troppo di vostro...- fece Oscar preparandosi ad uscire dalla cabina della matrigna.
La contessa sorrise malevola.
- Se la metti così...- fece la contessa - Vorrà dire che dovrò rimediare al mancato matrimonio con Girodelle a modo mio.
Per fortuna.... che ho due figlie.-
Oscar si congelò sul colpo, per poi tornare ad affrontare la contessa.
- Cosa...?-
-  Tu farai quello che vuoi.- fece la contessa - ma si da il caso che tutta Londra sappia che una delle mie figlie, sta per convolare a nozze con un ricco magnate dell'acciaio. Posso sempre dire di essermi confusa con il nome... invece di Oscar, la futura sposina felice potrebbe essere Rosalie... o Charlotte.-
- Ma Charlotte ha solo undici anni!- fece Oscar disgustata da quello che la matrigna - mentre Girodelle ne ha appena compiuti venti.-
- E alla sua età i miei genitori mi avevano già promessa in sposa al mio caro defunto marito.- fece la contessa - come vedi l'età non è un problema.-
- Ma lo è Girodelle.- fece Oscar sicura - Lui non è meschino come voi... è un uomo d'onore... non accetterà mai uno scambio simile.-
- Sì, tuo padre me lo aveva detto che hai la mania di idealizzare troppo le persone.- fece la contessa ridendo - ma prova a guardare in prospettiva: meglio fare la parte dell'uomo tutto d'un pezzo  rifiutando di sposare la sorella della propria ex fidanzata.... o affrontare l'imbarazzo, davanti a tutta l'alta società, di essere stato piantato a pochi passi dall'altare per un topo di fogna che vive di mezzi di fortuna e scarabocchi?
Apri gli occhi, bambina mia. Sarà pure un giovane di saldi principi morali... ma si tratta di un ricco nobile. Non è diverso dagli altri. Sposerà Charlotte o Rosalie pur di non affrontare un simile smacco.-
-  Ma così le condannate ad una vita di infelicità da cui non riusciranno mai a liberarsi!- fece Oscar, che davvero non sapeva cosa la trattenesse dal prendere a ceffoni la matrigna fino a farla diventare viola.
- Io?- fece la contessa con l'aria più innocente del mondo - Sei tu cara che le stai condannando... per una sciocca infatuazione.
A te la scelta: la finisci qui, adesso, con questa bella storiellina d'amore e appena in America ti sposi con Girodelle... oppure puoi fuggire con lui, condannando a questo destino che tanto ti disgusta una delle tue sorellastre. Lascio a te la scelta.-
Oscar abbassò gli occhi, furente d'odio e rabbia. Non riusciva nemmeno a parlare da quanto era fuori di sè. Le venivano in mente tante parole per definire quella donna... un essere che sotto l'aspetto esteriore di una donna angelica, dalle belle maniere e dai modi raffinati, nascondeva un demonio fuggito dall'inferno, pronto a sacrificare la sua stessa prole pur di ottenere ciò che voleva... '' mamma'' era l'unica parola che non le si addiceva.
Persino una cagna era una madre migliore di quella '' donna''.
Purtroppo l'aveva messa al palo.
Non aveva scelta - Accetto...-
- Cosa?- fece la Polignac tendendo l'orecchio - Non ti ho sentito cara.-
- Accetto di sposare Girodelle. Non vedrò mai più il signor Grandièr, a patto che lasciate in pace Charlotte e Rosalie.-
La Polignac sorrise, lieta in volto - Hai preso la decisione migliore del mondo, mia cara.-
- Spero che ora siate soddisfatta di voi.- fece Oscar guadagnando l'uscita - Ma non siatelo troppo. Avete vinto, ma con l'inganno. E' l'unica strada che i perdenti conoscono per vincere.
Non denota valore... solo codardia.-
...
...
...
Siccome era domenica, nella cappella della nave era stata organizzata una funzione, a cui erano presenti tutti.
Inclusa la Polignac, che si riempiva la bocca di parole come '' amore'', '' lealtà'', ed altri vocaboli che uscendo dalla sua bocca avevano un suono quasi cacofonico.
Nemmeno quella messa, riusciva a calmare un po' l'animo inquieto di Oscar. Non ci poteva pensare che non avrebbe rivisto mai più l'unico uomo che in vent'anni della sua esistenza si era preoccupato di farla sentire al sicuro, che si era interessato ai suoi sogni, ai suoi bisogni, ai suoi desideri... avrebbe almeno dovuto dirgli che non poteva più vederlo.
Chissà se in quel momento la stava aspettando, magari sul loro ponte, o a poppa dove si erano conosciuti... avrebbe atteso invano. Lei non vi si sarebbe potuta recare.
