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Autore: Blue Flash    12/07/2018    1 recensioni
«Aspettate tutti—…» urlò Bonney Jewlery, attirando tutta l’attenzione su di sé, mentre s’alzava in piedi e brandiva la mela che non aveva ancora terminato di mangiare. «Primo, com’è possibile che non si è unito anche Trafalgar al gruppo delle minacce? Secondo, quando fai arrivare questa maledettissima cena? E’ più di un’ora che sto aspettando, Cassiel, ed anche la mia pazienza ha un limite. Terzo, le tue mele fanno schifo. »
Drake, che era il più vicino a Bonney, scosse la testa per via delle risate generali, e poi afferrò la rosata per la manica della camicia e la costrinse nuovamente a sedersi, come se fosse una bambina.
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Lord Petyr Cassiel decide di indire una "Caccia al Tesoro" sulla sua isola misteriosa, ed invita a partecipare l'intera Generazione Peggiore, così da vedere in azione i famosi Supernovellini. Ma non saranno loro i soli a volersi impossessare del tesoro di Cassiel, a sorpresa parteciperanno anche i Rivoluzionari, la famiglia Vinsmoke ed i pirati di Barbabianca, che si ritroveranno bloccati su quell'isola.
Che i giochi abbiano inizio.
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eustass Kidd, Famiglia Vinsmoke, Jewelry Bonney, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9. Coordinate 

Law non aveva neanche preso in considerazione l’idea di andare a dormire, e come lui anche quel piccolo gruppo che aveva definito l’intelligence della situazione. Infatti, a fargli compagnia, nonostante la stanchezza generale e le tarde ore, erano rimasti alcuni per cercar di far luce su quei numeri scritti sulla lavagna. Il chirurgo, sprofondato sul morbido divano, che un tempo aveva fatto da letto a Zoro Roronoa, adesso stringeva in mano l’ennesima tazza di caffè fumante. Quello, probabilmente, era il sesto della nottata e questo era un colpo al suo temperamento perennemente calmo. A fargli compagnia per aiutarlo a risolvere l’enigma erano rimasti: Lindbergh dei rivoluzionari, che stava scarabocchiando delle cose su un foglio; Nico Robin, una dei pochi Mugiwara che sapeva davvero usare la testa in maniera appropriata; Marco la Fenice, in compagnia del suo secondo in comando, forse, Izou, che si erano dimostrati essere risorse pensanti anche piuttosto valide; e poi con grande sorpresa erano rimaste anche Bibi Nefertari e Nami, anche se al momento le due ragazze si erano addormentate sul divano nella parte opposta della sala.
Come poteva biasimarle? E poi la principessa di Alabasta era giunta soltanto quella sera, doveva essere stanca. 
Il resto di tutti i presenti a cena si era disperso col tempo. Ichiji Vinsmoke era rimasto fino a circa un’ora prima, ma per colpa dei risultati inconcludenti si era ritirato a riposare. Almeno anche la Germa 66 si stava dando da fare per risolvere la situazione. Era chiaro, agli occhi del chirurgo, che la collaborazione doveva servire come motore per spingerli alla soluzione di quel primo mistero. 
Era altrettanto vero, però, che Cassiel si era dimostrato essere esattamente chi Law pensava che fosse: un uomo scaltro ed astuto, capace di metter su un teatro simile, causando loro serie difficoltà. Ecco spiegati perché i dieci giorni di tempo, di certo la risoluzione di quegli enigmi non doveva essere facile, anzi, tutto il contrario, ed i loro sforzi inutili lo dimostravano. 
«E se fossero delle coordinate? Latitudine e longitudine? In fondo sono a gruppi di tre cifre, quindi potrebbero corrispondere.» 
A catturare ancora una volta l’attenzione di un Law parecchio provato, e che probabilmente aveva addirittura le occhiaie, era stato il rivoluzionario felino, che agitava una matita in aria nonostante la sua aria altrettanto stanca. 