...
...
...
Andrè in quel momento stava cercando di entrare nella cappella, ma gli inservienti si rifiutarono di farlo passare. Ovvio, la sera prima era vestito come un damerino, come il figlio di un banchiere e veniva trattato con tutti gli onori... ora aveva addosso i suoi panni semplici, dimessi, ma puliti e veniva trattato come l'ultimo essere umano sulla faccia della terra.
- Senta, ero qui ieri sera, possibile che non si ricordi di me?- fece Andrè.
- Mi dispiace signore.- fece l'inserviente - Devo chiederle di andarsene.-
- E me ne andrò. Mi lasci parlare con una persona e me ne vado.-
- Qualche problema?- fece un uomo alto, bruno e con un' elegante marsina. Il duca D'Orlèans. Il più grande ammiratore della contessa di Polignac, nonchè suo braccio destro, i suoi occhi e le sue orecchie - oh, signor Grandièr... la contessa di Polignac apprezza molto la sua preoccupazione per la signorina Oscar, ma mi ha chiesto di dirle che non si deve più disturbare...- nel dir così gli allungò una banconota da cento dollari - e di darle questo in segno di gratitudine.-
Andrè li rifiutò.
- Non voglio soldi, voglio parlare con Oscar.-
- Allora mi lasci essere più chiaro: la sua presenza qui non è più gradita. Per favore, riportatelo dove deve stare. E fate in modo che ci resti.- chiese ai due inservienti.
Andrè venne portato fino all'ingresso dei passeggeri di terza classe.
...
...
...
Dopo la messa, la famiglia De Jarjayes al completo, Girodelle e Marron  vennero invitati dall'amministratore delegato per una visita guidata alla nave dei sogni assieme a Fersen e al capitano.
Durante la quale il capitano de Mercy ricevette un altro avviso Iceberg sulla loro rotta.
- Non preoccupatevi.- fece il capitano, senza immaginare quanto cara avrebbe pagato quel sottovalutare il pericolo, e nemmeno tra quanto - è normale in primavera. Ho appena fatto mettere in funzione le ultime quattro caldaie. Se siamo fortunati, arriveremo con un giorno d'anticipo.-
Anche Andrè assisteva alla visita, e senza che nessuno se ne accorgesse era riuscito a far venire la signora Marron nella palestra, per parlarle.
- Andrè!- fece la signora - Mi hai spaventato a morte... tua madre non ti ha insegnato che ci sono modi e modi per approcciarsi ad una signora?-
Andrè rise - Si, ma era un'emergenza... ascolti, lei ha già fatto molto per me...-
- Non dirlo nemmeno per scherzo... quei riccastri non piacciono molto nemmeno a me. Soprattutto quella Polignac.-
- Condivido la sua opinione.- fece Andrè - Ascolti... so di non avere il diritto di chiederle un favore ma... ho bisogno di aiuto.
Devo assolutamente vedere Oscar. Ma la contessa sta facendo di tutto per impedirmelo.-
Marron sbottò rabbiosa - Sì, me lo immagino. Non temere. Lascia fare a me.-
...
...
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- Mi perdoni Fersen...- fece Oscar - ma ho notato che ci sono solo venti scialuppe di salvataggio su questa nave, e che ognuna può portare al massimo sessantacinque persone... il totale è che in caso di pericolo, solo milletrecento persone potrebbero salvarsi.-
- Sì, in effetti è così.- fece Fersen - Bastano a malapena per una metà. Avevo chiesto espressamente che ve ne fossero almeno quarantotto, ma l'amministrazione bocciò la mia proposta asserendo che troppe scialuppe avrebbero reso poco gradevole la vista del ponte e rovinato la passeggiata.-
- Per me anche queste venti sono uno spreco di spazio.- fece il duca - Siamo su una nave inaffondabile che passerà alla storia.-
Fersen sorrise - Quello che il duca vuole dire... è che ho costruito una nave forte e robusta. Può avere quattro compartimenti allagati e rimanere comunque a galla.
Stia tranquilla Oscar. Inoltre possiamo contare su un equipaggio efficiente...-
Non finì la frase.
Marron si accasciò a terra, tenendosi il petto.
- Signora!- fece Girodelle cercando di soccorrerla.
- Che cos'ha?- fece il generale.
- Vuole un po' d'acqua?- fece Charlotte.
- No care... è solo un calo di pressione... se riposo qualche minuto nella mia cabina mi passerà... Oscar, detesto interrompere la tua visita ma mi accompagneresti nella mia cabina?- fece Marron.
- Certo...- fece Oscar aiutandola ad alzarsi per poi dirigersi verso gli appartamenti della signora.
...
...
...