Effettivamente non era un’idea del tutto sbagliata, anzi, non era neanche tanto impossibile, però non capiva cosa sarebbe potuto servire loro. Law, allora, si limitò a scrollare le spalle, prima di rimettersi in piedi con uno sforzo non indifferente. Anche Nico Robin, che era seduta su una delle poltrone, si era alzata e li aveva raggiunti ad ampie falcate, e come lei pure i due uomini di Barbabianca ancora prettamente svegli. Possibile che Marco la Fenice non sentisse neanche il sonno? Quel potere, stranamente, aveva sempre interessato Law, un po’ come tutti gli Zoo mitologici, ma parlarne in quel momento non era necessario. 
«Effettivamente per come sono disposti i numeri potrebbero anche essere delle vere e proprie coordinate.» asserì Marco poggiando entrambi i gomiti sul tavolo centrale, mentre Izou sospirava profondamente. 
«D’accordo, ammesso che siano delle coordinate geografiche a noi che interessa? Mica possiamo muoverci da qui, o sbaglio?» gli fece eco Izou, mentre si sistemava una ciocca corvina sfuggita ad i propri capelli ordinati. 
«Non ne ho idea, ma potrebbe darci qualche indizio.» ammise il rivoluzionario per poi lasciarsi andare ad uno sbadiglio terribilmente stanco. «Abbiamo passato qui tutta la notte senza avere idee decenti, ormai è l’alba già da un pezzo e questa è l’unica cosa sensata che mi viene in mente da ieri sera.»
Aveva ragione, tutte le idee che avevano avuto non avevano portato a nulla. C’era qualcosa di strano in quell’indovinello che non faceva altro che confonderli e farli ritornare al punto di partenza. Se Cassiel voleva misurare il loro grado di furbizia ci stava riuscendo divinamente, e questo faceva infuriare Law. 
«Gatto-ya ha ragione. Questa è la prima idea decente che abbiamo da ieri sera, ci serve una mappa per controllare.»
E prontamente Nico Robin, che annuì dopo solamente un’occhiata che si era scambiata con Law, andò a prendere la prima mappa che trovò nella grande biblioteca, perché li dentro c’era davvero di tutto.
Era il paradiso per un lettore, era il paradiso perfino per Law, ma in quel momento la biblioteca stava diventando il suo incubo peggiore.
La corvina perse un paio di minuti, perdendosi in uno dei corridoi costruiti con tutte quelle mensole per sorreggere i libri, ed alla fine, quando la videro tornare con una cartina della Grand Line, Law sentì un brivido percorrere la sua schiena. Magari l’intuizione di Lindbergh era giusta e loro sarebbero riusciti a trovare qualcosa d’interessante. 
Con minuzia aiutarono Nico Robin a stendere quella grande mappa sul tavolo, spostando ed ammucchiando le cose da un lato. 
«Dunque, sappiamo che le coordinate sono latitudine e longitudine—…» asserì il visone prima di lanciare uno sguardo a tutti. 
«Non dovremmo chiamare Nami-ya? Lei è una navigatrice e magari saprebbe—…» provò ad aggiungere Law, ma Izou poggiò una mano sulla sua spalla, cosa che gli costò un immensa fatica nel non scrollarselo di dosso. 
«Se ti riferisci a quella bellissima ragazza con i capelli rossi che dorme con la principessa del deserto, è meglio lasciarla riposare. Possiamo farlo anche noi, io stesso sono un ottimo navigatore.» 
E Marco la fenice annuì per concordare con le parole del compagno. 
«Izou ha ragione, lasciamo dormire le ragazze. Svegliamole solo se scopriamo qualcosa d’importante—… e lui sa davvero navigare, anche se non si direbbe.» 
Probabilmente Izou avrebbe tanto voluto lanciare qualcosa addosso al proprio comandante, vista l’occhiata che gli lanciò, ma la stanchezza apparteneva a tutti quanti e nessuno era necessariamente in forze per litigare. 
«Bene, allora iniziamo—… i numeri nella prima linea sono 17 32 4, se fossero delle coordinate dovremmo considerarli 17° 32’ e 4”.» spiegò il chirurgo, anche se era certo che tutti quanti lo avessero intuito da soli. 
«Li consideriamo come latitudine o longitudine?» domandò giustamente Nico Robin, che teneva in mano una matita, pronta per segnare il giusto punto sulla mappa.
L’idea che potessero davvero indicare una zona precisa lo spaventava e non poco, forse perché alcuni posti, per lui, erano decisamente un tabù. Però si fece coraggio e guardò gli altri presenti intorno al tavolo. 