- Ecco, ci siamo...- fece Oscar aiutandola a sedersi su una poltrona. La donna si alzò in piedi, vispa e arzilla come un grillo - ma che cosa...?-
- Lo so, scusa cara...- fece Marron - ma c'era qualcuno che voleva parlarti, senza che la tua matrigna lo silurasse.- fece uscendo dalla cabina.
Dal soggiorno apparve una figura che Oscar conosceva bene.
- Andrè...- fece Oscar sorpresa di vedere lì il suo amato.
- Dovevo assolutamente vederti...- fece Andrè.
La prima cosa che Oscar avrebbe fatto sarebbe stata abbracciarlo, dargli un bacio, rifugiarsi sul suo petto, supplicandolo di non lasciarla mai... ma le minacce della matrigna risuonarono minacciose nella sua testa.
Quindi lo tenne lontano con una mano - Andrè, aspetta.
Sei un caro ragazzo, ma ho il dovere di essere onesta: non credo che tra noi...-
- No, tu ascolta me.- fece Andrè - Ascolta... non sei uno zuccherino, d'accordo? Anzi, direi che sei una bisbetica viziata ma sotto questa facciata... si nasconde la persona più fantastica, straordinaria e splendente persona che io abbia mai avuto l'onore di incontrare...-
- Andrè, ti prego... sono fidanzata.- fece Oscar - Sto per sposarmi...-
- Perchè?- fece Andrè - Non lo ami. Se ne accorgerebbe anche un ceco. Non dirmi '' per i soldi'', perchè non ci credo.-
- Non posso dirtelo...- fece Oscar distogliendo lo sguardo.
- Ma si che puoi.- fece Andrè.
Oscar sospirò - La contessa di Polignac. Ha minacciato di obbligare Charlotte o Rosalie a prendere il mio posto con un matrimonio d'interesse, con un uomo molto più vecchio di loro.-
Andrè dirigrignò i denti per la rabbia. Non aveva mai picchiato una donna ma per quella pseudo-madre riteneva di poter fare un'eccezione.
- Capisci?- fece Oscar - Come faccio a godermi la mia felicità, sapendo che qualcuno pagherà un prezzo così alto?-
- Le porteremo con noi.- fece Andrè. Oscar fece per dire qualcosa '' Le porteremo dove, sai che in America...''- ma il ragazzo la fermò - Ascolta. Non sono un idiota: so come vanno le cose, ho solo dieci dollari in tasca, dopo che sarò sceso da questa nave lo sa il cielo dove finirò e cosa mi capiterà, ma una cosa la so.
Sei dentro una prigione. Se non ti liberi morirai. Forse non subito perchè sei forte, ma prima o poi... quell'ardore di vivere che amo di te, si spegnerà.-
- Non spetta a te salvarmi, Andrè.-
- Hai ragione.- fece Andrè guadagnando l'uscita - Tu sola puoi.- e nel dir così se ne andò, incrociando la signora Marron che lo guardava con aria speranzosa... ma vedendo lo sguardo di Andrè capì che le cose non erano andate come entrambi si aspettavano.
- Grazie di tutto, signora.- fece Andrè abbracciando la passeggera che più di tutti aveva cercato di aiutarlo.
- Coraggio ragazzo mio...- fece la donna ricambiando la stretta - tutto si sistemerà.-
...
...
...
Oscar passò molto tempo da sola, a pensare, quel giorno.
'' Morirai. Forse non subito perchè sei forte, ma prima o poi quell'ardore di vivere che amo tanto in te si spegnerà''- e chissà, forse Andrè aveva ragione.
Lei, si sentiva diversa da tutti gli altri ricconi che era costretta a frequentare. Lei odiava quella vita... si, era comoda, niente da dire... ma era anche terribilmente noiosa.
Il suo sogno era di fuggire via, e di vivere libera. Magari in una soffitta, in puro stile Bohemiènne...
'' Non resisteresti due giorni''- le aveva detto Andrè quando glielo aveva confidato -'' Senza acqua calda e caviale''
'' Odio il caviale''- aveva detto lei. Lei aveva molti sogni...diventare artista, attrice... qualcosa che le permettesse di trasformare quell'energia di fuoco vivo che ormai faceva molta fatica a domare.
Non riusciva a pensare che quel fuoco dentro di lei si sarebbe spento tra qualche anno per diventare una di quelle nobildonne che rimproveravano le figliolette perchè non erano sedute composte o perchè non avevano piegato il tovagliolo come si deve... che visione orrenda per il suo futuro.
Erano questi i pensieri che la tormentavano mentre camminava sul ponte prima di scontrarsi con Fersen.
- Oh... perdonatemi Madamigella Oscar.- fece lo svedese.
- No, è colpa mia... avevo la testa tra le nuvole... vi è caduto qualcosa.- fece Oscar chinandosi per raccoglierlo. Era un pendente a forma di cuore con sopra inciso un cigno, e all'interno vi era un ritratto.
Raffigurava una ragazza bellissima, dalla pelle candida come la neve, le labbra rosee, gli occhi azzurri vividi e belli come zaffiri lucenti ed un diadema di rose rosse.
Sull'altra parte del pendente, sul coperchio, vi era un'incisione '' Ogni cosa a te mi conduce''.
- E' bellissima...- fece Oscar.
- E' la donna che amo.- fece Fersen recuperando il gioiello per riporlo con cura nella tasca interna della giacca - La duchessina Maria-Antonietta...-
- Non sapevo foste sposato...-
- Non lo sono infatti...- fece Fersen - E non lo sarò mai. La mia amata non è più con me.-
- E'... è morta...?-
Fersen annuì - La conobbi ad un ballo di società. Avevamo entrambi diciotto anni all'epoca... lei era splendida. Una rosa sul punto di sbocciare...
Era una di quelle ragazze che nascono per un errore del destino in una famiglia in cui il loro unico scopo è quello di fare la parte della bambolina, di un bell'oggettino da mettere in mostra e nulla di più... mi rendo conto solo ora che aspettava qualcuno che la salvasse, prima che le gelide acque in cui la stavano spingendo la ingoiassero.-
Oscar ripensò a come Andrè l'avesse salvata in quel secondo giorno di navigazione.
- La fidanzarono e la obbligarono a sposare un ricco nobiluomo... una brava persona, non lo metto in dubbio... ma non è mai stato in grado di capire che quella vita non era fatta per lei. Alla fine, dopo aver cercato invano rifugio in ogni sorta di passatempo e in amicizie sbagliate...- fece Fersen ricacciando una lacrima monella - si è fatta convincere a provare il gioco d'azzardo. Ha perso una vera fortuna...
Presa dalla vergogna, ha lasciato un biglietto ed è corsa in strada ed una carrozza l'ha presa in pieno.-
- Oddio...- fece Oscar.
- Nella busta che ha lasciato c'era un biglietto e questa collana. '' Usala con tanto amore, tesoro''.
Suo marito ha intuito che ero io e me lo ha fatto avere... da allora non esiste giorno che io non mi maledica.-
- Ma...- fece Oscar cercando di confortare il capo progettista - lei non ha colpa di quello che le è successo.-
- No. Questo non è vero.- fece lo svedese - Avrei dovuto impedire il matrimonio. Dire che l'amavo, che non potevo sopravvivere nemmeno trenta secondi senza averla vicino... forse non sarei stato in grado di offrirle il benessere a cui era abituata... ma l'avrei amata più di quanto riesca ad amare la vita, questo si... e avrei trovato sempre un modo per renderla felice....
Non commetta il mio errore madamigella. Pensare a quello che è, a quello che poteva essere, affrontare la vita con il peso del rimorso e del rimpianto... è peggio della morte.- nel dir così, si congedò da lei.
Ed Oscar finalmente sapeva cosa fare.
...
...
...
Andrè era a prua, ad osservare il mare che dovevano ancora attraversare, pensando alla conversazione che aveva avuto con Oscar, quando ricevette proprio la visita di questa.
Splendida come non mai nel suo abito blu e bianco e l'acconciatura che lasciava libere due ciocche di capelli biondi come l'oro, ribelli e vivi come lei.
- Ho cambiato idea.- fece Oscar - sapevo di trovarti qui.-
Andrè le tese una mano per invitarla a raggiungerlo - Vieni.-
Oscar la prese e si avvicinò.
- Chiudi gli occhi.- fece Andrè - Sali sulla ringhiera... non preoccuparti, ti tengo.-
Oscar fece come Andrè le aveva detto.
- Ok, apri gli occhi. Adesso.-
Quando Oscar li aprì ebbe la sensazione di star volando sopra l'immensa distesa azzurra che iniziava a tingersi del rosso del tramonto.
- Andrè... sto volando.- fece Oscar mentre Andrè continuava a sorreggerla, continuando a cantarle la canzone su cui avevano ballato alla festa in terza classe la sera prima.
'' Tu, Josephine, sulla macchina vieni con me, più su, vola con me...''- e ad un certo punto le cinse la vita, scambiando con la donna che gli aveva rubato il cuore fin dal primo momento un bacio lungo ed appassionato, mentre il sole entrava nel mare, lasciando il passo alle tenebre.
Quella era l'ultima volta che il Titanic vedeva la luce del sole.
Ancora non lo sapevano, ma quella notte, sarebbe stata l'ultima per molte vite.
  
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