«Indifferente, iniziamo con latitudine e proviamo fino a quando non scopriamo qualcosa di preciso.»
«Quindi dobbiamo provare anche diverse combinazioni, purtroppo.»
E quelle parole di Lindbergh erano assolutamente veritiere perché non avendo idea di come erano disposti quei numeri dovevano andare alla cieca fino a quando una combinazione utile non avrebbe dato loro delle risorse interessanti. 
«Ottimo, come sempre un riposante lavoro per iniziare la mattinata.» mormorò disperato Izou beccandosi una gomitata da Marco, che si stava massaggiando le tempie per la disperazione neanche troppo nascosta. 
Così iniziarono con i numeri, alla disperata ricerca di un punto interessante da segnare sulla propria mappa. Nessuno osò obiettare, perché le prove erano necessarie, però, nonostante i loro sforzi quella sembrava essere davvero una caccia al tesoro che non avrebbe condotto da nessuna parte. 
Provarono, per disperazione, ogni possibile combinazione, invertendo latitudine e longitudine. I posti più “interessanti” che si avvicinavano alle coordinate trovate erano l’isola delle Kuja, dispera in una delle fasce di bonaccia ad i lati della Grand Line, e poi un’isola totalmente dispersa, ma che Lindbergh riconobbe forse come Zou. Ma quello non era indicativo considerato che quell’isola difficilmente era reperibile e che si muoveva in continuazione, rimanendo però in una zona bene definita del mare. Provarono a cambiare i numeri e le combinazioni, provarono qualsiasi cosa, ma nulla: solo buchi nell’acqua che crearono un certo senso di frustrazione in tutti quanti, perché nonostante l’idea fosse buona non era quella la soluzione che Cassiel aveva in mente per loro. 
Dopo l’ennesimo punto in acqua, ovvero l’ultima possibile combinazione che Law aveva trovato, lanciò per disperazione la propria tazza di caffè, ormai vuota, a terra e questa si ruppe in mille pezzi, il tutto sotto lo sguardo stanco degli altri. Aveva esagerato e questo succedeva spesso quando la frustrazione s’impadroniva del chirurgo, che si passò entrambe le mani sul viso per riprendere il controllo, ma una voce conosciuta, non molto lontana da loro, catturò tutta l’attenzione. 
«Come sei negativo, Trafalgar—… da questo tuo ultimo gesto deduco che non abbiate risolto il mistero.»
Bonney, come suo solito, era fresca e riposata, anche perché era stata una delle prime ad andarsene via la sera precedente, con la scusa di avere fame e che la cena era tutta nelle cucine. Non la biasimava di certo, anche se la volpe rosa alcune volte sapeva essere decisamente fastidiosa, ma in quel caso aveva sperato in un ulteriore aiuto, che però non era arrivato. 
«Bonney Jewelry—…» mormorò Marco sollevando una mano in cenno di saluto, ma Izou lo superò e puntò un dito contro la rosata, con fare accusatorio. 
«Signorina Jewlery, dove hai preso quella ciambella?»
Perché effettivamente Bonney fra le mani stringeva una ciambella addentata da un lato, il suo bottino della seconda colazione, molto probabilmente.
«In cucina, Izou—… non sono solita dividere il cibo con nessuno, chiedete pure a Trafalgar, ma questa volta posso fare un’eccezione viste le facce distrutte che avete tutti quanti.» ammise la ragazza e poi, con grande meraviglia del chirurgo, passò la propria ciambella al corvino dei figli di Barbabianca, che accettò volentieri.
«Benedetta ragazza
«Lo so, sono perfetta—… in ogni caso, perché c’è quella mappa sulla scrivania?» domandò lei, che con tranquillità, forse fin troppa, si andò a sedere sul tavolo accanto a Lindbergh per poi studiare la situazione con interesse estremo. 
Di certo non si era aspettato che Bonney potesse dar loro una mano, ma lei aveva dormito e fra tutti era quella con la mente più fresca per poter ragionare, quindi Law decise di lasciarla guardare il frutto di quell’inutile lavoro fatto fino ad ora. 
«Quindi avete provato ad usarle come coordinate—… ma mi sembra abbastanza improbabile, anche perché sono cinque file di numeri, ne rimane una libera.»
E su questo anche lei aveva ragione, ma loro, dopo esser stati una notte a riflettere, ben poco si erano posti questo problema che Bonney aveva sollevato in meno di quattro secondi. Purtroppo per Law, la ragazza dai capelli rosa, irriverente ed incapace a rimanere sotto il controllo di qualcuno, possedeva una mente sveglia, capace di ragionare, il suo problema era che si focalizzava su cose sbagliate: tipo il cibo. Eppure la trovava stranamente interessante, quella mattina in maniera particolare, forse perché era stanco e perché aveva bevuto troppo caffè, o forse perché li aveva smontati in pochissimo tempo. 
Il corvino si passò una mano fra i capelli e sbuffò ampiamente, cercando di volgere l’attenzione verso qualcun altro che non fosse Bonney, perché si stava focalizzando troppo su di lei, ed allora andò a buttarsi, ancora una volta, nel divano comodo, abbandonandosi alla propria stanchezza. 
«Hai ragione, ma dovevamo tentarle tutte, anche perché proprio non riesco a capire a che cosa possano servirci.» aggiunse Marco, frustrato, prima di lasciarsi andare, a sua volta, su una delle poltrone. 
«In realtà non ne ho idea, e guardando tutte cose dopo una bella dormita continuo a non capirci niente—… però una cosa ve la voglio dire, ragazzi.» asserì la rosata scendendo con un saltello dal tavolo su cui era seduta, come a voler richiamare tutta l’attenzione su di sé, cosa prettamente da Bonney. «Non ha senso che rimaniate qui a distruggervi per questo indovinello che non riusciamo a capire. Abbiamo dieci giorni di tempo, giusto? Perché non ragionare con calma? Magari la soluzione arriverà quanto meno ce lo aspettiamo.»
Law, sorpreso come non mai dall’affermazione della ragazza, inarcò un sopracciglio e si lasciò andare ad un profondo sospiro, perché aveva maledettamente ragione. Focalizzarsi in quel momento sull’indovinello non avrebbe portato a niente di niente e la prova nel fatto che durante quella notte nessuno era riuscito a trovare una soluzione. Bisognava raffreddare i motori e lei aveva ragione, purtroppo. Non era quello il giusto metodo d’approccio per questo genere di difficoltà ed infatti avevano anche del tempo a disposizione per riuscire nell’impresa. 
«Ha ragione.»
Le parole uscirono dalle labbra del chirurgo in un mormorio disperato, mentre con una mano andò a coprirsi gli occhi cristallini. 
«Concordo con Law. Bonney ha ragione, ci siamo focalizzati tutta la notte sperando di risolverlo immediatamente e non abbiamo avuto nessun risultato—… » gli fece eco Marco, che indicò la ragazza con un cenno della mano. 
«Lo so che ho ragione, ragazzi. Guardiamolo con calma, in momenti diversi della giornata, cerchiamo di vederlo sotto altre angolazioni e magari troveremo seriamente la nostra soluzione.»
Nico Robin, che aveva ascoltato fino a quel momento, annuì distrattamente e trattenne uno sbadiglio. 
«Ha ragione, personalmente necessito di dormire, quindi andiamo, ci rimettiamo in forze e poi torniamo qui, magari dopo ci verrà qualche idea nuova, quindi se volete scusarmi adesso vado anche io.»
In risposta alle parole dell’archeologa gli uomini le rivolsero un cenno del capo, Law neanche si voltò a guardarla mentre si allontanava, preso com’era a fissare per l’ennesima volta dei numeri privi di significato alcuno. Lo avrebbero fatto impazzire ne era più che certo, ma ormai ne andava della sua reputazione. Quell’enigma andava risolto anche perché se non ci fossero riusciti non avevano idea di quale sarebbe stata la loro funzione e viste le cose accadute fino a quel momento non si trattava sicuramente di nulla di buono. 
Bonney, che invece fra tutti quanti continuava ad essere quella più riposata e piena di forze, iniziò a cambiare aspetto sotto i loro occhi, perché se fino ad un attimo prima c’era una ragazza, pressoché della sua stessa età o forse di poco più giovane, in quell’attimo le sue forme femminili scomparvero, la sua altezza diminuì drasticamente e si ritrovarono a fissare quella che doveva essere la sua forma più giovane, ovvero quella di una ragazzina. Perfino i pantaloncini le stavano più grandi e forse ecco a che cosa le servivano le bretelle. Maledetti i suoi poteri che le permettevano di imbrogliare il tempo. 
Law non fece neanche in tempo a chiederle il perché di quel gesto, che Izou, il vice di Marco, si era diretto la lei, incredulo, deciso a studiarla. 
«Marco mi aveva parlato del tuo potere, ma non credevo che potessi fare questo—…»
«Ebbene sì—… vuoi per caso un assaggio anche tu?» domandò quella mocciosa rivolgendo al figlio di Babrabianca un sorriso malandrino, il più preoccupante di sempre.
Izou, ancora prettamente incredulo da tutto ciò, ricambiò quel sorriso e si passò una mano fra i capelli, prima di scuotere il capo facendo cenno di no.
«Sto bene così, grazie, anche se sarebbe divertente tornare bambino giusto per un po’ di tempo.»
«Ma allora se dici che è divertente perché non provi?» e prima ancora che il corvino potesse risponderle, Bonney aveva allungato una mano verso di lui, afferrandolo per un polso, mentre si lasciava andare ad una risata divertita.
Law,  che stava assistendo a quella scena surreale a pochi metri di distanza, provò l’incredibile voglia di allontanarsi il più possibile da quella donna, perché di diventare un bambino non ne aveva voglia neanche lui. Infatti, nel giro di qualche secondo, laddove un tempo vi era l’uomo col kimono, adesso c’era invece un moccioso, che si stringeva nei propri abiti e che non smetteva di ridere davanti a tutti quanti. 
«MARCO!!!!» urlò Izou cercando di richiamare l’attenzione del propio compagno di ciurma, che accanto al felino dei rivoluzionari era rimasto in silenzio a fissare la scena con una punta d’apprensione. 
«Non dovevi avvicinarti, te l’avevo detto.»
«Ma io l’adoro—…» urlò il ragazzino Izou alzando entrambe le braccia e lasciando cadere i propri vestiti, che però riprese al volo. 
«Stai lontana da me, ti prego.» mormorò invece Lindbergh che non riusciva a trattenere le risate per quella scena anche piuttosto esilarante. 
Probabilmente se Mugiwara fosse stato con loro avrebbe fatto altrettanto, lasciandosi trasformare in bambino. Ed ecco che a quel punto Law capì di essere davvero giunto al limite della propria stanchezza sia fisica che psicologica.
Fece forza sul bracciolo del divano per rialzarsi, e poi si passò una mano fra i capelli scuri e perennemente scombinati. Aveva abbandonato il proprio cappello nelle mani di Penguin, ma non era sicuro che lo avrebbe ritrovato. 
«Bene, vado anche io. Devo dormire—… però propongo una cosa: non abbandoniamo totalmente l’enigma. Cerchiamo sempre di trovare una soluzione, senza però focalizzarci su tutto questo.»
Marco e Lindbergh, gli unici due rimasti svegli e seri, annuirono all’unisono, concordando con quanto detto dal pirata. 
«D’accordo, spargiamo la voce agli altri, così magari ci saranno altre menti pensanti ad aiutarci.» aggiunse Marco, che effettivamente aveva ragione.
In quella maniera non sarebbero stati i soli a pensare all’indovinello e poi anche se alcuni erano andati a riposare, Law era certo che fra di essi vi fossero persone capaci di risolvere enigmi. Era tutta una questione di furbizia e soprattutto di elasticità mentale che ormai a lui mancava da parecchie ore. 
Rivolse ad i presenti un cenno del capo, beccandosi un’occhiata malvagia da parte di Bonney, ovviamente fece finta di non vederla e poi si allontanò da quell’incubo di biblioteca.
Eppure, Law, era convinto che avrebbe passato ancora parecchie ore in quel luogo sperando di riuscire a riflettere per capirci qualcosa, ma almeno, per quella notte aveva messo tutto sé stesso provando a risolvere l’enigma. Doveva imparare a ragionare come Cassiel, probabilmente, per riuscire a liberare tutti dall’inganno di quell’isola, quindi Law doveva diventare più furbo e questo sarebbe riuscito a farlo solamente con il tempo. 
   
 
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